tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post5472190886104417106..comments2024-03-27T02:02:35.206-07:00Comments on Alla volta di Leucade: MARIA GRAZIA FERRARIS: COMMENTO A "POESIA E ERMENEUTICA" DI ROSSELLA CERNIGLIA"nazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-88760140822825476202019-08-23T02:43:23.319-07:002019-08-23T02:43:23.319-07:00Ringrazio, intanto, infinitamente, Maria Grazia Fe...Ringrazio, intanto, infinitamente, Maria Grazia Ferraris, per il suo profondo brillante commento, pieno di spunti di approfondimento ulteriori. <br /> Alcuni concetti forse non sono stata in grado di esprimerli compiutamente, o potrebbero essere errati già nel loro assunto, nel loro punto di partenza. Sostanzialmente volevo legare per analogia l'inconoscibilità del divino, all'inconoscibilità dell'essenza individuale, dove appunto risiede l'essenza del divino in noi. Wittgenstein traduce questa irriducibilità col termine di “solipsismo linguistico”, cioè nel fatto che attraverso il linguaggio non possiamo veramente comunicare i nostri contenuti emotivi e ciò che è intimamente legato in maniera ineffabile tra corpo ed anima. Come dire che posso parlare del mio mal di testa, ma non fare in modo che l'altro provi il mio stesso mal di testa attraverso le mie parole, attraverso la mia descrizione di esso. Affermando quel che ho scritto, intendevo riferirmi a questa dimensione che rimane tutta mia, alla quale l'altro non può assolutamente accedere se non per vaga approssimazione, non penetrare del tutto come non può penetrare la divina essenza dell'Essere, di Dio. Essa può essere solamente “avvicinata” per gradi, ma mai compresa del tutto, come si dà, secondo Heidegger, per l'essenza divina, il Verbo divino. E la Poesia è intimamente intrisa non solo di pensiero, ma del “sentire” individuale, strettamente legati come lo sono misteriosamente corpo ed anima. Perciò, qualcosa inevitabilmente rimane insondabile nell'ermeneutica, e il sostituire nell'interpretazione, a questa parte mancante di conoscenza la nostra soggettività di interpreti, è un abuso - inevitabile abuso!- ma è tale, è contaminazione dell'assoluta individualità dell'altro, del poeta, della propria assoluta singolarità che è simile, in questo,solo alla monade Dio.<br /><br /> Rossella CernigliaAnonymousnoreply@blogger.com