tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post4703986062881160035..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: N. DI STEFANO BUSA': "SULLA TRASCENDENZA"nazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-41583096835450186192013-11-02T16:51:34.128-07:002013-11-02T16:51:34.128-07:00Molto interessante la questione sulla trascendenza...Molto interessante la questione sulla trascendenza sollevata da Ninnj Di Stefano Busà. Molto interessante e certamente di non facile soluzione se poi, di soluzione, conviene ed è opportuno parlare.<br />Sono decisamente d'accordo con lei circa l'occasionalità, a tal punto da non convincermi affatto l'idea che la nostra "vita sia il classico 'bingo'", uno scherzo del caso. Mi si lasci dire, però, che il caso non scherza. <br />Mi spiego: io credo in una legge di casualità (non quella scientifica) portatrice di un'intelligenza non umana ma universale; insita, per questo, in tutto il vivente. E non soltanto quello animato (nel quale debbono essere inclusi anche gli animali: si presti attenzione alla radice di questa parola) ma, anche, ciò che, a mio parere, erroneamente, si ritiene privo di anima.<br />Ora, alla domanda, più che legittima, che si pone la Busà: "Come la mettiamo con l'anima?", che inevitabilmente spiazza il nostro intelletto razionale - vista l'incapacità della ragione di accettare la contrapposizione, la contraddittorietà esistente tra il trascendente e l'immanente -, non resta, a mio parere, che una sola possibile risposta, e mi piace esprimerla con l'illuminazione di biblica memoria: "In principio era il Verbo". Con queste parole inizia il Vangelo di Giovanni perché mai si dimentichi che lo Spirito si è incarnato nella materia fin dall'inizio così che il logos (ragione cosmica) potesse misurarsi con la realtà e, dunque, rendersi visibile: "La luce splende nelle tenebre" (si legge ancora nel suo vangelo).<br />Per cui comprendo perfettamente le conclusioni cui giunge la nota, cara e brava scrittrice ma mi piace pormi nel mezzo (tutt'altro che diplomaticamente), fermamente convinto, come sono e come - meglio di me - ha saputo dire Franco Campegiani, che "ci vuole una grande fede per poter dubitare e...una forte capacità critica per poter crescere nella fede" o, ancora, "per crescere, credendo, nella propria capacità di dubitare".<br /><br />Sandro AngelucciSandro Angeluccihttps://www.blogger.com/profile/06030426829729538242noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-60766628954754080802013-11-01T22:43:15.137-07:002013-11-01T22:43:15.137-07:00Ritengo che l’interrogativo posto dalla Busà riesc...Ritengo che l’interrogativo posto dalla Busà riesca innanzitutto a ristabilire un equilibrio perduto: quello della natura bipolare dell’essere umano (ma io direi, meglio, di ogni creatura vivente). Questa bipolarità, che a me piace definire “gianica”, ma che ovviamente si può definire con qualsiasi altro termine, genera indubbiamente inquietudine, ma è anche la fonte di ogni equilibrio, se equilibrio è bilanciamento di pesi contrastanti. Purtroppo, il raziocinio umano non ce la fa a sostenere l’inquietudine derivante da questo contrasto, misteriosamente armonioso, e mira spesso ad elidere uno dei due pesi contrastanti. Una resezione di comodo, squilibratissima, che tende a ridurre il campo della realtà: o esclusivamente alla materia o esclusivamente allo spirito. Non è possibile, a parer mio, continuare con questa immatura ed ottusa presunzione. Il dubbio e la fede ci appartengono entrambi. L’uno si ciba dell’altro, in uno scambio vicendevole. Ci vuole una grande fede per poter dubitare e ci vuole una forte capacità critica per poter crescere nella fede. Ovviamente, il dubbio e la fede di cui sto parlando non hanno nulla a che fare con la religione, ma riguardano esclusivamente se stessi, la propria individuale pianta spirituale/materiale. Se si crede in se stessi, bisogna credere che ciascuno di noi viene dall’Assoluto. E’ lì che risiede la nostra più originaria e vera natura. Non si può tuttavia credere in se stessi ciecamente, perché c’è sempre da fare i conti con l’illusione: nessuno può pensare di esserne immune. Da qui l’esigenza di porsi continuamente in discussione. Non di fronte al mondo, ma di fronte a se stessi. Per crescere, dubitando, nella propria fede. O, se si preferisce, per crescere, credendo, nella propria capacità di dubitare. Per essere più esplicito, vorrei dire che si sbaglia a credere che la macchina pensante stia tutta rinchiusa nella nostra scatola cranica. È vero esattamente il contrario: è la scatola cranica ad essere inclusa, evidentemente con un ruolo da svolgere, all’interno del Pensiero. Se così non fosse, non esisterebbe la possibilità di credere e neppure quella di dubitare.<br />Franco Campegiani <br />Anonymousnoreply@blogger.com