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venerdì 31 agosto 2018

E' MORTA ANTONIETTA TAFURI, GRANDE POETESSA, GRANDE AMICA DELLA POESIA


Una brutta notizia. E’ morta una grande scrittrice, una amica di poesia, una persona gentile, amabile, piena di interessi culturali, fondatrice di un Premio Letterario famoso, la cui premiazione si svolgeva a Roma, al palazzo della Provincia.  

Quando muore un amico, un grande poeta se ne va una parte di noi. Un abbraccio, cara Antonia, se ci vedi dal Cielo; e cerca di diffondere fra gli Angeli il tuo canto, per perpetrare oltre la terra il valore umano ed ultra del suono dei tuoi/nostri versi.
DAGLI AMICI DI LEUCADE

martedì 28 agosto 2018

PAOLO BUZZACCONI: "GENOVA PER NOI"


Paolo Buzzacconi,
collaboratore di Lèucade 







Genova per noi


Groviglio di dolore e di cemento
dalla coscienza al cielo a ricordare
quello che tutti potevamo fare
prima che il buio avesse il sopravvento. 

Forse cercare i capomandamento
di questa società del malaffare
e ribellarsi al torbido e cacciare
chi pensa solamente al suo provento.

Forse impedire l’avanzata a un male
che in cambio di un “appoggio”o di un “favore”
ci spaccia ogni misfatto per normale.

Davanti a quel sacrario di dolore
nessuno è senza colpa, la morale
ognuno deve farla al proprio cuore.

LINO D'AMICO: "IN MORTE DI UN AMICO"


Lino D'Amico,
collaboratore di Lèucade










In morte di un amico
(dedicata a Giorgio) 

Son venuto a cercare di te memoria,
in quel piccolo cimitero
sulla riviera di Ponente
ove il sonno dei giusti
ricetta le tue stanche ossa.

Là, una genìa ostinata
ha relegato le tue spoglie
a giacer dimenticate
negando loro di riposare,
accanto al corpo di tua madre,
nella pace dell’amata valle,
ove all’orizzonte, netta si staglia
la serra morenica d’Ivrea
ed a valle, di Dora Baltea,
maestoso, lo scivolare delle acque.

Sono venuto, e t’ho trovato,
onesto amico mio cortese,
ma  l’alitar dello scirocco,
mi parve sussurrasse il tuo lamento,
non v’è ritratto a ricordarti,
né fiore appassito a celebrarti,
solo la mia mestizia, grande,
a confortare, per un attimo
la tua solitudine.

venerdì 24 agosto 2018

RIVISTA EUTERPE N° 27

E’ uscito il nuovo numero della rivista di letteratura “Euterpe”, il n°27 che proponeva quale tematica di riferimento “Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella letteratura, storia e arte”.
A questo numero hanno collaborato: ALIPRANDI Mario, AMARAL Ana Luísa, APA Livia, ASPREA Pasquale, BALDI Massimo, BARDI Stefano, BARENDSON Samantha, BENASSI Luca, BERGNA Anna, BIOLCATI Cristina, BOLLA Giorgio, BISUTTI Donatella, BONANNI Lucia, BONFIGLIO Anna Maria, BUFFONI Franco, CALDIROLA Stefano, CARDILLO Lucia, CARMINA Luigi Pio, CASTAGNOLI Elisabetta, CASUSCELLI Francesco, CASULA Carla Maria, CECCARELLI Liviana, CHIARELLO Maria Salvatrice, CHIARELLO Rosa Maria, CIMARELLI Marinella, CIMINO Tommaso, COPPARI Elena, CORIGLIANO Maddalena, COSSU Marisa, CUPERTINO Lucia, CURZI Valtero, D’AMICO Maria Luisa, DALL’OLIO Anna Maria, DAMIANI Claudio, DAVINIO Caterina, DE GIOVANNI Neria, DE MAGLIE Assunta, DEL MORO Francesca,  DE ROSA Mario, DE STASIO Carmen, DEMI Cinzia, DI IANNI Ida, DI IORIO Rosanna, DI PALMA Claudia, DI SALVATORE Rosa Maria, DI SORA Amedeo, DOMBURG-SANCRISTOFORO Anna Maria, DOMENIGHINI Luciano, FABBRI Angela, FERAZZOLI Andrea, FERRARIS Maria Grazia, FERRERI TIBERIO Tina, FOIS Massimiliano, FOLLACCHIO Diletta, FRESU Grazia, FUSCO Loretta, GABBANELLI Alessandra, GIANGOIA Rosa Elisa, GRECO Angela, GRIFFO Eufemia, GRILLO Emma Giuliana, GUIDOLIN Giuseppe, INNOCENZI Francesca, KEMENY Tomaso, LANDI Chiara, LANIA Cristina, LEONE Ivana, LEALI Maddalena, LINGUAGLOSSA Giorgio, LOSITO Antonietta, LUZZIO Francesca, MAFFIA Dante, MAGGIO Gabriella, MANGIAMELI Antonio, MANNA Anna, MARCUCCIO Emanuele, MARELLI Dario, MARTILLOTTO Francesco, MASSARI Raffaella, MELILLO ANTONIO, MELONI Valentina, MESSINA Raffaele, MONGARDI Gabriella, MONTALI Alessandra, MOREAL Liliana, MOSCE’ Alessandro, MUSICCO Mirella, NARDI Lucia, NICOLOSI Ada, OPPIO Danila, PACILIO Rita, PARDINI Nazario, PAVANELLO Lenny, PELLEGRINI Stefania, PERRONE Cinzia, PIETROPAOLI Alessandro, PISANA Domenico, PITORRI Paolo, PIZZALA Gabriella, PORSTER Brenda, PREDILETTO Vincenzo, PROSPERO Alessandra, RAMPINI Nazarena, RUGGIU Mariangela, SABIA Mara, SANTARELLI Anna, SANTINELLI Franca, SARTARELLI Vittorio, SCAVOLINI Tania, SIROTTI Andrea, SOLDINI Maurizio, SPURIO Lorenzo, STANZIONE Rita, TOFFOLI Davide, VALENTE Maria Laura, VALERI Walter, VALLI Donato, VARGIU Laura, VENEZIA Paola, VESCHI Michele, VITALE Carlos,VIVINETTO Giovanna Cristina, ZANARELLA Michela, ZAVANONE Guido.
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Particolarmente pregevoli i contributi per le rubriche articoli/critica letteraria, segnaliamo i contenuti della rubrica “Ermeneusi”:

ARTICOLI

MARIA LUISA D’AMICO – “Ritratto di una donna coraggiosa: Frida Kahlo”
AMEDEO DI SORA – “Eleonora Duse: il teatro come vita” 
CINZIA DEMI – “Il rumore del pennino: Petronilla Paolini Massimi (1663-1726)”
GRAZIA FRESU – “Le madri coi fazzoletti bianchi”
ALESSANDRA GABBANELLI – “Una poetessa del 1500: Gaspara Stampa”                
ANNA MANNA – “Il grande affresco barocco nelle inquietudini regali di Cristina di Svezia”
ANNA MARIA BONFIGLIO – “Selma Lagerlof, la prima donna Premio Nobel per la letteratura”                                                           
CINZIA PERRONE – “Artemisia Gentileschi: una femminista ante-litteram” 
MARISA COSSU – “Grazia Deledda”   
ELENA COPPARI – “Anaïs Nin: il coraggio di esprimere la propria sensualità”  
FRANCA SANTINELLI – “Stamira, l’eroe di Ancona”         
FRANCO BUFFONI – “Emily Dickinson”              
LENNY PAVANELLO – “Louisa May Alcott, Margaret Mitchell e Jane Austen: la voce delle donne”                                                                                       
ALESSANDRO PIETROPAOLI – “Jane Austen e l’idea di romanzo al femminile”
TINA FERRERI TIBERIO – “Maria Montessori, donna coraggiosa e anticonformista”  
LORETTA FUSCO – “Tina Modotti, tra genio e passione”                         
FRANCESCA LUZZIO – “Profili da spolverare: la siciliana Maria Alaimo”                    
LORENZO SPURIO – “Ricordo minimo della poetessa Renata Sellani”                         
MADDALENA LEALI – “Ritratto di Christine de Pizan (1365-1431)”           

CRITICA LETTERARIA 

MARA SABIA – “Di poesia e resilienza: ritratto di Alda Merini”  
DILETTA FOLLACCHIO – “Le Novelle orientali di Marguerite Yourcenar e il Genji Monogatari di Murasaki Shikibu”                                                              
NERIA DE GIOVANNI – “Grazia Deledda: il coraggio di credere al proprio destino”     
VALTERO CURZI – “Ipazia, Eloisa e Frieda Kahlo: il coraggio di vivere al femminile”    
DAVIDE TOFFOLI – “Il fascino, sempre rinnovato e indelebile, delle bulbare.  Sull’opera antologica della poetessa Biancamaria Frabotta”                      
MASSIMILIANO FOIS – “Rina De Liguoro, diva fulgente del cinema silenzioso”      
LUCIA BONANNI – “Vita interiore, immaginario e creatività nelle opere di Lauren Simonutti e Anne Sexton”                                                                                     
EUFEMIA GRIFFO – “Jane Austen e quella sottile seducente ironia”               
STEFANO BARDI – “Scritture “spirituali”. Note a margine sulle esperienze
letterarie di Patrizia Valduga, Francesca Duranti e Marguerite Yourcenar”          
PAOLO PITORRI – “Chi era Sylvia Plath? La campana di vetro e la sua costellazione”   
GIORGIO LINGUAGLOSSA – “Una ermeneutica sopra una poesia inedita di Donatella Costantina Giancaspero”                                                                        
MARIA GRAZIA FERRARIS – “Cristina, ovvero la ricerca della felicità”         
LORENZO SPURIO – “Nella casa di Maria Costa. La poetessa messinese attraverso l’universo oggettuale che ha lasciato e il ricordo commosso dell’artista Pippo Crea”    
CARMEN DE STASIO – “Virginia Woolf – leggère impressioni: breve viaggio in Le Onde”
MARIA LAURA VALENTE – “Joryū nikki bungaku. Un approfondimento sulla letteratura  diaristica femminile di epoca Heian”                                                   


Come da editoriale si ricorda che:
  • Il vecchio sito della rivista non sarà più raggiungibile perché verrà soppresso. Tutti i materiali in esso contenuti sono stati caricati in una sezione dedicata del sito dell’Associazione Culturale Euterpe dove potranno essere consultati e raggiunti a partire da questo link.
  • A partire da questo numero dedicheremo ogni qual volta un evento pubblico per presentare i contenuti della rivista dove gli autori saranno invitati a partecipare intervenendo con una breve esposizione dei loro testi o lettura di stralci. La presentazione di questo 27esimo numero si terrà a Senigallia (AN) il 8 settembre 2018 presso il Palazzetto Baviera alle ore 17:30. Nella pagina che segue è possibile prendere visione della locandina dell’evento con tutte le informazioni logistiche. Gli autori che vorranno partecipare sono invitati a darne comunicazione a mezzo mail, confermando la loro presenza, almeno 5 giorni prima, di modo da poter organizzare adeguatamente la scaletta.
  • Il prossimo numero della rivista, il cui tema al quale sarà possibile ispirarsi è “Musica e letteratura: influenza e contaminazioni” e l’invio dei materiali dovrà avvenire entro il 20-12-2018. Il relativo evento del prossimo numero su FB è presente a questo link.
--  
Associazione Culturale Euterpe
c/o Via Toscana 3 - 60035 JESI (Ancona)
Tel. (+39) 327 5914963



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mercoledì 22 agosto 2018

EMANUELE ALOISI: "LA MIA TERRA"



Emanuele Aloisi,
collaboratore di Lèucade









La mia terra

La mia terra si chiama Calabria,
un filo di perle le stringe il collo
è così d’angelo da non vedersi!
Bisogna avere la pelle, e un’anima che l’ami
quando s’ingrossano le vene
e lacrima silenzio,
pulsando stille di rugiada
mentre nasconde i lividi
la carne. È così bella la mia terra
(ah quanto è bella la mia terra!)
talmente tanto da nascondersi:
abbassa gli occhi quando brillano
come diamanti neri,
rubini di crepuscoli ammalianti.
Nel grembo ha un mare che la naviga
-acquamarina di placenta-.
Io che son figlio la conosco bene,
a volte la ripudio,
mi viene voglia di strozzarla,
recidere un cordone che ci lega,
mi tiene appeso a un cappio,
ma godo della morsa,
bevendo linfa dal mio petto aperto:
ossigeno di pioggia nella vigna.
Sono la cenere di un seme e sarò cenere nel vento,
un calice di grano vuole un figlio
non il fantasma di un aborto,
una scodella in lontananza
dove le mani inzuppano le briciole:
radici di memoria in terracotta.
Sarà che ascolto il vento
sulle scogliere di un grembiule,
sarà che ascolto il canto:
gabbiani che mi parlano di storia,
la meraviglia delle gemme alate,
la trasparenza delle nuvole.
Sarà che è questo, la mia terra;
sarà che un figlio l’ama, e soffre...
quando le strappano i capelli,
quando le infangano l’onore,
l’accusano, ne oltraggiano la carne,
quando calpestano il dolore
e sputano sul ventre di un amore.
Qualunque madre piange,
Addolorata tace.
Non conta il velo del suo lutto,
il ponte un fiume che straripa.
Hanno lo stesso sangue
le lacrime.
La mia terra si chiama Italia. 

Emanuele Aloisi


ALDA MAGNANI: "NEL SOVRANO RESPIRO DEL SILENZIO"


Nel sovrano respiro del silenzio

Le Dolomiti, assorte gigantesse
di pietra nobiliare,
sembrano praticare l’ambizione
d’esser sé stesse in ogni circostanza:
il sole dell’estate non contagia
la gelida imponenza di quei monti
e i chiarori di lune maliziose,
vellicando le rocce di quei picchi,
ne mettono in risalto i bei profili.

Lassù ho sostato in valli di smeraldo
cinte da dentature di dolomia
visitate da varie prospettive
e addolcite, nei giorni più sereni,
da sovrastanti nuvolette candide
messe come puntini sulle i
dalle brezze di quota.

\ Mi sono ristorata dall’usura
dei giorni più roventi andando
alla pacifica per baite e malghe
respirando mattini luminosi
rispecchiandomi in laghi cristallini
in piccoli affluenti d’acqua vergine.

Ho dialogato con rododendri in boccio,
con azzurre genziane adolescenti
e nel sovrano respiro del silenzio
ho sentito che attorno c’era Dio.

 Alda Magnani


domenica 19 agosto 2018

SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "F. ROMBOLI: L'AZZARDO E L'AMORE. LA RICERCA... DI N. PARDINI"


Floriano Romboli. L'azzardo e l'amore.

La ricerca poetica di Nazario Pardini. The Writer, 2018


TI SIA LUNGA E “ZEPPA” LA VIA

Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade

Principierei dalla copertina: vi campeggia l’immagine di Ulisse legato al palo della sua nave (John Waterhouse, 1891) per resistere al canto delle sirene. Illustrazione che riconduce tanto al sottotitolo del lavoro esegetico di Floriano Romboli quanto al IV dei capitoli in cui il testo è suddiviso.
       La didascalia recita così: La ricerca poetica di Nazario Pardini, mentre la sezione fa preciso riferimento al figlio di Laerte: Il personaggio di Ulisse. Tradizione e attualità.
       Evidente, quindi, nelle intenzioni del Saggista, la correlazione tra le due ricerche - letteraria ed esistenziale - del poeta e del personaggio omerico.
       Annota a pag.104: “[…] Un esperto conoscitore del mondo omerico come Moses I. Finley ha scritto ‘In Odisseo, come eroe, c’era qualcosa di equivoco proprio a causa della sua qualità più famosa, l’astuzia (…) Ciò che salva l’Odisseo omerico è il fatto che la sua scaltrezza è impiegata per perseguire fini eroici’”, e prosegue: “più concretamente direi che Ulisse è pronto a usare le sue doti in negativo contro i nemici, con risoluta e aspra determinazione, senza cedimenti emotivi, ma anche in positivo a favore degli amici, forte di un’incrollabile tenacia e di un solido equilibrio.”, seguitando ancora: “C’è comunque da aggiungere che tali aspetti meno nobili del personaggio risultano del tutto estranei alla rielaborazione artistico-letteraria di Pardini […]”.
       Ora, che il Poeta pisano non faccia dell’astuzia un impiego - diciamo così - teso a fini utilitaristici è lapalissiano (basta soffermarsi sullo stupore fanciullesco dei suoi versi) ma altrettanto chiara è, in lui, la necessità dell’azzardo (parola topica e ricorrente del vocabolario pardiniano). Conferma, questa, che l’accostamento - seppure dicotomico - prospettato da Romboli, ha solide fondamenta e dimostra, da parte del Critico, una capacità d’analisi applicata ed approfondita.
       D’altra parte è lui stesso a sostenere (riportando uno stralcio dei versi di Dai Feaci ridenti di pace, in Le voci della sera) che “ […] Pardini privilegia con nettezza il navigatore, l’uomo del viaggio a petto dell’eroe guerriero, alle cui gesta in battaglia manca ogni allusione significativa”. Ritengo stimolante leggere almeno questa quartina, tratta appunto dalla succitata poesia: “Vinto dai limiti d’intorno / l’ignoto mi dà forza / e mi alimenta fecondo o creatore / d’immagini nervose o prepotenti”.
       L’immedesimazione (seppure non stia parlando di sé) del poeta con Ulisse è riscontrabile - per chi ne conosce l’opera - proprio riflettendo sul senso sotteso a quanto menzionato.
       Dirà l’Autore del saggio: “Il protagonista dell’Odissea è qui un individuo combattuto tra i limiti connaturati all’esistenza dell’uomo (accanto all’insorgente stanchezza, il bisogno ineliminabile di pace e di affetto) e l’insofferenza degli stessi in un moto di sfida conoscitiva (“l’ignoto mi dà forza”) e di indòmita tensione vitale, irrefrenabile ed esaltante.”.
       Più avanti, nel capitolo, Romboli tirerà in ballo due scrittori: uno storico della filosofia medievale, Bruno Nardi, e un grande critico letterario, Mario Fubini, dalle posizioni decisamente antitetiche riguardo al viaggio dell’itacese.
       Il primo - si legge - “lo reputava un’azione di deliberata ribellione a Dio, un comportamento simile a quello degli angeli che, come del resto i progenitori dell’umanità, vollero essere simili a lui e furono esemplarmente puniti.”; il secondo “vi vedeva invece soltanto la manifestazione di uno schietto e intenso desiderio di conoscenza, in cui è ravvisabile il tratto più alto e nobile dell’uomo, che appunto in questo si differenzia dagli animali.”.
       Bene - al di là dei condizionamenti storico-sociali che possono aver indotto Nardi ad esprimere concetti di carattere vessatorio - io non mi sento di condividere l’idea di un Creatore che bandisce dall’Eden una sua creatura; la disobbedienza di Adamo ed Eva va recepita in ambito simbolico: soltanto così può essere accettata. E, se mi è concesso, vorrei ribaltare i termini della questione: non è Dio che caccia l’uomo ma l’uomo stesso che vuole allontanarsi; attenzione, però, non lo fa per disobbedire, è la sua stessa natura che lo porta ad agire in questo modo. Mi spiego: il dono straordinario della ragione e del pensiero, non è gratuito (nulla è manna che cade dal cielo) ma ha, anch’esso, il rovescio della medaglia, e va accettato, altrimenti - è sotto gli occhi di tutti - si creano i presupposti della discordia, e non solo con il divino.
       Di conseguenza, mi trovo in sintonia con Fubini laddove rinviene nell’aspirazione a conoscere la componente più alta dell’essere umano. Tengo, tuttavia, a fare dei ‘distinguo’ anche in questo caso ricordando che la sapienza deriva, si, dalla conoscenza ma solo in parte, essendo, la stessa, prerogativa dello spirito e quindi essenzialmente innata. Non voglio asserire - ci mancherebbe altro - che l’esperienza non fornisca il suo indispensabile contributo ma anche la brama di sapere, se eccessiva, non aiuta.
       In medio stat virtus, insomma, e questo, a mio parere, - tornando a Pardini - è il suo punto di vista: “optando ora per l’uno, ora per l’altro corno dell’antitesi di cui in precedenza si è detto - sostiene il Curatore dell’opera - […] Infatti in Paesi da sempre (egli) si prefigge di scrivere ‘il poema di Ulisse al suo ritorno’, nel quale il Laerziade, stanco di battaglie e di peripezie sul mare, si dichiara alfine soddisfatto […] Al contrario senz’altro ne risente (un’altra raccolta) Alla volta di Lèucade, ove nella lirica Il ritorno di Ulisse (…) si canta l’energia vitalistica “di chi non sentì mai sopita in anima / la voglia del viaggio”.
       In altri termini, Ulisse/Pardini si acquieta una volta raggiunti gli scogli di Itaca/Lèucade, gode della sua isola ma, quando il male di vivere si fa insopportabile innalza nuovamente le vele pronto a prendere il vento verso nuove avventure.
       Ho molto insistito sulla figura di Odisseo perché sono convinto (per averne lette le opere) che nel poeta non prevalga l’orfismo. Il suo - è vero - è lirismo puro, non autocompiacente però, non egocentrico.
       “Da questo punto di vista l’augurio dello scrittore toscano è che per ognuno il corso della vita sia il più ‘zeppo’ possibile di situazioni di arricchimento interiore, […]” - scrive acutamente Romboli - “in suggestiva concordanza con gli ammonimenti rivolti al lettore in Itaca (1911) dal grande poeta neoellenico di Alessandria Costantino Kavafis”, con i versi del quale desidero concludere: “Se per Itaca volgi il tuo viaggio, / fa voti che ti sia lunga la via /…. / E siano tanti i mattini d’estate / che ti vedano entrare  (e con che gioia/allegra!) in porti sconosciuti prima /…. / Ma non precipitare il tuo viaggio. / Meglio che duri molti anni, che vecchio / tu finalmente attracchi all’isoletta, / ricco di quanto guadagnasti in via, / senza aspettare che ti dia ricchezze.”.

Sandro Angelucci
  
Floriano Romboli. L’azzardo e l’amore (La ricerca poetica di Nazario Pardini). The Writer Edition. Rende. 2018. Pp.144. € 14,00  


sabato 18 agosto 2018

LINO D'AMICO: "OTTIMIZZIAMO LA TERZA ETA'"


Vi proponiamo un testo di grande interesse sociale, filosofico ed economico del nostro Lino D’Amico, proficuo collaboratore dell’isola  e assiduo poeta che vivacizza e impreziosisce di Humanitas gli scogli di Lèucade


LINO D’AMICO LEGGE

“OTTIMIZZIAMO  LA  TERZA  ETA”


Lino D'Amico,
collaboratore di Lèucade

Nella società “tecnologicamente avanzata”, è oggi consuetudine emarginare dall’attivita’ lavorativa il “ soggetto anziano” anche se è ancora nel pieno delle possibilita’ di esprimere al  meglio tutta la  professionalita’ e trasmettere ad altri la propria esperienza. Se le “Regole di Mercato”, si dice, non lo rendono ulteriormente idoneo a contribuire al processo economico-produttivo , “l’anziano”, che magari ha da poco superato la soglia dei 60 anni, è depennato dall’elenco delle persone attive e posto in una condizione residuale “a perdere”. Ma gia’ oggi, all’inizio del terzo millennio, l’Europa registra che il 25% della popolazione ha superato i 65 anni e che i progressi della scienza medica, unitamente ad un inevitabile seppur graduale metabolismo sociale, costringeranno i gestori delle dell’attuale sistema a reinserire ogni uomo ed ogni donna ancora socialmente validi nel circuito del fare e dell’essere utili, consentendo a questi ultra sessantenni di trovare motivi per coltivare questa nuova realta’ esistenziale. Nel frattempo, pero’, visto che i preconcetti nei confronti dell’utilizzo delle potenzalita’ del cosiddetto “anziano” sono attualmente quanto mai negativi, che la Terza Eta’ è un periodo considerevolmente lungo  della vita, e che infine il citato metabolismo sociale è ancora lungi  dal dare risultati apprezzabili, è bene che chi naviga questa fase esistenziale  si autogestisca con comportamenti idonei ad ottimizzarne la realtà contingente. Vivere la “Terza Eta’ e’ acquisire sempre più abilità di equilibrio tra cio’ che passa e cio’ che rimane.
Possedere quest’arte significa essere in grado di vivere con gusto lo scorrere del tempo perche’  a sessant’anni, e forse più, si possono realizzare le fantasie da sempre accantonate ed ora pronte ad essere concretizzate, e, se cambiamenti ci dovranno essere, ben vengano, ma bisognerà accettarli coscientemente  perche’, da come verranno recepiti,  dipenderà il resto dell’esistenza. Pertanto buona volontà, fantasia, saggezza, pazienza e senso pratico dovranno essere i compagni di questo cammino.
Quello della Terza Età è il momento che concede il dolcissimo piacere di indugiare anche nelle cose futili, di gustare il sapore che la Vita regala ad ogni risveglio, di coniugare il piacere di nuove amicizie con la gioia di scoprire l’orizzonte al di la’ della “collina” mai esplorato, ed infine di inventare una esistenza diversa e difenderla dai nemici più insidiosi e cioè la noia ed il vuoto sociale. La Terza Età è una evoluzione naturale e come tale va’ affrontata; una evoluzione che assume la sua propria bellezza e consistenza interiore se si è orgogliosi dei propri capelli bianchi e soprattutto se si è consci di vivere una stagione magica in cui si puo’  ancora, anzi, si deve, “Osare”. Luoghi comuni recitano che vi sono giovani  già vecchi ed anziani che non lo saranno mai, ma se nel primo caso è l’abulia a dominare, nel secondo è la maturità a guidare la ricerca dei modi per ritardare che la mente invecchi e, quanto più la si terra’ impegnata, tanto più lo spirito ne sarà appagato, il corpo ne trarrà giovamento ed il tempo non diverrà mai sinonimo di noia. E se l’ottimismo estremo, spesso parente stretto della imprevidenza, non è mai da prendere a modello , anche e soprattutto, il pessimismo autolesionista deve essere posto al bando; in altre parole la Terza Età deve essere affrontata nella  consapevolezza dei suoi contenuti e dei suoi significati, proponendola  fieramente agli altri come esempio, e mai ridicolizzarla in fantasiosi e quanto mai anacronistici plagi di ridicoli atteggiamenti giovanili. Non è da negare che lo scorrere del tempo rappresenti un passaggio esistenziale privo di problematiche fisiche e psicologiche che in verità trascinano con se’ un pizzico di amarezza, sensazioni di apprensione e, non ultima, la consapevolezza che trascorse realtà, non saranno più realizzabili. E’ bene, nei limiti del possibile, quindi, pensare ed agire in “Positivo”, o quantomeno tendere verso questo obbiettivo e, se questa strategia non e’ mai stata seguita, è opportuno iniziare subito, non fra 10 minuti.
Essere fautori della teoria del bicchiere mezzo pieno anziché di quello mezzo vuoto, sarebbe già un buon inizio perche’ solamente in questi modo si realizzerà, già domani, cio’ che oggi positivamente si progetterà di fare.  
Il filosofo Norberto Bobbio ebbe a dire: “Realizziamo i nostri sogni portando con orgoglio le nostre prime rughe e nei nostri pensieri non troverà mai posto il rimpianto di non aver fatto cio’ che potevamo, ma non abbiamo voluto fare”, oggi.
Ottimizziamo la terza età, quindi e…

"SEMPER AD MAIORA” 
                                                                                       
Lino D’Amico
Università della Terza Età di Beinasco (TO