tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post6316176180643831750..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: NINNJ DI STEFANO BUSA': "INTERVISTA"nazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-61670250644279020842014-12-21T05:35:30.615-08:002014-12-21T05:35:30.615-08:00Gentili amiche e amici, ho preso buona nota di qua...Gentili amiche e amici, ho preso buona nota di quanto dite, ma vi posso assicurare sulla mia parola che siamo caduti in un meccanismo/sistema senza vie d'uscita: Io non intendo dare torto agli Editori d'elite per partito preso, ma per omissione di credito: mi spiego meglio, è fatto obbligo all'editore di scegliere tra i dattiloscritti che gli giungono, quello che più gli aggrada...giustissimo...nessuno può vietare di fare le sue valutazioni, è un suo diritto sul mercato dello scambio economico. Loro sono "privati", e ognuno fa della domanda la risposta che vuole, ma è a questa risposta cui io mi riferisco: NON DA NEPPURE RISPOSTE. Un tempo si rispondeva con molta educazione (almeno quella!!!). -"gent. autore, bla bla bla non siamo disposti ad accogliere nel ns. catalogo altri nominativi, o una balla qualunque...Ecco oggi, non rispondono più, perché li cestinano direttamente, senza avvertire il benché minimo senso di educazione. Ci trattano come "merde" e noi non lo siamo, siamo la parte più diligente del paese, siamo quelli che oggi trascurano e ignorano, ma che di questo passo con la crisi che morde forte, dovranno acconsentire ad accettare, se non vorranno chiudere i battenti e tornare ad essere disoccupati. Ecco, questo mi ha dato profondamente fastidio, ancor più che ci ignorino moralmente, considerandoci "feccia" "sottobosco" "populismo" da strapazzo. Ecco, qui sta la frattura che nessun cambiamento potrà sanare, se non cambia tout court la mentalità di questi guardiani del tempio. Sono messi lì, politicamente, e fanno il bello e il cattivo tempo, nella più completa indifferenza. NOI per loro siamo gl' INVISIBILI, questo mi dà tremendamente fastidio non lo nego. Ma è chiaro e lapalassiano che da sola non potrò cambiare nulla, tranne che fare baccano e far giungere loro l'eco della mia protesta per questo loro genocidio culturale. Stanno manomettendo la Cultura irrimediabimente, la stanno manipolando come vogliono, senza neppure supporre che ogni tanto qualcuno li può sorprendere per degnità (dico) si avete capito bene per degnità. Diamine! Siamo tutti indegni e da buttare via all'ammasso????Ci sarà qualcuno di questi "pezzenti" a salvarsi dal mucchio? E adesso mi aspetto da Voi che mi leggete una valanga di risposte: Suvvia, vi dico e faccio appello a voi, uniamoci nella lotta, facciamo un manifesto, qualunque cosa che ci possa far dare ascolto, la faccende è più complessa di quanto supponiate. Da parte mia sto facendo conoscere lo scempio perpetrato anche all'estero...la notizia è riportata sul blog: ciaoItalia.com che da 5000 lettori è passato a 13.000 lettori. Buone festività a tutti voi.<br /><br />Ninnj Di Stefano BusàAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-29979640042952945032014-12-18T08:13:18.305-08:002014-12-18T08:13:18.305-08:00Carissimi, inutile dire che siamo tutti d'acco...Carissimi, inutile dire che siamo tutti d'accordo. Il problema è come passare dalle parole ai fatti. Potrei proporre di stilare, per quanto possibile, un elenco di editori che non seguono la logica del "tu paghi e io pubblico", ma del "ti pubblico se non faccio brutta figura". Inoltre dovremmo noi tutti convincere i poeti e narratori, che fremono per pubblicare, che se si pubblica male ci si brucia e si fa terra bruciata agli altri. Quindi è meglio pubblicare con un editore di qualità che con quello che fa l'offerta più stimolante, o addirittura non pubblicare alcunché piuttosto che specchiarsi nel proprio scritto, che nessuno leggerà e che finirà al macero. Passo successivo, il pubblico, che va educato a leggere opere di valore, e non le cialtronerie che popolano i cataloghi. Come fare? Bella domanda. Il manifesto Il Bandolo va in quella direzione, ma sappiamo che non basta. Ci sono alcuni blog (come questo) che va in quella direzione, ma non basta. Esistono anche delle riviste di valore, ma non le legge nessuno. Il fatto è che i blog e le riviste sono frequentati dagli addetti ai lavori, cioè i soliti noti, come fare per andare oltre? Credo che molto di quello che noi facciamo (eventi, presentazioni, salotti, recensioni...) potrà avere un senso solo se richiama nuovo pubblico, e questo può succedere se gli eventi sono organizzati in orari accessibili a tutti e se ciò che si fa non è noioso. Per questo forse dovremmo anche rivedere il nostro modo di proporci, il nostro modo di organizzare eventi e di coinvolgere la gente. Se non è il pubblico a venire, dovremmo essere noi ad andare. Dovremmo organizzare eventi a misura del pubblico, nei luoghi dove può andare il pubblico. Tutto questo senza perdere di vista che il pubblico deve crescere, e ciò può anche dipendere da noi.<br />Claudio Fiorentini Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-46776648125477032032014-12-18T02:17:28.592-08:002014-12-18T02:17:28.592-08:00Appassionante l'intervista di Ninnj e la sua d...Appassionante l'intervista di Ninnj e la sua disamina del mal di vivere dei poeti in questa nuova società volta solo al guadagno.D'altronde ella stessa, pur consapevole delle difficoltà degli artisti, asserisce di camminare imperterrita, da quarant'anni sul sentiero irto di rovi della poesia. Senza ravvedersi, senza mai un passo indietro. E credo che il succo della sua affascinante intervista sia proprio in quest'impegno infaticabile, che va al di là delle analisi lucide. Franco propone ciò che stiamo tentando disperatamente di fare: dare altri connotati all'offerta. Visto che la domanda resta, purtroppo, la stessa, che l'editoria è motivata dai nomi noti, anche per esigenze comprensibili di sopravvivenza, dobbiamo impegnarci per modificare l'offerta, creando situazioni alternative, che smuovano l'interesse dei medi editori e facciano sì che lo status quo possa essere smosso. Le onde siamo noi. Solo sollevandoci, nell'accezione positiva del verbo, possiamo far sì che tra le liriche famose ed eccellenti, vi siano quelle che trovino altri circuiti e restino nella storia. Claudio Fiorentini mette in rilievo il lavoro svolto proprio dalla cara Ninnj, dal Professor Spagnuolo e io potrei aggiungere molti altri nomi. Il problema nasce dall'esubero. Se in troppi si inventano poeti, il risultato sul mercato non può che essere distruttivo. Gli editori a pagamento pubblicano. Pensare che possano attuare una selezione equivale a credere che il fornaio possa non vendere il proprio pane, anche quando la crosta è bruciacchiata e la mollica dura... Tutti mirano alla sopravvivenza e il fattore numerico risulta determinante. Noi possiamo dare la scossa. Agendo come operatori culturali con onestà intellettuale, promuovendo gli Artisti che valgono ed evitando che anche i libri vadano soggetti alla più bieca mercificazione. 'Elevarsi al di sopra dell'homo sapiens', come risponde la Busà è forse lo scopo di tutti, ma quanti sono consapevoli di non possedere i mezzi per farlo? Un cane che si morde la coda, all'apparenza, ma si può e di deve lavorare. Dobbiamo credere in una letteratura di questo secolo, che ci renda meritevoli di fronte ai contemporanei, ai posteri, ma soprattutto di fronte a noi stessi. E lo faremo senza demordere! Cari saluti a tutti! <br /> Maria RizziAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-40079988997206210712014-12-17T21:56:50.053-08:002014-12-17T21:56:50.053-08:00Esempi di editori virtuosi non mancano, ma certame...Esempi di editori virtuosi non mancano, ma certamente una rondine non fa primavera. A mio parere - lo dice anche Ninnj nelle sua appassionate invettive - la crisi dell'editoria è legata alla crisi dell'intero sistema ed è una crisi di civiltà. Non sto parlando di crisi economica, ma di crisi di valori, crisi di idealità. Voi mi direte: come si fa ad obbligare un editore all'idealità? Lungi da me una tale sciocchezza. Se un editore è anche un sognatore, tanto meglio, ma non è questo il suo ruolo. Il suo compito è di offrire all'utenza il prodotto che l'utenza vuole. Ergo, per poter modificare l'offerta, è la domanda che deve cambiare. Questo comporta una rivoluzione culturale, una modifica nella mentalità, ed è in ciò che dovremmo impegnarci noi autori, ponendo la nostra creatività al servizio del cambiamento. Dovremmo cercare di influire sui gusti e sugli orientamenti, con ogni mezzo ed anche con metodi alternativi, avvicinando, incuriosendo e interessando il pubblico verso un prodotto di migliore qualità. Non cambieremo di certo il mondo, ma almeno avremo svolto onestamente il nostro ruolo, facendo in concreto quel poco che si può.<br />Franco CampegianiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-41108542513063426202014-12-14T07:53:18.977-08:002014-12-14T07:53:18.977-08:00Intendiamoci, c’è anche molta poesia di grande val...Intendiamoci, c’è anche molta poesia di grande valore, ma naviga a vista, immersa nella materia non filtrata che di nuovo dice ben poco.<br />Altro problema, la moda del momento, e si vedono tantissime opere che trattano temi di attualità (per i quali basta leggere un giornale) o temi erotici, perché si crede, erroneamente, che se si segue la scia si trova uno spazio in questo affollato mercato. Anche qui, succede che spesso si scambia per arte un lavoro mediocre, si crede che sfruttando un tema caldo si troverà qualche lettore in più. Niente di più falso, perché la creatività guarda oltre, si specchia con l’anima e non sfrutta correnti effimere.<br />Insomma, la poesia che passerà alla storia deve beneficiare del filtro dell’editoria, e l’editoria deve ridiventare seria, deve curare l’opera per venderla non all'autore, ma al lettore. <br />I poeti di oggi affolleranno le enciclopedie on line, le raccolte a pagamento, le agende pubblicitarie, avranno un trafiletto dedicato in qualche pubblicazione pseudo-specialistica, e si illuderanno di aver raggiunto la celebrità, ma si tratta di un successo autocelebrativo, uno specchio di Narciso a pagamento. <br />C’è da chiedersi, se dovessimo mandare un CD nello spazio che contenga dieci poesie, ci sarà anche un solo autore contemporaneo, tra i dieci scelti, per comunicare con gli alieni?<br />Con questo non voglio dire che non ci sono grandi poeti o ottimi editori, semmai voglio segnalare che sono troppe le pubblicazioni scadenti e che i cataloghi sono pieni di carta da macero e, con tutto il rispetto per poeti ed editori, questo è un danno gravissimo alla poesia e in generale alla cultura! Se solo si facesse maggiore selezione, sarebbe anche più facile promuovere opere di valore e segnalare le nuove promesse. <br />È anche vero che molti autori e critici si sono adoperati per trovare in questo marasma i talenti rappresentativi della poesia contemporanea. In questa direzione un lavoro straordinario è stato fatto da Ninnj Di Stefano Busà e da Antonio Spagnuolo, che hanno cercato, selezionato e trovato poeti validi, tra i milioni attivi negli ultimi vent'anni. Ne è venuta fuori un’antologia pregevolissima che raccoglie molti validi esempi di poesia prodotta nell'ultimo ventennio (edita da Kairòs). <br />Sicuramente ci saranno altre operazioni di valore come questa, ma non basta, occorre andare oltre, incoraggiando gli editori che escono dalle logiche di mercificazione dei servizi editoriali, promuovendo le opere di valore che danno lustro alla poesia italiana contemporanea, e soprattutto non pubblicando qualsiasi cosa (tanto paga l’autore).<br />Occorre pubblicare meglio, e forse pubblicare meno!<br /><br />Claudio FiorentiniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-43062997865463659012014-12-14T07:52:50.826-08:002014-12-14T07:52:50.826-08:00Circa sei mesi fa pubblicai questo articolo su alc...Circa sei mesi fa pubblicai questo articolo su alcuni blog. Credo che sia in sintonia con quanto esposto in questa intervista, e volentieri, lo ripropongo, in due parti (troppi caratteri non entrano nella finestra):<br /><br />La poesia oggi è un prodotto di massa. Basta avere un diario e provare a scrivere, basta vivere i tormenti dell’adolescenza per iniziare ed ecco un poeta in più, uno dei milioni di poeti che affollano le strade, le piazze, i locali, le città e, dato che per pubblicare basta avere un po’ di soldi, uno in più che pubblica un libro, e abbiamo migliaia di raccolte che, dopo aver affollato le tipografie convenzionate con gli editori a pagamento, dopo aver soddisfatto l’ego del neo-poeta, non raggiungono gli scaffali delle librerie e puntualmente vanno a finire al macero!<br />Non è certo un danno per il PIL, ma un danno per la cultura, questo sì!<br />Infatti, molti editori scelgono la via più facile e non fanno più né la revisione dei testi, né la selezione delle raccolte. Pubblicano perché l’autore paga, sminuendo il lavoro prezioso dell’editore. Il risultato è che si producono migliaia di libri di dubbio valore, il che non giova alla crescita dell’arte poetica e diseduca i pochi potenziali lettori al godimento della vera Poesia. Con questo meccanismo massificante la poesia ne fa le spese, e con essa i molti validi poeti che trovano sempre maggior difficoltà a far sentire la propria voce. Non solo: il poeta che pubblica poesie immature, brucia il suo lavoro e la sua prospettiva di crescere. Insomma, il mercato è malato.<br />Anonymousnoreply@blogger.com