tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post1368393172583217867..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: UBALDO DE ROBERTIS: "ALTRE SERE...", DA "DIOMEDEE", JOKER EDIZIONI.nazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-86935489789501406152015-06-22T06:23:09.739-07:002015-06-22T06:23:09.739-07:00L’interessante e profondo intervento di Linguaglos...L’interessante e profondo intervento di Linguaglossa ci pone dei temi di riflessione molto stimolanti sulla poesia moderna, di sicuro non ancora risolti.<br />Il colloquio è stato nei secoli presente nella poesia, il rivolgersi alla donna amata, ma anche a personaggi del contesto storico. Con la poesia moderna il poeta si è concentrato sulla sua interiorità e il colloquio, se così si può chiamare, si è rivolto nei confronti di se stesso. Come vuole Baudelaire la poesia si è spogliata delle velleità moralistiche, didascaliche o storico sociali per divenire autonoma e profonda. Sul piano spirituale la poesia si pone l’obiettivo di scrutare le profondità dell’animo umano. La vita intima dell’uomo non si esaurisce nella sfera dei sentimenti e degli ideali. Al di sotto di questa si trova una zona ricca di impulsi oscuri, che rappresentano una naturale forma di vita interiore, connessa alla realtà attraverso gli elementi della natura. Questa rete di relazioni ha a che fare ancora con Baudelaire, con la sua visione delle natura come “foresta di simboli”. Da questi elementi sensoriali non solo parte l’ispirazione del poeta, ma si sviluppa il processo introspettivo di speculazione nella interiorità più profonda. <br />La scelta dell’ ”oggetto” tra “milioni di oggetti che ci circondano” è puramente casuale, ma non è lo stesso per il processo introspettivo perché è legato alla sfera culturale e esperienziale del soggetto. La poiesis, cioè l’atto creativo, è quindi unico e individuale, ma per essere veramente poesia occorre che abbia caratteristiche di universalità. Credo che l’uomo, pur nella sua limitatezza, sia un microcosmo in cui, a livello emotivo, si riflettono in maniera più o meno consapevole le tensioni e i drammi dell’epoca in cui vive, che sono comuni all’intera umanità. La poesia moderna, scavando in maniera verticale, recupera questo rapporto, con maggiore pienezza man mano che scende nei livelli interiori più profondi, fino a indagare l’inconscio, una sorta di denominatore comune del sentire umano.<br />Credo che nella poesia di De Robertis questi aspetti siano presenti e si basino sulla connessione tra l’elemento esteriore, il lampadario, e il suo tormento interiore. Una connessione bizzarra e assurda, apparentemente irragionevole e contorta, un po’ barocca, ma forse solo provocatoria, un uso abile del significante per coprire, almeno apparentemente, il tabu della “nominazione”, ma comunque, a mio avviso, efficacie.<br />Franco Donatinihttps://www.blogger.com/profile/18317234471593124132noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-46266788335065675222015-06-16T03:37:01.366-07:002015-06-16T03:37:01.366-07:00È possibile il colloquio in poesia?, direi che è p...È possibile il colloquio in poesia?, direi che è possibile soltanto attraverso una finzione, attraverso la problematizzazione della poiesis, come fa Ubaldo De Robertis il quale procede secondo il principio del contrasto e delle associazioni bislacche e astruse. Noi sappiamo, per averlo appreso nel corso del Novecento, che più la problematizzazione investe il pensiero (poetico) più il soggetto esperiente si rivela colpito dal tabù della nominazione. Qui si nasconde una antinomia. C’è una oggettiva difficoltà, da parte del poeta moderno, a nominare il «mondo» e a renderlo esperibile in poesia; c’è una oggettiva difficoltà a scegliere l’«oggetto» della propria poesia; quale «oggetto» tra i milioni di «oggetti» che ci circondano?, e perché proprio quell’oggetto e non altri?. Che l’atto della nominazione si riveli essere il lontanissimo parente dell’atto arcaico del dominio, è un dato di fatto difficilmente confutabile e oggi ampiamente accettato, ma quando la problematizzazione investe non solo il «soggetto» ma anche e soprattutto l’«oggetto», ciò determina un duplice impasse narratologico, con la conseguenza della recessione del dicibile nella sfera dell’indicibile e la recessione di interi generi a kitsch. <br /><br />giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-23196992668060214022014-03-23T14:49:05.961-07:002014-03-23T14:49:05.961-07:00L’associazione, peraltro bizzarra quasi alla manie...L’associazione, peraltro bizzarra quasi alla maniera di Palazzeschi, della persona del poeta a un oggetto (“il lampadario”), prefigura il drammatico regredire dell’umanità verso il mondo inanimato. Un regredire lento ma progressivo che trasforma gli elementi vitali in sterili parti come le vene vuote e i denti di cartone. E’ la metafora dell’invecchiamento, dell’avvicinamento progressivo alla morte, lento e per questo più doloroso, tale da spingere a farla finita, a trapassare così come fa il giorno che cede alla notte. In uno stile alto e complesso si dipanano figure retoriche che evocano il dramma dell’uomo di fronte all’inevitabile e irreversibile degrado. Ma nell’alternarsi tra la notte e il giorno, tra l’ombra e la luce, è quest’ultima a prevalere, se pur per un momento, sulla disperazione a far “rinfoderare il pugnale” per proseguire ancora il percorso dell’esistenza.<br /><br />Franco Donatini, docente Università di Pisa<br />franco.donatini@yahoo.it<br />Franco Donatinihttps://www.blogger.com/profile/18317234471593124132noreply@blogger.com