tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post5828507300275513656..comments2024-02-27T05:17:01.565-08:00Comments on Alla volta di Leucade: N. PARDINI: LETTURA DI "OLTREFRONTIERA" DI PASQUALE BALESTRIEREnazariopardinihttp://www.blogger.com/profile/16507694449914844380noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-74740166983549335052016-03-11T10:12:20.996-08:002016-03-11T10:12:20.996-08:00Conosco Nazario Pardini ormai da nove anni. Ci ha ...Conosco Nazario Pardini ormai da nove anni. Ci ha fatto incontrare la poesia: nella provincia di Verona. La stessa cosa è avvenuta con Umberto Vicaretti, nel 2008, a Quarrata. Da allora non ci siamo più persi. La nostra amicizia, nata nel nome della poesia, si è potenziata e arricchita di grande e vicendevole stima, anche umana. E rivederci, quando capita, è motivo di autentica gioia. Di ambedue, poeti egregi, posseggo i volumi in cui la loro arte si esprime con poetica completezza e con indiscutibile bellezza e intensità. Qui mi hanno fatto dono di due note recensive di assoluto valore sia perché essi sono in possesso di un'ottima mentalità critica e preparazione specifica, sia perché ormai mi conoscono meglio di quanto non mi conosca io stesso. E quindi li ringrazio con tutto il cuore, così come ringrazio l'amico Ubaldo De Robertis, valido poeta -ma scrive anche in prosa- che ho conosciuto attraverso i mezzi telematici ( e che dunque non ho ancora incontrato personalmente )e che ho imparato ad apprezzare.<br />Grazie a tutti<br />Pasquale BalestriereALDEBARANhttps://www.blogger.com/profile/06969500650951458820noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-5385600300469771612016-03-10T06:05:09.357-08:002016-03-10T06:05:09.357-08:00La vita come dovere, quindi, e un tempo da vivere ...La vita come dovere, quindi, e un tempo da vivere ancora pienamente, perché la fuga nella riserva della memoria non è che una parentesi interlocutoria, però necessaria al poeta per verificare l’assenza di debiti d’amore e la giustezza delle sue personali scelte di vita. Man mano che si procede nelle tre parti del libro, e in modo più stringente nella sezione “Tempi”, sempre più urgente e serrata si fa la ricerca del senso del vivere, e con più profondo sentire il poeta chiede risposte ai perché del mistero e del male, dell’inconoscibile e dell’alea, chiamando in causa, in primis, la sua stessa coscienza, ma anche interpellando, in qualità di (se così si può dire) testimoni informati dei fatti, alcuni grandi spiriti dei tempi moderni, come Montale e Neruda; e non trascurando di coinvolgere, nella questione, anche immortali cantori del mondo classico, come Alcmane, o come l’amatissimo Orazio. Esemplare, in questo contesto, e stupenda, la lirica “Sorte”, poesia del dubbio e dell’inquietudine, che illumina di luce rivelatrice la parabola dell’umana avventura, ne annota gli slanci e le cadute, il volgere dei giorni, la tenace ostinazione del tempo e delle stagioni, testimoni alienati e indifferenti al destino che tocca non solo agli umani, ma a tutti i viventi. Simbolo di tanta distanza è quel “falco appeso nell’azzurro”, epigono del “falco alto levato” con cui Eugenio Montale postula l’indifferente presenza di una qualche immanente divinità. Tutto, di qui, trasmuta in ricordanza, in memoria d’amore e in nostalgia d’affetti; e il poeta ne fa scorta per l’incerto e solitario viaggio nell’ignoto cui s’appresta. Il distico finale plasticamente ci consegna la circolarità del ciclo vitale, lapidaria sintesi dell’esistere e del misterioso fluire del tempo, declinati nell’ossimorica misura del “vivemmo a lungo” e di una “sorte” che “è apparsa breve”. Lunghezza e brevità che, invece di elidersi reciprocamente, dànno corpo, sostanza e lena all’arcano alternarsi dell’alfa e dell’omega. Un libro, “Oltrefrontiera”, che vale la pena di leggere tutto d’un fiato e restare in apnea, per poterne assaporare fino in fondo, e tutta in una volta, la cifra di indicibile tenerezza e di commossa adesione alle ragioni e alle stagioni del cuore. E “poesia del cuore” certo la classificherebbe Giorgio Bàrberi Squarotti; una poesia di ineffabile profondità sentimentale e d’ineguagliabile nettezza stilistica, che di un endecasillabo armoniosamente musicale e suadente fa lo strumento privilegiato per un canto alto e puro, ben degno della migliore tradizione lirica del nostro Novecento.<br /><br />Umberto Vicaretti<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-52259763954713143332016-03-10T06:04:00.199-08:002016-03-10T06:04:00.199-08:00Offrire a Nazario Pardini anche una sola, seppur m...Offrire a Nazario Pardini anche una sola, seppur minima, possibilità di entrare nel mondo interiore della personale dimensione culturale, poetica o artistica in genere, come può essere quella di uno scrittore, è come procurargli una leva con cui, alla maniera di Archimede, egli sarà capace di sollevare l’intero mondo sentimentale, intimo ed esclusivo di quell’artista. Figurarsi poi se ad offrirgli questa opportunità è Pasquale Balestriere: con “Oltrefrontiera” è stato come se egli avesse messo a disposizione di Pardini non una semplice leva, ma addirittura un Ippogrifo, sul quale Nazario ha compiuto una straordinaria (l’ennesima) cavalcata per mettere stupendamente a fuoco la profondità della vis poetandi di Pasquale Balestriere, la forza evocatrice, pervasiva e umanamente persuasiva dei suoi versi. Ho avuto anch’io la fortuna di poter leggere “Oltrefrontiera”. Con questa silloge, felice rivisitazione della memoria, Balestriere ci introduce con infinita dolcezza nel suo mondo poetico, un mondo popolato di fidenti corrispondenze familiari e amicali, di tempi, simboli e luoghi dell’anima, smarrimento e quiete, scoramento e rinascenza; un mondo in cui “Il nudo clavicembalo dell’ore / distilla voci e note di preghiera. (Venerdì). Un tuffo nei tempi andati, un vivido remake in cui il nóstos e il rimpianto giocano, sì, un ruolo da protagonisti, ma come depotenziati, stemperati dentro una cornice di composte campiture, dove i colori più gioiosi e luminosi, ma anche quelli che connotano la sofferenza e il dolore, hanno ormai perduto la forza dirompente dell’attimo fuggente, e ora con più discrezione blandiscono, o graffiano, il cuore: <br />“La marcia è stata lunga e le cadute / tante e tanti i sobbalzi il cuore ha avuto / di gioia. I giorni hanno tirato al petto / coperte, dolcemente è stata sera. (Esame di coscienza). Ma quel che è stato è stato, ed ora, nonostante l’irreparabile volgere degli anni, la vita richiede ancora tutta l’attenzione che merita. Urge infatti, con testarda cocciutaggine, il fluire vitale degli eventi, e non c’è tempo per i consuntivi, perché “La vita è storia che non vuol totali”. Non è dunque possibile fermarsi per guardare indietro, perché “Al mare, / al cielo capovolto, / all’avventura / ci reclama la trama della vita”. (Aria di primavera). E non si può indugiare, né sostare ancora a lungo, nemmeno nei luoghi più amati, come la “Paestum del mio cuore”, dove misteriose e silenti aleggiano “le presenze / numinose, diffuse / nel cantico del tempo che si spiega / per bocche di poeti. Anche da lì bisognerà partire, perché “Io”, continua il poeta, “ostia designata, / piego il capo / al dovere della vita / che mi strappa lontano”. (Tramonto a Paestum). <br />Umberto Vicaretti (prima parte).Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8291667872930653212.post-23717340826343326472016-03-09T11:19:23.907-08:002016-03-09T11:19:23.907-08:00Quando l'artefice del libro che viene presenta...Quando l'artefice del libro che viene presentato è un amico, la mia gioia è doppia. Nel caso specifico esprimo a Pasquale Balestriere, poeta dotto e finissimo, le mie felicitazioni. L'autore della nota di lettura, l'inimitabile Nazario Pardini, ci dice che a tale opera è stato già assegnato un primo prestigioso premio. Doppie congratulazioni. Tra le poesie tratte dal testo, eleganti raffinate ricche di senso e di musicalità, sono stato coinvolto da: “Era l’età del sapias, vina…”<br />questo perché essendo stato alle prese con sfibranti fibrillazioni cardiache ho colto l'esortazione del poeta: <br />/Ma tu calmati, cuore!/ <br />e, vista la mia età, porterò sempre con me i versi di chiusura:<br />/Quanto io abbia vissuto<br />ignoro. Ma del tempo che rimane<br />ruminerò con gran dolcezza il pane/<br />Ubaldo de RobertisAnonymousnoreply@blogger.com