tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post7315683732525550087..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: PATRIZIA STEFANELLI SU "LA MANO MASCHILE..." DI G. LINGUAGLOSSAnazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-6235020532360945652015-07-01T06:34:49.754-07:002015-07-01T06:34:49.754-07:00Carissimo Giorgio sa perché ho pensato all'ico...Carissimo Giorgio sa perché ho pensato all'icona del pappagallo come ripetizione anch'essa? Perché mi sono ricordata l'uso che ne fa Giuseppe Tomasi Di Lampedusa ne "Il gattopardo" nell'incipit quando ce li presenta nella carta da parati. Nell'explicit il principe di Salina dice: «Perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».Tutto torna: ciò che è stato-saremo. Con tanta fantasia. Patrizia Patrizia Stefanellihttps://www.blogger.com/profile/06705934521779076532noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-52100687651866341012015-07-01T06:28:37.712-07:002015-07-01T06:28:37.712-07:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Patrizia Stefanellihttps://www.blogger.com/profile/06705934521779076532noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-8882600892791029502015-06-26T07:14:36.461-07:002015-06-26T07:14:36.461-07:00Carissima Patrizia,
sì, il pappagallo. Sono ormai ...Carissima Patrizia,<br />sì, il pappagallo. Sono ormai circa trenta anni che nelle mie poesie ritorna il pappagallo. Ma perché un pappagallo? (mi sono chiesto spesso). Ritengo che i pappagalli (io amo i pappagalli) sono degli strani esseri, a metà terrestri e a metà coelicoli, intelligenti oltre misura, in grado di articolare suoni in una lingua umana ma di non comprendere il senso e il significato di quei suoni. Essi forse hanno abbandonato la lingua degli uomini, o meglio, non hanno mai acquisito le abilità per dotarsi di una lingua umana. La loro lingua è forse il silenzio, e hanno aguzzato oltre misura l'organo della vista. Il silenzio richiede una grande capacità introspettiva e presuppone l'abbandono della lingua. Il pappagallo, in un certo senso, è qualcosa che noi umani siamo già stati, o qualcosa che forse un giorno saremo, simbolizza una anticipazione della nostra natura, o l'abbandono (filogenetico) della nostra natura. Nelle mie poesie il pappagallo ritorna di frequente come monito e minaccia: l'homo sapiens può evolvere e diventare qualcos'altro che non avrà più bisogno di una lingua umana. Forse questo è il nostro destino, inteso come destino della specie.<br />Ma nella composizione il pappagallo viene trattato come un personaggio simbolico, una icona che interagisce indirettamente con gli altri personaggi e serve a rafforzare l'interazione tra gli umani e il regno animale, la loro incomunicabilitàgiorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-5894468855088303802015-06-25T10:24:57.571-07:002015-06-25T10:24:57.571-07:00Carissimo Giorgio Linguaglossa, grazie per le sue ...Carissimo Giorgio Linguaglossa, grazie per le sue parole. Sono felice che abbia accolto con favore la mia lettura e felice di aver dato al signor Posterius il suo senso tradotto in : Ciò che viene dopo, che potrebbe accadere oppure no. Mi sono resa conto di come ogni parola, nel suo testo avesse un significato plurimo e mai casuale. Non ho toccato tutti nodi del testo, ho dimenticato per esempio di accennare al pappagallo che ho visto come una ripetizione a causa della sua espressione verbale senza costrutto. Lei è uno scrittore e un poeta di ampia cultura internazionale, aperto alle molte sfaccettature che la letteratura, la filosofia e la scienza insieme alla natura offrono. Grazie ancora per questa bella esperienza. Patrizia Stefanellihttps://www.blogger.com/profile/06705934521779076532noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-44123438362694157092015-06-25T07:26:01.056-07:002015-06-25T07:26:01.056-07:00Cara Patrizia Vicinelli,
complimenti per l'ana...Cara Patrizia Vicinelli,<br />complimenti per l'analisi iconica e testuale del testo, hai saputo dare una lettura del testo come io immaginavo che un lettore intelligente facesse quando si poneva dinanzi al testo. La tua lettura non è un'ermeneutica in quanto la mia poesia vuole tutto tranne che richiedere un ermeneuta; la tua è una lettura iconica, si affida alla vista, segue il fiuto della vista. La mia poesia è simile alla scena di un delitto. Ci sono tracce dappertutto, tracce che possono aiutare il lettore a ricostruire il fatto delittuoso. Il lettore diventa un commissario di polizia che indaga, che raccoglie le tracce e tenta di ricostruire gli accadimenti, ma si accorge che più procede con la raccolta degli indizi più la quantità di ipotesi possibili aumenta, che il Reale è molteplice, prospettico, ha tante prospettive quante sono le prospettive di chi osserva, che è l'osservazione stessa ad influire sull'osservato in ossequio alla legge di indeterminazione di Heisenberg, come tu hai ben citato. La realtà è sempre più varia e più ricca di quanto ce l'hanno raccontata, di qualsiasi narrazione. Si può dire che non c'è un personaggio centrale; ma noi non sappiamo nemmeno se la protagonista, la pittrice, sia maschile o femminile, alcuni indizi ci fanno propendere per l'uno o per l'altro versante, ma sappiamo poco, anzi, sappiamo solo che è una donna che indossa un abito scollato con un seno «sussiegoso»... ma è sufficiente? basta un seno «sussiegoso» per dedurre il genere femminile? E poi: si tratta di un ritratto o di un autoritratto? E poi perché con «pappagallo», e proprio un «pappagallo»? Forse il personaggio attorno a cui ruota tutta la scena primaria è un fuori-scena; il Signor Posterius infatti si trova in «anticamera». Ma perché in «anticamera»? Questo l'autore non lo dice ma lo possiamo dedurre noi che leggiamo: l'«anticamera» come un luogo che ancora non si trova nel presente, che sta nel Futuro, che ancora deve accadere in quanto il Signor Posterius è il Futuro, lui deve ancora accadere, è nelle sue facoltà accadere, o recedere. Ma, ancora una volta noi non sappiamo ciò che sta per accadere, le fraseologie di Posterius in realtà sono sibilline, equivoche, dicono qualcosa ma dicono anche qualcosa d'altro che forse potremo decrittare nel Futuro, e non nel Presente. Dunque, il vero protagonista è il futuro, è il Signor Posterius che sta per entrare in scena, ma «indugia». Ma perché «indugia»? Anche qui, man mano che ci inoltriamo nella lettura ecco che scappano fuori altri indizi che complicano il quadro della scena primaria dell'accadimento... ma che cos'è che sta per accadere?, anche questo è un elemento che il lettore non comprende, non riesce ad afferrare, è il Presente, il Futuro? È il Nulla? È l'identità dell'Autore scissa e disarticolata tra i tanti personaggi? Tra tutti i personaggi?. Noi non lo sappiamo, Il lettore non lo sa.<br />Più la poesia procede più si complica la sua struttura testuale, è un avvolgibile interrotto, una doppia elica che non si sa se sale o scende nel vuoto...giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.com