tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post5732910180101980758..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: UMBERTO CERIO: "SUL MITO"nazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-87886694778187477322015-12-19T22:25:42.759-08:002015-12-19T22:25:42.759-08:00Mi spiego meglio: Pavese e Vico hanno visioni diam...Mi spiego meglio: Pavese e Vico hanno visioni diametralmente opposte del mito, ma convergenti nel credere che esso appartenga ad un preciso momento dell'evoluzione umana. Sta qui lo storicismo di entrambi. Ben venga, ovviamente, la considerazione dell'analogia di un mito odierno con un mito del passato, purché essa avvenga "a posteriori", senza inquinare "a priori" la gestazione del mito stesso, che (concordo pienamente) è "la nostra personale verità, intoccabile".<br />Franco CampegianiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-4551046838553229302015-12-17T11:41:42.969-08:002015-12-17T11:41:42.969-08:00Ho accettato -criticamente - la visione del mito d...Ho accettato -criticamente - la visione del mito di Cesare Pavese. Per quanto ne so dalla lettura dei "Dialoghi con Leucò" non mi è parso che Pavese storicizzi i miti allo stesso modo di G.B.Vico, ma che piuttosto ne dia spesso una diversa lettura, sotto la spinta di sue istanze filosofiche (vedi la sua affermazione:"Direttamente dal mito alla poesia, senza passare attraverso la teoria o l'azione"). Attualizzare il mito per me non significa storicizzarlo, ma significa considerare il comportamento umano, oggi, sulla stregua di quanto di simile i miti raccontano. Ed è ciò che fonda la differenza tra la giovinezza dell'età dell'umanità e quella dell'uomo stesso. Quando parlo di attualizzazione dei miti, voglio dire che anche oggi accadono eventi simili o molto simili ai miti dell'antichità. Quando una madre (o un padre) uccide i figli per vendicarsi ad es. dell'abbandono da parte del marito o per altra vendetta, accade la medesima cosa che è già accaduto a Medea, e che quando il "potere politico" o di altra natura schiaccia la volontà di una donna e le fa violenza, accade la stessa cosa che accadde ad Antigone, la quale si ribella, accetta la sfida e si dà la morte. Per questo ritengo che il poeta può e deve cantare ancora il mito, ma per poterlo fare deve poterne dare altra lettura ed altra scrittura, perché nella poesia vi sia la necessaria "inventio", e non la storicizzazione del mito. Penso a Pavese, nel dialogo tra Orfeo e Bacca, che, nella risalita dagli Inferi assegna ad Orfeo la volontarietà della decisione di girarsi verso Euridice per non farla morire due volte (L'inconsolabile, Dialoghi con Leucò). Era già troppo, per lei così giovane, morire una volta. Il grande amore di Orfeo, secondo Pavese (e lui ne sapeva qualcosa per la "sua" Costance per quale si dà la morte!) che certo non è libero da pressioni filosofiche, non poteva accettare, per entrambi, un dolore così grande. E negli Inferi tutto viene stravolto: "Cercavo un passato" - dice Orfeo - "che Euridice non sa. L'ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto. Ho visto le ombre irrigidirsi e guardar vuoto, i lamenti cessare, Persefone nascondersi il volto, lo stesso tenebroso-impassibile, Ade, protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla".<br />Umberto Cerio<br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-84549318321204441792015-12-15T23:06:56.813-08:002015-12-15T23:06:56.813-08:00Cesare Pavese ha una visione profondamente ammirat...Cesare Pavese ha una visione profondamente ammirata, ma anche disperata, del mito. Egli ritiene, sulla scia di G.Battista Vico, che il mito appartenga all'infanzia dell'umanità e che pertanto non sia più recuperabile nella maturità (personale e storica) dell'essere umano. Personalmente non condivido questa visione "storicistica" del mito. Non perché io intenda definire una volta per tutte, inequivocabilmente, che cosa sia e che cosa non sia il mito. Concordo con Umberto Cerio nel sostenere che "i miti sono la nostra personale verità, intoccabile, i nostri riferimenti mentali e spirituali, in altre parole i nostri archetipi, che vivono dentro di noi e ci nutrono, che fanno la storia della nostra anima e della nostra cultura". Se contesto, pertanto, una determinata visione del mito, è perché sto alla ricerca della mia personale verità e non della verità assoluta (anche se sempre di verità si tratta, e dunque di assoluto; ma è bene non divagare). Il rispetto è fondamentale: quel rispetto che deriva dalla padronanza di se stessi, ossia dal guadagnarsi con se stessi, e unicamente per se stessi, delle convinzioni il più possibile certe ed assolute. E' avendo a mente questa premessa che mi permetto di contrastare la visione pavesiana, "storicistica", del mito, secondo cui esso è tramontato e non è più recuperabile, perché non si può recuperare ciò che si è perduto. Mi chiedo: può estinguersi un archetipo, un valore eterno dello spirito? La civiltà può anche permettersi di porlo tra parentesi, ma non può mai riuscire ad eliminarlo dal cuore più profondo dell'essere umano, da dove rinascerà per dare inizio a nuove avventure. E' impossibile che ciò non avvenga, stante la premessa che parliamo di valori eterni e incorruttibili. Nietzsche ha una visione non meno antiquaria del mito ("L'uomo, oggi, privato del mito, si aggira famelicamente alla ricerca di radici, fosse pure fra le antichità più remote"). L'errore, a mio parere, sta qui: nel pensare che il mito risieda nella storia, o nella società (come dice Robbe-Grillet), anziché nel cuore più profondo, interiore, dell'essere umano. Il mito, proprio perché personale, non andrebbe a rigore ricercato neppure nella mitologia. Risiede dentro noi stessi, nella nostra anima individuale, la quale di riflesso, e non per vie dirette, si trasferisce nel collettivo. Umberto Cerio parla di "attualizzazione del mito", ed è un grande passo avanti rispetto al "copia e incolla" e al rischio di "raccontare sempre lo stesso mito". Io ritengo, tuttavia, che la via dell'"attualizzazione" non sia indispensabile (anche se nessuno vieta di percorrerla con esiti positivi), in quanto i miti sono sempre e comunque attuali. Non devono attualizzarsi per il semplice motivo che sono già attuali. Nell'"attualizzazione", invece, sembra darsi per scontato che i miti, in qualche periodo storico, siano già stati, una volta per tutte, canonizzati, e che all'uomo oramai non resta altro da fare che applicare quei canoni, più o meno genialmente, alla realtà attuale. Questa visione "storicistica" del mito, anche se diversa da quella pavesiana (secondo cui non c'è più spazio per il mito), molto difficilmente può reggere in una fase di grandi e profondi mutamenti epocali come quelli che viviamo, dove la cultura sta seriamente rischiando di venire azzerata. Dobbiamo ripartire dall'umanesimo interiore, visto che quello esteriore sta andando irrimediabilmente in frantumi. Per questo ritengo che l'Orfismo, perlomeno quello classico, con lo strascico apocalittico e tragico che sappiamo (e da cui io non mi sottraggo, come uomo di questi tempi angosciosi), debba venire superato.<br />Franco Campegiani<br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-64589806094757424732015-12-15T14:06:59.400-08:002015-12-15T14:06:59.400-08:00Non poteva mancare sull'argomento-mito la voce...Non poteva mancare sull'argomento-mito la voce di Umberto Cerio, che da sempre ne è raffinato cultore e interprete. E poiché ha citato Pavese, vorrei ricordarne la splendida poesia intitolata appunto "Mito" ( a cui rimando eventuali volenterosi per la lettura), nella quale il poeta vede come mitica l'età dell'adolescenza e della giovinezza dell'uomo, debordante di sogni, di fantasie, di speranze e di illusioni, l'età del "giovane dio" che, purtroppo, nell'età adulta "sarà un uomo, / senza pena, col morto sorriso dell'uomo / che ha compreso". Il mito quindi come età della giovinezza nella vita dei singoli e dell'umanità, l'età delle favole, della fantasia, delle leggende, delle imprese eroiche e gloriose. Dove affonda radici ogni archetipo. Dove inizia la storia umana.<br />Pasquale Balestriere<br /> ALDEBARANhttps://www.blogger.com/profile/06969500650951458820noreply@blogger.com