E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
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lunedì 29 ottobre 2012
Inedito di Imperia Tognacci
Dal poemetto inedito,
Là, dove pioveva la manna
Nel riflesso della luce
che traghetta secoli
riconosciamo umane tessiture
al di là del mutare del tutto.
Nel fondo perduto di rotte,
impronte di passi e pietrischi
deserti dove si snodarono
fiumi prosciugati.
Per noi emergono fossili,
fatti di sole, pioggia, vento
e terra di sudore intrisa.
Resti di lampade, la cui luce
si spense su sogni, riportano
a immagini tramandate
da mondi sconosciuti.
Voci di congedo dal fondo
del deserto si
affacciano
al mio giorno che declina.
Ardono domande inevase,
risposte ancora sigillate.
Il mistero ci
spinge in avanti,
a cercare. Non sarai mai,
uomo, sabbia al vento arresa.
Imperia Tognacci
Alberta Bigagli su Ninnj Di Stefano Busà
Leggendo: Il sogno e la sua
infinitezza, Ed. Tracce di Ninnj Di Stefano Busà
di Alberta Bigagli
La tecnica è, come mi aspettavo, sicura e forte. Per cui da subito mi
trovo libera nel lasciarmi andare all’accensione di questa poesia ai suoi
infiniti contenuti che mi travolgono felicemente. La morte e l’amore la solitudine e il silenzio, la memoria e
la parola che li sta perforando. La meraviglia portata dal futuro. La geometria come luogo ricorrente d sosta. Il sogno infine, come nascita
del pensiero, sua origine e sua alba. Ma anche la fine e l’inizio di ogni osa
come due sensazioni chiare ma intersecate. Due verità che si negano
reciprocamente. Il tempo appare disegnato con decisione e trattenuto gentilmente da
figure geometriche piane. Il tempo che va a identificarsi con il vento e il
vento con il viaggio. A me sembra che Ninnj Di Stefano Bus a un certo punto si
chieda se sia meglio indugiare nel proprio inevitabile e salutare cambio della
pelle o lasciare che la troppa attenzione si allenti per abbandonarsi al senso di
infinito, per dire “infinitezza”. Credo che infinitezza, o almeno così avverto,
sia anche questo riuscire a farsi domande durante un movimento inarrestabile
per il poeta. E il nostro ascoltare le interrogazioni del poeta che viene
trascinato via da se stesso. Non solo di immagini in sè astratte e di rappresentazioni figurate è
ricco il libro. Gli oggetti, gli elementi evocati, i tratti di materia toccati, ricordati
e detti, liberati e immersi nella pagina senza loro togliere odore e colore,
sono presenti in una quantità di cui non appare il margine. Non pesano in
quanto scorrono ma coinvolgono intensamente i sensi del lettore: “il bicchiere col sapore del sale”. Le
metafore sono accennate nella elasticità d questa scrittura e insieme cantate: “il mondo...come rosa d maggio tra i
capelli”. Si incontrano una “lepre” esultante così come il “fragile volto corrugato dei cipressi”. Nel seno della scrittrice si erano radunati evidentemente, tutti i
momenti, tutte le cose possibili della natura. Ma quale sentimento di raccolta e di sintesi è all’interno di questo
vivere poetico?di questo richiamo agli altri? Si può solo supporlo, ciascuno
secondo se stesso. Io per es. mi sento invitata ad attraversare la notte,
consegnarmi a lei. Una notte che vuole il passo di “sonnambulo”, che sa di “mare” e di
“dolore”. Sento l’invito a vestirmi di una sognante ubriacatura. Nulla chiarire
troppo razionalmente, per tutto comprendere. Mi è dolce aderire. So che farò
scoperte, che mi scoprirò. Vengo ad abitare, leggendo, tra i “clandestini” delle “retrovie. Mentre
la corsa aumenta, ma è vera o sembra tale? in velocità si moltiplicano i
paesaggi e gli spettatori. Sento che diventa più debole il mio sguardo
osservante, ora la parola del poeta sale di volume e si eccita, si accende,
scala le vette, vola. Vola e si libra alta ma non si perde e si avverte
promessa di ritorno. È così la poesia più è autentica e intensa e meno
tradisce, nel senso di opporre i giochi letterari alla vita. Piuttosto, redime come
viene confermato nell’ultima breve e intensa sezione, “Grani di poesia”.
Alberta
Bigagli
sabato 27 ottobre 2012
Intervista ad Antonio Spagnuolo di N. Pardini
Intervista a Antonio Spagnuolo, di Nazario Pardini
Intervista
ad ANTONIO
SPAGNUOLO
A CURA DI
NAZARIO
PARDINI
N. P.: Mi dica un po’ quali sono le
occasioni della vita che più hanno inciso sulla sua produzione letteraria?
quanto di autobiografico c’è nelle sue opere? lei pensa che ci sia sempre
differenza fra poesia lirica e poesia di impegno; o pensa che la poesia, essendo
un’espressione diretta dell’anima, sia lirica qualsiasi argomento
tratti?
A.
S. Questa domanda è alquanto
provocatoria, perché in una vita fortunatamente abbastanza lunga come la mia ,
giunto alla veneranda età di ottantuno anni, difficilmente posso elencare le
numerose “occasioni” che hanno inciso sulla personale produzione poetica.
Andando indietro fra i ricordi balza imponente l’innamoramento per la fanciulla
che poi è diventata la mia unica e valida compagna , mia moglie. A soli diciotto
anni la poesia di D’Annunzio mi inebriava e mi sollecitava e la figura di questa
giovincella accese quello che poi è stato il motivo dominante della mia poetica
: la lotta tra Eros e Thanatos. Una seconda “occasione” la ritrovo nella
sfortuna occorsami per la nascita del mio secondogenito, il quale venne al mondo
con la mancanza assoluta delle valvole aortiche , un fulmine maligno capace di
approfondire ulteriormente l’endiadi “Eros Thanatos”. Infine la professione di
medico, svolta con la passione della dedizione assoluta, mi ha offerto centinaia
di “occasioni” , nate dalla diuturna presenza della malattia e della sofferenza
umana. Ecco quindi che è facile accorgersi che molto insiste l’elemento
autobiografico nelle mie liriche.
Tra poesia
lirica e poesia di impegno credo che sussista una certa differenza, proprio
perché la prima canta il suo inno spirituale e la seconda cerca di setacciare o
modificare il sociale.
*
N. P.: La sua poetica, essendo uno dei
maggiori interpreti della poesia contemporanea, è in gran parte nota attraverso
le innumerevoli recensioni, prefazioni, e note critiche che la riguardano. Ce ne
vuole parlare lei?
A.
S. Moltissimi sono gli interventi
critici che sono stati rivolti alla mia poesia e alla mia poetica , e di questo
ne sono oltremodo orgoglioso e felice. La mia ricerca è stata ricca di
approfondimenti e di scoperte, di indagini e di studi, e il lavoro svolto spero
che abbia dato ottimi risultati. Fra le varie note quella dell’ indimenticabile
Mario Pomilio resta per me sempre un punto di riferimento importante. Egli ebbe
a scrivere fra l’altro : “…. ciò per sottolineare il valore prelogico della
poesia di Spagnuolo, la natura d’un linguaggio che non mira in alcun modo alla
“sintassi”, ovvero, se si preferisce, rimane al polo opposto dai processi
aggreganti che sono tipici della comune espressività, e invece è come se
perseguisse la scommessa di misurarsi con quanto c’è di albicante, di
preconscio, di disaggregato, di informale nella nostra esperienza mentale. A
servirci di un paradosso, diremmo quasi che qui la parola interviene a
manifestare ciò sta anteriormente alla parola, il pensato allo stato ancora
amorfo, i materiali mentali prima che si coordinino, i reagenti insomma della
nostra esperienza intima sorpresi allo stato prenatale e quasi fetale, prima
comunque che si siano subordinati a quella che per convenzione chiamiamo la
coscienza e invece vagolano ancora al fondo del nostro es alla ricerca di
un coagulo.
Una situazione di questo
genere è, lo si sarà capito, attinente all’onirico, anzi può definirsi
tout-court una disposizione d’ordine onirico. Il mondo di Spagnuolo,
specialmente in Melania, rimanda a una specie di camera oscura dove i
pensieri e le sensazioni, e per essi le parole devolute a significarli,
s’avvicinano e si scontrano a caso, dando origine a provvisori
assemblages, a occasionali e cieche agglutinazioni il cui compito non è
tanto di manifestare dei sensi, quando di disoccultare per un istante
l’in-sensato della vita mentale, la sconcertante gratuità dei momenti
paraespressivi, quella specie di tabulazione verbale che instauriamo con noi
stessi al di sotto degli strati superiori della coscienza affidandoci a spezzoni
e talora quasi ad arbitrari fonemi nei quali proiettiamo e in qualche modo
obiettiviamo trasognate ed erratiche pulsioni
monologanti.
*
N. P.: Quali sono le letture a cui di
solito si dedica e quale il libro che più le ha suscitato interesse? e quindi
predilige? perché?
A.
S. Anche a questa domanda posso
rispondere in maniera del tutto generica. Ho letto tanti e tanti di quei libri
che non saprei più indicare quale sia o sia stato il prediletto. Ripetendomi
sottolineo che il primo poeta che mi ha suggestionato fu Gabriele D’Annunzio ,
ma naturalmente dopo i primi assaggi di gioventù sono venuti incontro decine e
decine di autori, da Omero a Sanguineti, da Pascoli a Umberto Saba, da Rebora a
Montale e i sembra superfluo continuare l’elenco. Oggi in conclusione posso dire
che non prediligo alcuno, perché continuo ad assimilare a destra e a manca ,
specialmente fra la produzione dei giovanissimi esordienti.
*
N. P.: Fino a che punto le letture di altri
autori possono contaminare uno stile di uno scrittore? e se sì, in che
modo?
A.
S. Non credo che sia cosa buona
farsi contaminare da altri autori. Certamente le letture hanno un loro inciso ,
resta alla capacità di ognuno scegliere, cernere , scrollare.
*
N. P.: Che cosa pensa della poesia
innovatrice, quella che tenta sperimentalismi linguistici? quella che si
contrappone e rifiuta ogni ritorno al passato? o, per meglio intenderci, quella
che si contrappone ad un uso costante dell’endecasillabo, o a misure dettate da
una rigida metrica?
A.
S. Lo“sperimentalismo” ha già
fatto la sua parte ed è rimasto un momento valido nella ricerca poetica degli
anni passati. Insistere oggi con sperimentalismi linguistici contorti e faticosi
mi sembra lavoro inutile, perché ripetitivo. L’endecasillabo , con il suo
luminoso ritmo per me rimane l’unico sostegno della poesia, anche se allontanato
da una rigida metrica e arricchito dal verso lungo.
*
N. P.: Cosa pensa dell’editoria italiana?
di questa tendenza a partorire antologie frutto di selezioni di case editrici?
di questi innumerevoli Premi Letterari disseminati per tutto il territorio
nazionale?
A.
S.L’editoria italiana si
distingue semplicemente in due categorie . La grande editoria che ormai si
affida soltanto al “nome” dell’autore ed alla capacità di diffondere con la sua
stessa pubblicità ogni tipo di volume , anche se privo di qualsiasi valore
culturale, e la piccola editoria che vivaddio riesce a pubblicare moltissimi
volumi di poesia validi , ma purtroppo difficilmente vendibili, perché privati
di una distribuzione ricca e potente. Dei mille premi che si offrono preferirei
non parlare, perché i “grandi” premi sono gestiti in occasioni prestabilite e
con la solita ipocrisia delle grandi editrici, mentre i “piccoli” premi , oltre
a richiedere una tassa di lettura, sono infatuati sempre dai nomi già
abbondantemente noti.
N. P.: Certamente sarà legato ad una sua
opera in particolare. Ne parli, riferendosi più ai momenti d’ispirazione, ai
tempi di scrittura, alla scelta lessicale, alla revisione, più che ai contenuti.
Che pensa della funzione del memoriale in un’opera di un poeta? e alla funzione
della realtà nei confronti di un’analisi interiore?
*
A.
S. Sono legato più o meno alla
maggioranza dei miei libri pubblicati. Da “Candida” del 1985 , che segna una
svolta importante della mia ricerca poetica mano a mano sino all’ultimo , perché
l’ultima creatura è sempre uno stimolo a fare meglio.
La realtà
incide nei confronti dell’analisi interiore del poeta e ne stimola la fantasia e
gli umori , estrapolando dalla memoria quegli attimi di suggestione che fanno
del pensiero umano una continua fucina di loquacità.
*
N. P.: Cosa pensa della nostra Letteratura
Contemporanea? raffrontata magari con quelle straniere? e dei grandi Premi
Letterari tipo il Campiello, il Rèpaci…?
A.
S. La nostra letteratura
contemporanea è una fucina interessante . Io ricevo centinaia di volumi di
poesia e posso dire che molti sono veramente degni di essere letti e di essere
conservati. Naturalmente non possiamo assolutamente redigere uno stato attuale
della letteratura, perché ci mancano gli strumenti adatti ad un sunto
definitivo. Siamo in pieno svolgimento e dobbiamo accontentarci di sospendere
gli elenchi, e mirare soltanto ai poeti contemporanei che sono
morti.
Circa i
premi non voglio ripetermi, ne ho già detto pocanzi . Ma mi piace riferire
l’ultima esperienza ricavata dalla rosa dei papabili al premio “Camaiore
2012” . I
nomi che potevano e dovevano essere prescelti sono stati violentemente
surclassati…
*
N. P.: Se potesse cambiare qualcosa nel
mondo della poesia o dell’arte in generale, che cosa farebbe? se avesse questi
poteri che cosa lascerebbe invariato e che, invece, muterebbe sostanzialmente?
A.
S. Veramente non saprei cosa
rispondere. E’ così arduo tentare modifiche che non mi sento capace di
immaginare. Cambierei il modo di gestire la “critica” , che non è più intesa
come indagine sul prodotto, stroncando quando necessario , elogiando quando
possibile, ma ormai si limita a elogiare soltanto e gironzolare intorno ai
volumi.
*
La ringrazio per la sua
disponibilità.
COMMENTI
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Come si può non condividere?
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Anonimo04 giugno 2012 02:10Spagnuolo ci dà uno spaccato di vera riflessione sulla poesia e insieme una mappa di lettura del suo percorso poetico che da 25 anni rappresenta una svolta nella sua produzione. Un caro augurio a lui e agli amici di questo blog. Saluti, Stelvio Di SpignoRispondiElimina
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Anonimo04 giugno 2012 10:00Lo "sguardo" di Spagnuolo è quello di sempre , che mi piace assimilare - per fare un nome - a quello della Bettarini , completamente emancipato dai clan e dalle logiche di "Potere" che ben conosciamo . Le sue credenziali si situano nel suo lavoro che è sotto gli occhi di tutti . Impossibile non individuarvi personalità e riconoscibilità .RispondiElimina
leopoldo attolico - -
Anonimo04 giugno 2012 15:21Oltre alle giuste cose che dice nell'intervista, Antonio Spagnuolo è oggi, questa è almeno la mia sensazione, uno dei nostri migliori poeti; tra i suoi libri di poesia, "Per lembi" è quello che preferisco.RispondiElimina
Roberto Bertoldo -
Anonimo04 giugno 2012 17:32L'intervista rivela la saggezza e, nello stesso tempo, l'anticonformismo di Antonio Spagnuolo, che conosce il mondo letterario odierno nei suoi aspetti positivi e negativi, il mondo cioè di chi si impegna seriamente in un lavoro di ricerca artistica e il mondo dei giullari e dei teatranti di corte. Perciò condivido il suo pensiero sugli aspetti squisitamente letterari dell'intervista. E concordo anche sul fatto che tra poesia lirica e poesia d'impegno "sussista una certa differenza", a patto che quest'ultima non si risolva in una forbice amplissima, in una divaricazione eccessiva: non sarebbe infatti concepibile un tipo di poesia assolutamente ed estremamente lirico che finirebbe per sfociare in egotismo solipsistico, sentimentalistico e magari pure narcisistico; né, sull'altro fronte, la poesia d'impegno può ridursi ad essere esclusivamente funzionale a una tesi da dimostrare, giacché avrebbe la bocca sgangherata della retorica o la torbidezza lutulenta dell'immediatezza della passione. Secondo il mio parere, prima ancora degli (e oltre gli) aggettivi "lirica" e "impegnata", esiste il sostantivo "poesia". Che può manifestarsi in varie forme e modi; che può "contenere" tutto. A patto che il poeta abbia voce e respiro, capacità di "sentire" e di emozionarsi. Si potrà parlare poi di poesia prevalentemente lirica o prevalentemente impegnata. Meglio se essa incarnerà istanze sociali e civili; ma senza forzature o enfasi, come invece spesso oggi per nostra sfortuna accade. E senza velleità di “cambiare il mondo”, ma con la consapevolezza di fare cosa bella e utile.RispondiElimina
Complimenti a Spagnuolo, con l'augurio di sempre maggiori successi,un affettuoso saluto all'amico Nazario e a tutti i frequentatori di questo blog,
Pasquale Balestriere -
Anonimo05 giugno 2012 09:07Interessante intervista che -grazie alla schiettezza e acutezza delle risposte- molto contribuisce a illuminare il pensiero profondo e i sentimenti più veri di un autentico Maestro della Poesia dei nostri giorni.RispondiElimina
Fabiano Braccini -
Anonimo07 giugno 2012 10:33Un'intervista di qualità, e per le questioni poste, e per le "salutari" risposte fornite dalla saggezza di Spagnuolo.RispondiElimina
Molto d'accordo rispetto alle affermazioni circa la critica ossequiosa, anche se, è pur vero, ci vuole molta più competenza e autorevolezza per stroncare, che per "gironzolare intorno ai volumi"...e poi, parlando di poesia, non dimentichiamoci che tanta parte la gioca pure la soggettività, i gusti e la cultura personale, di là dalle osservazioni "tecniche". -
Anonimo08 giugno 2012 07:01Un'intervista interessante, che non si può non apprezzare sia per la schiettezza e la competenza di Antonio Spagnuolo, sia per le domande formulate da Nazario Pardini. Concordo con le opinioni dello Spagnuolo, che stimo moltissimo come persona e come poeta, ma mi sorge spontanea una perplessità, guardare solo ai poeti morti, non è penalizzante per lo sviluppo e la conoscenza in ambito nazionale e internazionale dei nostri poeti viventi più meritevoli? Qualche anno fa, in un incontro sulla poesia con i ragazzi delle scuole medie di Colletorto (CB), i ragazzi hanno manifestato la loro meraviglia nel trovarsi di fronte ad "un poeta" in carne ed ossa, perché nel loro immaginario "scolastico" i poeti sono solo quelli che oramai non sono più tra noi. Confesso che la cosa mi ha fatto riflettere molto e ho concluso che è giusto tentare di far conoscere il più possibile autori contemporanei che ci sembrano interessanti e promuoverli, affinché la poesia sia qualcosa di veramente vivo e specchio anche dei tempi che si vivono. Nicoletta CorsaliniRispondiElimina
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Spagnuolo fa parte di un noi invisibili, ci dà voce, anche quando le lacrime ,di gioia o di dolore, si sono asciugate, causa anche i poteri antiuomo che sul piano " sociale" hanno svilito l'uomo comune. L'intensa spiritualità, laica, che emana la sua poesia, mi viene confermata da questa intervista, di cui ringrazio Spagnuolo per primo per avermela fatta conoscere e pertanto ringrazio il curatore di questo sito, Pardini, che altrimenti non avrei conosciuto.RispondiElimina
Lascio questa sfumatura dell'intensità relazionale senti-mentale ricevuta dal poeta Spagnuolo.E' solo una testimonianza, piccola piccola, ma il grande si vede da queste piccole cose.Spagnuolo, rimasto semplice fra semplici, ha addirittura ancora la musica, la grazia, di avermi scritto senza nulla in cambio, solo per il piacere di un saluto , fra passanti, come puo avvenire su un tram frauna fermata e l'altra nei saluti, i gesti, lo sguardo dei bambini. E' sempre piu difficile quest'incontro, non solo fra poeti e lettori amanti di poesie come me, e quando avviene , è l'infinito in carne e ossa. Troppe sono le sovrastrutture e i ruoli che hanno impoverito l'uomo della parte principale della sua poesia. -
Anonimo10 giugno 2012 12:52L'intervista ad Antonio Spagnuolo mette a fuoco la personalità di un poeta autentico, che lavora sul linguaggio come strumento di scandaglio profondo di sè e del sogno che è ogni uomo, e che dunque fa della poesia un'espressione sia pure laica, come qualcuno ha già detto, dello spirito. Poi, ovviamente, viene fuori l'uomo: integro e sincero. E infine il lettore appassionato di poesia, libero da pre-definizioni, da pre-concetti, ben consapevole dei meccanismi ormai corrotti del mondo della letteratura, ma così profondamente impegnato da non scandalizzarsi più di tanto. Una "saggezza" che non è indifferenza, ma nemmeno sdegno, che è una reazione sospetta. Come dire che conta il lavoro di poeta, non tutto ciò che gli gira intorno. Aggiungo solo una cosa: quanto tutto ciò generi confusione nel lettore, compromettendo la gioia ed il gusto della produzione poetica.RispondiElimina
Un carissimo saluto ad Antonio che conosco ormai da 30 anni o poco più.
Franca Alaimo -
RICEVIAMO E INSERIAMO : "--Gentil.mo Poeta e Maestro Dr. Antonio Spagnuolo,RispondiElimina
ho letto con grande interesse l'intervista da Lei rilasciata. Condivido moltissime delle Sue riflessioni sulla Letteratura e sulla Poesia, a cominciare da quella che è - o dovrebbe essere - la funzione della "parola", ossia manifestare ciò che si colloca "anteriormente alla parola, il pensato allo stato ancora amorfo, i materiali mentali prima che si coordinino", come Lei sapientemente spiega.
Riguardo allo "sperimentalismo", ritengo che la poesia, quella "vera", implicitamente è sempre, in tutto o in parte, "sperimentale", perché, pur rimanendo legata alla tradizione, deve saper essere anche "innovativa". Ad esempio, il "verso libero" di Giacomo Leopardi, per quanto erede della lezione dei classici dell'antica Grecia, fu "sperimentale", anzi "rivoluzionario". Certo, bisogna saper distinguere la vera innovazione dai tanti "giochi linguistici" gratuiti, vuoti e fini a se stessi, quali furono quelli del "Gruppo 63".
Trovo molto validi e attuali i Suoi giudizi sull'editoria e sulla critica letteraria odierna, un "sistema" ormai troppo legato agli interessi di "mercato" e non alla valorizzazione di opere davvero di valore.
Cari saluti e ancora grazie per l'attenzione. A presto. Suo
Francesco De Napoli -
Anonimo15 giugno 2012 23:56Ho letto con interesse e condivido, oltre al contenuto dell'intervista, quello che di Antonio Spagnuolo scrive Roberto Bertoldo....tra i suoi libri io amo in modo particolare 'Rapinando alfabeti' libro che me lo ha fatto conoscereRispondiElimina
Vanda Guaraglia -
l'intervista, con le domande puntuali di Pardini, bene mette in luce il poeta el'uomo che ho avuto modo di apprezzare personalmente.Sensibilità onirica e originalità caratterizzano la densa produzione poetica di Antonio Spagnuolo che qui colpisce per la sua libertà di pensiero, per quel suo esprimere distanza da ogni potere,e per la necessaria sferzata alla “critica, che non è più intesa come indagine sul prodotto, stroncando quando necessario , elogiando quando possibile, ma ormai si limita a elogiare soltanto e gironzolare intorno ai volumi". ben detto, Antonio!RispondiElimina
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Enrico Fagnano22 giugno 2012 07:39Ho letto finalmente l'intervista al mio amico Antonio Spagnuolo e la trovo ricca di spunti. Impressione, la mia, confermata dai numerosi commenti che vi trovo allegati, alcuni dei quali molto approfonditi. Innanzi tutto Antonio ci fa capire come ogni poeta oggi deve creare un modo proprio di scrivere, che lo renda riconoscibile. Non ci sono più scuole di riferimento, o tendenze dominanti, e ogni poeta deve avere un modo suo, personale, di presentarsi al lettore. Può prendere ciò che gli serve da altre esperienze, da altri autori, dalla propria vita, dalla realtà, dal mondo che ci circonda, ma poi deve rimodulare tutto sempre secondo la propria sensibilità. Importanti sono, poi, i commenti sull'editoria, sulle antologie, sulle riviste, eccetera. Antonio, infatti, conosce questo mondo non solo dall'esterno, come autore, ma anche dall'interno, essendo da sempre instancabile organizzatore di iniziative tese alla promozione della poesia; in particolare di quella napoletana. Questa attività, unita alla sua naturale attenzione per gli altri, ha fatto di lui, tra l'altro, un esperto della poesia a Napoli. A questo proposito ricordo il capitolo sulla poesia nella nostra città da lui curato nel libro Vertenza Sud, dedicato alla poesia nel Meridione. Il testo di Antonio, sia pure nella sua necessaria sinteticità, è una panoramica praticamente completa di quanto accaduto a Napoli negli ultimi 20-25 anni. A questo proposito consiglierei a qualche sito di pubblicarlo (magari con qualche aggiornamento, visto che sono passati alcuni anni) per renderlo accessibile a tutti. Enrico FagnanoRispondiElimina
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Ricevo via email ed inserisco : "Parole importanti. Confermano l'onestà intellettuale basata sul quotidiano lavoro di critica testuale, lontana da logiche mercificatorie e opacità di potere.Con stima -- VERONICA FALLINI" --
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del grande scrittore.
Penso anch’io che l'endecasillabo, pur libero, sia il metro connaturato dell’arte poetica italiana e condivido le riflessioni sulla letteratura contemporanea e sull’editoria, con gli annessi e connessi, purtroppo. Complimenti vivissimi ad Antonio Spagnuolo e a Nazario Pardini che ha selezionato le domande. È stato un bell’incontro con un sensibile poeta, medico umanista, che sa ancora interpretare empaticamente le sofferenze del corpo e i segreti dell’anima come vocazione.
Pensavo, mi scuso per questa mia ignoranza, fosse un critico letterario invece con piacere apprendo che il prof. Spagnuolo è anche poeta. Oggi mi accompagna questa sua voce che non conoscevo e sento la sua delicata pace, la sua forza. la sua contemplata malinconia. Mi accompagna anche il suo entusiasmo che mi invita a partecipare alla luce dell'esistenza " tra le stanze e gli spazi che vuotano il tempo, in questo scorrere di giorni," (come Spagnuolo ci racconta nella sua poesia dal titolo: Spazi ) .
Mi dispiace per una specie di critica letteraria che giudica le poesie ed i concetti poetici incomprensibili o troppo complicati per essere ascoltati dalla gente comune. Questo genere di critica tant pour parler come direbbe anche Edmond JALOUX , non ha trovato ancora la chiave reale del cuore. Tutti noi invece abbiamo un cuore e ce lo dice anche Antonio Spagnuolo attraverso le sue parole, la sua sofferenza e soprattutto la sua fiera esistenza contemplata anche come voce dedita all'arte poetica. Miriam Binda
Il Poeta Spagnuolo ha una profonda e critica conoscenza dell'attuale mondo letterario italiano e dell'editoria, sulla qual trovo impossibile non condividerne i giudizi! Ho molto apprezzato la lucidità, la serenità, la sincerità, direi quasi il distacco, con cui ne parla!
Condivido, inoltre, il suo pensiero sulla capacità espressiva del poeta; anch'io, nel mio piccolo ovviamente, ritengo che ogni autore debba "cercare e trovare" (attraverso lo studio e, perchè no?, le sue personali sperimentazioni), il suo proprio modo di esprimersi, che sia tipico, caratteristico, riconoscibile, quasi "un'impronta digitale", che gli permetta però sempre di trasmettere sensazioni, suggestioni, emozioni, che, condicio sine qua non, riesca a "fare emozionare" sempre il lettore affinché non sia un mero esercizio stilistico che porti, magari, ad una composizione perfetta ma "senz'anima"!
Grazie ad entrambi, questa intervista ha rappresentato per me un importante momento di approfondimento culturale.
Ester Cecere