giovedì 26 settembre 2013

MIRIAM LUIGIA BINDA: INEDITO

Nell'assenza

Intanto penso a come le cose cambiano
appena si resta assenti.
Appena assopiti,  all'angolo dell'affanno-rutilante
 respinti dal Raziocinio che   incombe e detta le sue leggi
 come un uncino d'acciaio
attaccato alla  falce arrugginita del tempo.
Un gancio che cattura l'attenzione della giovane  fantasia
e ci  alza sul mondo per dirci " anche tu,  sei presente!".
 Ciò che siamo nell'assenza invece,
sul cuscino è   un nettare dolce
l'abbandono,  la compassione ed il sogno.
Gioco, gloria, amore-fanciullo.
Appena si resta assenti,  tutto tace  nel suo pianto,
ed il mattino.....
passa nel silenzio della sera.

Miriam Luigia Binda
settembre 2013
  


  


7 commenti:

  1. Poesie intensa, viva, un'assenza-presenza che trascina nel vortice del sogno, del turbinio dell'aria fresca della sera. Quella falce arrugginita del tempo sa tanto di vita, vita soggetta al logorio delle stagioni. Sa tanto di una ragione che reclama un gioco ripetuto e stancante. Di una routine che chiude i nostri slanci vitali. Quante gentili metafore a richiamarci ad un riposo fatto di voli, di amori fanciulli, di scosse di brividi, di azzardi controvento. Nell'assenza tutto tace nel suo pianto, ma tutto chiede che si tenti di abbracciare passioni insolite, anomale, ma mordaci. Sì nell'assenza mordaci. Nell'assenza vive, forse più vive di quando la presenza è in noi, e sopra noi a distruggere i sogni, i grandi sogni che lievitano sui nostri cuscini di miele.

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    1. Ninnj Di Stefano Busà

      Poesia che sfavilla di luce propria, mentre si avverte sulla pelle il brivido dell'abbandono, dell'assenza, del turbinio che ispessisce e appiattisce anche il silenzio, attraverso il logoramento quotidiano fatto di stagioni d'ombra, di sensi attenuati o in procinto di perdere le ali della fantasia, sentimenti denaturati o scaduti, brividi che si assuefanno alla quotidiana perdita, all'assenza-non presenza visibile del soggetto e del suo ricordo. Una poesia che fulmina, una ragione che reclama il riscatto immediato di un cuore che si va spegnendo all'ombra, in solitudine, forse in attesa di qualcosa che lo esalti o gli faccia ritrovare la gioia. Una poesia triste, ma al suo interno possiede le qualità e lo slancio che reclamano passioni intense e...un nettare dolce...della compassione e il sogno, oltre che la gioia del "fanciullino" di pascoliana memoria.

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    2. Al Prof. Pardini un ringraziamento per aver ospitato, sul blog Alla Volta di Leucade, la mia poesia - nell'assenza - l'amicizia è già poesia. Carissimo Nazario Pardini, in attesa di leggere le tue nuove opere poetiche che rendono trasparenti e ricchi i giorni della vita, un carissimo saluto . Miriam

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    3. Ninnj Di Stefano Busà - poetessa che osserva vari aspetti quotidiani colti, si direbbe, con un desiderio di vivificarli poeticamente -anche in questo commento si sente la sua partecipazione nel segno del "fanciullino" che lascia all'assenza il dono di novità e idee. Grazie un caro saluto.
      Miriam

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  2. Mi pare che in questa lirica sia attuata una sorta di deragliamento dei sensi che perspicuamente dà vita ad una realtà straniata nella quale prendono corpo immagini, intuizioni, rivelazioni del tutto inconsuete. La radice dell'assenza è nel sonno -di qualsiasi natura esso sia- che libera le ali alla "fantasia, al sogno, al gioco, alla gloria, all'amore-fanciullo". L'assenza è abbandono. E perciò conta poco, alla fine, che " il mattino..." passi "nel silenzio della sera". L'assenza come bene supremo della vita? Sembra che sia proprio così, in questa lirica. E mi torna in mente il "bene di vivere" di Montale: quell'indifferenza, intesa come consapevolezza e superamento della precarietà della vita e delle cose, che da Epicuro fino ad Eugenio nostro ha fatto un ben lungo cammino.
    Pasquale Balestriere

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    1. Carissimo Balestriere grazie per il suo commento che apre un argomento ardito per quanto concerne la sua domanda " l'assenza come bene supremo della vita?" Anche Lei, se non ricordo male, in ogni sua poesia che ho avuto modo di leggere-anche su questo blog-coglie la "presenza" di momenti che non sono scanditi dal senso utilitaristico delle nostre azioni quotidiane. Le nostre piccole e grandi gioie oltre al dolore arrivano dai sentimenti profondi che, alcuni poeti antichi, hanno identificato anche come momento catartico. Per Platone la "catarsi" non è un'assenza improduttiva anzi ....se non sbaglio è un processo di liberazione dello spirito verso quel mondo delle idee dove domina il bene. Dopo tutto, anche la poesia è un percorso che ci porta fuori dalla caverna. Grazie e un caro saluto. Miriam

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  3. Nell'assenza la dove esiste la parte di noi più autentica. Come sempre si distingue la realtà vera di un sogno che prosegue, nella Binda la sua meditazione infinita.

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