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LIBRI RICEVUTI, VETRINA DI SCRITTORI CONTEMPORANEI



CONTINUA: 

VETRINA DI SCRITTORI CONTEMPORANEI II
http://nazariopardini.blogspot.com/p/vetrina-di-scrittori-contemporanei-ii.html

LORENZO SPURIO: LA PAROLA DI SETA.
INTERVISTE AI POETI D'OGGI. POETIKANTEN EDIZIONI.
SESTO FIORENTINO. 2015. PG. 299






Testo di notevole interesse letterario che ci avvicina con perizia critica a quelli che sono gli indirizzi poetici dei nostri giorni, attraverso le voci dei vari scrittori intervistati 


Carla Baroni: Il segreto di Dafne.
Blu di Prussia Editrice. Piacenza. 2015. Pg. 72

"Carla Baroni sa rendere tutto il suo pathos con estrema naturalezza, senza mai cadere  nel sentimentalismo decadente, né nel discorso tragicamente eccessivo.  Ed il suo poetare ampio e nutrito di un verbo ricco e appassionato ci giunge con immediatezza. Lo stesso spartito fatto di note cucite fra loro da continui enjambement, ripetuti in maniera quasi ossessiva, denota la necessità di raccontare, di dare sfogo e apertura ad un’anima rigonfia che vuole liberarsi, gettando sul foglio i suoi ingorghi..." (Nazario Pardini)





Gabriella Bianchi: Quaderno di frontiera. FraraEditore. Rimini. Pg. 48

Un canto plenitudinis vitae

"Poesia morbida, gentile, apodittica, tutta tesa alla confessione di un’anima cotta a puntino per dire di sé, delle sue meditazioni, dei suoi input emotivi, e di tutto ciò che riguarda la vita, gli affetti, le memorie, e gli slanci al di là del precario; un equilibrio di memoria desanctisiana dove la forma è il tutto, e il tutto è forma. E’ qui la bellezza di questi versi, sta nella corrispondenza fra narrazione e sensazione, fra versificazione ed emozione. Una corrispondenza che si gioca tutta su una euritmica musicalità di un canto plenitudinis vitae..." (dalla recensione di N. Pardini).



    Claudio Fiorentini: Grido. Rupe Mutevole. 2015

              
"Si srotolano i pensieri sul volto
E nelle rughe scolano cadendo.
Mai come ora
Vedo quei pensieri
Guardandomi allo specchio e grido

Spiriti del tempo,
Folletti in gozzoviglio,
Elfi dementi…

Iniziare da questa citazione testuale significa andare da subito a fondo nella poetica di Claudio Fiorentini. Un dire di assoluta novità architettonica per valenza  metrica e cospirazioni intime, dove il verso, con andare fluttuante e modulato, cerca di farsi geografia fisica di un animo intimamente graffiato da una irrequietezza esistenziale. Ricerca, scavo, analisi attenta e perspicace di pensieri che, con stratagemmi metaforici, si srotolano sul volto e scolano cadendo nelle rughe. Claudio si sdoppia per leggersi meglio; si vuol vedere come persona estranea, come immagine allo specchio per ritrarsi con ironia e curiosità, con ardore e intensità epigrammatica, raffrontandosi con la vita, il tempo, l’amore, la nullità dell’esistere, e il divenire implacabile dell’essere che non dà punti di riferimento a cui appigliarsi... (dalla prefazione di N. Pardini).




Angela Greco: Attraversandomi. Editrice Limina Mentis. Villasanta (MB). 2015. Pg. 58. € 10

“… interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete, io nel pensier mi fingo.. e mi sovvien l’eterno…” (G. Leopardi).
Perché questa citazione. È presto detto: in questa silloge la prima cosa che salta agli occhi e all’anima è un’aspirazione alla totalità, alla plurivocità, all’assoluto del potere umano. Ad un mare che tanto significa estensione, lontananza irraggiunta e irraggiungibile;  porto di un sogno improbabile per la navigazione umana: l’eterno. Ma possiamo avvicinarcisi con slanci di cuore, con sentimenti potenti, con realizzazioni sovrumane, con fusioni di pathos e parola; abbrivo e scalpello; emozione e tela; sentimento e note; fino al punto di di dire ad una scultura: “Perché non parli?”... (dalla recensione di N. Pardini).



Lorena Turri: Leggi una donna. Kairòs Edizioni. 
Napoli. 2015. Pg. 142 


"Leggi una donna

Leggi una donna
tra le pieghe del suo vestito,
tra i sogni del suo viso,
tra i fili bianchi dei suoi capelli.
(…)
Leggila, sottovoce,
tutta di un fiato;
lentamente sfogliala
e spogliala
della sua solitudine.

Leggila fino all’ultima riga
e ti accorgerai
che la parola “fine”
ha lasciato il posto
a una piccola luce,
che è la sua grande ANIMA.

Iniziare da questa citazione testuale, che si pone come momento incipitario con valore eponimo, significa andare a fondo, fin dagli inizi, nel cuore del canto di Lorena Turri. Poesia morbida, duttile, generosa, che sgorga, con freschezza di dolce melanconia, o di accorata tristezza, da un sentire polisemico legato alle ragioni e alle figure decisive dell’esistenza; e che, affidandosi ad una mano adusa alla scrittura, fa delle ondulazioni tecnico-foniche e simbolico-allusive un quadro interiore dalle forti tinte psicologiche. Dacché tutto collabora con energia alla realizzazione di un’architettura ampia e verticale; abile a dribblare il sentimentalismo ed esperire controllatissima effusività..." (dalla recensione di N. Pardini).




Adriana Pedicini: Sazia di luce. Edizioni Il Foglio. Piombino. 2013. Pg. 84


"Poesia calda, spumeggiante, densa, che, attraverso ondulazioni metriche, fa di tutto per concretizzare gli input emotivi su un pentagramma di note da romanza. È melodia il canto della Pedicini, è euritmica sonorità che avvince e convince. Un melologo che ricorre agli strumenti fondamentali del poièin: realtà, immaginazione, fantasia, amore, memoriale, sogno, inquietudine, saudade, nostalgia; insomma tutti quegli ingredienti che fanno della vita una simbiotica fusione di contrapposizioni. Una vicenda di illusioni e delusioni; di fughe e ritorni; di slanci emotivi che tendono ad andare oltre il contingente, oltre la terrenità del nostro vivere..." (dalla recensione di N. Pardini). 




Antonella Rizzo: Cleopatra. FusibiliaLibri. Pag. 72

Quello che al fin fine domina è l’idea della bellezza

"Quei rami di cuore
avviluppati in tondo
serrati a proteggere
lembi di vita
costringeranno il nato
a non chiedermi giorni
ma stracci di pazienza
a contenere il fuoco.
Avrò gesti lascivi
dolci ricompense
e al battesimo dei sensi
affogheremo insieme
nudi come anime.

È così che inizia il racconto di Antonella Rizzo: un racconto di passione, amore, memorie, sperdimenti; turbamento di  sangue che “ribolliva come un braciere”; uso di tempi all’imperfetto che dà senso di continuità a confessioni ora tragiche ora riposanti in rievocazioni di Nili testimoni d’incontri: “Mi torna in mente la navigazione con il mio amato lungo il Nilo, viaggio fecondo”; Cleopatra che replica dopo la morte di Cesare: “Sto impazzendo./ So che il veleno continuo era/ solo brace per nutrire un amore destinato/ a finire come tutte le cose del mondo”; il tempo che passa veloce fagocitando il presente..." (dalla recensione di N. Pardini). 




Adriana Pedicini: I luoghi della memoria. Arduino Sacco Editore. Roma. 2011. Pg. 114


"Una narrazione agile, paratattica, apodittica, dove l’Autrice, con recuperi memoriali di grande intensità emotiva, riesce a trascinare il lettore nelle storie che si susseguono con incalzante fecondità; che ci dicono di vita, e soprattutto di immagini risultanti da una realtà rimasta a decantare nell’animo della Pedicini; che si fanno presenti con empito suggestivo e coinvolgente; tanto che naturale è seguire i contenuti delle storie, leggerne i risvolti, coinvolti da trame semplici nella loro complessità umana. I luoghi, i personaggi, gli ambienti, reali o immaginari , sono delineati con tratti ora gentili, ora forti, ora georgico-bucolici, ma pur sempre scaturiti da un’anima zeppa di vita e adusa ad una poesia di ricerca meditativa; e il tutto finalizzato a concretizzare la psicologia dei personaggi in gioco..." (dalla recensione di N. Pardini). 


Paolo Buzzacconi: Giorni diversi Edizioni Effigi. Arcidosso (GR) 2015. Pg. 96

Immensi silenzi che invogliano al viaggio


"Giorni lontani dal voler capire,
belli senza un motivo, una ragione,
giorni affamati d’aria, d’emozione,
dove ogni istante sembra non finire.

Giorni vissuti solo per seguire
il volo d’ogni nostra sensazione,
giorni dove comanda la passione,
dove non si ha paura di scoprire.

Giorni di luce, colmi di speranza
per un qualcosa che non ci appartiene
ma che ci guida come in una danza.

Giorni diversi, senza più catene,
dove l’amore annulla ogni distanza.
Giorni sbocciati per volersi bene (Giorni diversi).

Iniziare da questo sonetto, che si propone come momento incipitario con valore eponimo, significa andare a fondo, fin da subito, nella poetica di Paolo Buzzacconi. Nel modo di intendere la vita, il rapporto con il mondo, con la realtà, con la fuga, con la libertà; il bene, l’amore, l’amicizia; in cerca di giorni, di speranze, così come vengono, non calcolati, dove comanda la passione;  e soprattutto significa entrare  nel cuore del suo canto... (dalla recensione di N. Pardini).



Alessandro Ramberti: Orme intangibili. Fara Editore. Rimini. 2015. Pg. 80

Un viaggio, un odeporico intento per sgombrarsi del corpo e lasciare l’anima alla ricerca del bene, di Dio, dell’assoluto. E si sa che l’uomo soffre del suo fatto di esistere; degli spazi ristretti del suo soggiorno; ed è umano, disumano tentare un aggancio con l’oltre; azzardare sguardi oltre i confini del precario esistere. Una ricerca impellente e epigrammatica che il Nostro affronta librandosi con voli di ardita energia verso gli immensi confini del mare. E quale metafora più vicina alla nostra vicenda che il mare? Quell’immenso piano che si distende davanti ai nostri occhi e che dà l’idea della totalità, della grandezza, e della libertà a cui aspira l’anima umana..." (dalla recensione di N. Pardini):



Melania Panico: Campionature di fragilità. La Vita Felice. Milano. 2015. Pg. 56

"Poesia armonica, intimistica, di profonda e ontologica perlustrazione soggettiva, che, col suo andare ondivago, robusto e significante, si oggettiva in espansioni ora verticali ora orizzontali; si trasferisce in ognuno di noi rendendoci partecipi di esperienze umane, di connessioni che possono vincere divergenze, con canti i cui verbi, con urgenti concomitanze affettive, e con slanci di valenza iperbolico-allusiva, si fanno corpo di un sentire dai toni epico lirici; intensi e rievocativi..." (dalla recensione di N. Pardini).



Maria Grazia Ferraris: Il croconsuelo e altri racconti. Menta e Rosmarino Editrice. Caldana di Crocquio (VA). 2015. Pg. 164


"Scrivere sulla prosa di Maria Grazia Ferraris significa introdursi in tutto il suo patrimonio ontologico; forzare la cassaforte del suo animo per scoprirne i sogni, le memorie, i propositi culturali e il profondo amore per la letteratura;  concretizzarli in fatti e personaggi che si fanno corpo delle sue cospirazioni epigrammatiche; dei suoi intenti emozionali: amore, nostalgie, radici, storie,solitudini. Tutto viene rielaborato dall’anima dell’Autrice. E tutto si trasferisce sul foglio dopo una generosa decantazione. La cultura stessa, il suo profondo patrimonio poetico-narrativo, filosofico-cognitivo, è oggetto di meditazione e rievocazione..." (dalla recensione di N. Pardini).



Giuseppe Vetromile: Congiunzioni e rimarginature.Scuderi Editrice. Avellino. 2015. Pg. 64

 Tramandare ai posteri il respiro dei  predecessori per i quali è stato possibile il nostro presente 

Siamo solo forme in cammino
rimarginati dalla voce dei nostri padri
 noi come ferite aperte alla morte
forse un giorno rivivremo

Giuseppe Vetromile, capitano di lungo corso nel mare della poesia, si presenta con questa nuova silloge dal titolo Congiunzioni e rimarginature, che fa da antiporta, da prodromico invito alla lettura di un tema molto vicino al sentire di ognuno di noi, dacché la questione del tempo, con tutte le sue implicazioni  umane e disumane, è il nocciolo centrale della nostra esistenza; il motivo determinante dell’inquietudine dell’uomo di fronte al tutto; di fronte agli orizzonti che demarcano i  confini oltre i quali è difficile azzardare sguardi per la miopia del nostro esistere; “L’homme est un milieu entre rien e tout” afferma Pascal... (dalla recensione di N. Pardini).




Francesco Filia: La neve. FaraEditore. Rimini. 2012. Pg. 56

Una sintomatica metaforicità riguardante il tempo, i “detriti” e la fragilità della vita

"La neve. Titolo intrigante ed di prodromico invito ad una lettura di polisemico senso; di una plurivocità acchitante; di un innesto generoso a significanti che fanno del reale una sintomatica metaforicità riguardante il tempo, i “detriti” e la fragilità della vita. Tutto scorre e tutto si scioglie al vento come un nevischio che l’Autore pensa su Napoli ma che in verità  Egli traduce in sostanza e potenzialità creativa, fonica e cromatica di significanza ontologica. I versi si distendono su uno spartito ampio e figurato, affidati al supporto d’intrecci di una narratologia fortemente epigrammatica che sa volgere i suoi verbi  ad un lirismo di contaminante resa poetica..." (dalla recensione di N. Pardini).



Colomba Di Pasquale: Il mio delta e dintorni.FaraEditore. Rimini. 2015. Pg.  70

"Un canto di odeporico entusiasmo, di abbraccio ad una natura plurale e polimorfica, una fuga dalle aporie del mondo, da una palude umana, verso una palude di esseri che assumono valenza antropomorfica altra, per la loro grande operosità nel fare attivo e integrato con un delta ricco di offerte, in unione perfetta con l’acqua e il mondo che li ospita. Quasi un ritorno alla madre più antica, primigenia, alla quale l’uomo era fuso dacché parte integrante della sua linfa. Un inno alla vita; alla natura, agli esseri che la rispettano e dalla quale dipendono... (dalla recensione di N. Pardini).



"Ivan Pozzoni: QUI GLI AUSTRIACI SONO PIU’ SEVERI DEI BORBONI. Casa Editrice Limina Mentis. Villasanta (MB). 2015. Pg. 44



Una poesia ampia, densa, ipermetrica, razionalmente guidata, ma emotivamente sorretta, quella di Ivan Pozzoni; dove il verso tende a concretizzare le tante questioni di un mondo che viaggia al contrario; in cui la borghesia, che aveva soffocato le istanze sociali di un proletariato una volta intento ad andare sulle barricate per far valere i suoi principi (rivoluzione francese del 1848), ora continua il suo predominio creando una struttura materialista, liquida, affarista dove prestanomi di multinazionali decidono delle sorti dei popoli..." (dalla fecensione di N. Pardini).



Alberto Mori: Canti digitali. FaraEditore. Rende (CS). Pg. 152


"Alberto Mori traduce la vita, il tempo, le combinazioni, gli incastri, i file della modernità, e le varie sensazioni, ora oggettive ora surreali, in Canti digitali.  E quello che avvince fin dalla prima lettura è il linguaggio segmentato, nuovo, apodittico, e lessico-fonico, alla Céline. Sì, un susseguirsi di lemmi e di cifre verbali apparentemente alogici, senza un legame ben preciso che ne unisca il senso; incalzante, frammentato, che va contro ogni tradizione nostrana; contro ogni poetare melodico abituale in una ricerca linguistico-sonora di grande impatto visivo, e cognitivo e, in realtà, finalizzato con nessi ben precisi a rivelare introspezioni intellettive in un linguismo concreto e affascinante" (dalla recensione di N. Pardini).








ESTATE                   QUALCOSA CHE VALE





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Paolo Buzzacconi: Giorni diversi Edizioni Effigi. Arcidosso (GR) 2015. Pg. 96

Immensi silenzi che invogliano al viaggio


"Giorni lontani dal voler capire,
belli senza un motivo, una ragione,
giorni affamati d’aria, d’emozione,
dove ogni istante sembra non finire.

Giorni vissuti solo per seguire
il volo d’ogni nostra sensazione,
giorni dove comanda la passione,
dove non si ha paura di scoprire.

Giorni di luce, colmi di speranza
per un qualcosa che non ci appartiene
ma che ci guida come in una danza.

Giorni diversi, senza più catene,
dove l’amore annulla ogni distanza.
Giorni sbocciati per volersi bene (Giorni diversi).

Iniziare da questo sonetto, che si propone come momento incipitario con valore eponimo, significa andare a fondo, fin da subito, nella poetica di Paolo Buzzacconi. Nel modo di intendere la vita, il rapporto con il mondo, con la realtà, con la fuga, con la libertà; il bene, l’amore, l’amicizia; in cerca di giorni, di speranze, così come vengono, non calcolati, dove comanda la passione;  e soprattutto significa entrare  nel cuore del suo canto..." (dalla recensione di N. Pardini).



Angela Caccia: Il tocco abarico del dubbio. Fara Editore. Rimini. 2015: Pg. 96

Una estesa vivacità morfologica che si aggrappa a lumi di luna per farsi poesia

"Realtà, immaginazione, odisseici spazi, odeporici sperdimenti, incontri e distacchi; tutto ciò, insomma, che fa della vita un gioco doloroso, inquieto, gioioso, anche, ma pur sempre avvolto da un dubbioso velo di mistero. Dalla realtà alla verità, la direi questa mia esegesi sulla plaquette di Angela Caccia; un tragitto  incommensurabilmente lungo, il cui traguardo è di difficile conseguimento considerando l’esilità delle forze umane nell’ambire a quella luce che squarcia la tenebra di un orizzonte senza limiti. Zeppo d’incognite:

(…)
Sai di strada
ora polline
ora spora di soffione
scavi tra le pietre
frughi ancora
tra le radici

un altrove il cammino
dubbia la meta
e sempre quel gusto netto:  

da sottili geometrie di sillabe
cade una tua carezza e ti sembra
di toccarle le parole (Geometrie).

Una verbalità di intrecci secchi e apodittici che si sfuma in una mèsse di parole pronte a fare del dubbio una verità di suoni e di radici in un sogno che neppure il giorno, con tutta la sua luce, riesce a rendere vero; a distoglierlo da una notte che incombe dato che la morte è privilegio per chi vive..." (dalla recensione di N. Pardini).





Paolo Bassani: RIVERBERO. Poesie e racconti. 2015
(stampato in proprio)

"Ci scrive l’Autore in una citazione che fa da antiporta, da prodromico avvio alla lettura: “… In fondo, come ci ricordava Mario Luzi, scrivere è per l’autore un elementare bisogno dello spirito che si incontra con la cultura, cercando di far diventare il segno convenzionale parola viva”. E questo è l’intento di Bassani che, con un linguaggio morbido e suadente, riesce ad esprimere tutto il suo pathos esistenziale, tutto il suo credo estetico ed etico, tutto il suo impegno politico-sociale, ora con rime di affabulante musicalità ora con prose agili e zeppe di umanesimo e di umanità. Ho avuto l’occasione e il piacere di leggere i contenuti dell’opera in quanto già pubblicata in gran parte su questo blog..." (dalla recensione di N. Pardini). 




CÚ CHULAINN
*
MAURIZIO DONTE: IL MITO DEL MASTINO DI CULLAN. EDIZIONI R.E.I. Pg. 182


Una grande storia, un autoptico lavoro zeppo di slanci emotivi e di perspicua sapidità odeporica. Uno degli antichi miti d’Irlanda, in cui l’Autore dà tutto se stesso attraverso una poesia dai toni epico lirici in note endedecasillabe rattenute da misure più brevi quali quinari, settenari, decasillabi… Una vera oscillazione musicale, un vero alternarsi di onde, per seguire le motivazioni di un pensiero tutto vòlto a concretizzare luci ed  ombre  di amori e di spade in  un’autorevole semplicità di linguismo, dove il Poeta orchestra una storia vasta, e complessa, in una struttura compatta e organica (dalla recensione di N. Pardini).




AA. VV.: Borghi, città, periferie
Edizioni Agemina. 2015
L’antologia poetica del dinamismo urbano
A cura di Lorenzo Spurio

"Un’Antologia ricca e plurale, quella che mi è giunta per bontà di Lorenzo Spurio; elegante, ben fatta, per copertina, risvolti, composizione, quarta, carta, insomma per tutto il suo insieme editoriale; cosa non insignificante per avviare il lettore ad avvicinarvisi, a gustarne l’interno, spilluzzicando inizialmente versi e propositi, forme e significanti. Un contenuto che si conferma vario, articolato, polisemico, ma che segue principalmente una dritta, come da titolo: Borghi, città, e periferie. Ci fa da prodromica guida una citazione tratta da Trentadue variazioni, 1973, di E. Montale “Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L’uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine”  che tanto sa di un calviniano Marcovaldo con tutte le difficoltà che incontra nel passare dalla campagna alla città: omologazione, consumismo, appiattimento, solitudine; quel vuoto non certamente colmato dalla cosiddetta industrializzazione che con  una certa brutalità segna la fine di una umanissima civiltà contadina, dove la città era più a dimensione umana..." (dalla recensione di N. Pardini).





"Pietro Rainero: Il mondo al contrario. Archeoclub d’Italia Patti. 2014. Pg. 82


Un libro di undici racconti che, con un linguaggio sciolto, armonico, incisivo e paratattico, ci dice di avvenimenti e curiosità che metaforicamente riguardano la schizofrenia o le stranezze dell’umano vivere. E sembra proprio che l’uomo faccia di tutto per rendersi la vita complicata. Tanta immaginazione, tante fughe oltre la realtà, che poi, dalla realtà stessa prendono spunto, e alla realtà stessa si vogliono riferire, ma, per approdare, spesso, all’inverosimile. Tanto è vero che lo scrittore ci avvia alla lettura con una dedica alla figlia sulla felicità: “Qualche madre dirà: vorrei che mio figlio fosse ricco. Qualche padre dirà: vorrei che mia figlia fosse famosa. Qualcuno dirà: vorrei che mio figlio fosse un Re. Io dico solo: vorrei che mia figlia fosse… felice”. Ma il fatto di volere che i figli siano felici è soggetto a diverse interpretazioni. Mettiamo che un virgulto lo sia  commettendo illeciti non è di certo consigliabile assecondarlo. Quindi, possiamo dire, che la felicità è quantomeno un sentimento strano, e non certamente a portata di mano. Ma venendo a noi, l’Autore si ripropone di presentarci un mondo al contrario. Perché alla fin fine è così che funziona secondo lui" (dalla recensione di N. Pardini).




"Anna Vincitorio: Il dopo Estoril. Blu di Prussia editrice. Piacenza. Pg. 110


I tuoi passi e la terra
i tuoi occhi nel cielo
Nel dolore il ricordo

Questo nell’incipit. Un annuncio di una poesia dal verso apodittico, conclusivo, di grande valenza ontologica che ci dice dell’umano e di tutto ciò che l’umano coinvolge e sconvolge: memoriale, realtà, inquietudine del vivere e del vissuto, interrogativi sul fatto di esistere. Una poesia folta, zeppa di intense vicissitudini, di immagini calde e lucenti, reali e scottanti che tutte assieme danno forza allo scorrere dello spartito. E basta leggere la poesia eponima che potrebbe benissimo fare da momento incipitario per il suo valore verbale, emotivo, e etimo-fonico. Dove la parola è sufficiente a se stessa dacché a essa è affidato l’arduo compito di rivelare il senso della vita. Una parola, che, incastonata in versi anche bisillabi, allunga sguardi oltre il senso di una grammatica usuale, canonica..." (dalla recensione di N. Pardini).









Luigi Gasparroni: Stagioni. Teramo. 2015. Pg. 32;Profilo di donna. Teramo. 2015. Pg. 50

"Il fascino di un terreno che tanto sa di attrazione vitale:

Il nostro risveglio
nella luce incerta del mattino:
come una coltre lieve si distende
tra i miei capelli il tuo caldo respiro.
Nei chiari occhi appare
il tormento dei giorni dell’attesa
e un’amara dolcezza è la memoria
del tempo fuggitivo.

Sta in questo gioco di ossimorico sapore il distendersi delle  composizioni di Luigi Gasparroni: l’amore, la tristezza; la gioia del mattino, il tormento dell’attesa; il ritorno di primavere come alcova di piacere, come “tempo fuggitivo”.
Ho ricevuto stamani martedì 7 aprile due sue sillogi: versi che, con eufonica sonorità, si fanno corpo incisivo e significante degli abbrivi emotivi. E quello che colpisce da subito è il prevalere di un tempo all’imperfetto che concretizza  memorie sedimentate di urgente liricità; rievocazioni che, presenti nell’uno e nell’altro testo, alimentano un sentimento di melanconica nostalgia utile alla resa del canto; lo stesso sapore odeporico; la stessa voglia di ri-vivere tempi e paesaggi che hanno lasciato segni indelebili, e dove rattenute metriche in funzione di cascate endecasillabe dànno vigore al focus centrale. Ed è così che quel sorriso colmo d’allegrezza splende con dolce vigoria sul resto delle immagini..." (dalla recensione di N. Pardini).






Francesco Dario Rossi: Figure della mente. Pegasus Edition. Cattolica. 2015. Pg. 76

"Silloge densa, inconsueta, nuova sia contenutisticamente che formalmente. Una stretta connessione fra dire e sentire. Un prodromico inizio che va controcorrente e fa da antiporta a un modo di far poesia diverso; soprattutto nella prima parte, dato che poi Rossi ricupera la voce di un poièin più vicino alla nostra tradizione letteraria. Il poeta, stravolgendo la consuetudine, dove per concretizzare pathos e abbrivi, di solito, si ricorre a colline verdeggianti, soli decadenti, o marine inesplorate,  traduce figure geometriche in vere rappresentazioni della sua intima vicenda, di quella umana: la sfera, il cubo, la tangente, il triangolo…:

(…)
Non bastano squadre e goniometri
per alleviare l’angoscia del pensiero
che non può spaziare libero
e sentir venir meno
il proprio fine (Triangolo),

Sta qui uno dei punti cardine della sua poetica..." (dalla recensione di N. Pardini).







Giannicola Ceccarossi: La memoria è un grano di sale. Ibiskos Uivieri. Empoli. 2015. Pg. 52

Una poesia snella, agevole, semplicemente complessa quella di Giannicola Ceccarossi. Una poesia in cui il verso segue docile ed ondivago i pensamenti, le meditazioni, e le inarcature emotive della vita. La memoria è un grano di sale il titolo e tre le sottosezioni: … e io volo dove non sono; non fruscìo d’erbe; e infiniti sono gli attimi. Sembra quasi che il Nostro, con un climax di note etimo-intimistiche, voglia iniziare da quelle che sono le ristrettezze e le insoluzioni del presente, per allungare sguardi ad attimi infiniti, a voli che superino la siepe del nostro esistere. Il titolo stesso fa da prodromico incipit, da apriporta a questa silloge carica di inquietudini umane, di azzardi esplorativi, di plurali espansioni, confessati con una metaforicità di grande valenza poetica" (dalla recensione di N. Pardini).




 "Anna Magnavacca: Di  stanze e voci (poesie ritrovate 1959-2014). Edizioni Helicon. Arezzo. 2015. Pg. 128

Tanta spontaneità, tanta semplicità, tanta effusione di amorosi sensi, in queste composizioni che riguardano rimembranze e non solo degli anni passati della nostra scrittrice. E per un critico che ha seguito i diversi momenti del suo percorso stilistico, viene da sé fare un raffronto. La conclusione è che in questa silloge sono già presenti, in nuce, tutti quegli stilemi emozionali,  contemplativi, e fonici che caratterizzeranno, in maniera più evoluta, il panorama contenutistico-formale di Anna Magnavacca. E credo opportuno rifarmi a due citazioni, in particolare, per dare sostanza alla mia lettura:       
Anassimandro: “..Principio di tutte le cose è l’àpeiron (infinito, illimitato, indeterminato) che comprende in sé tutte le cose e a tutte le cose è guida. Immortale e imperituro. Da dove infatti gli esseri hanno l’origine lì hanno anche la distruzione secondo necessità…” (dalla recensione di N. Pardini).



Domenico Defelice: A Riccardo (e agli altri che verranno). Il Convivio. Castiglione di Sicilia. 2015. Pg. 64

"Un climax che drizza le vele al porto della vita, al miracolo della sua presenza

Splende la sposa come una regina,
il re ha giurato amore eterno.
Mangiate e bevete, amici,
le labbra sorridenti, gli occhi molli;
bevete e mangiate
tra balli e canti fino a notte fonda.
Sarà un’alba radiosa e nuova
sopra una terra piena di germogli.

Leggere la poesia di Domenico Defelice è un’emozione schietta; è un contatto di polimorfico sapore, di plurale contaminazione: musicale, espressiva, umana, estetica,  quindi etica, sociale, e civile. Una contaminazione legata alla vis creativa di un Poeta aduso ad indagare sulla vita e su tutta la sua complessità: la memoria, l’esistere, il tempo, gli affetti, i parenetici messaggi, e l’odeporica mèta verso un porto di umana problematicità..." (dalla recensione di N. Pardini). 





Imperia Tognacci: Là, dove pioveva la manna.Edizioni Giuseppe Laterza. Bari. 2015. Pg. 80



Precipite il tempo: tra onde
di ritorno chiama il faro
dell’ultima frontiera.
Tutto, all’improvviso, deraglierà.
Poco importa a te, madre terra,
se sarà stata la punta
di una pietra di salice,
o la frana dei giorni su di noi,
a condurci dove ogni
cosa tace e dove l’ombra
senza memoria regna.

Un inizio di grande essenza significante, dove è possibile leggere l’inquietudine dell’esistere e le tappe di un iter che fa della realtà un motivo d’indagine. Questo “Poema” lineare e organico per pensiero e forma – un verso libero che permetta a Imperia Tognacci di non restare vincolata a un modus scribendi che può limitare l’effusione lirica del canto – parte proprio da una realtà fisica e spirituale per cercare di agguantare le soglie della verità. Cammino difficile e intricato attingere qualche risposta dai perché della vita; dacché il nostro essere, pur cosciente della precarietà della sua vicenda legata al luogo e al tempo, contiene quegli impulsi che lo elevano e lo invogliano alla ricerca (dalla recensione di N. Pardini).



Annalisa Rodeghiero: Di spalle al tempo. VeniLia Editrice. Lozzo Atestino (Pd). Pg. 116


Una poesia snella, fluente, armoniosa, duttile che sa sintonizzarsi con gli abbrivi emotivi. Vi ho trovato un dispiegarsi di euritmiche sonorità, una pluralità di slanci sentimentali che coinvolgono ogni aspetto del vivere: il tempo, la memoria, quel senso di saudade che fa bene al canto, e l’amore, quello totale, plurimo, che volge lo sguardo alla vita, al Cielo, alla terra, al sociale, ad astra.  Già dalla poesia eponima a pag. 66 risalta chiara la poetica della Rodeghiero: parole in un velo di silenzio, tace l’ultimo tormento, primavera mi sento.  C’è una storia, la coscienza della fragilità dell’ora e del giorno, e soprattutto l’intento di guardare avanti in attesa di una primavera che rinnovi la vita (dalla recensione di N. Pardini).


L’uomo che ascoltava le 500, di Francesco Paolo Tanzj, edizioni Tracce



Prefazione
a
Rodolfo Vettorello: Elogio dell’imperfezione.LuoghInteriori. Città di Castello. 2015. Pg. 90  

"Un ossimorico gioco di vita e morte, di rumori e silenzi che rende vitale, vicino e oggettivo il messaggio tormentato dell’uomo


  …Solo il cuore
la sua tachicardia disordinata,
dà il giusto ritmo al vivere una vita
di un’unica certissima nozione:
la meraviglia dell’imperfezione (Elogio dell’imperfezione).

Mi piace esordire da questa citazione testuale tratta dalla poesia che si pone come momento incipitario con valore eponimo per evidenziare, fin da subito, quello che è il focus alimentatore della silloge di Vettorello. Una poetica che guarda più al sentimento che alla ragione. D’altronde è proprio l’interiorità con tutta la sua forza emotiva a fare da pilastro ad ogni manifestazione artistica, a fare da nido, per ospitare, nutrire e riscaldare ogni modulazione ritmica; per animare quella sonorità che avvince e convince come lo può un intermezzo della Cavalleria rusticana di Mascagni o della   Butterfly di Puccini. Sì, dico proprio di quella musicalità indispensabile a che la Poesia possa dirsi tale: un valore aggiunto allo scorrere dello spartito di questa plaquette. È la passione, quindi, con gli impulsi di sostanza e potenzialità creativa, fonica e cromatica a creare lasubstantia del canto (dalla  Prefazione di N. Pardini).




Franco Vetrano: Cento emozioni. Dibuono Edizioni. Villa d’Agri. 2015. Pg. 114



"Nelle vene scorre lenta la vita,
i ricordi si perdono nel buio.
Ciò che era, è ormai gelido vento,
dolore e speranza una sola cosa.
Di tante domande è piena la  mente
le risposte non le darà il  domani.


Questa poesia incipitaria dà il senso della poetica di Franco Vetrano. Un andare lento e apodittico che riflette sul nostro vivere ed esser-ci. Sulla  nostra casuale e imperscrutabile vicenda umana; sul nostro patema esistenziale mutuato da tutto ciò che riguarda il mondo che ci circonda; dalla sua inafferrabile realtà. E dalla realtà alla verità il cammino è lungo e inarrivabile.  Sì, ci sono i sogni in cui spesso ci rifugiamo, le memorie, che possono lenire la nostra inquietudine con il ritorno ad antiche primavere e a giardini in fiore, vestiti di pace di un bimbo fra le braccia materne:

Sogni di un bimbo, vestiti di pace,
sicuro fra le braccia materne... (dalla recensione di N. Pardini).



EUNICE ODIO – “COME LE ROSE DISORDINANDO L’ARIA” (Passigli 2015) – a cura di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli


"Innocenza Scerrotta Samà: In luce d’estasi Edizioni Polistampa. Firenze. 2015. Pg. 72

Confluenza in un naturismo dal sapore di naufragio leopardiano

Estasi
il confine
con
la
morte

Iniziare da questa poesia incipitaria significa penetrare già a fondo nella poetica di Innocenza Scerrotta Samà. Estasi, confine, morte; e, aggiungerei, limen e spazi, mito, trasmutazione infinita:

Al di qua
del confine
trasmutazione
infinita.
In costante
anelito
di vita.

Termini che nella loro espansione etimo-significante fanno da antiporta, da prodromica apertura ad un viaggio di polisemia levatura. Un andare zeppo di tutti i quesiti dell’essere e dell’esistere, di ogni propensione verso quell’azzurro che attrae da sempre la nostra pochezza. Forse perché proprio nel mistero di quel colore, l’uomo intra/vede il bilanciamento della sua insufficienza. Vita morte, ordine caos, alfa omega, Ulisse e nessuno, il niente e il tutto: quel polemos degli opposti eracliteo di cui è fatta la nostra essenza; la navigazione in un mare enorme e pauroso che può significare fine, ma anche apertura ad una libertà luminosa e indecifrabile di memoria alfieriana, di palpito neo-platonico, ellenistico; luce aeropagita (Dionigi l'Aeropagita, luce degli stiliti del deserto; o S. Francesco, di Dante, luce luziana ("Nel viaggio terrestre e celeste di Simone Martini"); ed è proprio nella simbiotica fusione delle contrapposizioni che la Poetessa riesce a trovare un faro che illumini il porto; che faccia da bussola per il ritorno ad una spiaggia familiare, seppur nuova, rigenerata; ad un’Itaca dai tramonti eterei, dai giardini paradisiaci, senza Proci, con Penelopi e Telemachi freschi, desiderati ed amati; per  vivere tutti assieme in quest’angolo di felicità e di sogno. Per ricuperare nei confronti di sconfitte, volute forse dal destino, o da chissà mai quali congegni imperscrutabili. Il fatto sta che il cammino è lungo, come lunga e problematica la vicissitudine di un’anima che scopre strade nuove dopo forti, e inquietanti peripezie. Di un’anima che si aggrappa a quell’azzurro come ancora di salvataggio; che si guadagna la cima dopo una scalata ripida; che scorge un fascio di luce abbagliante dopo una selva oscura e dolorosa:

Nel secolare oceano
di dolore,
il canto
del cuore,
il succo dolce
delle vigne,
il bacio della pioggia
amica" (dalla recensione di N. Pardini).

Copertina

Quarta di copertina


Prefazione Patrizia Stefanelli: Rosanero
RUPE MUTEVOLE. Bedonia. 2015. Pg. 78

Un tappeto di velluto su cui scorrono i sentimenti

"Abitami
nelle sere d’estate
e poi d’inverno, quando neve ghiaccia
e le ferite mordono.
Abitami i giorni a venire,
 quelli passati,
 abitami il dolore,
 che d’Albatro ha il volo e non sa…
restare.

Poesia intensa, zeppa di amore, di vita, di slanci oltre il comune senso dell’esistere. Un connubio di grande intensità emotiva che riesce a scalare le vette dell’anima, con passi  di velluto.
Mi piace iniziare da questa citazione testuale per entrare da subito nel focus della poetica di Patrizia Stefanelli. Una poesia del dubbio, del sospeso, dell’indefinito, della reticenza, di tutto quello che esiste fra una parola e l’altra; una poesia in cui il verbo ha il compito del sublime; quello di soddisfare le esigenze di tanto sentire; un verbo, che, mai compiuto definitivamente, lascia spazi al soggetto perché divenga egli stesso parte del tutto. Barthes auspicava che la poesia moderna dovesse suggerire al lettore un campo di risposte emotive e concettuali legate alla sensibilità del singolo. Al lettore va lasciata una parola che contenga simultaneamente tutte le accezioni (motivo ripreso da U. Eco); il simbolismo classico faceva per ogni figura un referente ben preciso, il simbolismo moderno è simbolismo aperto proprio perché vuole essere comunicazione dell’ambiguo" (dalla prefazione di N. Pardini).



Prefazione Umberto Vicaretti: Inventario di settembre. Edizioni Blu di Prussia. Piacenza. Dicembre. 2014. Pg. 128


"Vedi, mia cara,
             il giorno è stato un lampo
abbacinante, luce incorruttibile
(sospese ed esitanti le clessidre,
immemori e incolmabili di baci).
(…)
Ma vuota è la faretra e il foglio è sabbia,
disabitato alveare (Non chiedermi prodigi).


Scrivere sulla poesia di Umberto Vicaretti significa “de Poesia loqui”; sì!, significa parlare di una Poesia con la “P” maiuscola: Poesia robusta, intensa, umana, sociale in cui il verso abbraccia con generosità ritmica ogni impulso emotivo, ogni slancio vitale. Una Poesia la cui architettura metrica combacia, simbioticamente, con le allusioni significanti del dettato interiore. Di una interiorità tutta protesa a leggere il mondo nelle sue varianti e nei suoi accostamenti al vivere e alle meditazioni che ne derivano. E già nel verso incipitario della citazione testuale, che fa da prodromico annuncio, da antiporta alla plurivocità di questo “poema”, l’autore preannuncia il focusdella sua frequentazione letteraria; la tematica che costituisce il leitmotiv, la carica dei suoi intendimenti di vita, d’amore, di sogno, e di spiritualità. Inventario di settembre, il titolo. E tre i sottotitoli in cui si dilata il poema: La rotta, Dorme la mia città, Canti d’amore. Messaggio proteiforme, di polisemica significanza, che indaga sul nostro essere ed esistere, con una resa di grande tensione orfica, anche, dai toni epico-lirici; di una tensione che volge, con guizzi creativi e ampio ardore allusivo di metafore, a sottrarre la bellezza delpoièin alle voraci fagocitazioni del tempo. Di un tempo che tutto divora e lascia solo la possibilità di mutare il presente in un ricordo, in una spinta continua al repêchage... (dalla prefazione di N. Pardini).

Umberto Vicaretti
INVENTARIO DI SETTEMBRE
Postfazione
"Con grande gioia ho accettato l’invito del poeta Umberto Vicaretti a redigere la postfazione alla sua seconda raccolta di versi, la cui pubblicazione era stata peraltro da me caldamente e ripetutamente sollecitata e  auspicata. Ma, dopo la trepida emozione  procuratami dalla lettura delle liriche, mi sono chiesto: ”Ed ora come faccio a dire tanta ricchezza di affetti, tutta questa calma esuberanza creativa e la totale, e a volte sofferta, adesione alla vita? Come la sempre  risorgente speranza? Come le sfumature, le allusioni, le suggestioni? Come la tinnula voce del cuore e le vibratili sonorità di un canto così  terso e luminoso? E l’eco della memoria e il fervido assalto all’ineffabilità mistico-misterica della poesia?”
Poi, per fortuna,  la penna ha preso a scrivere, con il tratto netto e deciso di una nota assolutamente e gioiosamente libera,  e ogni facoltà intellettiva  si è rituffata nel grande mare poetico dello scrittore marsicano; quel mare che intride il lettore di grazia e soavità, di tenerezza e di forza, di malinconia e di speranza,  e lo tiene del tutto, nel senso che -con dolce tirannia- non gli concede distrazioni, gli fa trattenere il respiro nell’attesa che  il momento poetico trovi la completa e quasi divina incarnazione, il suo magico compimento.
Più nello specifico, questo tripartito Inventario di settembreche si offre come prezioso scrigno di sicura e alta poesia, invita  -già dal titolo- alla dovuta riflessione e cautela esegetica, consegnandoci una prima chiave interpretativa. “Inventario” infatti è parola di ampio significato, che include, in felice e variabile ambiguità, i concetti di ricerca, rilevamento, classificazione, enumerazione, descrizione, valutazione; ” (dalla postfazione di P. Balestriere).



Ester Cecere: Istantanee di vita. Kairós edizioni. Napoli. 2015. Pg. 112

"Questa narrazione zeppa di un realismo che sa tanto di  nostos, nostoi, di ritorno a luoghi e fatti trasfigurati in episodi e personaggi e che dice tanto di vita piena, intensa, gustata e dolorosa, mi riporta al "Homo sum, nihil humanum a me alienum puto" (Nulla che sia umano mi è estraneo) di Terenzio. Sedici racconti che si inerpicano, con una struttura semantica lineare e docile, su vette espressive di resa paradigmatica e ontologica. Dacché ogni implicit introduttivo dà il via, fin da subito, alla perlustrazione dei fatti e delle vicende con tatto narratologico..." (dalla recensione di N. Pardini).




Umberto Cerio: ΔΙАΛΟЃΟІ. Edizioni NOUBS. Chieti. 2004. Pg. 80


"Leggere I dialoghi di Umbertto Cerio significa perdersi e ritrovarsi. Significa amare, odiare, soffrire, gioire, illudersi, disilludersi, insomma provare tutti quegli abbrivi emotivi che si scatenano dopo la lettura delle opere dei grandi classici. E qui siamo in una arcadia rinascimentale, in un festino ellenico, in un simposio greco alla presenza di Omero, di Euripide, Eschilo, Platone, Socrate, tutti riuniti assieme, per magia ed incanto, a conversare di miti, di musica, di amore, di morte e di vita. A conversare di Ippolito e Fedra, di Antigone ed Emone, di Icaro e Dedalo,  di Priamo ed Ecuba. Sì di Eros e Thanatos, che fanno da filo conduttore ad una versificazione liricamente fluida ed armoniosa... (dalla recensione di N. Pardini).




Presentazione
di
Maria Ebbe Argenti: Dell’anima e del cuore
Edizioni Blu di Prussia. Piacenza. 2015. Pg. 52

"Il cancro, di per sé, non è straziante.
Quello che non si tollera è la gente
che lo rammenta istante dopo istante
mulinando tumori e recidive,
ponendoci domande disagevoli
stremando i nostri dubbi mai risolti.

Sta in questi versi incipitari il coraggio di confessare lo stato psicologico che un cancro determina nell’anima stremata da dubbi mai risolti. Il disagio di sentirlo rammentare istante dopo istante. E Maria Ebe Argenti  lo trasferisce ex abundantia cordis a abbrivi dall’ardore semantico-allusivo..." (dalla prefazione di N. Pardini).





Oholiba: La passione di Maria.
Silva Editore. Parma. 2014. Pg. 176


        

        Francesco Lantero: Storie di guerra e di pace
              Ibiskos Ulivieri. Empoli. 2014. Pg. 80.


Luigi Gasparroni: Sulle vette del cielo. Teramo. 2015. Pg. 44

Ad occidente il cielo s’è adombrato,
sale da valle un vento che depone
le ultime gialle foglie tormentate
sul davanzale della nostra casa.
All’improvviso tutto s’è disfatto.
(…)
Dietro i vetri seguiamo la bufera
nei nostri vecchi sogni abbandonati. (Bufera).

Sogni, malinconie, saudade, memorie che riportano a vita favole vissute, ritornate a vivere sotto la spinta generosa di una poesia fluida, intima, musicalmente attraente come gli endecasillabi di questa bufera. Quasi un ossimorico gioco fra eufonicità semantica e turbamento interiore (dalla recensione di N. Pardini). 


       Sonia Giovannetti: Un altro inverno
    Editore Kairòs. Gennaio 2015. Pp. 68
Un altro inverno

Vedi come il tempo ci muta
e come sprofonda per esso l’illusione
d’aver per complice l’eternità.

Non so dirti padre mio
dove ho posato l’antica ascia
e dove riposa l’animo guerriero.

Un altro inverno si è adagiato
sul nido delle rondini
segnando così il mio volto
d’altra stanchezza greve.

Potesse ora il mio tempo sostenerti.
Ora che il tempo è abitato dal vero.

Iniziare da questa poesia eponima, che, con tutti i suoi guizzi semantici, abbraccia la  plurivocità della silloge, significa avvicinarsi a quelli che sono gli input esistenziali di Sonia Giovannetti. È il tempo l’attore primo dello spartito di questi canti. Il tempo, che, con tutto il suo simbolismo metaforico,  contamina le emotività della vicenda umana..." (dalla prefazione di N. Pardini).



Emanuele Marcuccio e AA. VV.: DIPTHYCHA 2
TraccePerLaMetaEdizioni
Sesto Calende (VA). 2015. Pp. 184

 Plaquette, polimorfica, parenetica, e plurale, questa, curata da Emanuele Marcuccio, che assembla vari Autori nell’intento di “rivalutare la poesia, come forma di comunicazione emotiva ed empatica per eccellenza e come forma verbale più profonda mai creata dall’uomo” (Manifesto dell’empatismo). Condotta con tattica esplorativa, e con vèrve innovativa, riesce a sorprendere per la simbiotica dualità dei testi e per gli allunghi critici di valida soluzione autoptica di Luciano Domenighini, il quale afferma: “ho cercato, commentando, di privilegiare gli aspetti perifrastico ed ermeneutico rispetto a quello più strettamente analitico” (dalla recensione di N. Pardini).




Nazario Pardini
su
Maria Luisa Daniele Toffanin:
L’ATTESA PERLATA DI STELLE E RUGIADA

"La poesia della Toffanin è amore, è slancio verso l’alto, è vita, ed è anche memoria. Memoria buona, sana, verticale, quella che attinge dal profondo dell’anima per pescare attimi, ore, giorni e farli attuali. E’ lì, in quella alcòva che spesso ci si rifugia per svincolarci dalle sottrazioni del presente. Ma Luisa, in questa plaquette dedicata al nuovo pargoletto venuto a spruzzare d’azzurro ogni angolo del suo esistere – lei nonna -, offre tutta se stessa, tutto il suo sentire, ogni effluvio del suo essere che dalla terra sa elevarsi al cielo. Ed  è qui la sua poesia. E’ in questi abbrivi emotivi che sanno trovare le giuste corrispondenze in articolati linguistici sapidi di significanti disvelatori, di sostanza e potenzialità creativa, fonica e cromatica" (dalla prefazione di N. Pardini). 






Elena Malta: Tratti in chiaroscuro
Edizioni ETS. Pisa. 2014

Silloge prima classificata con pubblicazione al Premio il Portone 2014

PREFAZIONE di Nazario Pardini


Camminiamo su vie  buie la cui uscita ci è ignota

"Come ogni donna, strega e un po’ gitana,
viaggio su meridiani paralleli
rammendo giorni a fil di ragnatele,
schivo dirupi come fa un capriolo,
sollevo i sogni in volo fino al cielo (Ritratto)

Poesia chiara, densa, stuzzicante, i cui versi, con euritmica armonia, concretizzano impatti emotivo-intellettivi di proficua vis creativa. Iniziare da questa citazione testuale significa, in gran parte, andare a fondo della poetica di Elena Malta. Dacché questi incipitari tatuaggi di generosa espansione umana disvelanti luci ed ombre, ci introducono, con impiego di costrutti figurativi, in quello che è il prosieguo dei risvolti esistenziali della silloge. Un momento di prodromica valenza ad uno spartito che ci dice di vita, di sogno, di amore, speranza, illusione, delusione. Insomma di tutti quei sentimenti che alimentano il nostro vivere e che si fanno anche motivo di inquietudine e malum vitae  per un senso di precarietà che attanaglia il nostro essere. Si vive coscienti dei dirupi che ci attorniano, delle perplessità che si inanellano sul cammino della nostra vicenda umana:..." (dalla prefazione di N. Pardini)

NUOVO CONTRAPPUNTO
TRIMESTRALE DI POESIA E ARTE

IN QUESTO NUMERO: Corrado Calabrò, Carmelo Consoli, Liana De Luca, Domenico Camera, Nazario Pardini, Giuseppe Vetromile, Elio Andriuoli, Bruno Rombi. Anno XXIII N° 4 - Dicembre  2014



Prefazione
a
Carmen Moscariello: L’orologio smarrito. Guida editoriNapoli. 2014. Pp. 60. €. 7,00

Verso orizzonti che affrancano l’uomo dalle ristrettezze del vivere



"Una polifonica romanza d’amore, di vita, di sogni, di affetti per i figli, i nipoti, per una storia che ha ed ha avuto vicissitudini ricche di humanitas, e zeppe di empatia; una voce corale che parla d’incontri rievocati, di presenze, di urgente forza suggestiva, sapida di vitalità ispirativa, di immagini di occhi innocenti, di volti profumati, di attese spasmodiche, e di ali aperte al volo:

Sei  il mio piccolo Budda
ti volgo dal sonno alla luce
disegno nel firmamento
 il  sogno di te

girasole di splendidi amori
Leonardo, piccolo Budda
ed io nonna felice
ballo con te fino all’alba
tumbalalaika… (La porta d’avorio)..." (dalla prefazione di N. Pardini).









Prefazione
a
Autori Vari: Stile Euterpe vol. 1 - 2015
Leonardo Sciascia. Cronista di scomode realtà

"Non è cosa semplice inquadrare in poche parole una Antologia poetico-saggistica,  a tema documentaristico, informativo e rievocativo, sulla figura di Leonardo Sciascia, uno dei grandi della nostra letteratura del secolo scorso; ma qualcosa si può, di certo, dire sul modo di intendere la vita, e sul ruolo che ebbe in una società tanto particolare e complessa quale quella siciliana verso cui ha ispirato tutta la sua produzione narrativa. E non l’ha fatto certamente per cogliere gli aspetti paesaggistici o folkloristici della “sicilianità” – anche se questi sono funzionali ad una precisa analisi psicologica dei personaggi -, quanto per affondare la lama nella polpa socio-politica di quell’ambiente con uno sguardo piuttosto scettico sul dipanarsi delle vicende; quelle di un milieu che lo scrittore analizza e sottopone al vaglio di una razionalità di stampo illuministico: tema coagulante nello stile di un narratore che si fa parallelo alla durezza dei fatti..." (dalla prefazione di N. Pardini).



Raffaele Giannantonio: Tredici. Confessione poetica 
Di Felice Edizioni. Martinsicuro. 2014. Pg. 80. €. 8,00


"Poesia intensa, folta, vissuta, i cui versi, dalla solida tenuta lessicale, si fanno corpo di un sentire di epigrammatica metaforicità. Uno spartito di polimorfica espansione, questa plaquette, che, con il suo alternarsi di misure metriche, si offre all’abbraccio degli input vitali che la animano; ai tanti stati d’animo che la rendono complessa, variegata, polimorfica come è la  vita.  Sì, qui, c’è tutto l’esistere con i suoi travagli, le sue speranze, i suoi abbandoni e le sue rinascite; con tutti quegli ingredienti che lo condiscono e che, al fin fine, si traducono in poièin..." (dalla recensione di N. Pardini).




Ubaldo de Robertis: Parti del discorso (poetico)
Marco Del Bucchia Editore. Massarosa (LU). 2010. Pg. 104

"Abbrivi che portano il Poeta a scovare sentieri in cerca di se stesso


Prepàrati a misurarti con i silenzi scroscianti
tu che hai conosciuto i fragori delle cascate
zampillanti di acqua e di luce.

Iniziare da questa citazione testuale significa sintonizzarsi da subito con la più profonda ricerca spirituale, che, qui, l’Autore affronta motivato dalle riflessioni decisive sull’esistenza; da un palingenetico azzardo verso un oltre troppo umano per le ristrettezze in cui siamo destinati a vivere; per orizzonti pressoché impossibili ai nostri miopi sguardi:

Lapidi strette le une alle altre fiori anneriti
volti stanchi
con alcuni eravamo cresciuti insieme
Queste mura raggelano
alzo il bavero e lo sguardo oltre il filare dei cipressi
Per capire ciò che realmente affiora
i pensieri sempre più incapaci
di significare il mondo
Ma l’Oriente dov’è?

Filari, o siepi, che delimitano il nostro esser-ci per verità imperscrutabili; per verità improbabili" (dalla recensione di N. Pardini).




Luigi Gasparroni: Voce di luna. Stampato in proprio. Teramo. Natale 2014. Pg. 25


"Nuova plaquette (fuori commercio) questa di Luigi Gasparroni, che, pubblicata per il Natale 2014, lega   sentimenti, sensazioni, abbrivi emotivi, e ricordi ad una natura che la fa da padrone in questi versi tutti indirizzati a cristallizzare il senso della vita e dell’esistere. Ad uno scavo interiore da redde rationem di grande soluzione umana e di una inquieta meditazione sulla precarietà della vicenda terrena. Già la copertina funge da prodromico avvio al messaggio introspettivo delle venti poesie di cui si compone il volumetto..." (dalla recensione di N. Pardini).




Antonia Izzi Rufo: Mi manchi 
Il mio libro. Roma. 2011. Pg. 86

Una via crucis le cui tappe segnano la storia della Nostra


"Un libro strettamente autobiografico, che, zeppo di abbrivi vicissitudinali, si nutre del dolore di una mancanza irrimediabile; della sottrazione di un lui che continua a vivere in una memoria densa di vita. Mi manchi, il titolo; distribuito in due sezioni (Poesie dell’attesa, senza speranza, e Mi manchi), nella prima si alternano composizioni ora secche, apodittiche, e ora più ampie e riflessive; mentre, nella seconda, eponima, prose poetiche di forte impatto  introspettivo in cui le cose più semplici, legate alla persona scomparsa, tornano a vivere con grande visività; un vero diario in cui si succedono pensieri, descrizioni, stati d’animo, e ambiti familiari..." (dalla recensione di N. Pardini).







Luisa Martiniello: La rondine sul filo
Editrice Ferraro. Napoli. 1998. Pg. 88
Luisa Martiniello: La casa del sole
Editrice Ferraro. Napoli. 2003. Pg. 144
Luisa Martiniello: Il verso della vita
Editrice Ferraro. Napoli. 2009. Pg. 88

"Grande sorpresa questa mattina (13/12): tre sillogi di Luisa Martiniello editate per i tipi di Ferraro Editrice, Napoli. Libri ben fatti, di elegante presenza, per copertina, carta, impaginazione, composizione. Ed è importante il primo impatto con un testo. Fa da prodromico invito a sfogliarne le pagine, a individuarne i lemmi, le costruzioni verbali, i guizzi emotivi; a farci immergere, alfine, con grande partecipazione, nella totalità dei ritmi per assaporarne la caratura estetica e non solo. E mi piace iniziare da una citazione testuale per evidenziarne un aspetto non secondario nel percorso poematico: “convivio di morte/ oggi a mensa si brinda di egoismi,/ ancora protervi sparvieri/ di stragi ecologiche… (Vento e fuoco). Una poesia d’impegno, un rancore, un risentimento di forte acribia per uno stato di cose; ma anche un procedere con animo e cuore rivolti ad una Bellezza di cui l’uomo dovrebbe essere cosciente; dovrebbe tener conto per la sua stessa sopravvivenza... (dalla recensione di N. Pardini).




Giorgina Busca Gernetti: Amores
Youcanprint. Tricase (Le). 2014. Pg. 52.

Un crescendo verso un eterno che tradisca la precarietà del nostro esser-ci

"Una plaquette elegante, con in copertina  l’Amor vincit  omnia di Caravaggio ed in quarta una delle poesie più contaminanti sia a livello contenutistico che formale. Una plaquette che, con il suo prodromico impatto, ci invita a sfogliarne le pagine per avvicinarsi alla sostanza e potenzialità creativa di Giorgina Busca Gernetti.Amores, il titolo; richiamerebbe all’opera di Publio Ovidio Nasone, considerando, per di più, la frequentazione letteraria dei classici, e il saggio uso che la Nostra ne fa nel riattivare il loro messaggio in chiave moderna. Originariamente l’opera dello scrittore latino era composta da cinque libri, in seguito ridotti a tre, come il numero delle sezioni di questa silloge: Eros, Meminisse iuvat, Amores" (dalla recensione di N. Pardini).



AUTORI VARI: LE ATTESE DI UN ALTROVE. EDIZIONI ETS. PISA. 2014

GLI SCRITTORI PREMIATI:

Edy Calvetti, Maria Grazia Ferraris, Alda Magnani, Licia Mariotti, Matteo Nerucci, Luisa Petrin, Nily Raouf 


"Le attese di un altrove, il titolo di questa antologia. Comprende i racconti brevi dei vincitori del Premio “Portone/Letteraria”, 2014, pubblicati dalla Casa Editrice ETS, Pisa. Si tratta di brani semplici, arrivanti, con spartiture ora agili, fluenti, ora sobrie e ricche di ritmo, ora piane e distese, ora  coinvolgenti per afflato lirico, ed ora  tinte, anche, di abbandoni naturistici di resa poetica: “Nel vasto respiro del mare, si srotolò un rintocco grave e implorante di un campanile, che svettava verso l’infinito: era l’avvento di un nuovo giorno, primo appello, denso di un presagio nascosto, avvolto ancora dalle spoglie del mistero notturno”, dove assonanze e consonanze dànno un tocco di gentilezza ed armonia alla storia. Quasi una prosa poetica questa di Nily Raouf. Mentre Maria Ferraris, nell’incipit del suo racconto (La Rosina), fa di un panismo lacustre un quadro di spiritualità manzoniana tutto vòlto ad incidere sulla interiorità del personaggio; : “La novizia, suor Maria Rosa, vive da qualche tempo a Luvinate, nel bel convento che guarda il lago, i cui ampi prati digradano verso la distesa azzurro verde delle silenziose acque… ” (N. Pardini).


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Animali è una denuncia che vuole stigmatizzare il comportamento umano nei riguardi degli animali. Di tutti gli animali. Davvero un contegno che definir crudele, spietato, vergognoso è usare semplici eufemismi.
Cosa sperare, quindi? Che il sogno si realizzi.




La sotterranea preoccupazione che Giovanni Bilotti esterna è ancora una volta in quel metterci in guardia dall'incombere e dalla minaccia della morte interiore prima che fisica, quando si perde la strada del Cielo... (Alberto Zattera).







Scopo di questa pubblicazione è dare dunque un seguito alla "letteratura" sorta nell'ormai tracorso biennio intorno all'opera di Bilotti e di D'Episcopo, suo commentatore.



A Paolo Bertolani post mortem

Ora sei coi tuoi poeti,
vicino a Sereni,
a Fortini a Bertolucci
- che ti eri fatto amici.
Parli con Shakespeare e i lirici greci,
certo con Goethe discorri e col mitico Firdusi.
Scusami se puoi con Dante
tardi l'ho letto
e senza entusiasmo.




La Letteratura, ma anche l'Arte, la Musica, insieme ad altri domini creativi e critici, mancano, più che mai, di gruppi, di movimenti, capaci di dare un'impronta, un ritmo comune alla propria vocazione ed espressione... (Francesco D'Episcopo). 



"Paesaggi è un campionario distaccato e controllato di volti e suoni (...); ovvero un percorso a ritroso
(non un diario) lancinante e sofferto, con un certo nitore e una svagata grazia che gli offrono l'occasione per scavare nel privato che gli appartiene ma proponendolo sulla pagina con ostinata lancinante acutezza"  (Frano Tralli).





Nell'animo

Trillando felice coi grilli
di notte corri nei prati
a suonare trombe alle lune.
Ma poi, al mattino,
riecco quelle case
e ancora quelle forme




Quando Lei dolce veniva al mattino
le mani di Lui da un sogno sospinte
bramose si tendevano al cielo
tentando di coglierlo invano:
cercava la sue labbra rosate
ma solo il suo volto sfiorava.



Ci sono molti modi per raccontarsi e per rappresentare il mondo che ha scandito e continua a segnare, com'è giusto e ingiusto che sia, il proprio vissuto. Giovanni Bilotti, da poeta della vita prima ed oltre che della scrittura, ha scelto, per naturale vocazione, la levità e profondità di una prosa poetica, fatta di quelle parole, che egli tanto ama e rincorre... (Francesco D'Episcopo).




In questa nuova direzione (la poesia è un bene comune, al quale tutti possono attingere... per dare un senso più vero e profondo alla propria vita) appare così avviata la ricerca poetica di Giovanni Bilotti (D'Episcopo).



Una monografia agile, acuta, che percorre tutta l'opera poetica di Bilotti.



Come funziona un testo poetico:
analisi critica e filologica
delle poesie di Giovanni Biloti



Salvatore Quasimodo…
“Ombra e sogno”
Poesie giovanili

"Una plaquette, quella che ci troviamo di fronte curata dal Alessandro Quasimodo e da Vittorio Del Piano e editata dalle Edizioni Atelier MediterraneArtePura, Taranto, 2010, che riunisce in tre sezioni (Alucce, Atomi,  Chiaroscuri) le poesie giovanili di Salvatore Quasimodo. Come afferma il figlio Alessandro nella prefazione del testo: “Tra le attività a cui mi sono dedicato negli ultimi anni, una mi regala particolari soddisfazioni: il riordino, l’analisi e (talvolta) la pubblicazione del materiale che riguarda l’intera produzione di mio padre.
Si tratta di poesie inedite, carteggi, saggi o interventi….”.    
Trovarsi di fronte a composizioni di ispirazione giovanile di un tale poeta, intanto, è motivo di forte emozione per uno che biascica poesia da anni. Poi, naturalmente, di urgente sollecitazione razionale ed esegetica a far tesoro dei subbugli emotivi, affiancandoli nello scoprire fino a che punto questo cantore in nuce abbia a che vedere con il poeta delle grandi questioni umane, politiche e sociali, o semplicemente esistenziali degli anni a venire..." (dalla recensione di N. Pardini).



Aurora De Luca: Materia grezza
Genesi Editrice. Torino. 2014. Pg. 68. €. 12,00

Un’avventura verso orizzonti che sa di mistero e di traguardi irraggiungibili

"Che tu abbia materia grezza,
che tu sia legno di zattera
e saturo di sale vada stupito
a domandar dove andare.
Che tu non abbia ori nello sguardo,
né aquiloni nelle braccia,
ma verità negli occhi
e grazia giù a fondo,
per le strade delle ossa,
Che tu abbia materia grezza
e genuina essenza (Materia grezza).

Poesia calda, intensa, folta; poesia eponima che, da subito, con la sua incipitaria parènesi, introduce  quello che è il nerbo focale del “Poema”. Un dire, che, preso a sé, può essere interpretato come monito universale, come input ad agire, a sentire, ad avere verità negli occhi e grazia più a fondo. Un monito che può essere indirizzato ad ognuno di noi, un’esortazione ad un comportamento etico ed umano di grande valenza spirituale, sociale, ed esistenziale, anche. Ma se inserito in un contesto dove il lui: è abissi da scalare, ramo come foglia d’autunno, profumo di rose, piccolo campo incolto, luce furente; e lei: il mare gonfio, sospiro in moto, inverni che si mettono in fiore... (dalla recensione di N. Pardini).




Antonio Spagnuolo: Oltre lo smeriglio
Kairós Edizioni. Napoli.  2014. Pg. 58

"Così, attendo talvolta nel tramonto
il riflesso leggero di un colore
che mi stupisca,
come allora il bisbiglio
delle tue labbra rosate, nelle sere.

Un azzardo continuo verso cime che annullino una realtà, frantumandola, spicciolandola per renderla meno pesante; ma, anche, per renderla più presente, più vicina, se rivissuta con potente emotività memoriale. E si sa che la memoria può essere un grande patrimonio dalla duplice valenza: coscienza di un tempo che irrevocabilmente fugge, privandoci di voci vitali; o edenica quietudine di rievocazioni che tanto sa di rinascita" (dalla recensione di N. Pardini). 



Sandro Angelucci: SI AGGIUNGONO VOCI
LietoColle.. Faloppio (Co). Pg. 96. €. 13,00


                  "Un cammino verso una natura perduta, una terra abbandonata, verso la madre più antica



L’anima della fune resta intatta,/si snoda intorno al mondo/collega gli universi./Niente, nessuno sfugge:/un solo filo/può tenere insieme/la vita con la morte (L’anima della fune).
Opera compatta, acchitante, generosa, i cui versi, con euritmica sinfonia, abbracciano gli abbrivi emotivi del Poeta. Divisa in due sottotitoli, Icaro e Il grande respiro, si scioglie in una versificazione da battima marina con il suo andare e venire, col suo alternarsi di misure brevi ad altre più ampie, con le sue sortite in endecasillabi che esplodono in significanti metrici orientati verso marcate interiorizzazioni..." (dalla prefazione di N. Pardini).


Daniela Quieti: Atmosfere. Dal mito alla storia
Edizioni Tracce. Pescara. 2014. Pg. 56

"Atmosfere. Un titolo già di per sé appetitoso e significativo, che, con  il Paesaggio di Gabriele Iovacchini in copertina, invita a riflettere, a pensare; fa da prodromico input, da antiporta, ad un percorso narrativo che poi si rivela di grande interesse umano; di perspicuo coinvolgimento naturistico e folcroristico-filologico – Dal mito alla storia, il sottotitolo -, atto a soddisfare tutta la nostra curiosità d’indagine. È per questo e per la fortuna di aver conosciuto gli scritti antecedenti dell’Autrice, la sua frequentazione letteraria, giornalistica,  poetica e filosofica, che ci siamo tuffati, mente e cuore, nei capitoli di questa plaquette, sicuri di ricavarne sostanza e ricchezza emotiva, freschezza e vicinanza..." (dalla recensione di N. Pardini).




Emma Mazzuca: Quando il cielo si inclina
BastogiLibri. Roma. 2014. Pg. 98. €. 8.00


"Il sole è già calato all’orizzonte
le stelle sono tutte svigorite
e plumbea inizia ad innalzarsi l’aurora:
ecco è questo l’istante in cui vorrei morire

Un canto che cerca le stelle svigorite e la plumbea aurora, gli sprazzi di una natura che meglio ritraggano la solitudine dell’animo di Emma Mazzuca; un canto di Saffo in cerca del mare che lima gli scogli, che cerca bufere e tempeste vicine al suo sentire e lì morire.
       Un viaggio verso mari mossi e irrequieti, verso orizzonti offuscati da brume che si levano dopo giorni di sole a brillare su scaglie salmastre... (dalla recensione di Nazario Pardini).


Maria Ebe Argenti: Non tramontate stelle
Genesi Editrice. Torino. 2013. Pp. 80

La ricerca di una verità difficilmente rintracciabile 
sui tanti perché della vicenda umana.

"L’opera trae il titolo dalla poesia eponima che, a inizio della silloge, mette da subito in evidenza quello che sarà il leit motiv, il filo conduttore di questo “Poema”: l’inquietudine del fatto di esistere: “Non tramontate stelle, rimanete/ a sollevare il velo di paura/ che un poco inquieta l’apparente quiete”. Sì, l’inquietudine che proviamo di fronte ad una realtà che, pur bella che sia, non dà sufficienti soluzioni ai nostri interrogativi. “Siamo solo corsari senza approdo”, afferma la Nostra, con un verso tanto vicino a quel “viandanti sperduti”, di voce cardarelliana. È divisa in tre parti: la prima di 5 composizioni, la seconda, la più corposa, di ben 40, e la terza di 5 sonetti rispettosi per architettura metrica e compositiva della più grande tradizione letteraria. E le tre parti si embricano fra loro espletando una poetica che scava negli angoli più reconditi della vicissitudine umana. Ho già avuto occasione di rimarcare con prefazioni e note critiche la caratura di questa importante autrice. E posso senz’altro affermare che..." (dalla recensione di N. Pardini). 


Giorgio Bolla: Storie di acqua, di Angeli...
La Vita Felice. Milano. 2013

POEMETTO



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Rossano Onano - Domenico Defelice: Alleluia in sala d'armi
Il Cnvivio.. 2014. Pg. 48

Quarta di copertina

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Valeria Massari: Voci dall’ombra 
Biblioteca Dei Leoni. Castelfranco Veneto (TV). 2014. Pg. 80.

Un limite da cui vorremmo librarci verso mondi che sappiano tanto d’infinito


"Aggràppati alla vita.

Ricorda la tua felicità
e sappi che, qualcuno,
con te è stato felice.


Aggrapparsi alla vita, a tutte le sue plurali occasioni, questa è la poesia che fa da incipitario messaggio al fluire di canti freschi e generosi; armoniosi e duttili; che, con guizzi figurativi, sanno agguantare i patemi di un’anima tutta protesa agli slarghi del cielo, alle luci, pur ferita da ombre, e tristezze, compagne delle ore più amare:

… La gioia di allora
mai più può tornare.

Tristezza  m’uccidi
io voglio scordare (Tristezza)" (dalla recensione di N. Pardini).




Angela Ambrosini: Controcanto. Edimond/poesia.
Città di Castello. 2012. Pg. 92



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Sonia Giovannetti: Tempo vuoto 
Edizioni Tracce. Pescara. 2013. Pg. 72

È il tempo della poesia un tempo reinventato

"Amo l’aria tersa
che si respira vicino alle cime
innevate
o calve che siano.

Mi appassiona l’aria trasparente
di quelle altezze.
Posso guardare l’insieme
delle piccole cose finite
e
l’infinito dello spazio.

Un’arrampicata verso lo spazio etereo, vicino alle cime innevate o calve dalle quali l’occhio e l’anima della poetessa possano aprirsi ad orizzonti vasti e luminosi per ovviare alle aggressioni del tempo e del luogo. D’altronde la poetessa afferma: “… È il tempo della poesia un tempo reinventato di cui il poeta ha bisogno per costruire paesaggi, dimensioni, luci, significati che egli mette insieme in un nuovo orizzonte di senso. In quello che, finalmente - direbbe Proust - è un tempo ritrovato, e perciò amico”. Una spinta verso la libertà, un’apertura verso l’infinito per sottrarsi alle ristrettezze a cui è vincolato il nostro essere terreni. Sta qui l’elevazione spirituale, quasi ascetica di Sonia, in questo afflato di echi e sussurri oltre la grezza materia:

Finestra aperta
su un universo da assaporare,
da ascoltare nei suoi echi e sussurri,
nei suoi richiami che superano la grezza materia
elevando lo spirito,
a che non resti a terra per sempre (Tra queste alture),

pur partendo sempre da una realtà, da una verità, che, contemplate dall’alto, ci offrono una visione ariostea del mondo, rimpicciolita, ma non tanto da non offendere, con le brutture sociali e con le aporie disumane, la  sensibilità della Nostra..." (dalla recensione di N. Pardini).







Luigi De Rosa: Imperia Tognacci
e i suoi poemi in poesia e prosa
Edizioni Giuseppe Laterza.Bari. 2014

Lettura di: Imperia Tognacci. Nel bosco, sulle orme del pastore Edizioni Giuseppe Laterza. Bari. 2012

"Affermava il grande scrittore francese Alfred De Musset che il poeta deve saper trasformare le stille di lacrime in lucenti perle. Deve saper “gagner la Nature” per renderla disposta e disponibile a rivestire i frammenti dell’anima. E questo testo lo fa. I versi corrono armonici e incisivi,  spruzzati di verde di bosco, musicati da violini di ruscelli, e da fremiti misteriosi d’ incanti naturali.   Non è solo un poema bucolico-georgico, non è di certo solo descrizione di ambiti naturistici di grande impatto  poetico. Ma il fogliame, le acque cristalline, gli alberi viventi, gli spiri divini e misteriosi che avvolgono la loro anima non sono altro che fremiti interiori che trovano corpo nelle meraviglie del Creato... "dalla recensione di N. Pardini).






Franca Olivo Fusco: I tre nomi della vita
Biblioteca dei Leoni. Castelfranco Veneto (TV). 2014. Pg. 96


"I tre nomi della vita: vita, morte, amore. E quali potrebbero essere gli ingredienti di maggiore resa poetica, e, al contempo, di maggior intensità esistenziale, di maggior riflessione emotivo-speculativa. “La morte e la vita hanno lo stesso sapore – afferma un poeta contemporaneo - si innestano fra loro fino a compensarsi, fino ad acquisire un senso che non esisterebbe senza l’apporto dell’una e dell’altra”. Plaquette generosa, densa, zeppa di motivazioni umane, i cui versi, con energica e simbiotica fusione fra dire e sentire, si espandono oltre le ristrettezze della vicenda umana. La poetessa, partendo dalle considerazioni sulla fugacità e irreversibilità del tempo, sulla precarietà dell’ora e del giorno, si abbandona a struggimenti di vera liricità. D’altronde è cosciente della sua sorte, ma per questo ama come una cosa sacra il breve soggiorno che le è toccato:

Sono attaccata
alla vita
come l’avaro
al denaro (Voglio vivere).

Un attaccamento morboso, intenso, e plurale. Un attaccamento che da soggettivo si fa oggettivo e fortemente traslato... (dalla recensione di N. Pardini).









Giusy Frisina: Onde interne
Gruppo L’Espresso. Roma. 2013. Pg. 98

Una sinfonia che lega tra loro nèssi allusivi di impatto emotivo

"Mi è giunta stamani 1° ottobre la plaquette di Giusy Frisina “Onde interne”, editata con i caratteri della Cromografica, Roma, per il Gruppo Editoriale L’Espresso. Un libro ben impostato per impaginatura, composizione, copertina, caratteri e che ci sollecita, fin da subito, a sfogliarne le pagine, a penetrare nella sostanza dei nessi comunicativi, a scoprire il mondo dell’Autrice, gli intendimenti poetici, e, soprattutto, gli slanci iperbolici di un canto che sospira in silenzio i turbamenti amorosi all’amato; dacché di un poemetto tematico si tratta; un poemetto in cui si sprigiona  l’essenza erotico-spirituale, il patema che ben si concretizza in un verso armonioso, di euritmica fattura, distribuito su uno spartito che ne contiene tutta quanta la gamma pentagrammatica..." (dalla recensione di N. Pardini).




Paolo Mazzocchini: Zero termico. Casa Editrice Italic. Ancona. 2014. Pg. 64

La fine del ghiaccio o l’inizio del fiume

"Poesia nuova, straripante, ironica, sarcastica, incisiva, i cui versi, alimentati da una perspicacie metaforicità, abbracciano, con virulenza, gli abbandoni, le rinascite, o il “Rischio/ di afflosciarmi sul declivio finto-/ erboso del sofà, brucando immemore/ abbrutenti tormentoni/ di spot pubblicitari”. “Immemore”. Senz’anima, dacché l’anima vive del suo patrimonio che è la memoria. Sottrazione di una coscienza lasciata alla mercé di un modernismo avvilente e omologante. Una metaforicità, appunto, che, durante il percorso dello spartito, si traduce in allegoria, tanta è la simbiosi  fra significante metrico e significato" (dalla recensione di N. Pardini).




Lorenzo Spurio: Neoplasie civili
Edizioni Agemina. Firenze. 2014. Pg. 64
                                      
"Le lacrime di un popolo
scivolano copiose, per un momento;
quelle di una madre
non trovano fine (A una madre).

È da qui, da questo assunto che si deve iniziare per entrare nel focus, nella plurivocità di questa polisemica plaquette.
Mi tornano a mente alcuni versi di una mia poesia dedicata ai fatti di Nassiriya dove furono trucidati diciannove soldati italiani in missione di pace:

Le diciannove bare
avanzano lentamente
su affusti di cannone
per le strade di Roma. Abbiamo pianto.
Ma il pianto delle mogli e dei figlioli,
delle madri e dei padri è ben diverso.
Per  noi sono un’idea quei ragazzi,
una fotografia. Ma quelle donne
presero fra le braccia i loro corpi,
li hanno partoriti,
strinti nella notte (da Nazario Pardini: Nassiriya, inScampoli serali di un venditore di arazzi. The Writer. Milano. 2012).

Poesia ampia, duttile, corposa, quella di Spurio, i cui versi, di arrivante nerbo significante, abbracciano con forza plastica gli input socio-lirici, le emozioni di un autore stupito e sconcertato di fronte ad un mondo zeppo di “Neoplasie” che lo rodono poco a poco e lo consumano" (dalla recensione di N. Pardini).




Maurizio Soldini: Solo per lei effemeridi baciate dal sole LietoColle Edizioni. Varese. 2013

Forza evocatrice che sa tradursi in rime da bàttima marina

"Un canzoniere d’amore intenso, generoso, eroticamente contaminante, i cui versi, con grande empatia, abbracciano la dilatazione dell’anima verso la luminescente sinfonia di Mina, la donna amata; verso “Una donna più bella assai che ‘l sole,” (Francesco Petrarca, Canzoniere, 119). La citazione mette bene in movimento la polisemica struttura di sapido valore partecipativo. E quale autore, Soldini, poteva scegliere come momento prodromico  per il suo canto se non che il Petrarca; il cantore dei cantori. Solo per lei, il titolo della plaquette. Ed è qui che incontriamo la totale corrispondenza fra il sentimento dei sentimenti e la vita. Dacché l’amore è vita. Lo è con i suoi slanci passionali, con le sue rattenute esistenziali, con le sue fughe oltre la terrenità, con i suoi abbracci eterei, celestiali, con i suoi abbrivi oblativi, sapidi di nirvana edenico, con i piccoli eventi della quotidianità..." (dalla recensione di N. Pardini).





Franco Vetrano: Con il cuore negli occhi. Dibuonoedizioni 
Villa d’Agri (Pz). 2012. Pg. 48


"Un’opera di grande respiro sentimentale, dove i versi, di euritmica sonorità, abbracciano, con concretezza visiva, i forti e dolci input emotivi. Un’eguaglianza non comune fra gli intenti analitico-descrittivi e i palpiti diastolici del cuore, che, dispiegata su una stesura semplice, subito arriva con la sua immediatezza fonico-lessicale. Una semplicità, però, con accezione positiva, in quanto il canto non ricorre ad armamentari retorici o a complessità espressive per comunicare Il velo della pioggia/ sulla  notte che dorme, o  Il tempo che scorre sui pensieri, o Quel caldo raggio di sole, o Il soffio della Libertà... Insomma tutte quelle sensazioni che la natura con i suoi maiuscoli quadri ispira al poeta. Una natura di largo respiro in un contatto di simbiotica fusione, dacché è essa che prende per mano l’Autore, recandolo in quei minuti spazi che si fanno concretizzazioni del suo sentire. Sì, ci sono eleganti costruzioni metaforiche, o densi fonosimbolismi di sinestesie o metonimie, ma creati con tatto e gentilezza, senza appesantire; finalizzati a dare forza e rilievo ai significanti metrici.Con il cuore negli occhi..." (dalla recensione di N. Pardini). 






Sandra Evangelisti: La dimora del tempo. Biblioteca DEI LEONI 
Castelfranco Veneto (TV). 2014. Pg. 64
"Fenollosa Ernest Francisco afferma che “La poesia è l’arte del tempo”; mentre Alfredo Panzini  definsce i poeti “simili al faro del mare”. Perché iniziare con queste citazioni. E’ presto detto: primo, perché il tempo si fa attore principale in tutte le sei sezioni dell’opera, La dimora del tempo; secondo, perché, alla fin fine, dopo un’attenta lettura, risalta evidente uno slancio verticale della Nostra verso la luce, verso quegli orizzonti infiniti di cui un faro solitario non può altro che illuminare una piccola infinitesima parte. E quale analogia più calzante con la vicenda umana, fatta di tentativi, riflessioni, inquietudini, turbamenti, illusioni, disillusioni, misteri che tanto configurano le nostre ristrettezze di pascaliana memoria - “La vie est un milieu entre rien e tout” -; ristrettezze che dànno bene l’idea della insoluzione del nostro cammino, della irrequietezza esistenziale determinata dalla dualità fra l’espansione dell’anima e la pochezza dei vincoli terreni... (dalla recensione di N. Pardini).


Emanuele Marcuccio: Anima di Poesia
TraccePerLaMeta edizioni. Segrate. 2014. Pg. 81
Poesia come ricerca di cospirazioni iperboliche

"Poesia nitida, chiara, coinvolgente per il  tentativo di scalare la montagna della vita e carpirne da là gli orizzonti più lontani. Ho avuto il piacere di seguire l’evoluzione della poetica di Marcuccio, e, sinceramente, in questa silloge, Anima di Poesia,continuano e si sviluppano le tematiche introspettive e analitico-formali del Nostro: l’attenzione per il figurato, per l’essenzialità della forma, per un crescendo di stilemi che diano corpo ad un sentire generoso e gorgogliante. Un andare malizioso e al contempo spontaneo in cui versi estremamente brevi, trisillabi, si alternano a stesure più ampie (novenari, decasillabi, endecasillabi), per concretizzare le modulazioni dei patemi vicissitudinali..." (dalla recensione di N. Pardini).


Marisa Papa Ruggiero: Di volo e di lava. 
Puntoacapo Editrice. Pasturana (AL). 2013. Pg. 72
  

"DI VOLO E DI LAVA. Una plaquette di elegante fattura, editata per i caratteri della casa editrice puntoacapo  di Pasturana (Al), questa di Marisa Papa Ruggiero. Una scrittrice di robusta vis creativa, che, carica di un’ars inveniendi plurale, vanta una frequentazione letteraria di tutto rispetto; una poetessa che fa del verso una avventura che si scrolli di dosso il troppo terreno per azzardare sguardi oltre le ristrettezze del vivere con fughe storiche e vicissitudinali molto indicative in funzione di una perspicua analisi sui dolori e le sorti del genere umano. Ma pur sempre partendo da dati concreti, da vicende reali, che coinvolgono il lettore tenendolo stretto all’angolo. Un corpo a corpo con uno spartito complesso e articolato, avvincente e toccante, drammatico  e diacronicamente poematico, organico e linguisticamente nuovo per slanci emotivi, per vertigini paniche, per quell’ossimorico gioco fra luce e buio, gioia e dolere, bene e male, vita e morte che si fa il sale e il pepe della vicenda umana.  Un primo sguardo dell’opera fa già da prodromico avvio ad una lettura che può sconcertare i tranquilli frequentatori del verso melodioso... (dalla recensione di N. Pardini).



Rosanna Di Iorio: Arianna e il filo. Kairòs. Napoli. 2014
"Poesia generosa e polisemica questa di Rosanna Di Iorio, i cui versi con estrema duttilità, e con resa metrica, riescono ad aggrapparsi alle ondulazioni emotive sempre pronte a voli di tensione orfica e di proteiforme introspezione umana. Il tutto si dipana su un endecasillabo vario e articolato che accompagna il dettato poetico con notevole euritmica musicalità. E qui la natura, vissuta con vertigini paniche, fa da ancella nel concretizzare con le sue icastiche visioni gli input emozionali e riflessivi. Versi che scorrono, anche, oltre la prosodia tradizionale,  terminando ora con articoli ora con preposizioni a significare l’importanza dell’uso degli enjambements nella narrazione, e la necessità di dire, e di affrancarsi da parte della Di Iorio dai suoi gorghi interiori..." (dalla nota critica di N. Pardini).
Luciano DomenighiniLA LAMPADA DI ALADINOTraccePerLaMeta edizioni. Milano. 2014

"Ho ricevuto oggi, 22 agosto, un libro di non comune fattura, che si presenta in maniera accattivante per veste grafica, impaginatura, composizione e copertina. Veramente ben fatto ed elegante. E questo è importante per un testo di qualsiasi genere letterario: invoglia a sfogliarne le pagine, a captarne in qua e in là le varie espressioni, le impennate linguistiche, il dispiegarsi dei lemmi, le sfumatura lessicali, il metodo di ricerca. Insomma un prodromico avvio per una lettura attenta e meditata. E qui la prima cosa che emerge è l’acutezza esegetica dell’autore... (dalla recensione di N. Pardini).                                       




Michela Vitturi: La tempesta dell'amore
Biblioteca del Leone. Castelfranco Veneto. 2014. Pg. 64
Prefazione di Sandra Evangelisti

"Come acutamente rileva nella sua autoptica prefazione Sandra Evangelisti (La poetessa riesce a percepire e a tradurre in versi quel quid che appartiene alla realtà quotidiana e visibile, ma che solo chi è dotato di una particolare sensibilità e di un talento autentico e naturale per la scrittura, può tradurre in versi come quelli che compongono questa nuova raccolta…), Michela Vitturi parte dalla quotidianità, dalle realtà ridotta ai minimi termini, per traslarla in ambiti di plurale spiritualità. Sì, da una realtà di polisemica significanza, in tutto il suo dispiegarsi per le nostre facoltà sensoriali ed emotive; da un susseguirsi di fatti che, con turbamento, si donino all’anima a che li tramuti in immagini di effettiva e visiva potenza creativa... (dalla recensione di N. Pardini).





Simonetta Longo: Notturlabio. Previsioni dall’ombra
Puntoacapo Editrice. Pasturana (AL). 2014. Pg. 124. € 13,00

"Poesia fluida, densa, ammiccante, i cui legami di complessa metaforicità abbracciano con sintonia gli abbrivi propositivi di un’anima tutta volta a comunicarci sensazioni di polisemica fattura. Un mélange tra:
ispirazione mantico-sepolcrale di memoria  protoromantica inglese;
poetica decadente dal sapore di “poesie maudite”;
e repêchage di un mito ancestrale il cui mondo era territorio di poeti e preveggenti..." (dalla recensione di N. Pardini). 



Carmelo Consoli: La solitudine dei metrò
LCE Edizioni. Castelfranco Veneto. 2014


"Sei nella solitudine dei metrò
quando invece pensavi di abitare
nel grembo caldo della terra.
(…)
E cerchi un sorriso, una carezza
che ti sfiori, ti perdi
dipanando il filo arrotolato del cuore
nel groviglio delle linee elettriche,
nel grido di ruggine dei treni… (La solitudine dei metrò).

Poesia nitida, densa, umanamente intrigante, i cui versi, con perspicua accentuazione visiva, fanno di tutto per concretizzare le emozioni scatenate dall’impatto con una verità di proteiforme valenza emotiva. Un realismo trattato in tutte le salse, e scandagliato in tutti i selvaggi rovi i cui pungiglioni graffiano un’anima sensibile spersa nella loro selva. E fa già da prodromico avvio la citazione testuale che si pone come momento incipitario con valenza eponima. La realtà, la fuga, gli sprazzi di naturismo ora sottile e pacato, ora luminoso, rifugiano il malum vitae, la condizione umanamente disumana di una società fredda e convulsa dove uno squarcio di cielo, spesso, fa da ristoro ad un poeta alla ricerca di una Bellezza, materiale e spirituale, di cui sente il bisogno..." (dalla recensione di N. Pardini).  



Nadia Chiaverini: I segreti dell'universo.CFR Edizioni. Piateda (SO). 2014

"Ma  è la memoria che non torna/ rimane nascosta nei meandri della mente


C’è sempre vento che scompiglia i segreti
un treno in transito senza fermata                                
s’inventa ogni volta una storia
che invece è ancora  la vita

Poesia ampia, aperta, armoniosa, esigente, carica di input esistenziali quella di Nadia Chiaverini. Leggerla, miscelarsi ai suoi palpiti meditativi e alle sue offerte di generosa levatura poetica, significa assaggiare l’aspro e il dolce, il sacro, e il profano dell’esistere. Significa farsi poeti, con tutto noi stessi, farli nostri questi sapori contrastanti, queste dicotomiche presenze, che, intrise di terreno, di quotidianità, si elevano ai segreti dell’universo, del vivere, dell’esserci, del morire" (dalla  recensione di N. Pardini).


NEDO DAMIANI: POESIE D'AMORE. I QUADERNI DI SOGLIE 2014


Donatella Zanello: Il colore del mare. Edizioni Cinque Terre. 2013



<<Così grande è il mare,
lo sa il marinaio,
il saggio navigante
che vive il presente
e prevede il tempo futuro
guardando i movimenti
delle nuvole nel cielo…

Mi è giunta stamani 12 giugno una plaquette di largo respiro, densa, umanamente disumana tanto è lo slancio verso impossibili soglie che la poetessa tende a fare sue con tutta la sua memorialità zuppata di salsedine. Una plaquette che slarga sguardi verso orizzonti ai limiti del possibile, con una vis creativa e una potenzialità fonico-cromatica che sgorga ex abundantia cordis. Il colore del mare: già dal titolo si percepiscono quelli che sono i punti focali della silloge. Ma mi piace iniziare la mia esegesi riportando una parte della postfazione dell’autrice che ci introduce nel cuore del suo canto, nella vitalità armoniosa, gentile, e vissuta del suo “poema”:

“ci sono momenti in cui il bisogno di solitudine e di raccoglimento è un’esigenza fondamentale. Ci sono momenti della vita in cui potresti impazzire se non riesci più a parlare con la tua anima. Per questo io ti guardo, guardo il tuo ricordo mentre tanto tempo è passato, per capire se nella tua storia c’è la storia della mia vita, della nostra vita. La memoria è un bene troppo grande. La tua memoria è la fonte della mia fiducia, è il filo che mi guida attraverso il tempo… Ti alzi e te ne vai, trascinandoti stanco nella strada ormai vuota, mentre il sole tramonta e le barche ondeggiano in rada. Soltanto io posso raccontare i tuoi ricordi, perché qualcosa rimanga in te…”>> (dalla recensione di N. Pardini).



La bella favola di Fili e Nonoani. Edizioni Cinque Terre. 2011 

Pag. 19

ALESSANDRO il vecchio e il mare. Edizioni Cinque Terre.  2011
                                      
Pag. 46-47


Il mondo come un caleidoscopio. Edizioni Cinque Terre

Quarta di copertina



CARLA BARONI: ED ORA IN FORMA... KOLIBRIS EDIZIONI. FERRARA. 2014




Giusy Frisina, IL CANTO DEL DESIDERIO, SONG OF LONGING, Edarc 2013

"Una stretta e feconda correlazione tra poesia e musica e una salda fiducia nel «mistero»   dell'ispirazione sono alla base di questa raccolta di Giusy Frisina, dedicata al cantautore Leonard Cohen, «older brother met on the way from the nook of longing»" (dalla recensione di N. Pardini).



Francesco D’Episcopo: Giovanni Bilotti e “l’infinito” della poesia. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2012.

“Una monografia agile, acuta, che percorre tutta l’opera poetica di Bilotti, si sofferma sulla produzione narrativa, “favolosamente” dedicata ai bambini di ogni età; si crea un singolare, stimolante “cantuccio” finale, in cui il critico e l’autore si confessano, in un intelligente, ironico dialogo a distanza…” (F. D’Episcopo, saggio).


                         Giovanni Bilotti: Passaggi. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2009

Paesaggi è un campionario distaccato e controllato di volti e suoni (…); ovvero un percorso a ritroso (non un diario) lancinante e sofferto, con un certo nitore e una svagata grazia che gli offrono l’occasione per scavare nel privato che gli appartiene ma proponendolo sulla pagina con ostinata lancinante acutezza” (Frano Tralli, dalla prefazione).


 
       Giovanni Bilotti: Le mie stagioni. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2009

“… Un canto esigente che rifiuta l’effetto, che propone verità potenti e molteplici. La verità del poeta" (Roberto Natale).


 
       Maria Luisa Tozzi: Giovanni Bilotti. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2013

“Ligure, aspro e delicato come il tamerisco piegato dal libeccio, si presenta in chiave attuale come l’antico apuo che percorse (così la  nostra speranza) a ritroso i crinali del Sannio, determinato a ritrovare la terra e la sepoltura dei padri…” (Maria Luisa Tozzi).


       Giovanni Bilotti: La farfalla. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2013

“Questo pseudo poema si divide in quattro parti. La prima riguarda la ricerca d’amore che c’è in ogni essere; la seconda concerne le critiche di un poeta amico alla particolarità dei miei versi; la terza apre alla curiosità di verifica rese quelle “accuse” avessero un riscontro nella realtà quotidiana, ma non solo; nella quarta , infine,  c’è l’azzardo di mettere a confronto gli dèi di ieri con quelli di oggi, dimostrando la superiore pericolosità di questi ultimi…” (l’Autore).


       Giovanni Bilotti: Animali. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2013

Animali è una denuncia che vuole stigmatizzare il comportamento umano nei riguardi degli animali. Di tutti gli animali. Davvero un contegno che definire crudele, spietato, vergognoso è usare semplici eufemismi.  Cosa sperare, quindi? Che il Sogno si realizzi” (l’Autore).



       Giovanni Bilotti: I celestni. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2013

“… amo in particolare I celestini, alacri, inventivi, fervidi, giocosi. Sempre la sua scrittura è limpida e viva…” (Giorgio Bàrberi Squarotti).


Giovanni Bilotti: Il cane che si morde la coda. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2013


“… Ben venga, allora, questo pamphlet poetico, che afferma, con umiltà ma anche intensità, la ineludibile necessità di una nuova alleanza culturale, capace di incidere nel profondo della vita di ognuno e della società che lo circonda” (Francesco D’Episcopo).   



Fernando Lena: La quiete dei respiri fondati 
Puntoacapo Editrice. I quaderni dell’Ussero. 2014. Pagg. 48. €. 8,00

"Una quiete che può fiorire forse sull’assestamento dei nostri travagli

Poesia forte, coinvolgente, immediata, chiara i cui versi, con espansioni generose e audaci, intrise di una realtà vissuta su percorsi da via crucis, agganciano, con resa visiva, gli abbrivi emotivi dell’anima. Di un’anima che sente l’urgente bisogno di confessare, di dire, di comunicare dolori ed esperienze che, decantate da tempo in un cuore gonfio di vita, fuoriescono con polisemico ardore in un canto di proteiforme umanità, di doloroso impatto in un articolato linguistico di solida tenuta, diretto e nitido, denso ed espanso, che evita l’insidia dei luoghi comuni, l’armamentario di usi retorici. Un dire franco e verace tutto vòlto a concretizzare la densità di una grande e travagliata storia..." (dalla recensione di N. Pardini). 


Pasqualino Cinnirella:DICOTOMIE NELL’ESSERE
Edizioni Il Fiorino. Modena. 2014. Pagg. 36. €. 5,00

"Qui c’è la vita in tutto il suo dipanarsi zeppo di contraccolpi


Mi sono giunte oggi 9 maggio due opere di Pasqualino Cinnirella: una, vincitrice del Concorso Letterario “Il Cavaliere”, edita con i caratteri di Edizioni Il Fiorino, Modena; ed una di poesie raccolte in fogli stampati senza alcun riferimento bibliografico. E devo confessare che fin dalla prima lettura i versi dell’autore in questione mi hanno subito attratto. In primis per il suo messaggio umano, civile, memoriale e fortemente emotivo, trasmesso con tale comunicabilità da lasciare di stucco: un messaggio vicino a tutti noi..." (dalla recensione di N. Pardini).




Fulvio Castellani: SERA DI PAROLE
 IBISKOS ULIVIERI. Empoli. 2010. Pagg. 66. €. 12,00

"Poesia chiara, limpida, educata dal silenzio ad una frequentazione autoptica dell’interiorità. Educata a oggettivare in semantiche allusioni abbrivi di vertigini esistenziali. Cospirazioni panico-emotive che azzardano sguardi oltre orizzonti impenetrabili per le nostre miopie di esseri umani; oltre autunni  che simboleggiano con i loro sempre più brevi singhiozzi lo scorrere fugace della vita. Ed è questa  la stagione più vicina al tormento del fatto di esistere: alla dualità fra il nostro essere terreni e il nostro ambire al sempre; fra la nostra fragilità e il nostro slancio all’azzurro..." (dalla recensione di N. Pardini). 



Angelo Manitta: Volubile cosmo. BIN BANG – La via dello Zodiaco II. Il Convivio. Castiglione di Sicilia. 2012. Pagg. 136. Euro 15,00

  "La spinta alla ricerca, l’azzardo ad oltrepassare il limen della vicenda umana


Bel testo, intanto, questo di Angelo Manitta; un libro piacevole da sfogliarsi e da accarezzare; un’edizione ben curata che invoglia a consultare, che si presenta con un aspetto estetico di ottima fattura: dalla semplicità della copertina, ai caratteri ben leggibili; dalla composizione, all’impatto grafico nel suo insieme; insomma un volume che non si perde in inutili fronzoli ma che fa della sua concretezza un prodromico invito ad affrontare la sostanza, gli intendimenti poetici, e tutti i loro significanti metrici con autoptica vicinanza. Dacché ha già la sua importanza l’intervento di un editore che faccia da scrematura per onorare una collana di tutto rispetto... (dalla recensione di N. Pardini).




Ambra Simeone: Ho qualcosa da dirti. (quasi poesie) 
deComporre Edizioni. Gaeta. 2014. Pagg. 64


"Seguendo Ambra fin dalla prefazione del suo Ho qualcosa da dirti, libretto di “quasi poesie”, come lei definisce, (forse ci sarà qualcuno che un giorno leggerà questo libretto, senza dover correre subito al lavoro o in palestra o a cucinare per la famiglia, dedicando una trentina di minuti, tutti per leggere, senza aver fretta alcuna…), seguendola, appunto, la devo rassicurare che ha trovato quel qualcuno disposto a dedicare quella mezzoretta al suo verseggiare; e penso di non essere l’ultimo. In effetti, devo confessare, di essere stato attratto dalla novità di queste poesie, dalla loro disposizione diversa, dal loro scorrere con un linguaggio affabulante, malizioso, tutto vòlto ad attirare il lettore nella trappola della curiosità... (dalla recensione di N. Pardini).

IL GUASTATORE. QUADERNI Neon - Avanguardisti
deComporre Edizioni. Gaeta. 2014. Pagg. 136


Adriana Assini: La Riva Verde
Scrittura & Scritture. Napoli. 2014. Pg. 184. €. 12,50

"Una rinfrescata di modernità che fa della Storia un racconto
a noi vicino

Guerra dei cent’anni: desolazione, campagne abbandonate, vedette per mettersi al riparo entro le mura, pestilenze (celebre quella del Boccaccio: “Nell’anno del Signore 1348 la mortifera pestilenza giunse a Firenze…”); un tremendo flagello in Europa;  interrogatori e sentenza del 24 maggio 1431 per Giovanna D’Arco: “…per questo motivo noi ti giudichiamo come eretica  e stimiamo che tu sia da espellere dalla Chiesa e che tu debba essere consegnata alla potenza secolare”; una guerra, appunto, questa dei cent’anni, che finendo nel 1453, si trascina fino alle soglie dell’età moderna... (dalla recensione di N. Pardini). 



Giovanni Bilotti: Stazioni dell’anima. Versi di dentro. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2009

Giovanni Bilotti: Dettagli. Versi sotto traccia. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2009

Giovanni Bilotti: I ragazzi del campetto. Un paradiso chiamato Rebecco. Edizioni Cinque Terre. La Spezia. 2009

"Poesie di evidente freschezza realistico-esplorativa che, distese su un ductus poetico di solida tenuta, evitano l’insidia dei luoghi comuni. Un realismo lirico di polisemica significanza dove l’ardore allusivo delle metafore spinge il verbo verso vertigini paniche di grande impatto allusivo. E l’autore narra il tutto con non chalance, en passant, osservando l’apparire e lo scomparire simbolico delle configurazioni naturali. Perché Bilotti fa un grande uso del naturismo. È a esso che si affida normalmente per raccontarsi..." (dalla recensione di N. Pardini).


Anna Magnavacca: Il  colore dei giorni
I quaderni dell'Ussero. Pasturana (AL). 2014

"Un succo piuttosto amarognolo di un realismo lirico avvincente e
coinvolgente

Importante personaggio della vita culturale contemporanea, Anna Magnavacca è presente in letterature e antologie prestigiose con all’attivo riconoscimenti nelle più note competizioni poetiche. Componente di giuria in premi letterari, il suo curriculum è impreziosito da riconoscimenti alla carriera e da numerose pubblicazioni di poesia, narrativa e cronaca lunigiana di cui si sono occupati, con prefazioni e recensioni, critici di valenza nazionale. A noi il compito di esaminare Il colore dei giorni, questa nuova sua fatica i cui versi, intensi, coinvolgenti, e di grande fattura realistico-partecipativa, abbracciano impulsi emotivi con voci verbali e stilemi allusivi di polisemica significanza (dalla prefazione di N. Pardini).




Claudio Fiorentini: Io parlo Jazz. Pagine. Roma. 2014. Pagg. 160. Euro 12,00



Claudio Fiorentini: Captaloona. Kairòs edizioni. Napoli. 2013. Pagg. 222. Euro 14,00



Claudio Fiorentini: Incauta Magia del Mentre
Kairòs Edizioni. Napoli. 2012. Pagg. 48. € 10,00

"Immagini con cui l’autore tradisce un senso di solitudine e di sperdimento sociale ed esistenziale

Plaquette fine, elegante, delicata, di un’armonia che sembra quasi contrastare con quell’insana sinfonia di note che vanno vengono e si disperdono per non tornare. Perché l’autore la percepisce l’armonia misteriosa e nascosta, direi baudelairiana; la trasferisce nel sottobosco del suo canto o nelle rappresentazioni pittoriche che dal senso della vita si traslano in una visione surreale, quasi onirica..." (dalla recensione di N. Pardini). 





Fulvia Minetti: Parole di pelle
CLEUP EDIZIONI. Padova. 2014. Pagg. 78. €. 14,00


"Poesia spigliata, avvolgente per cromie e figurazioni mai oziose, dove il verso con il suo andare flessibile e ondulatorio fa di tutto per abbracciare gli slanci emotivi dell’autrice. Una poesia schietta, di vita e vitale, che indaga, con vis creativa e perspicace analisi psicologica, il dilemma dell’esistere; e lo fa partendo dalle cose, dai fatti, dagli incontri, dalle questioni umane e da tutto ciò che appare, per azzardare fughe verso l’azzurro più intenso dei cieli..." (dalla recensione di N. Pardini).




Sandra Carresi:  I cristalli dell'alba. TraccePerLaMeta. Segrate (MI). 2014
"... Una silloge, questa nuova di Sandra Carresi, vivace, intensa, di proteiforme valenza, dove ogni emozione trova corpo in versi duttili e generosi, ora brevi, secchi, ora ampi, aperti; disposti e disponibili a seguire l’ondulazione delle intime vicende. Insomma una silloge che racconta la vita, in tutte le sue forme, le più dolci e le più crude: sottrazioni, scottature, illusioni, speranze, delusioni, rammarichi, quietudini; realtà quotidiane, minuziose, occasionali; slanci onirici; un realismo lirico, comunque, di grande impatto umano, dove è facile ritrovarci, dove ognuno di noi, leggendosi, ascolta un brandello della sua storia. E mi piace iniziare la mia esegesi da questi versi incipitarî che fanno da prodromico avvio ad una voce spontanea, libera, pulita, e architettonicamente movimentata; una voce che sa raggiungere apici di non comune fattura ispirativa..." (dalla prefazione di N. Pardini).   



Imperia Tognacci: Giovanni Pascoli. La strada della memoria. Centro Studi  Letterari
"Eugenio Frate". 2002. Pagg. 120



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Imperia Tognacci: NATALE A ZOLLARA. Bastogi. Foggia. 2005. Pagg. 106

"... Tante le occasioni per l’autrice: il panismo esistenziale, il patrimonio memoriale, con la sua funzione catartica e vitale, il senso eracliteo dell’essere e del vivere.
Ed è forse proprio l’efficacia delle rappresentazioni paniche a dare consistenza al motivo centrale del poema. Sì!, quella natura che con le sue lucerne di stelle, colla sua eco di vento fra le rocce, con la sua neve che copre assorte orme, con le sue notti a coricarsi sull’anima, o con la luna che scioglie i suoi chiari, prende per mano la poetessa e l’accompagna nel tragitto del suo poièin, dando sostanza e corpo agli stati emotivi (dalla recensione di N. Pardini al Richiamo di Orfeo). 



Luigi Gasparroni: Poesie HAIKU. 2014

"Luigi Gasparroni in questa sua nuova fatica letteraria si accinge a tradurre le sue sensazioni e i suoi stati d’animo in pennellate cromatico-allusive di grande efficacia visiva. Un testo di haiku dove l’autore dimostra di avere tutte le carte in regola per dire poeticamente con vis creativa tutte le vicissitudini dell’umano vivere. E parte dalle cose minime, dall’osservazione dei piccoli fatti, dei piccoli movimenti, delle cose comuni che non passano inosservate sotto lo sguardo attento del poeta. Una grande capacità di elaborare il vissuto in quadri e scenari a tinte ora flebili, ora dolci, ora superbe che azzardano colori oltre l’azzurro del cielo" (dalla recensione di N. Pardini) . 



Fulvia Marconi: Amore che d’amor si nutre e sazia
Di Felice Edizioni. Martinsicuro (TE). 2014. Pagg. 104

"L’ambiente si fa tutt’uno con lo stato d’animo di Fulvia

Ed ora… senza foglie resta il ramo,
la brezza non sospinge la mia vela,
guardando questo viso nello specchio
giovane è il cuore mentre… il corpo è vecchio.

Iniziare da questi versi significa cogliere a pieno la plurivocità della poesia di Fulvia Maeconi, le molteplicità ispirative del suo canto che fanno della vita un patrimonio a cui attingere per innervare i versi di substantia e focus di polisemica significanza. Sì, un canto che nasce dall’amore, dal dolore, da quella malinconia congenita nell’animo umano, e che costituisce il leitmotiv del “Poema”, garantendone compattezza e organicità. La poetessa è cosciente della precarietà del vivere, dei limiti della nostra vicenda umana; e di quanto precario sia, anche, il sentimento di felicità che i poeti rappresentano abitualmente con immagini di resti autunnali, di nubi disciolte dal vento, di rivi strozzati, o foglie accartocciate. E sa che i sogni stessi si disperdono sopra i prati come il languore di una rosa ormai sbocciata:..." (dalla recensione di N. Pardini).



Marco Mastrilli: IMPRONTE SULL'ACQUA Meditando la poesia. Kairòs Edizioni. Napoli. 2014 

IMPRONTE SULL’ACQUA
Meditando la poesia
di Marco Mastrilli

La ricerca del suono all’interno dei versi forma una sorta di percorso da seguire attraverso i sensi. È come se chiudere gli occhi, per il lettore, fosse una risorsa in più che permette un ascolto più attento e partecipato. A volte si ha la sensazione che fra le parole passi un filo segreto di complicità. È il ritmo, una corsa all’unisono verso una meta comune. L’occasione per cogliere un significato che viene dalla terra grazie alla fertilità di un orecchio prensile che raccoglie in sé l'intero mistero della vita.

COLLANA Le parole della Sybilla



Ivan Pozzoni: Patroclo non deve morire. deComporre Edizioni. Gaeta. 2013 

"Poesia ampia, aperta, orizzontale, nuova, di rottura, post-moderna o tardo-moderna, del filone neoN-avanguardista letterario che azzarda iperbolici sguardi verso contenuti inconsueti o iperconsueti sorretti da un poetare di significanti metrici planati in dismisure che oltrepassano l’ordine armonico. Qui la parola s’intreccia in legami di vasto respiro, in strutture di un linguismo vòlto a raffigurare quadri di una interiorità che frantuma gli schemi spazio-temporali. Quegli schemi che teneva e tiene altro tipo di poesia tesa al fugit, al memoriale, allo sguardo del giorno che passa, a fare del naturismo un aveu indirecte esistenziale con uno strumento musicale ligio al rispetto dell’a capo per il suo procedere.  Non può non venire a mente, leggendo il poièin di Pozzoni, l’ Ars Poetica  di Czesław Miłosz:..." (dalla nota critica di N. Pardini).



Ivan Pozzoni: Scarti di magazzino. Casa Editrice Limina Mentis. Villasanta      (MB). 2013



Ivan Pozzoni: Carmina non dant damen. Casa Editrice Limina Mentis. Villasanta (MB). 2012



Ivan Pozzoni: Lame da rasoi. Edizioni Joker. Novi Ligure (AL). 2008





Ambra SimeoneCome John Fante… prima di addormentarmi. deComporre Edizioni. Gaeta. 2013

"Racconti veri, vivaci, generosi, dove la punteggiatura è un optional perché Ambra sente forte la necessità di raccontare e non si può attenere ai richiami di una prassi canonica che le raffredderebbero l’istinto di rottura. Ne condizionerebbero l’intenzione di rinnovare, di ri-lucidare, di avventurasi in una scrittura di trame e di incastri senza fronzoli. In una scrittura in cui ogni tassello, ogni riferimento oggettivo verte ad un gioco psicologico di resa narrativa. Ma il fatto di non usare la maiuscola, e di andare contro le regole di una  morfosintassi scolastica, è segno, soprattutto, di  “diversità”, di essere altra, ironica, dissacratrice, alternativa..." (dalla nota critica di N. Pardini).



Guido Zavanone: TEMPO NUOVO. De Ferrari Editore. Genova. Pp. 80

<<Un realismo psicologico che tocca punte di alta poesia

Fenollosa Ernest Francisco affermava che la poesia è l’arte del tempo. Perché riportare tale affermazione. Perché il tema del tempo ha una funzione determinante nella poesia di Zavanone. Non solo da un punto di vista del memoriale, ma soprattutto da quello della realtà contingente: hic et nunc. In lui l’ieri, l’oggi e il domani si embricano indissolubilmente per dare energia espansiva al suo poema. È cosciente del tepus fugit Zavanone. E la realtà circostante la vive come frammento del suo essere mortale e degradante. Ma dall’altra parte sente l’urgenza di farne un accadimento perpetuo, di vincerne quel sapore di caducità, ricorrendo all’idea di arte/poesia; per proiettarsi oltre il breve tratto della vicenda umana...>> (dalla recensione di N. Pardini). 



Serena Siniscalco: IL POESIARIO IX. Genesi Editrice. Torino. Pp. 128
"Un’opera che tocca tutti i tasti dell’umana vicenda
Da oltre nove anni immota langue
l’altalena dell’angelo piccino,
nell’angolo riposto del giardino.

Mi piace iniziare da questi versi per scrivere sulla poesia di Serena Siniscalco. Una poesia dolce, duttile, carezzevole, melanconica, anche, che fa dell’armonia un valore aggiunto. Sì, perché Serena non si avventura in un poetare libero dove il verso va a capo quando vuole. Lei lo domina, lo adatta al suo sentire, ne fa un compagno fedele della sua quotidianità, della sua serenità o del suo dolore. Ed è così che il verso diventa un graffito della sua anima. C’è dolore, sì, nella sua poesia. Un dolore che nasce da disavventure umanamente incomprensibili. Come quella di una perdita rievocata da quell’altalena umanizzata nel suo languire; ma c’è anche la felicità,..." (dalla recensione di N. Pardini).




Patrizia Stefanelli: Guardami. RUPE MUTEVOLE. Pp. 120. Euro 10,00

"... Silloge, comunque, di sicuro slancio emotivo, che già, da una prima lettura, rivela una vis creativa di perspicua resa poetica, dove il verbo, sostanziato da potenzialità fonica e cromatica, fa da argine ai forti input esistenziali. Una poesia nuova, generosa, ammiccante, dove la parola la fa da padrona. Una parola arrotondata, smussata, pensata,  lavorata da artigiano per ritrattare la complessità dell’esistere. Sì, perché è frutto di una ricerca attenta, che denota una autoptica frequenza letteraria, che sgorga, anche,  dolce e duttile, da una spontaneità quale richiede il buon poieo..." (dalla prefazione di N. Pardini). 

Antonio Spagnuolo: Come un solfeggio
Kairósedizioni. Novara. 2014. Pp. 52


"Mi è giunto oggi 26 febbraio un dono, una gradita sorpresa: una plaquette delicata, gentile, contenuta come grandezza, ma espansa come spiritualità, come foga di un uomo tutto intento a tradurre in parole battiti diastolici di un cuore intenso,  generoso,  esplorativo; e già ci avvisano la dedica (In memoria di Elena), il titolo (Come un solfeggio), la copertina (un bosco fitto, quasi impenetrabile, che si apre a spiragli di luce). Una plaquette tascabile come misura, e bella a vedersi, a gustarsi per veste grafica, impaginazione, composizione, risvolti; insomma, come si dice, un buon libro, piacevole da sfogliare, da palpare, da annusare per il suo profumo fresco di stampa, da ascoltare per l’accattivante sfrigolio delle sue pagine... Un prodromico avvio, dunque, che fa da antiporta ad un poema coinvolgente per disarmante nitore,  per sostanza e potenzialità creative che scopriamo fin dalle prime battute. Fin dai primi versi che ci dicono chiaramente delle qualità  di un autore che da una vita dà tutto se stesso all’arte del dire, all’ars inveniendi, al generoso e quanto mai inspiegabile mistero dell’intarsio poetico. Sì!, è Antonio Spagnuolo a metterci sull’attenti, a chiederci una intonazione a un poetare di fine fattura.  A un poetare vòlto a tracciare una specie di redde rationem di una vicissitudine dolorosa che riguarda tutti noi..." (dalla recensione di N. Pardini). 




Ninnj Di Stefano Busà: Ellittiche stelle - Edizioni ETS. Pisa. 2013. Pp. 36 

<<È così che si conquistano le vette più alte con scalate di dolore e di affanni: 

Un viaggio senza ritorno,

una storia che porta due parentesi

tra un poco e l’altro della vita.

Una distanza fra asintoti e tangenze

sempre più lontani, linee d’ombra.

Scrivere sulla poesia di Ninnj Di Stefano Busà significa saperne intuire, magari solo in parte, tutte le occasioni esistenziali, le cadute, le resurrezioni di un intero percorso. Una vita donata, di tutto punto, all’arte della parola, alla ricerca continua di intarsi e nessi che convalidino il grande patrimonio dell’essere. La vita in tutta la sua pienezza e pluralità, come apertura al mondo in quanto tale, all’umano che cresce col dolore, la gioia, l’emozione, il senso onirico, immaginifico, e, soprattutto, con la realtà che lo circonda e l’assale; a quell’umano che si misura, in modo perpetuo, con la luce e il buio, con l’ombra ed i suoi suoni, coi fatti ed i loro perché, per tirare, alfine, un inquieto consuntivo. “La poesia è connaturata all’umanità: il vero poeta assimila e trasfigura, lo scriba si limita a copiare” (Stearns  Eliot)...>> (dalla prefazione di N. Pardini).




Giannicola Ceccarossi: Dove l’erba trasuda narcisi
Ibiskos-Ulivieri. Empoli. 2014. Pp. 52. € 13.00

<<La sacralità di un percorso che ci ha elargito affetti e memorie tanto solidi da  prolungare la vita
Scrivere sulla poesia di Giannicola Ceccarossi significa andare a fondo di quei tourbillons esistenziali che inquietano l’uomo in quanto tale. In quanto essere vivente in uno spazio angusto e senza certezze minime. È da là che deriva il bisogno del poeta di sfoltire quelle nebbie che offuscano la traiettoria del vivere:
… Ora sono un monaco
con la tunica sdrucita
e la ciotola
E sono ancora in cerca.
E ancora:
Madre
(…)
Aiutami a lasciare indietro
tutti i miei dubbi
e a dimenticare
quell’inferno confuso dalle stelle
 Aiutami a vivere
questo ultimo volo degli aironi
Questo l’autore. È il suo un volo che lo ri/vuole a terra, lì, proprio lì, dove il profumo delle piante selvatiche o il colore delle sere iridee contornano fiumi larghi che esondano in campi di girasoli. Prende forza da qui la poesia del Nostro. Da questa madre terra che, pur tenendoci stretti nella sua morsa, ci gratifica con la sua generosa offerta di respiri di allodole, e erbe che trasudano narcisi. Ma, quantunque preso da questo amore sviscerato per la vita ed i suoi doni, il poeta è cosciente, anche, della precarietà e della fuga inarrestabile di un tempo che tutto fagocita, e tutto consuma:
Si svolge il gomitolo dei giorni
e il cuore corre corre
 Corre all’impazzata
E  mi brucia…>> (dalla recensione di N. Pardini).



Maria Grazia Ferraris: Occhi di donne
Le Edizioni del Porticciolo. La Spezia. 2012. Pp. 102. € 12.00

<<C’è qui, in questi racconti, un saporito e generoso filo conduttore che ci tiene avvinti alla parola: la scelta oculata di significativi personaggi femminili che, tratti dalla mitologia e dalla letteratura, ben giocano, con intento chiaro, per il titolo del testo: OCCHI DI DONNE. Occhi che meglio di quelli maschili riescono ad andare a fondo dei sentimenti,  dei fatti e il dipanarsi delle vicende. Che sanno giudicare, che sanno amare, che sanno abbracciare con intenzioni di pace, con voglia di cogliere il buono, il giusto, persino nelle storie meno appariscenti. Nei risvolti più segreti degli intrighi umani. E c’è l’amore a dominare con tutta la sua complessità; con tutta la sua plurale universalità di armonie, di contrasti, di avvilimenti, o di abbandoni...>> (dalla recensione di N. Pardini).


                                  Ester Cecere: FRAGILE Maneggiare con cura 
                                   Kairòs edizioni. Napoli. 2014. Pp. 92. € 10,00

Frontespizio

<<Amare confessioni, ritorni di memoria che hanno lasciato segni, “lame di luce nell’animo a frugare

Poesia agile, scattante, libera, docile, melodica, suasiva nella sua irruenza contenutistico-verbale. Nel suo reattivo, immediato e spesso convulso risentimento verso un percorso esistenziale zeppo di inquietudini, di malinconiche esperienze, di tradimenti di “orchi reali”. Ma infine di riposi; di approdi ad un redde rationem,carico di una spiritualità che lega il cielo alla terra. Trisillabi, quaternari, ottonari, novenari o settenari; anche endecasillabi, che, spezzati in versi di minor quantità, si traducono in musicalità di piacevole avvicinamento; di simbiotica fusione per dare forma allogòs del canto, dove l’armonia del verso contrasta, spesso, con lo stridore di una filosofia che denuncia la ruggine dell’esistere: un dicotomico apparire fra i due volti del “poema”...>> (dalla prefazione di N. Pardini).




Renato Fiorito: Caro Dante. Gruppo Editoriale l'Espresso. Roma 2014. Pp. 222

<<... La nobiltà letteraria di Maffia è tutta nella comunicabilità del canto. Nella maestria di saper tradurre i piccoli fatti, le minuzie, in argomentazioni degne di alta poesia. E’ nel sapersi infilare fino al collo nelle magrezze del quotidiano. Di un quotidiano a volte struggente, anomalo, da rivedere, da riportare all’attenzione perché ci riflettiamo sopra. E poi è nell’uscirne, sì, nell’uscirne zuppato anima e corpo. Ma non restano così come sono le cose. Come appaiono a prima vista, innocue, inoffensive, belle o brutte, calde o fredde, benigne o maligne. Sul foglio si macchiano di una coscienza sociale e di una robustezza allusiva dilatate all’inverosimile. E parlano le cose. Parlano del mondo; di quello presente, di quello passato; dicono sommessamente, quasi en passant, e non di rado con tono distaccato, o anche ironico, di condizioni e ambienti defraudati, persino, di dignità umana. Basta leggere, saper leggere e andare a fondo...>> (dalla recensione di N. Pardini).



Umberto Cerio: ARCIPELAGO
Edizioni NOUBS. Chieti. 2002. Pp. 94. € 11,36

<<Luce della mia vita, amore gioioso mi offri,
questo nostro che tra noi sia perpetuo (L’offerta. Da Iucundum, mea vita. Catullo).

Cosa insolita partire au rebours nell’analisi esegetica di un testo. Ma qui credo che il metodo sia più redditizio, filologicamente più aderente alle richieste di questa pièce, più informativo per ricavarne gli esiti, la filosofia e gli intendimenti dell’autore. Intendimenti che emergono dalla scelta dello stesso. Dal perché quella e non altre. Ed è qui, in questi conosciutissimi pezzi tratti dalla classicità aurea dei nostri avi, che troviamo già delineata l’ispirazione etico-creativa del Nostro; la sua perspicace costanza nel rendere eternamente attuale il loro sapor vitae. E Cerio si abbandona completamente al gusto del Bello. Al trasalimento euritmico e fascinoso del mondo dei grandi della letteratura latina. E lo si deduce dalle  traduzioni; dalla scelta e dalla passione con cui opera. Dalla sua affezione a questa cultura e dalla volontà di trarne spunti prodromici alle questioni umane, non mutate nella storia dell’umano inquietarsi: l’amore, la fuga del tempo, la morte, l’esistere, il rapporto fra noi e il tutto, il mito; e il labor limae, e l’ars inveniendi, e la vis creativa che ne conseguono per una penna tutta presa dal polisemico dire di quei brani (da Catullo, Orazio, Properzio, Virgilio) che si fanno estremamente nostri. Perché partire da lì significa avvicinarsi il più possibile all’arte di Cerio, al suo “Poema”, al suo amore per questo tipo di letteratura...>> (dalla recensione di N.  Pardini).



IL FASCINO DELLA MEMORIA, a cura di Rina Gambini. Le Edizioni del Porticciolo. 2013
Pensieri ricordi testimonianze in poesia e in prosa
Uno spaccato di vita italiana






Le Pagine del Poeta 2014, a cura di ALIDA MARIA SESSA, Pagine, Roma 2013, € 26,00




anno LI - n. 1-2 - € 10   gennaio-agosto 2013

Sono presenti saggi di:
Franca Frati, Miriam Binda, Franco Campegiani, Franco Marano, Silvia Vanossi Este, Stefano e Valentina Gelain, Martina  Bastia, Franco Gelain, Elisa Ghilardi
Recensioni di:
Nazario Pardini su Serena Siniscalco
Sandro Angelucci su N. Di Stefano Busà
Poesie di:
Vittorio Roberto Di Pietro, Ulisse Garbato, Maria Rosaria Luongo, Andrea Nascimbene, 

Nazario Pardini, Ivan Pozzoni, Alessio Saltarin, Adriano Scandalitta, Vito Sorrenti  


NUOVO CONTRAPPUNTO. Trimestrale di poesia ed arte
Anno n° 4 - Ottobre - Dicembre: 2013
In questo numero:
Lucio Pisani, Liana De Luca, Carmelo Pirrera, Domenico Camera, Nazario Pardini, Elena Bartone, Maria Carmela Chianca, Melissa Deleclitte, Remigio Bertolino, Elio Andriuoli, Liliana Porro Andriuoli


Comune di Itri - Assessorato alla cultura. XVI Edizione Premio Nazionale Mimesis di poesia. "Nessuno è salvo". Patti. 2013

"La poesia non è disponibile. E' una avventura disponibile. Disponibile deve essere il cuore, e il lavoro. E la umiltà. La poesia non esiste, esistono le poesie. Cioè opere in cui l'uomo dice, balbetta, grida, mormora, compone a nostalgia del suo cuore, e lo stupore duro dell'esistente..." (dalla prefazione di Davide Rondoni).

Gianni Rescigno: IL SOLDATO GIOVANNI. Genesi Editrice - Torino. 2011. Pp.112. € 14,50  

"... Sì, perché, il soldato Giovanni, alla fin fine, non è altro che il padre di tutti noi italiani: mio padre, vostro padre, un padre come tanti che ha avuto la malaugurata sorte di vivere il tremendo periodo delle guerre; che ha sofferto, ma che è riuscito ad andare avanti con dignità. Che ha insegnato a tutti noi il valore dell’onestà, della disciplina, e del rispetto della vita. Basterebbe che noi tutti acquisissimo una minima parte dei suoi insegnamenti. Ma perlomeno ricordiamoci di questi padri, dei nostri padri che hanno lottato nelle trincee, che hanno vissuto lontano dalle famiglie, che hanno pianto su delle foto logore e consumate dalla pioggia, e che sono stati ripagati con la miseria e le macerie... (dalla recensione di N. Pardini). 

Aurora De Luca: SOTTO OGNI CIELO. Genesi Editrice. Torino, 2010. Pp. 136. € 14,50

Aurora De Luca: Sotto ogni cielo
Genesi Editrice. Torino, 2012. Pp. 136. € 14,50

"Poesia giovane, vivace, armoniosa, generosa in cui il verso riesce con tutte le sue varianti a farsi tatuaggio di dolci e gioiosi impulsi emotivi. Gioiosi, sì!, perché in questo canzoniere – qui è l’amore che domina con tutto il suo potere trascinante verso l’irrazionale, verso l’onirico, anche –  l’anima della scrittrice è tutta volta alla ricerca della luce e di un azzurro sotto cui si dipanano le vicende poetiche e verso cui si proiettano pensieri vitali e positivi. Quelli di una poetessa che si abbandona a un’oasi dove: "l’anima sobbalza..."e dove splendono anche i momenti ombrosi dell’esistere, perché lei crede fermamente: "che tu sia/ quel luminio fugace/ che fa splendere la goccia...". Una vicenda, quindi, pregna di armonia di sensi e di meditazioni, di slanci emotivi la cui storia si dipana nel cuore delle quattro stagioni che determinano, col diacronico fluire, la compattezza e l’originalità dell’opera, perché tutto è demandato al loro concorso..." (dalla recensione di N. Pardini).


Miriam Luigia Binda: GUERRANIMA. Edizioni Helicon. Arezzo. 2013. Pp. 98. € 11,00

Spazi misurati per un’anima volta a miraggi per i quali 
sono stretti perfino gli orizzonti degli Oceani

"Pensiero d’amicizia

Se morisse il pensiero mio di te
il ceppo robusto
lasciato nel sordido camino
sfinirebbe di cenere
ed il vento porterebbe con se
ogni plauso di calore
ogni petalo dischiuso 
guizzante dalla luce.
Amico mio, 
la nostra amicizia 
passa l'oscurità. 
E' una fiaccola accesa
nel'indifferenza del mondo!
Questa poetessa è qui. In questi palpiti di vita, in questi abbrivi di silenzi, in questi sobbalzi interiori, di cui è capace soltanto un cuore generoso e procace, tenero come un passero, ma capace di volare con ali forti e robuste, con ali aquiline per sfiorare cieli tanto ampi quanto i sogni degli umani. È qui, a sfiorare con parole impossibili l’amore. A fare di un’amicizia “una fiaccola accesa/ nell’indifferenza del mondo”. Quanto sentimento, quanti traslati per dire subbugli tanto esplosivi, tanto delicatamente accennati, annuiti! C’è qui, anche, la grandezza della poesia, il desantisiano equilibrio fra i patemi dell’essere e il corpo dei verbi. Un vero esempio di canto elevato al sentimento più nobile, a quel sentimento che più si avvicina  all’azzurro... (dalla Prefazione di N. Pardini).



Innocenza Scerrotta Samà: NEL TACIUTO LA GIOIA. Edizioni Polistampa. Firenze. 2013. Pp. 62

"Nell’incontro degli opposti la lucentezza della  quiete 
Poesia schietta, sincera, libera, generosa, tutta volta a indagare sugli interrogativi dell’essere e dell’esistere. E la parola, incastonata in nessi di grande rendita etimo-fonica, è duttile e disponibile ad involucrare gli slanci di un’anima cosciente della povertà delle ristrettezze umane. Una sottrazione che sente e da cui vorrebbe fuggire. Sì!, cosciente della precarietà della nostra permanenza di fronte a un tempo che scorre implacabilmente indifferente. Ed ecco, quindi, tutte le dicotomie del vivere e la ricerca di equilibri che mutino i quesiti del soggetto nell’universale senso dell’esser-ci. Ed è umano, fortemente umano il discorso poetico di Scerrotta Samà. Percepisce che - col suo linguismo frantumato in azzardi esplorativi - l’equilibrio può venire solo dalla simbiotica fusione degli opposti: notte e giorno, Eros e Thanatos, Caino e Abele. Sono questi opposti che convivono nel nostro essere; che ci rendono coscienti del senso eracliteo del nostro breve segmento esistenziale, e che ci fanno anche azzardare sguardi oltre i confini del nostro fatto, oltre i limiti della nostra caducità, del nostro possibile, con risultati di pascaliana memoria" (dalla recensione di N. Pardini).

Sandro Angelucci: di Rescigno il racconto infinito
Blu di Prussia editrice. Piacenza. 2014. Pp. 89

"Intelligente ed oculata operazione dell’editore Eugenio Rebecchi quella di inserire come apri collana di saggistica il nome di un esegeta di autoptica valetudine quale quello di Sandro Angelucci. Scrittore ritenuto, ormai, fra i più quotati nel diorama critico e poetico della letteratura contemporanea. Un autore di metodo. Un filologo innanzitutto. Egli parte dal testo, lo fa suo, lo frantuma, e lo ridà alla pagina critica sistematicamente ricomposto sotto ogni aspetto significante: une explication de texte. Un ermeneuta di grande portata intellettuale aiutato da un articolato linguistico di perspicacia sapidità disvelatrice..." (dalla recensione di N. Pardini). 



Concorso di poesia "Città di Quarrata". Tipografia pistoiese. Quarrata. 2013

I PRIMI TRE CLASSIFICATI:

1°) Luigi Paraboschi
2°)Pasquale Balestriere
3°) Daniela Raimondi



                                           
      Autori Vari: Poetika vol. V. MMXIII. Onirica Edizioni. Pp. 156
        Quarta di copertina coi nomi dei poeti

                                                    

Autori Vari: Poetika vol. V. MMXIII. Onirica Edizioni. Pp. 156


NUOVI POETI CONTEMPORANEI: VIAGGI DI VERSI
Editrice Pagine. Roma. 2013. Pp. 96



 Dante Maffia: ABITARE LA CECITA. Edizioni Lepisma. Roma. 2011. Pp. 56


 Dante Maffia: POESIE TORINESI. Edizioni Lepisma. Roma. 2011. Pp. 96


Dante Maffia: Ultimi versi d’amore. Edizioni Lepisma. Roma. 2004. Pp. 150


"La nobiltà letteraria di Maffia è tutta nella comunicabilità del canto. Nella maestria di saper tradurre i piccoli fatti, le minuzie, in argomentazioni degne di alta poesia. E’ nel sapersi infilare fino al collo nelle magrezze del quotidiano. Di un quotidiano a volte struggente, anomalo, da rivedere, da riportare all’attenzione perché ci riflettiamo sopra. E poi è nell’uscirne, sì, nell’uscirne zuppato anima e corpo. Ma non restano così come sono le cose. Come appaiono a prima vista, innocue, inoffensive, belle o brutte, calde o fredde, benigne o maligne. Sul foglio si macchiano di una coscienza sociale e di una robustezza allusiva dilatate all’inverosimile. E parlano le cose. Parlano del mondo; di quello presente, di quello passato; dicono sommessamente, quasi en passant, e non di rado con tono distaccato, o anche ironico, di condizioni e ambienti defraudati, persino, di dignità umana. Basta leggere, saper leggere e andare a fondo..." (Dalla recensione di N. Pardini).

IL più grande CONSUNTIVO STORICO di oggi. 
2013 - novità:
L'evoluzione delle forme poetiche
La migliore produzione poetica
dell'ultimo ventennio (1990-2012)
a cura di : Ninnj Di Stefano Busà
Antonio Spagnuolo
editore: Kairos - NA

forme poetiche.jpg


All'interno si trovano autori di grande autorevolezza da Pontiggia a Cucchi, da Pazzi a Kemeny, M. Luisa Spaziani, Roberto Carifi, Andrea Cortellessa, Plinio Perilli, De Signoribus, Pecora, Bettarini, G. Conte, Bàrberi Squarotti, Del Serra, Loi, Fontanella, P. Valesio, Muzzioli, Magrelli, R. Maggiani, P. Ruffilli, Renato Minore, N. Pardini, L. Sorrentino, F. Sanguineti, V. Zeichen e altri. Contiene la migliore nomenclatura della produzione poetica di oggi.



Nadia Chiaverini: I quaderni dell'Ussero. Collezione Letteraria

puntoacapo Editrice. Pasturana (AL). 2013


"... Poesia ampia, aperta, armoniosa, esigente, carica di input esistenziali quella di Nadia Chiaverini. Leggerla, miscelarsi ai suoi palpiti meditativi e alle sue offerte di generosa levatura poetica, significa assaggiare l’aspro e il dolce, il sacro, e il profano dell’esistere. Significa farsi poeti, con tutto noi stessi, farli nostri questi sapori contrastanti, queste dicotomiche presenze, che, intrise di terreno, di quotidianità, si elevano ai segreti dell’universo, del vivere, dell’esserci, del morire.


Sento a volte che la vita affonda

Come una vite s’avvita nel suo cardo                                                   

A volte s’intinge morbida nel legno

A volte s’infrange   in un duro


e freddo pezzo  di metallo… (pp. 1)..." (Dalla recensione di N. Pardini)




Anna Magnavacca: Le promesse dei giorni e altri versi
Edizioni Helicon. Arezzo. 2013. Pp. 66


"Mi piaceva la luna d’avorio che baciava
prima del sonno i fiori del ciliegio

Plaquette di due sillogi, questa nuova avventura letteraria di Anna: Le promesse dei giorni e altri versi e Madre; trae il titolo dalla raccolta eponima. Devo dire innanzi tutto che il dipanarsi del dettato lirico si mantiene su livelli di alto spessore per architetture tecnico verbali e per varietà di contenuto. Un’opera che evidenzia gli stilemi tipici della vis creativa della poetessa, e che segna una tappa di continuità nel percorso artistico della stessa. Percorso connotato da una maniera di sentire e di dire che rende unica, inconfondibile, e personale la sicurezza del ductus poetico. Silloge arrivante, quindi, coinvolgente per il tatto delicato con cui l’autrice mette a nudo il suo essere donna, il suo vivere e il suo vissuto. Per la coscienza inquietante di veleggiare su un fiume segnato da correnti ora ripide, ora placide e trasparenti, ora rilucenti di guadi da cui appaiono ristagni di antiche memorie. E l’anima di questa poesia è tutta in una simbiotica fusione fra abbrivi meditativi e versificazione che, per contenere tanto pathos, si avventurano in iperboli di acribia speculativa che vanno oltre le stesse regole della comune sintassi. Il verbo si fa ora duttile, ora nervoso, ora placido, ora audace in questo suo adattamento, in questo suo farsi corpo per abbracciare l’anima del canto. Veri azzardi linguistici, dunque. Elegie semantiche colorite da tanto sentire. Avventure verso significanti che vanno oltre gli etimi. E’ così che prendono forma tante figure care. Evocazioni ad invadere gli spazi sottostanti del pensiero..." (dalla recensione di N. Pardini).




M. EBE ARGENTI: NON TRAMONTATE STELLE. GENESI EDITRICE. TORINO. 2013 Pp. 80

Maria Ebe Argenti, da alcuni anni, si lascia travolgere dalla passione  per la poesia in metrica e pubblica. Diverse le sue pubblicazioni recensite da critici importanti: Ebe d'Autunno, prefazione di Silvio Raffo; I Luminosi Accenti, con editoriale di Paolo Ruffilli; Il Sogno Clandestino, con prefazione di Paolo Ruffilli; C'era una volta il bozzolo, con prefazione di Nazario Pardini; E se volasse libero il pensiero, con prefazione di Sandro Gros-Pietro. Molti i premi vinti in competizioni letterarie. Le riviste specifiche e più note si sono interessate della sua poesia che le ha fatto ottenere riconoscimenti prestigiosi, fra cui la Laurea Apollinaris per meriti poetici presso l'Università Bicocca di Milano, ratificata dall'Università Pontificia Salesiana di Roma. 



Anna Aita: DOMENICO DEFELICE. Un poeta aperto al mondo 
e all'amore. Il Convivio. Castiglione di Sicilia (CT). 2013. Pp. 96

“Lungo la siepe d’edera,
che cinge il mio giardino,
svettano robinie, vecchi castagni,
[…]
È l’eden favoloso in cui mi serro
stanco della città.
Nel lavacro di verde e di profumi
la mente mia s’inebria e poi sconfina
oltre le vaste praterie del cielo.
[…].”

"È qui la poesia di Defelice. In questa fuga da un mondo fattosi selva oscura, in un ritorno ai primordi di natura e bellezza. Non certamente con gli occhi al répêchage di un passatismo mitizzato, ma piuttosto  con l’animo rivolto ad un futuro migliore dove “gli Alberi” possano vivere e crescere con fronde verdeggianti fino alla loro morte, su terreni fertili e propizi, e lasciare semi buoni per rinascere.
Alberi, natura, colori, spiritualità, messianica annunciazione di terre  nuove, di mater rigenerante, di forza benefica universale a sconfiggere il male per ritrovare i valori fondanti della vita e dello spirito..." (Dalla recensione a Alberi? di Nazario Pardini)



POMEZIA-NOTIZIE
mensile (fondato nel 1973)



Sandra Carresi: Le ali del pensiero. Libreria Editrice Urso. Avola(SR). Pp. 56

"... Tutto si fa motivo di partecipazione; motivo di convivenza e di esistenza. E la Nostra, pur cosciente dell’impossibilità di varcare certe soglie, è persino invogliata a introdursi nelle maglie del mistero; a soddisfare le urgenti curiosità di sapere e di conoscere. Osserva, vogliosa di esistere, ogni segmento della realtà; lo fa suo per andare oltre l’apparenza con incantamento; e con lo stesso incantamento lo dà alla pagina fresco e zuppato del suo sentire:

() Anch’io ero lì,
un attimo fa,
ma sono già qui
al calduccio
e osservo la vita
dalla vetrata,
incantata (pp. 45, ibidem).

             E si fanno avanti squarci di un realismo lirico di grande impatto emotivo..." (Dalla recensione di N. Pardini).



Sandra Carresi: L’ombra dell’anima.  Libreria Editrice Urso. Avola(SR). Pp. 56

"Il memoriale, la natura, l’amore inteso nella sua accezione più piena, l’arte, la vita, il sogno, l’immenso con tutto il suo trascinamento, quell’immenso verso cui ogni essere azzarda lo sguardo per sottrarsi alle angustie del terreno, per lanciare l’anima oltre gli orizzonti di un mare che già di per sé sa d’infinito, e la parola con tutto il suo dilatarsi ed intrecciarsi in armoniche romanze, sono gli ingredienti succosi e saporosi di queste due sillogi che si compattano per continuità ispirativa e organicità stilistico-contenutistica..." (Dalla recensione di N. Pardini).


Ninnj Di Stefano Busà: La distanza è sempre la stessa. URSINI Edizioni. Catanzaro. 2013. Pp. 48. Euro 10.00 
La Silloge è risultata vincitrice nella sez. silloge inedita del Premio "Città di Catanzaro" 2012


         "... In più di una recensione sulla poesia della Nostra ho avuto occasione di mettere in evidenza il valore della funzione verbale, della espansione del termine, ricercata con puntiglio e puntualità. E pur rischiando di cadere nella monotonia tematica, esegetica, devo ripetermi su questo aspetto della sua poetica: la parola. Sì!, la parola, il sintagma, gli accostamenti, le funzioni logiche e intellettive di un diorama mai conclusivo né concluso. Il verbo, qui, è sempre propenso ad una apertura sia interpretativa che emotiva. E così deve essere. Mai dire tutto nella poesia. Ma lasciare spazi al fruitore a che se la possa cucire addosso, e la possa vivere con  sinergie adatte a slanci personali come fosse lui stesso a immaginarla. Barthes auspicava che la poesia moderna dovesse suggerire un campo di risposte emotive e concettuali legate alla sensibilità del singolo..." (Dalla Prefazione di N. Pardini).



Gli inediti del Premio Internazionale "MARIO LUZI", VOL. 3/2012. FONDAZIONE MARIO LUZI EDITORE. Roma. 2012. Pp. 438



Letteratura italiana contemporanea. Edizioni Helicon. Arezzo 2013. Pp. 440. Euro 40 





Fulvio Castellani: Oltre il sipario dell’eco. Ursini edizioni.  Catanzaro. 2012. Pp. 104. € 10.00 

"... Certo c’è nel sottofondo una strisciante malinconia e più ancora una visione negativa del mondo e del concatenarsi dei fatti. E la natura stessa affianca il poeta venendogli in soccorso nelle concretizzazioni degli stati d’animo. Ed il gallo, il cane, le campane, il buio, gli autunni, la sera, le nude case, si fanno involucri di segmenti d’animo che trovano forza in simboli di grande impatto visivo. Linguaggio altamente simbolico quello di Castellani. E forse è proprio in Passi leggeri che il poeta evidenzia con maggiore presenza l’energia rappresentativa dei messaggi naturali; c’è qui tutto l’esplodere di un panismo esistenziale di evidente impatto umano; di una pièce dai toni epico-lirici: "E’ uno stormire di fronde/ il canto del vento/ a sera. Coro di profumi/ che sale dai prati sfalciati/ al caldo brusio dell’estate..." (dalla recensione di N. Pardini).





I FIORI DEL MALE, QUADERNO QUADRIMESTRALE DI POESIA CULTURA LETTERARIA E ARTE. Con il Patrocinio della FUIS Federazione Unitaria Italiana Scrittori
Anno VIII n. 55 maggio-agosto 2013

Direttore Responsabile: Antonio Coppola

Vice Direttore: Francesco Dell'Apa

Redattori: Paolo Carlucci, Melo Freni, Marzia Spinelli, Daniela Quieti, Monica Martinelli, Roberto Piperno

Critico d'Arte: Robertomaria Siena
  




Antonio Spagnuolo: Il senso della possibilità.
Kairòs Edizioni. Napoli. 2013. Pp. 104



"Opera compatta, organica, Il senso della possibilità, dove l’accento è posto su uno dei motivi di grande inquietudine emotivo-intellettiva del percorso umano. Anche se in questi versi è chiaro, come il più delle volte avviene per la buona poesia, che il dire lirico è frutto di un inconscio antecedente all’azione raziocinante. All’atto speculativo. Lo direi più categoria dello spirito, questo atto creativo. Ha un senso la possibilità? Esiste certamente la possibilità di fare e di agire per ottenere. Ed ha un senso. Ma se messa in relazione al nostro vivere?..." (dalla recensioine di N. Pardini).





Anita Menegozzo: La goccia di me stessa con cui scrivo. El Squero. Venezia. 2013


...  gentile, effusivo, zeppo di invenzioni creative. Iperboli, anafore, metafore ed assonanze usate con sensibilità fecondano un terreno già di per sé fertile a slarghi di natura poetico-emotiva. Se poi il tutto è abbracciato da una musicalità continua ed avvolgente quale quella di un endecasillabo, che per accentuare il suo valore, è disposto ad alternarsi a misure più brevi, l'effetto è quello di una giusta simbiotica amalgama fra rivisitazione e combinazione metrica. Endecasillabi di umana e metafisica  apertura. Neve che abbraccia senza chiedere la  luna, perché ella stessa è luna che cade in fiocchi. Immagini sapide di cielo e di terra, di pane e di forno, di voglie di fuga. Un chiaro esempio di abbandono ad eguaglianze fra cose e parole, fra reale e immaginifico. Un chiaro esempio di buona poesia dove l'acceleratore spinge il sentimento a cime di iperbolica fattura. Cime a cui si accede solo con passi felpati per creare sorprese. (Nazario Pardini) 




Daniela Quieti: QUEL CHE RESTA DEL TEMPO. IBISKOS-ULIVIERI. Firenze. 2013. Pp. 96

Daniela Quieti è nata e vive a Pescara. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, specializzata presso l'Istituto Italo-Africano, è giornalista pubblicista e scrive per importanti testate quotidiane. Fa parte di giurie di prestigiosi concorsi letterari. Ha all'attivo numerose pubblicazioni di poesia, narrativa, e saggistica. Ha vinto importanti Premi letterari che la qualificano come una  fra le scrittrici più quotate nel panorama letterario attuale. I critici più famosi si sono interessati della sua attività; fra i tanti Aldo Forbice. Le è stato conferito il Premio Internazionale Donna dell'Anno 2011 per la Cultura dall'Università della Pace della Svizzera Italiana.

Maurizio Soldini: IN CONTROLUCE. Lieto Colle. 2009. Pp. 108

<<... Come si vede si tratta di verbi di repentino movimento, attivo a più livelli, da quelli metaforici a quelli paesistici. Comunque vige sempre un ritmo incalzante, che ben fissa il dato ultimo, sentenzioso, che questa poesia tende ad avere, con perentorietà, ma senza richiami  apocalittici, giacché è pur vero che la sismografia accidentale e frantumata dell'esistere, con i suoi colpi di vento consente anche dati di acquiescenza come "lo sbocciare sempre nuovo/ del senso rabbonito della vita", che è anche quanto non inficia il nostro comune destino e giustifica altresì il nostro bisogno di dire e di parlare, anche in versi>> (Dalla prefazione di Stefano Verdino).




Carmen Moscariello: Oboe per flauto traverso. Parole per Ugo Piscopo. Alfredo Guida Amici del Libro, Onlus. Napoli. Pp. 48

<<E c'è una sintonia che mi sembra sorprendente fra i versi di Ugo e la sinfonia interpretativa di Carmen. Non è solo sinfonia. Le parole, oltre che note musicali, come mette in evidenza il titolo del contributo critico, sono per l'uno e per l'altra colori di una tavolozza (non a caso nel testo interpretativo troviamo un richiamo a Salvatore Dalì). Le sillabe sono diventate crome e biscrome e nello stesso tempo cromatismo dell'iride. Si suona e si dipinge con le sillabe. Carmen si è collegata in questi modi ad Ugo ed ha creato, anzi ri-creato un mondo>> (dalla Premessa di Biagio Scognamiglio).

Carmen Moscariello: non è tempo per il Messia. Alfredo Guida Amici del Libro, Onlus. Napoli. Pp. 58

Carmen Moscariello è presidente e fondatrice del Premio internazionale di poesia, saggistica, giornalismo, "Tulliola - Renato Filippelli". Già ordinaria di Italiano e Latino, è poetessa, drammaturga, regista, pubblicista. Ha scritto per il Tempo; ha scritto articoli per Oggi e domani, Avvenire, Nord Sud. E' direttore e fondatore del mensile di politica e cultura "Il levriero". Sindacalista dell'UNAMS (Unione nazionale musicisti ed artisti), ha organizzato a Roma e in tutto il Lazio importanti eventi culturali. Ha pubblicato testi di prosa, di teatro, di poesia e molti saggi sui più grandi poeti e scrittori del nostro tempo. L'ultima opera: Giordano Bruno: sorgente di fuoco (ed. Guida), è del 2011. 



Luciano Nota: Tra cielo e volto. Edizione del Leone. Mestre. 2012

<<... Un neo-adamismo, forse si può definire così la poesia del nostro autore, un adamismo che fa il paio con il panismo dell’io e del creato. Una posizione paradisiaca, di prima del peccato originale, di prima della Storia e del tramandamento, dove reminiscenza e conoscenza si equivalgono. Perché se c’è reminiscenza tutto è già in noi, già sappiamo in fondo all’anima ciò che siamo>> (Dalla recensione di G. Linguaglossa).


Ines Betta Montanelli: L'assorte tenerezza della terra. Bastogi Editrice Italiana. Foggia. 2013. Pp. 118

<<... E se il mio partire avverrà/ quando la natura assopita/ ancora non s’ingemma,/ con me vorrei portare/ alloro e rosmarino, sempre verdi,/ chè mi resti addosso/ il profumo della vita. (Il profumo della  vita).
Il profumo della vita! Sì!, è questo che alla fine domina. È la vita la grande interprete di questa storia. La coscienza della sua sacralità. L’eterno suo ritorno. La gioia di averla vissuta in tutta la sua pienezza. Ed è là che la poetessa vorrebbe portarla con i suoi sapidi colori, con i suoi profondi affetti. Unita alla sua anima, bramerebbe poterla trasferire in quell’immenso  e misterioso azzurro.>> (Dalla prefazione di N. Pardini).


Luigi Gasparroni: ATTESE. Giservice Editore. 2007

Luigi Gasparroni già Primario Pedriatra dell'Ospedale vive a Teramo e attualmente esercita la libera professione. Collabora a riviste con saggi e poesie. E' socio dell'A.M.S.I. (Associazione Medici Scrittori Italiani). Vincitore di premi letterari, ha pubblicato 4 raccolte di versi.


Luigi Gasparroni: Haiku-Poesie. 2012

<<La natura ha un grande ruolo nella poesia dell’autore, dove non assurge mai a semplice funzione elegiaco-descrittiva, ma tende con grande impatto umano e poetico a rivestire le vibrazioni dell’anima. Un panismo esistenziale quello di Gasparroni, dove ogni rappresentazione simboleggia in maniera allegorica una concretizzazione interiore...  La poesia del Nostro è chiara, arrivante. É il risultato di un urgente richiesta di tatuare sul foglio vicissitudini e patemi, inquietudini, e riposi, meditazioni e fughe. É volta al mondo tutto, perché possa gioire di un canto che, agilmente, sa farsi plurale, che, armoniosamente, sa rendersi totale. É qui la sua forza etica ed estetica. É nel messaggio di un essere che ha lavorato, amando, per trarre dall’amore la gioia catartica di farsi umano...>> (Da una nota recensiva di N. Pardini). 
Freme il fanciullo
con gli occhi all'aquilone
vola il suo sogno (L. Gasparroni).



Gianni Rescigno: Sulla bocca del vento. Il Convivio. Castiglione di Sicilia. 2013. Pp. 136 

<<... Ad arricchire l’opera, a renderla più preziosa, a livello filologico e linguistico, la traduzione in francese, testo a fronte, per mano di due autorevoli scrittori, quali Paul Courget e Jean Sarroméa. Traduzione che denota uno sforzo non indifferente. E rendere in altra lingua l’originalità dello stile di Rescigno non è certamente cosa semplice. Comunque, considerando che la lingua d’oltralpe contiene già innate, nel suo substrato, grazia e armonia, e che tali peculiarità non sono secondarie nella cifra espressiva del Nostro, credo che questa lingua aiuti, non poco, il compito del traduttore. Ma si devono pur mettere in evidenza, obiettivamente parlando, le difficoltà verso cui si va incontro, dovendo rendere a livello etimo-fonico, tecnico-metrico, e più ancora emotivo-creativo, il messaggio originale. Visto che, non di rado, l’autore ricorre a forzature sintattiche volte ad assecondare le richieste del sentire. E che non sempre è facile reperire parole e sintagmi che accostino tanto patrimonio umano...>> (Dalla recensione di N. Pardini).  


Nicoletta Corsalini. LA SOLITUDINE DELLE MAREE. EDIZIONI AGEMINA. Firenze. 2012. Pp. 80.

Nata a Bonefro (CB), è vissuta a Prato per oltre trent'anni, e attualmente risiede ad Agliana (PT). Ideatrice e socia fondatrice dell'Associazione Culturale Pratese "Il Castello", della quale è stata presidente dal 1996 al 2011. Ha pubblicato le raccolte di poesie: "FIORE DI LOTO", Pietro Chegai Editore, Firenza, 1999; "I SOLCHI DEI GIORNI", Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2002; "DI FRONTE AL DESTINO", Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2008.
 E' presente in: "Storia della letteratura italiana del xx secolo" 1999 curata da Giovanni Nocentini; "Antologia sulla poesia d'amore al femminile", Tati Edizioni, 2006, e "Sei voci femminili nella poesia europea contemporanea", Morrisville, lulu.com, 2008, libri curati da Cristina Contilli; "Scritture femminili in Toscana. Voci per un autodizionario, Le Lettere, 2006, a cura di Ernestina Pellegrini; "Il centro della poesia", repertorio ragionato della poesia del secondo Novecento in Toscana, curato da Franco Manescalchi.... e su altre varie Antologie e Letterature di critici noti. E' POETESSA, NARRATRICE E RECENSORE.
Riportiamo un passaggio della recensione alla silloge "DI FRONTE AL DESTINO" di Nazario Pardini "... la vita c’è tutta. E' qui, nel pensiero eracliteo dell’essere e dell'esistere: dalla bellezza, alla vecchiaia, alla morte. Ed è il senso di precarietà a intrecciare tutta la tessitura poetica, assieme a un memoriale che mai si fa lamentevole o struggente, perché sorretto da una parola meditata e robusta nella sua struttura verbale. E il pozzo dell'anima è tanto fondo che le pièces sanno raggiungere vette di lirismo veramente avvincenti. Soprattutto nel declinare sentimenti personali in messaggi oggettivi e universali; e parlo della lirica: “Della bellezza”: <<Cercava la bellezza di sciogliere / il sale depositato sui capelli / raccolti / che desolati guardavano il vento / e le sue strade ampie e lunghe / dove le avventure / rimbalzavano / come palle di gomma.>>. O della lirica “Della vecchiaia”: <<Mi passavi vicino fendendo / l’aria appoggiata sulle strade / lastricate di pietra chiara.>>. Quanta vita! Quanto vicine queste impennate emotive alle vicissitudini di ognuno di noi! E il linguaggio è pulito, arrivante. Il suo obiettivo è quello di giungere con immediatezza all’anima del fruitore. Senza orpelli a ostacolare il messaggio. La parsimonia e l’uso appropriato di metafore e figure stilistiche rafforzano la gioia di gustare poesia e il piacere di farla nostra. Direbbe il poeta: “La coscienza di esistere, l'amore, il sogno, e la rivisitazione della realtà sono il terriccio fertile di questa meravigliosa avventura che è la vita” " (Dalla recensione di Nazario Pardini a "DI FRONTE AL DESTINO")

  

Luigi Gasparroni. Qualcosa che vale. GISERVICE EDITORE. Teramo. 2005. Pp. 40

Luigi Gasparroni già Primario Pedriata dell'Ospedale vive a Teramo e attualmente esercita la libera professione. Collabora a riviste letterarie con saggi e poesie. E' socio dell'A.M.S.I. (Associazione Medici Scittori Italiani). Vincitore di premi letterari, ha pubblicato 5 raccolte di versi. 
"(...) La poesia del Nostro è chiara, arrivante e chiede all’uomo e alle sue vicissitudini di trasferirsi sul foglio, perché il mondo tutto possa gioire di un canto che ognuno sente suo. E’ qui la sua forza etica ed estetica. E’ nel messaggio di amore di un essere che ha lavorato amando per trarre dall’amore la gioia catartica di farsi umano. E se Gasparroni scrive che “Esser vivi è forse scordare / di esistere” è perché egli ne è cosciente. E in questa sua identità trova la convinzione di dover valorizzare quei tratti irripetibili del bello che ci troviamo davanti, in qualsiasi milieu. La vita è questa, in tutta la sua pluralità, ma pur sempre un battito di ciglio. E allora, il poeta approfitta di tutto ciò che cospira a rendere meraviglioso questo spazio ristretto di un soggiorno:“Riposa la terra/ nell’odore del mosto e dei frantoi/ e tra i muri antichi/ vivono ancora vecchie favole/ d’amore.”.
E sono proprio le vecchie favole d’amore a fare della vita un trampolino di lancio verso l’azzurro per Gasparroni." (Dalla recensione di N. Pardini).

  

Riccardo Minissi. DIARIO DI BORDO. Edizioni del Leone. Venezia. 2009. Pp. 184 

Riccardo Minissi è nato a Roma dove vive svolgendo la professione di ingegnere informatico. Scrive poesie dal 1989, ottenendo numerosi riconoscimenti per inediti in numerosi Premi Letterari. Ha pubblicato: Cronachge del nostro tempo, Appunti di viaggio, Immagini del mondo. Numerosi riconoscimenti sono stati conseguiti anche dai volumi editi. 

"Riccardo Minissi, nel suo DIARIO DI BORDO, ci prende per mano e con spirito odissaico ci conduce nei luoghi più disparati del mondo, rivivendoli  egli stesso e facendoceli vivere con sentimento ora ironico, ora romantico, ora nostalgico, ma pur sempre estremamente realistico.  Ed oltre a farci viaggiare fra panorami e tradizioni di popoli diversi, ci coinvolge, anche, su problemi sociali storici ed attuali;  su tragedie che l’umanità ha dovuto subire e subisce tuttora per ragioni di sistemi dittatoriali, di questioni sociali, e di  indigenze di quei meridioni verso cui le società opulente volgono raramente lo sguardo. Un viaggio ricco di cultura che il nostro capitano di bordo ci fa intraprendere pieno di entusiasmo, lasciandoci l’animo curioso e predisposto a nuove sorprese. La silloge, segnata da un dire estremamente comunicativo e  scevro da orpelli stilistico-figurativi, che spesso stanno a mascherare vuoti di percorso,  ci trasmette sia la forte passione  del viaggio che un irriducibile speranza per un mondo migliore e più rispettoso della bellezza." (Dalla recensione di Nazario Pardini). 





M. V. Santoni. DOPO IL PASSO LEGGIADRO DELL'ESTATE. Edizioni del Leone. Venezia. 2011. Pp. 104







Mara Vitale Santoni, pronipote del grande D'Annunzio, ha trascorso la fanciullezza a Spalato, all'epoca territorio italiano, prima di rientrare definitivamente in Italia nel settembre del 1943. Ha conseguito il diploma magistrale e si è dedicata all’insegnamento. Dal 1996 ha partecipato a vari concorsi letterari di poesia, romanze, testi per canzoni. Ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e note positive da importanti critici letterari. Ha pubblicato i libri di poesie A me ritornano le verdi fronde e Dopo il passo leggiadro dell’ estate presso le Edizioni del Leone.




 M. V. Santoni. DOPO IL PASSO LEGGIADRO DELL'ESTATE. Edizioni del Leone. Venezia. 2011. Pp. 104







Mara Vitale Santoni, pronipote del grande D'Annunzio, ha trascorso la fanciullezza a Spalato, all'epoca territorio italiano, prima di rientrare definitivamente in Italia nel settembre del 1943. Ha conseguito il diploma magistrale e si è dedicata all’insegnamento. Dal 1996 ha partecipato a vari concorsi letterari di poesia, romanze, testi per canzoni. Ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e note positive da importanti critici letterari. Ha pubblicato i libri di poesie A me ritornano le verdi fronde e Dopo il passo leggiadro dell’ estate presso le Edizioni del Leone.




Silvia Venuti. LA VISIONE ASSORTA. Interlinea Edizioni. Novara. 2012. Pp. 128

Poetessa, pittrice è nata a Varese, dove attualmente vive. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha esposto in molti e suggestivi spazi. Ha pubblicato numerose sillogi di poesia conseguendo innumerevoli premi e ricevendo consensi unanimi da qualificati critici letterari.

 "Essenziale, questo percorso poetico, fortemente umano, prezioso di meditazioni sulla possibilità dell'impossibile, e sul gioco intricante di una vita che da voli rasente terra si azzarda a raffronti inquietanti. Significativa e nuova la trama di intrecci etimo-verbali nella loro espansa ricerca di riverberi ad agguantare l'anima. E ne è dimostrazione il fatto che "E' il colore arso del prato, al disgelo,/ a farmi trasalire./ Rimanda ad un'acuta forma di resistenza./ La sopravvivenza non ha dichiarazione più tesa." Incidere con metafore esageratamente traslate è il vero linguaggio del messaggio poetico di Silvia Venuti." (N. Pardini).






Imperia Tognacci. Il richiamo di Orfeo. Edizioni Giuseppe Laterza. Bari. 2011. Pp. 64. Euro 8,00 

Imperia Tognacci è nata a San Mauro Pascoli. Vive a Roma, dove si è dedicata all'insegnamento. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per la sua proficua produzione letteraria. E' inserita in testi di storia della letteratura e in numerose antologie, ed è stata recensita su Riviste letterarie, quotidiani e periodici.
"E Imperia Tognacci nel suo Il richiamo di Orfeo,  pur essendo cosciente che anche la forza di Eros con la sua assoluta valenza sugli esseri e la vita è soggetta a dissolversi per lo scorrere inesorabile del tempo, e, pur essendo consapevole che la leggerezza floreale delle primavere veleggia inesorabilmente verso i pallidi e fievoli ancoraggi autunnali, fa, comunque, della poesia un solido credo, affidandole il sacrosanto compito di rendere eterno il suo messaggio, issandolo sull’altare di chi incantava e incanterà, sempre." (Dalla recensione di Nazario Pardini).





Adriana Assini. I racconti dell’ombra. Scrittura § Scritture. Napoli. 2012. Pp. 96. 8,00


<<... E se poi  affondiamo la penna nel discorso linguistico, ancora più evidente appare la continuità stlistico-verbale della Nostra. Le sequenze narrative vengono affidate a  quelle dialogiche che con ritmo incalzante su susseguono ora misurate, ora eccitate, ora volitive, ora superbe a dare forza al significato-significante del racconto. E la parola si dilata, si abbrevia,  si prolunga, o si spezza per accostare con malizia e generosità l’animo del lettore,  e invogliarlo a scoprire i segreti del suo fantastico procedere. E’ tanto grande , è tanto profondo l’animo dell’autrice, è supercarico di fatti ed ultra/fatti, che le parole escono come un fiume in piena, portandosi dietro anche ciottoli, e travi, ma, per ritrovarsi , poi, alfine, nello splendore e trasparenza di un’acqua che riflette raggi propensi a illuminare cieli-alcova di storicizzate fantasie. 
Ora a voi saper leggere. Perché “saper leggere” vale di più che “saper giudicare”.>> (Dalla recensione di N. Pardini).



 Marisa Cecchetti. La bici al cancello. Mauro Baroni Editore. Viareggio. 2007. Pp. 96. Euro 10,00

Marisa Cecchetti è nata a San Giuliano terme (in provincia di Pisa), Laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Pisa, ha insegnato nelle scuole superiori, e medie. E' stata docente di Educazione linguistica nei corsi biennali di specializzazione. Ha collaborato a lavori di ricerca e ha tenuto corsi di scrittura creativa. Sotto la direzione di Serafino Beconi, ha collaborato a "Sinopia", periodico versiliese di arte e cultura. Cura una rubrica settimanale di critica letteraria sulla cronaca locale della "Nazione". Ha pubblicato: Una casa per cinque (Narrativa); Esperienze di drammatizzazione nella scuola dell'obbligo (Narrativa pedagogica); Zoccoli, luoghi, persone, storie (Ricerca); E cominciò a sognare a colori (Narrativa); Il vuoto e le forme (Poesia); La bici al cancello (Narrativa); E' filo di seta; Straniero in che mi accogli l'anima - poemetti; Schizzi d'eterno. Le sue opere in prosa, in poesia, e in saggistica hanno avuto ottimi riscontri dalla critica e consensi notevoli in importanti Premi Letterari


Marisa Cecchetti. Maschile femminile plurale. Giovane Holden Edizioni. Cosenza. 2012. Pp. 152. Euro 13,00

Una raccolta di racconti "plurale" e universale, in cui lo sguardo femminile attraversa e indaga ogni possibile sfumatura dell'incontro con l'altro... Nei suoi racconti, policromi e freschi come una tela impressionista, Marisa Cecchetti ci ritrae tutti, maschi e femmine,  nell'attimo spontaneo della nostra immagine più vera.



  

 Vittorio Sartarelli. Cara Trapani... Peppe Giuffrè Editore. Trapani. Pp. 195. Euro 15,00

"... ed è questo che fuoriesce dall’opera. E’ la grande emozione di Sartarelli trasmessaci col racconto di una vita, di una storia, di un mondo, pullulante di vicissitudini esistenziali, in un contatto vitale con i suoi spazi. Spazi, che, penetrati nelle viscere del Nostro, si traducono in pagine non di rado sapide di un gusto poetico carico di fatti ritornati a vivere. Questo è il linguaggio dell’autore, intenzionalmente semplice, perché vuole dire tutto di se stesso. Non è certo quello di un passante mordi e fuggi, che scatta la sua foto e se ne va. No di certo. Ma quello di un narratore-poeta che fa di ogni angolo, di ogni sasso, di ogni muretto, trascurabile per un passante, un’occasione per verniciare e rendere personale una narrazione. Un’esistenza che guarda l’orizzonte spruzzato di rosso con gli occhi a un generoso passato..." (Dalla recensione di N. Pardini).


Sandro Allegrini. Percorsi di lettura per Domenico Defelice con prefazione di Angelo Manitta. Il Convivio. Catania. Prima edizione 2006. Pp. 160
Sandro Allegrini, ha al suo attivo una nutrita serie di pubblicazioni nel campo della filologia latina e graca, con marcate competenze nel settore paleografico, della critica testuale e della tradizione manoscritta.


Eva Barzaghi. Domenico Defelice:
introspettivo coinvolgimento poetico-lettrerario dell'animo umano.
Editrice Totem. Anno Accademico 2007 / 2008. Pp. 66
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA
TOR VERGATA
Corso di laurea in Lettere e Filosofia
Tesi di laurea in
Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea



 Lorella Consorti: Il giardino, olio su tavola cm 47 x 51,50


Adriana Assini. Sogni diVini. Racconto. Scrittura § Scritture. Cava de' Tirreni. Pp. 60. Euro 7,50

Adriana Assini vive e lavora a Roma. Qcquerellista di fama internazionale, ha pubblicato diversi romanzi tra cui Le rose di Cordova e Un sorso di arsenico (entrambi editi da Scrittura § Scritture). Con questo racconto ha vinto il Premio Cesare Pavese - sezione inediti (2006) e il Premio Verdicchio d'autore per inediti (2006). 

La solita scrittura affabulante quella della Assini. Intreccio magistralmente condotto: un castello principesco, la peste, il rifugio, la sorpresa, il vitigno, il sapido innesto di profumi di vigna e di mistero, di bouquet alle papille curiose di un imprevisto seguito. Ma soprattutto c'è la parola vitale e sempre pronta ad adeguarsi alle esigenze di una scrittrice che naviga a vele spianate fra mari di fantasia, di Historia, di sogno e suggstioni umane: "A qualche miglia da qui, un fiume segna la linea di confine di questo regno un tempo caro a Bacco. Cercate il ponte di legno e attraversatelo: solo dopo potrete considerarvi in salvo da altri sogni come quello che avete appena fatto."    E quanta carica umana si nasconde sotto il velo della prima lettura? Non è forse ampiamente metaforico quel fiume che separa lo spazio dei sogni? Alla fine quello che resta appiccicato all'anima è il sapore di una storia fantastica che ci inquieta tanto è vicina al dipanarsi degli intrighi della vita; tanto è sottile il filo tra l'onirico e il senso del reale. A voi la lettura. Di più non si può dire per non togliervi le vibrazioni del ma... Ne resterete avvinti. Si legge in un soffio e come afferma l'autrice: "Un racconto che tra l'onirico, il magico, e l'ebbrezza dell'avventura, va assaporato fino all'ultima e imprevista goccia" (Nazario Pardini). 
Adriana Assini: Acquarelli




Imperia Tognacci. Nel bosco, sulle orme del pastore. Edizioni Giuseppe Laterza. Bari. 2012. Euro 10

"... Un monito di Imperia Tognacci, a cercare, a non perderci, ad ascoltare la voce della Natura che mormora tra lo stormire di fronde e il chioccolio del ruscello; quella voce reca "brividi d'eterno" e ci invita a sollevare gli occhi verso il cielo, respirando il mistero della Vita e della Morte." (Dalla nota prefativa del testo). 
          "Affermava il grande scrittore francese Alfred De Musset che il poeta deve saper trasformare le stille di lacrime in lucenti perle. Deve saper “gagner la Nature” per renderla disposta e disponibile a rivestire i frammenti dell’anima. E questo testo lo fa. I versi corrono armonici e incisivi  spruzzati di verde di bosco, musicati da violini di ruscelli, e da fremiti misteriosi di incanti naturali.   Non è solo un poema bucolico-georgico, non è di certo solo descrizione di ambiti naturistici di grande impatto  poetico. Ma il fogliame, le acque cristalline, gli alberi viventi, gli spiri divini e misteriosi che avvolgono la loro anima non sono altro che palpiti interiori che trovano corpo nelle meraviglie del Creato. Solo l’uomo potrebbe distruggere ed annientare questo  miracolo. E l’autrice,  con  versi arrivanti e impreziositi da un sintagma vario e ispirato,  ama e denuncia, adora e condanna con un sentire, che, volando  oltre la siepe, ritorna al foglio rinvigorito dal mistero della Morte e della Vita." (Nota recensiva di Nazario Pardini).   



Orlando Baroncelli. Su la testa, Argentina.  Casa editrice Libri Liberi. Firenze. 2011. Pp. 240. Euro 18,00


Il libro affronta molti argomenti: analizza i meccanismi repressivi della dittatura più feroce della storia argentina, quella degli anni 1976-1983 (campi di concentramento clandestini, torture, desaparecidos); traccia un profilo storico dell’atteggiamento tenuto da società civile e istituzioni nei confronti dei desaparecidos, dal ritorno della democrazia nel 1983 fino ai giorni nostri; documenta la situazione in corso in Argentina per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, la lotta contro l’impunità e il recupero della memoria storica. Esplora, inoltre, un fenomeno del tutto dimenticato della storia italiana: la tragedia di migliaia di nostri connazionali desaparecidos in Argentina negli anni della dittatura militare, tra il silenzio indifferente di società e Stato italiani e i collegamenti con la Loggia P2. Focalizza l’attenzione su questo dramma italiano, anche tramite le testimonianze dirette dei familiari e di alcuni sopravvissuti e analizzando i tre processi svolti dalla magistratura italiana tra il 1997 e il 2010.





Adriana Assini. Il mercante di zucchero. Scrittura & Scritture Ed. Napoli. 2011. Pp.224. € 12,50


"... Ma il dire non si riduce al puro evento storico (peraltro tratteggiato con dovizia di particolari e cognizione di causa); la Assini - e qui sta l’attrattiva suscitata dalla sua scrittura sul lettore - non s’impantana mai nelle sabbie mobili di una narrazione asfittica, come potrebbe risultare quella che voglia unicamente e oggettivamente raccontare, prediligendo invece un’esposizione dei fatti che tenga conto delle infinite sfaccettature, dei tanti punti di vista, delle implicite contraddizioni e convinzioni che sempre accompagnano la vicenda terrena dell’uomo.
      È per tali ragioni che, anche in questa prova, l’incastro della storia d’amore dello Squarcialupo con Francesca Campo - la donna profondamente amata e mai avuta - acquista un significato essenziale non soltanto sotto l’aspetto della caratterizzazione dei personaggi ma - e nondimeno - per quel contributo d’umanità e, diciamolo pure, di femminile comprensione ed emotività, intesa come capacità di sentire, che permette di essere, al contempo, dentro e fuori del racconto, nella specificità come nell’universalità..." (Dalla recensione di S. Angelucci)






Carmelo Consoli - “L’ape e il calabrone” - Edizioni del Leone - Venezia, gennaio 2012


In questa sua ultima silloge, dedicata alla moglie da poco scomparsa, Carmelo Consoli ripercorre tutte le stazioni di quel misterioso e doloroso calvario che è la morte, in special modo la morte di chi si ama, in questo caso la morte della propria donna. Si tratta di un calvario di totale e spietata sofferenza, con la puntuale, sistematica rivisitazione dei momenti più drammatici che hanno contrassegnato un’esperienza tanto terribile e alienante.E ad ogni stazione di siffatta via crucis si contrappongono, quasi a voler allontanare il male ed esorcizzare il dolore e la morte, i ricordi di quei luoghi e di quel tempo felice che videro un uomo e una donna (un’ape e il suo calabrone), librarsi imprendibili nell’aria profumata di giardini e serre, incontrastati dominatori del cielo, prìncipi della terra e padroni assoluti dei suoi fiori e dei suoi frutti: “Così vivemmo tu da ape io da calabrone / in un volo di stagioni e colori” (Il calabrone all’ape). (Dalla recensione di U. Vicaretti)




Ines Betta Montanelli. Il chiaro enigma. Bastogi. Foggia. 2007. pp. 128. Euro 8,50


"Questo magma di sentimenti, questa forza emotiva, questi interrogativi esistenziali, questa pluralità di un’anima slanciata alla ricerca di se stressa convalidano un verbo di grande spessore prosodico ed etimo-fonico. La parola è concreta, meditata, sofferta, è spontaneamente maliziosa da far risaltare tutta l’esperienza poetica della Nostra. Mai i passi di maggiore intensità lirico-emotiva debordano in struggenti sentimentalismi di passatismo. Ma tutto il pensiero, tutta la costruzione intellettivo-sentimentale di Betta Montanelli è arginata da un verbo attento e puntuale, ora disteso, ora rattenuto, ora secco, ora prolungato in versi ipermetrici, a seconda delle richieste dell’anima. Ed è soprattutto la natura a fare da supporto al dettato poetico della Nostra. La natura con tutte le sue sinenergie figurative... " (Dalla recensione di N. Pardini).



Ines Betta Montanelli. Lo specchio ritrovato. Bastogi. Foggia. 2004. Pp. 112. Euro 8,00


nello sguardo inquieto dell’autunno, o nella vite rossa, o nell’ammasso degli sterpi, o nel pallore della luna, o nella profondità del buio, o nella luce dei colli, o nelle gemme dei rami, che l’Autrice trova la consistenza del suo sentire, l’equivalenza con la vita: il nascere, il vivere, il decadere, lo scorrere, e il dilemma dello spazio temporale. E Lo specchio ritrovato riluce e riflette belle presenze, immagini preziose quali diamanti nello scrigno dell’anima. Ma con poco presente e tanto imperfetto. Perché il presente fugge, è inafferrabile, non c’è modo di trattenerlo un solo attimo per parlargli e chiedergli dei perché dell’esistenza. Ed è per questo che la poetessa nella sua incredulità così pensosa si rivolge al SIGNORE “Cieca e sorda, ma con Te nel cuore/ toccata dal Tuo amore/ per guardare quieta/ oltre la vita” (Dalla recensione di N. Pardini).





    Domenico Defelice: Alberi? Genesi Editrice. Torino. 2010. Pp. 88. 8,00

 <<E d’altronde quale analogia poetica migliore con la vita (il nascere, il vivre, il morire, il soffrire, il gioire) di  quella delle fronde, dei bocci, dei colori, o delle impennate verdeggianti, tanto simboliche, verso il cielo. E l’esistere c’è tutto in queste raffigurazioni allegoriche. In questi messaggi metaforici, diluiti in versi dettati da esperienza metrica e spontaneità creativa. Qui riesco a trovare momenti di alta poesia (non di rado passaggi di spartiti lirici mi chiedono emozioni da stacchi pucciniani). Una netta e simbiotica fusione fra dire e sentire che arriva immediatamente all’anima. Oh l’endecasillabo alternato maliziosamente a misure più brevi, in prevalenza settenari, come vera cascata di suoni da orchestra sinfonica! E quale utilizzo migliore della natura in poesia che quello di chiederle di noi, del nostro amare, esistere, ricordare, sperare, sognare, alludere e, perché no, soffrire?...>> (Dalla recensione di Nazario Pardini) 



Egizia Malatesta. Il gioco delle nuvole. Edizioni ETS. Pisa. 2012 Pp. 72. Euro 7

Egizia Malatesta, nata a La Spezia nel 1955, vive e risiede a Massa da molti anni.
Dopo un esordio nella pittura, approda definitivamente alla poesia, ove consegue significativi riconoscimenti. Suoi versi sono pubblicati in numerose Antologie e nel 2008, per Clemente Editore, il volume "Lasciate che sia". Questo volume è il frutto del primo premio nella sezione poesia singola del XXXII Premio Letterario Nazionale "Il Portone" di Pisa (2011).
<<Ci sono giorni in cui / mandrie di nuvole / pascolano l’azzurro, / s’ammucchiano, ribollono, /
traboccano giù dal cielo / cancellando l’orizzonte / ed io, come una vela /gravida di vento, /
scivolo silenziosa a ricucire / i confini del mare.
Sta qui la ricchezza umanamente caduca e spiritualmente elevata della poesia di Egizia Malatesta: in questa corsa verso i confini del mare su una barca gravida di vento, oltre il trabocco delle nubi. Ed è lo stupore per la bellezza del creato, la coscienza della nostra caducità a nutrire l’anima della poesia, ed è lo slancio verso l’inarrivabile a renderla infinitamente suggestiva. Direbbe il poeta: “ La coscienza di noi e il volo verso l’alto, non tradiscono la vita, ma la traducono in arte”.>>. (Dalla prefazione di Nazario Pardini)





IL PORTICCIOLO.  Rivista di informazione, approfondimenti e notizie di cultura, arte e società. Ideata e diretta da Rina Gambini. Le Edizioni del Porticciolo. Anno V - Numnero 2 - Giugno 2012. Pp. 92. Euro 7,00




Rina Gambini. CITTA' DI PONTREMOLI. (Antologia a cura di Rina Gambini). Le Edizioni del Porticciolo. La Spezia. 2012. Pp. 216. 



Fondazione MARIO LUZI. Gli inediti 2011 Vol. 2°. Fondazione Mario Luzi Editore. 2011. Pp. 450
("Gli inediti" del Premiuo Internazioinale Mario Luzi)


 


Miriam Luigia Binda. ARGENTO 47 e altre poesie. Edizioni Helicon. Arezzo. 2010. Pp. 110. Euro 12

Miriam Luigia Binda. Laureata in filosofia morale. Presente in molte antologie di premi letterari nazionali e internazionali, partecipa a riviste critiche e tramite pubblicazioni web. Improvviso profondo... è stato il suo primo libro pubblicato nel 2007. Nel 2008 ha pubblicato un saggio su Francesco Maria Zanotti Cavazzoni sulla forza attrattiva delle idee (tra scienza-fede e poesia) di particolare interesse anche per l'attuale riflessione sulla bioetica ed eugenetica. Con Argento 47 accoglie e scompone i sentimenti giocati sulle diverse specularità comunicative che lasciano intendere, al lettore, un segnale di presenza e di speranza "oltre le cose". "La poesia di Miriam Binda è tutta nella parola; sì!, nel suono che accompagna, alleato e fedele, le modulazioni di un’anima sempre alla ricerca di se stessa e del mondo, nuovo un mondo, che vada oltre la parola stessa. Sì!, perché il sintagma e la cifra verbale della Nostra non sono solo malizia tecnica , ma  anche, e soprattutto, spontaneità, che con una maturità sconcertante riesce ad amalgamare suoni, voci e spiriti in una icasticità poetico-rappresentativa di grande impatto umano e dis/umano, di grande impatto lirico-speculativo. La realtà viene macerata da un sentire così irrazionalmente razionale, così impossibilmente possibile che si coniuga con estrema facilità al sogno, all’immaginifico, all’unicità del personale..." (Dalla recensione di N. Pardini)



Miriam Luigia Binda. IMPROVVISO PROFONDO. Edizioni Helicon. Arezzo. 2007. Pp. 128. Euro 11 

Miriam Luigia Binda è cresciuta tra l'Emilia e la Lombardia, lungo le rive del fiume Po e nei pressi delle colline di San Colombano. Ora vive a Lodi. Laureata in filosofia morale, sta perfezionando un corso di psicologia per un'esperienza didattica sperimentale da dedicare a nuove forme di sostegno e sviluppo della comunicazione artistica. Nel 2007 ha ricevuto importanti riconoscimenti letterari che l'hanno stimolata a pubblicare la sua prima silloge poetrica, oggetto di riscontri veramente positivi da parte della critica qualificata. "La poesia di Miriam Binda è tutta nella parola; sì!, nel suono che accompagna, alleato e fedele, le modulazioni di un’anima sempre alla ricerca di se stessa e del mondo, nuovo un mondo, che vada oltre la parola stessa. Sì!, perché il sintagma e la cifra verbale della Nostra non sono solo malizia tecnica , ma  anche, e soprattutto, spontaneità, che con una maturità sconcertante riesce ad amalgamare suoni, voci e spiriti in una icasticità poetico-rappresentativa di grande impatto umano e dis/umano, di grande impatto lirico-speculativo. La realtà viene macerata da un sentire così irrazionalmente razionale, così impossibilmente possibile che si coniuga con estrema facilità al sogno, all’immaginifico, all’unicità del personale..." (Dalla recensione di N. Pardini)




Sandra Evangelisti. Cuore contrappunto. Edizioni del Leone. Venezia. 2012. Pp. 65. Euro 10



<<Dalla lettura della prefazione di Patrizia Garofalo, fra l'altro chiara, arrivante e puntuale nei suoi dosaggi di termini esegetici, e dalle brevi citazioni testuali si può intuire e dedurre il filo conduttore che caratterizza la poetica dell'autrice. Un cuore che si apre alla vita e all'avventura esistenziale come una fioritura profumata e colorita primaverile. D'altronde come si potrebbe narrare di noi e del nostro essere ora inquieto ora desideroso di espansioni, come si potrebbe senza ricorrere alla natura disposta e disponibile a concretizzare coi suoi palpiti ed i suoi orizzonti i nostri stati d'animo? Una simbiosi erotica, un canzoniere d'amore, che si amalgama quindi con un alentour ora vivace, ora flebile, ora brumoso, ora soleggiato, ma sempre vicino al consumarsi di questa nostra esistenza labile e fuggitiva. E’ qui che l’amore coi suoi respiri, coi suoi battiti, con le sue illusioni, delusioni, passioni, e oniriche speranze si fa forza indispensabile a dare un senso alla nostra esistenza. Anche nella sofferenza. La vita è fatto di dualismi; il bene e il male, il piacere e il dolore, la luce e la notte, l’amore e l’odio. Sta in questa scandalo della contraddizione la vita dell’Uomo. E Sandra Evangelisti sembra dirci che solo respirando l’aria dell’amore si può vivere, pur coscienti delle dicotomie dell’essere e dell’esistere: “ancora, / nell’aria del giardino / […] /[…] / non mi inventare / mentre la vita si fa dura / e vince / sulle idee.” Il poeta direbbe: “L’amore, il sogno, e il volo oltre i limiti fanno della realtà un romanzo da leggere e ripassare. Un romanzo che vale la pena leggere, far riposare e rileggere con tutti noi stessi”.>> (nota di Nazario Pardini) 




Franco Campegiani. Ver sacrum. Edizioni Tracce. Pescara. 2012. Pp. 64. Euro 11


Franco Campegiani è nato nel ’46 e vive a Marino, nei Castelli Romani.  Ha pubblicato svariati testi poetici con le seguenti Editrici: Mario dell’Arco; Rossi & Spera-Carte Segrete; Ibiskos; Sovera. Coltiva interessi nel campo delle arti visive, come critico d’arte, ed è giurato in alcuni premi letterari. Ha inoltre svolto, e svolge tuttora, un’intensa attività giornalistica presso testate specialistiche. Animatore culturale, ha curato rassegne e collane letterarie per conto di Editrici e Gruppi Culturali. Ha inoltre dedicato particolari attenzioni all’organizzazione di eventi multimediali (tra questi, nel 2001, la prima edizione del festival Frammenti nella città di Frascati e, nel 2009, la Fiaccolata Dionisiaca con performances di poeti, di musici e di artisti, nella città di Marino). Campegiani ha promosso manifestazioni sia artistiche che letterarie, nonché iniziative ecologiche, dando fra l’altro impulso a svariati cenacoli culturali. In campo filosofico ha pubblicato nel 2001, con l’Editore Armando, un saggio dal titolo “La teoria autocentrica”, sviluppando una particolare interpretazione dell’Armonia dei Contrari. Nel 2005 ha dato vita, insieme allo scrittore Aldo Onorati e al sociologo Filippo Ferrara, al Manifesto dell’Irrazionalismo Sistematico, ispirato all’opera del Maestro Bruno Fabi. Di costui ha anche curato la postfazione a Il Tutto e il Nulla”, nella ristampa dell’Anemone Purpurea del 2006, nonché la prefazione a Delirium, della stessa Editrice, nel 2008. Sempre nel 2008, il Progetto Athanòr, in collaborazione con l’Accademia Internazionale “Città di Roma”, gli ha conferito una laurea honoris causa in filosofia.





Brunello Gentile. Biobibliografia in IV di copertina



Brunello Gentile. Storie e magie della costa. Abitare il porto Editore. Jesolo. 2009. Pp. 128. 




Il libro di Brunello GentileSTORIE E MAGIE DELLA COSTA – Volume V, pagg. 128, edito da Porto Turistico di Jesolo - Abitare il Porto – nel 2009, è stato premiato con Targa di Benemerenza della Giuria al Premio Letterario Città di Cava dè Tirreni – XXIX edizione – 2012, Sezione Narrativa editaindetto dall’Associazione Culturale l’Iride di Cava dè Tirreni (SA)

          Cerimonia di premiazione il 29 settembre 2012 a Cava dè Tirreni (Salerno)

Il libro di Brunello GentileSULLE ROTTE DELL’INCANTO – Volume I, pagg. 160, edito da Porto Turistico di Jesolo - Abitare il Porto – nel 2010, è stato dichiarato VINCITORE del PREMIO NAZIONALE DI NARRATIVA E SAGGISTICA - IL DELFINO 2012 – X Edizione – Sezione Il Mare – indetto dalla Pro Loco Litorale Pisano di Marina di Pisa (PI). 
     Cerimonia di premiazione il 16 settembre 2012 a Marina di Pisa (Pisa)





Brunello Gentile. Sulle rotte dell'incanto. Abitare il porto Editore. Jesolo 2010. Pp. 198. Euro 12





Brunello Gentile. Sulle rotte dell'incanto. Abitare il porto Editore. Jesolo 2010. Pp. 159. Euro 12





Cristiana Attinà. Tutto da ricominciare. Edizioni Guppo Albatros Il Filo srl. Roma. 2010. Pp. 54. Euro 12,90.


Sono alla mia prima esperienza letteraria, per cui non ho biobibliografia degna di nota. Sono nata in provincia di Torino, dove risiedo, nel 1969. Mi sono laureata in Scienze Biologiche e ho esercitato la professione di informatore medico scientifico, fino al 2008, quando l'Azienda di cui ero dipendente pose l'intero organico in Cassa Integrazione Staordinaria. E così che in questo periodo di inattività professionale decisi di rispolverare dei vecchi appunti e provare a trasformarli in romanzo. In verità, senza molto impegno, decisi di inviare la prima stesura che ne seguì, all'editore Gruppo Albatros che la trovò degna di pubblicazione.
La ringrazio per l'ospitalità e Le invio cordiali saluti.
Cristiana Attinà 



Anna Magnavacca. Dell'amore. Guerra Edizioni. Perugia. 201. Pp. 50. Euro 6

Anna Magnavacca nata alla Spezia, proviene dalla città di Pontremoli. E' vice-presidente del "Cenacolo Artistico Letterario Val Di Magra" e collabora con saggi riguardanti la sua terra a Cronaca e storia di Val di Magra. Le è stato conferito il titolo di  Poeta di pace dalla Associazione Dantesca.
Recentissimo il primo premio ex aequo al prestigioso concorso di poesia Caput Gauri.
E' presente in importanti Antologie Poetiche e in Letterature. Ha pubblicato testi di Poesia, Narrativa, e Saggistica. Esemplari le sue motivazioni nei Premi Letterari di cui è componente di Giuria



Emanuele Marcuccio. Pensieri minimi e massime. photocity EDIZIONI OPEN. Pozzuoli. 2012. pp. 41

<<...Pensieri minimi e massime di Emanuele Marcuccio, lungi dall'avere obiettivi trattatistici, si presenta piuttosto come opera a metà fra il manifesto della propria poetica e un diario interiore, costituendo un prezioso corollario alla sua produzione letteraria attraverso il quale è possibile entrare nell'animo e nella natura più riservata di questo scrittore emergente per conoscerne tanto gli aspetti umani quanto le motivazioni artistiche.>> (Dalla postfazione a cura di Lorenzo Spurio)




Luciano Nota. Tra cielo e volto. EDIZIONI DEL LEONE. Venezia. 2012 

Luciano Nota. Quarta di copertina di "Tra cielo e volto" 


Natino Lucente. Il canto di un sosia. Genesi Editrice. Torino. 2011. Pp. 76. Euro 12

Natino Lucente è nato ad Aprigliano e si è laureato in Ingegneria Industriale Elettrotecnica a Roma.
E' stato docente, preside ed ispettore tecnico. E' autore sia di pubblicazioni tecniche attinenti agli impianti elettrici, sia di libri di letteratura. Ha vinto numerosi Premi Letterari ottenendo giudizi favorevoli da parte di critici affermati.



Giannicola Ceccarossi. Ed è ancora così lontano il cielo. Ibiskos Editrice. Empoli. 2012. Pp. 50. Euro 12

Giannicola Ceccarossi è nato a Torino nel 1937 e vive a Roma. Il padre era un grande musicista solista e con lui realizza nel 1970 il poemetto Per i semi non macinati per corno (Domenico Ceccarossi), voce recitante (Arnoldo Foà), coro e orchestra d'archi, musica di Gerardo Rusconi. Ha conseguito numerosi premi letterari, tra cui il San Domenichino, nelle sillogi inedite: Aspetterò l'arrivo delle rondini, pubblicata, come premio, dalla Casa Editrice Ibiskos Ulivieri di Empoli; e Ed è ancora così lontano il cielo Poesia di grande intensità umana e riflessiva la sua, sorretta da una impalcatura versificatoria moderna, in cui si alternano misure più ampie a più brevi ad accompagnare la varietà degli impulsi dell'anima. (In Aspetterò l’arrivo delle rondini tutto sembra risolversi in ombra e luce, in buio e foschia. Ma anche se un tramonto segna una fine, come gioia di pochi istanti, in Ceccarossi sembra dominare la speranza di un ricordo infinito.) Dalla recensione di Nazario pardini 




Sandro Angelucci. Verticalità. Book Editore. Ferrara. 2009. Pp. 80. Euro 12,50

Sandro Angelucci è poeta, critico letterario, e saggista. Vive a Rieti dove è nato nel 1957. Insegnante, sue poesie sono state selezionate e incluse in diverse pubblicazioni antologiche ed è stato premiato in concorsi a livello internazionale. Nel 2010 ha pubblicato, per i caratteri della Book, Verticalità: libro di poesie che ha ottenuto ampi consensi. A proposito di questo testo Nazario Pardini ha scritto: <<Poesia dell’ascesa, della totalità, dell’aspirazione a un volo alto, illuminato, anche se indefinito. Il volo che il poeta cerca di intraprendere per liberarsi della materia e del vuoto e per librarsi in cerca del tutto che è negato all’uomo in quanto fragile e umanamente terreno. Il poeta vede nella poesia l’arte sublime, la possibilità di un cammino che più si avvicini all’inarrivabile. La plaquette si suddivide in due sottotitoli: Dell’anima e della ferita, Del cielo e della parola. E già nei versi della prima poesia che dà il titolo all’opera, si avverte il desiderio di Assoluto, che in Angelucci si fa spleen, inquietudine esistenziale, se riferito alla caducità dell’essere e dell’esistere: “Sogno di cielo / che vince la gravità dei corpi / che a volte s’inabissa e poi risorge. / Fiamma che sale. / Brace che si accende”[...]>>. 



Genoveffa Pomina. RIVELAZIONI. Edizioni Del Leone. Venezia. 2009. Pp. 147. Euro 8


NOTE  BIOGRAFICHE Genoveffa Pomina – nata a Savona, ivi residente in Via B.Walter 2/28 (tel 019/811789) e-mail nuccia38@hotmail.com. Pensionata postale ha svolto il suo primo impiego come telegrafista in una cittadina della Riviera Ligure ed in seguito in uffici della sua città.  Scrivere è ed è sempre stato un dialogo con sé stessa…il suo sogno è arrivato quando ha cercato di afferrare qualcosa per potersi esprimere e superare il dolore di una terribile perdita. Trovare un amico in pagine con cui  affrontare un nuovo giorno…scacciare il buio dei tanti perché…un mondo ordinato dove i problemi si risolvono tagliando qui una frase, dando forma a un’altra, eliminando dettagli. Ha pubblicato libri di poesia e narrativa conseguendo importanti Premi Letterari, e ottenendo  validi riconoscimenti dalla critica.




Pomina Genoveffa. OLTRE LE QUATTRO MONTAGNE. Edizioni Tracce. Pescara. 2005. Pp. 283. Euro 15 

NOTE  BIOGRAFICHE Genoveffa Pomina – nata a Savona, ivi residente in Via B.Walter 2/28 (tel 019/811789) e-mail nuccia38@hotmail.com. Pensionata postale ha svolto il suo primo impiego come telegrafista in una cittadina della Riviera Ligure ed in seguito in uffici della sua città.  Scrivere è ed è sempre stato un dialogo con sé stessa…il suo sogno è arrivato quando ha cercato di afferrare qualcosa per potersi esprimere e superare il dolore di una terribile perdita. Trovare un amico in pagine con cui  affrontare un nuovo giorno…scacciare il buio dei tanti perché…un mondo ordinato dove i problemi si risolvono tagliando qui una frase, dando forma a un’altra, eliminando dettagli. Ha pubblicato libri di poesia e narrativa conseguendo importanti Premi Letterari, e ottenendo  validi riconoscimenti dalla critica.



Diego Repetto, Il baco e la farfalla, Italia Press Edizioni, I ed. apr. 2011, II ed. nov. 2011

Diego Repetto è nato a Genova nel 1975 e ha vissuto i primi vent’anni della sua vita a Camogli, pittoresco borgo della riviera ligure. Laureato in Fisica all’Università di Genova e dottorato in Nano-Scienza al Politecnico di Losanna, è emigrato all’estero spinto dal desiderio di conoscere nuovi luoghi e confrontarsi con persone di diversa cultura. Ha lavorato come ricercatore in Svizzera, Germania e Spagna. Scienziato per professione, scrittore per passione, nell’aprile del 2012 ha fatto ritorno in Italia e attualmente vive a Genova con la sua famiglia. Autore di numerose e prestigiose pubblicazioni scientifiche, Il baco e la farfalla  è il suo primo romanzo.

Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBG Edizioni, Ravenna, 2009, pp. 98, Euro 12

"...Varia e articolata, ma sempre arrivante e suasiva per l’efficacia delle immagini nitide e vissute con grande intensità emotiva. E gli argomenti toccano gli ambiti più scottanti della vita nazionale: la memoria della strage di Capaci “Affrontiamo con forza, / ricordiamo i passati lutti, / giammai dimenticati…”; il tema della pace “E con questo amore / lacrimante e piangente, / o Speranza, da’ a noi / un’alba di pace!”; l’inquinamento “e il sole non sparmierà / i suoi dardi infuocati, / sulle umane genti / la sua collera piomberà”; il diboscamento “Indisturbata avanza / la macchia grigia, / fuoco e fiamme / sull’inerme foresta”. Per affrontare tematiche esistenziali quali la vita, l’amore, la felicità; o letterarie: A Vittorio Alfieri, A Giacomo Leopardi. Ma a dare compattezza e unicità al dipanarsi del tessuto poetico c’è un senso di malinconia, e una profonda coscienza di essere, che renderebbero umano, troppo umano il messaggio dell’autore se non intervenisse quell’aspirazione a un “Eterno” che convalida e rende prezioso il fatto di esistere pur nello spazio ristretto di un soggiorno. Direbbe il poeta: “ La vita sarebbe virtuale se non intervenissero la speranza, la memoria, e l’amore ad aprirne un’uscita.” " (Dalla recensione di Nazario Pardini)


Ester Cecere, Come foglie in autunno, Edizioni Tracce, Pescara, 2012, pp. 80, Euro 12

Ester Cerere è  nata a Taranto il 30 aprile del 1958. E' laureata in Scienze Biologiche e vive e lavora nella sua città natale presso l'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dove si interessa di biologia marina. Burrasche e Brezze è il suo primo libro.
         <<... Tante vibrazioni, e l’antitesi è il sale della poesia. E il dualismo fra dire e sentire si fa amalgama, simbiotica fusione. Perché felicemente la parola, disponibile e dilatabile, sa contenere i guizzi emotivi dell’autrice. E’ qui la grande virtù di Cerere: il sintagma, la ricerca tecnico-fonica, l’ebrietudine lessicale che rende nuovo, originale, libero e spazioso il dettato poetico. E l’autrice ha bisogno di una poesia libera, di un linguaggio vario e variabile, perché tante sono le emozioni che vive e che trasmette a chi ha la fortuna di leggere i suoi versi.  Perché, alfine,  è la grande poesia che azzarda lo sguardo oltre confini per proiettarlo al di là dell’ampiezza dello stesso mare, di per sé grande ed infinito.>>. (Dalla recensione di Nazario Pardini)


Ester Cecere, Burrasche e Brezze, Albatros, Roma, 2010, pp. 85, Euro 11,50

<<Versi agili, snelli, luminosi, agevoli, contaminanti. Traducono il pensiero del dipanarsi eracliteo dell’essere e dell’esistere. Si modulano in base alle richieste di un cuore e di una mente volti a dire, a constatare, a osservare, a annotare, ma anche, e soprattutto, a riflettere e a sentire. A vivere insomma. A fare della poesia un tatuaggio dell’anima. Quanto gonfia di sentimento questa trina prosodica! Si serve della natura, affidandole il compito di confessare un vissuto che, rimasto a decantare in animo, ne esce zuppato, e saporoso di vita.  Si serve dei suoi stratagemmi, dei suoi impatti visivi, dei suoi profumi, delle sue furie, delle sue bonacce  o delle sue brezze tenere e accattivanti: messaggi altamente metaforici di tracciati ora reali, ora onirici, ora memoriali. [...] Una vita che si consuma fra burrasche, brezze, solitudini, interrogativi, illusioni, delusioni, speranze: cose umane che, alfine, restano aggrappate a stecchi crudi di un’ultima stagione, o a venti di mare tanto instabili quanto il volere volubile del destino.>> (Dalla recensione di Nazario Pardini) 


Nicoletta Corsalini: DI FRONTE AL DESTINO, Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2008, Euro 10

Nata a Bonefro (CB), vive a Prato. Ideatrice e socia fondatrice dell'Associazione Culturale Pratese "Il Castello", della quale è presidente dal 1996. Ha pubblicato le raccolte di poesie: "FIORE DI LOTO", Pietro Chegai Editore, Firenza, 1999 e "I SOLCHI DEI GIORNI", Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2002.  E' presente in: "Storia della letteratura italiana del xx secolo" 1999 curata da Giovanni Nocentini e su altre Antologie e Letterature di critici noti.
"... la vita c’è tutta. E' qui, nel pensiero eracliteo dell’essere e dell'esistere: dalla bellezza, alla vecchiaia, alla morte. Ed è il senso di precarietà a intrecciare tutta la tessitura poetica, assieme a un memoriale che mai si fa lamentevole o struggente, perché sorretto da una parola meditata e robusta nella sua struttura verbale. E il pozzo dell'anima è tanto fondo che le pièces sanno raggiungere vette di lirismo veramente avvincenti. Soprattutto nel declinare sentimenti personali in messaggi oggettivi e universali; e parlo della lirica: “Della bellezza”:  <<Cercava la bellezza di sciogliere / il sale depositato sui capelli / raccolti / che desolati guardavano il vento / e le sue strade ampie e lunghe / dove le avventure / rimbalzavano / come palle di gomma.>>.  O  della lirica “Della vecchiaia”: <<Mi passavi vicino fendendo / l’aria appoggiata sulle strade / lastricate di pietra chiara.>>. Quanta vita! Quanto vicine queste impennate emotive  alle vicissitudini di ognuno di noi! E il linguaggio è pulito, arrivante. Il suo obiettivo è quello di giungere con immediatezza all’anima del fruitore. Senza orpelli a ostacolare  il messaggio. La parsimonia e l’uso appropriato di metafore e figure stilistiche rafforzano la gioia di gustare poesia e il piacere di farla nostra. Direbbe il poeta: “La coscienza di esistere, l'amore, il sogno, e la rivisitazione della realtà sono il terriccio fertile di questa meravigliosa avventura che è la vita” " (Dalla recensione di Nazario Pardini) 

Daniela Quieti, Francis Bacon. La visione del futuro, Edizioni Tracce, Pescara, 2012, pp. 135, Euro 16 

Daniela Quieti è nata e vive a Pescara. Laureata in Lingue e Lettere Straniere, specializzata presso l'Istituto  Italiano Africano, è giornalista pubblicista e scrive per le testate "Agricoltura Oggi" e "Thema L'Informazione", oltre che per riviste specializzate. Dirige la collana "Campi Magnetici" per le Edizioni Tracce e fa parte di giurie di prestigiosi concorsi letterari. Ha pubblicato diversi libri di poesia e raccolte di racconti. Numerosi sono i premi letterari che impreziosiscono il suo curriculum. Per il suo impegno letterario e sociale le è stato conferito dall'Università della Pace della Svizzera Italiana il Premio Internazionale Donna dell'Anno 2011 per la cultura.  
<<Il saggio di Daniela Quieti, un viaggio della conoscanza all'interno di un personaggio essenziale non solo nel novero della ricerca scientifica, ma di oggni angolazione e di ogni recesso dell'umana ricerca, si prospetta come essenziale per intendere in quale misura la rivoluzione scientifica, fra il 1500 e il 1600, di cui Bacone fu protagonista, abbia inciso nell'arco di una temperie culturale che da quegli anni remoti si distende fino a raggiungere il nostro tempo...>> (Dalla Presentazione di Walter Mauro) 


Donato Ladik, Evanescenze ed alchimie dell'anima, Seneca Edizioni, Torino, 2011, pp. 175, euro 12

Ha sempre curato , parallelamente al mondo del lavoro, la promozione relazionale nel sociale e l’organizzazione di eventi nell’ambito politico-culturale.
Ha pubblicato libri di poesie “ Divagar pensando “ anno 2009 e nel 2010 “ Alle soglie del passato “ L’ultimo “ Evanescenze ed alchimie dell’anima” pubblicato in Ottobre 2011. E’ risultato vincitore di svariati concorsi nazionali e internazionali di settore.
Emanuele Martinuzzi, Nella pienezza del Nonauto-pubblicazione, Gruppo Editoriale l'Espresso Portale ilmiolibro.it, Roma, 2010, pp. 98, € 12,00
Emanuele Martinuzzi è nato nel 1981 a Prato in Toscana, dove vive tutt’ora. Sin da tenera età incomincia a formare la sua sensibilità umana ed artistica, dedicandosi al canto e al teatro in numerose rappresentazioni di manifestazioni artistiche, quali il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro di Piazza e d’Occasione di Prato ed il Teatro Petrarca di Arezzo. In seguito, è dalla maturata passione per la lettura teatrale, nonché dalla lettura in genere, che avviene l’incontro con la poesia e la scrittura. Da molti anni si dedica alla poesia, partecipando a concorsi letterari nazionali ed internazionali. Si laurea all’Università degli studi di Firenze in Storia della filosofia medievale con una tesi sulla teologia negativa. Nel 2010 pubblica la prima edizione della silloge intitolata “Nella pienezza del Non”, distribuita da laFeltrinelli. Nel 2012 tale raccolta ottiene all’unanimità il Premio della Giuria Poesia Edita al Concorso di Letteratura a carattere internazionale “Città di Pontremoli”. Nello stesso anno pubblica la prima edizione della seconda raccolta di poesie intitolata “Anonimi frammenti”, distribuita da la Feltrinelli.

Maria Ebe Argenti: E se volasse libero il pensiero, Genesi Editrice, Torino, 2012, pp. 80, Euro 9

Maria Ebe Argenti nasce a Milano ed ora  vive a Varese. Da alcuni anni, si lascia travolgere dalla passione per la poesia in metrica e pubblica: Ebe D'Autunno,2003, Ed. Marna, prefazione di Silvio Raffo; I Luminosi Accenti, 2004, Ed. del Leone, editoriale di Paolo Ruffilli; Il Sogno Clandestino, 2006, idem, prefazione di Paolo Ruffilli; C'era una volta il bozzolo, 2012, Ed. ETS, prefazione di Nazario Pardini. Ha vinto decine di Concorsi Letterari e nel 2010 è stata insignita della Laurea Apollinaris per meriti poetici presso l'Università Bicocca di Milano.
<<A dominare il tutto è un endecasillabo nutrito di scintillanti creazioni verbali, di immagini luminose di cielo e di luce, dove i contenuti, fortemente vissuti, e dettati da un sentire immediato, spaziano toccando i vari tasti del pentagramma dell’anima... Un tocco leggero di tristezza, ed un leggero pessimismo (terriccio fertile in questa poesia) riportano a una speranza di dare scacco al re, anche se la malinconia del cielo non è rallegrata dalla danza della natura. E la natura con le sue sottili sfumature rappresenta, metaforicamente, i vari stati d’animo dell’autrice. E’ nei suoi colori, nelle sue esplosioni estive, nelle sue decadenze autunnali, che la poetessa ritrova se stessa, ritrova la sua forza lirica... Il registro della tessitura è immediato, comunicativo, arrivante; le assonanze, le consonanze, le allitterazioni, le rime, usate con giusta parsimonia, e le diverse figure stilistiche sono di evidente supporto alla musicalità, già insita, per natura, nel fluente dipanarsi degli endecasillabi. (Dalla prefazione a "Il filo del ricordo" di Nazario Pardini)


Nigro Nevio. Le donne oscure. Udine 2000. Pp. 64. Euro 10

Nevio (Tripoli 1930), medico, già professore ordinario, poeta, vive a Torino, ma ha compiuto i suoi studi in parte in Africa Orientale (Adis Abeba) e in parte in Italia: Cecina, Roma, Bologna (dove si è laureato) e Torino. Ha pubblicato diverse opere poetiche. Sue poesie sono state tradotte in russo, rumeno e spagnolo; in quest’ultima lingua sono state pubblicate sue poesie sulla “Rivista Universitaria “ di Saragozza (Campus de Huesca) nel 1998 e ’99 nella rubrica “Poesia italiana contemporanea”. Collabora a riviste ed antologie poetiche sia come autore che come critico. Ha vinto diversi primi premi letterari: 1977, Torino “Speranza”; 1989, "Firenze”; 2001, “Rabelais”; 2003, “Città di Lerici”;, “Augusta Taurinorun” per l’edito; “Rabelais”; Torino “Augusta Taurinorum”; 2004, “Mario Soldati”; 2005, “Pinayrano”; 2007, "Pannunzio-una vita per la poesia". Ha meritato numerose citazioni alle sue opere in diverse riviste letterarie: "Poesia", "La Nuova Tribuna Letteraria", "Il Ragguaglio Librario", "Alla Bottega", "Flumen" (Spagna), "Gradiva" (Usa), "YaleIitalian Poetry" (Usa), "Novilunio" (Svizzera).

Antonio Spagnuolo. Misure del timore. Kairòs edizioni. Napoli. 2012. Pp. 76. Euro 14 

Presente in numerose mostre di poesia, inserito in diverse antologie, collabora a periodici e riviste di varia cultura. E' tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo. Ha pubblicato numerosi volumi di poesia e alcuni romanzi, quasi tutti premiati. <<Dubbi, incertezze, melanconie soffuse, reminiscenze fresche “sconsolatrici”, interrogativi, questioni umane portatrici di timori ed oltreumane irrisolte, solitudini, nostalgie vive in una poesia delicatamente intimistica che sa cercare anche il lirismo magari con rima o… assonanza: “Ed io ricordo che l’avrei cercato / in ogni verso /  purché fosse tornato” (9 da Rapinando alfabeti).  Da un dire fortemente realistico e dissacratore è facile in Spagnuolo passare a questi lampi di struggimento interiore che ti agguantano lo stomaco. Dove anche il verso si fa più mansueto per servire un canto fragilmente umano nella sua fragilità. Dal realismo crudo del guardare sapientemente le ginocchia o del penetrando il tuo ventre o del la poesia somiglia al fango / nell’impasto emorragico / di un’arteria in dissezione passare alla nostalgia di un padre che stuzzicava a lampi verso il cielo quasi è un gioco per il poeta, viste le potenziali armi verbali capaci di rivestire tanta generosità poetica.>> (Dalla recensione di Nazario Pardini)

Carla Baroni. Canti d'amore per San Valentino. Panda Edizioni. Padova, 2012. Pp 64. Euro 5

<<...Ma grido d’amore, alfine, canto catulliano per una Lesbia universale o per un universale Romeo; un grido che sa andare oltre l’ironia per festeggiare questa apoteosi, oltre l’attesa di un S. Valentino, facendolo santo di ogni giorno. Mi diceva Maxime Dégas, poeta contemporaneo francese che ho avuto occasione di conoscere alla fiera del libro a Francoforte nel 1993, : “Ecrire sur la poesie sans aimer c’est comme attendre une récolte sans semer”. E la Baroni ama. Sì!, ama la vita, la poesia, ama l’amore, perché sa, e ne è convinta, che è l’alimento primo dell’arte. Ed è proprio giocando con l’amore, elevandosi al di sopra della vita, che ne conquista una valente pluralità.>> (Dalla Prefazione di Nazario Pardini)

Nina Amarando, Le stelle del cielo e del mare, Booksprint Edizioni, Salerno 2012. Pp. 41. Euro 12,40

La silloge di Nina Amarando “Le stelle del cielo e del mare” è un frutto della performance dell’autrice, la principale attività della quale è la sua realizzazione artistica nell’ambito del disegno e della pittura. Le sue innumerevoli esperienze, tra cui designer tessile, stilista, direttore artistico, regista spettacolo, l’anno portata ad una esperienza decisamente insolita dal punto di vista percettivo: la canalizzazione figurativa. Il ritratto di un’entità sconosciuta, qui presentato, è l’unica esperienza di canalizzazione che è avvenuta nel febbraio del 1995, e ha portato l’autrice alla ricerca personale nell’ambito della creatività.
Da qui nasce “Le stelle del Cielo e del Mare”, una meditazione sulla Creazione, e sulla nostra esistenza, sull’incredibile Viaggio che è la nostra vita.

Silvana Serafin, PENSIERI NOMADI. La poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin, STUDIO LT2, Venezia 2011. Pp 226. Euro 16

Maria Luisa Daniele Toffanin, poeta padovana, promuove iniziative culturali e di orientamento scolastico nell'ambito dell'Associazione Levi-Montalcini. Collabora a diverse riviste letterarie. E' affermata poetessa e lo confermano i molteplici premi conseguiti. Numerose le sue pubblicazioni. <<A concludere, l’illuminazione umano-divina di mamma-nonna che va al di là dell’esistere per toccare le vette dell’inarrivabile ne “la grandeur de la vie”. Ma è soprattutto qui che la Toffanin si riappropria del suo canto, contaminando con una simbiosi di sensibilità e cifra estetica, la voce schietta della poesia.>> (Dalla recensione di Nazario Pardini)
Può fiorire la rosa del deserto
se l’accende la Tua pioggia di Luce.

Carla Baroni,ROSE DI LUCE, Bastogi Editore, Foggia 2011. Pp 62. € 10

Pasquale Balestriere ha scritto: "Carla Baroni, scrittrice affermata, ci ha ancora una volta offerto una prova d'alto livello, quindi sicuramente convincente, della proprio capacità artistica e del proprio ampio respiro poetico, connotato da toni elegiaci, talvolta da mesta rassegnazione ma più spesso da un grande amore per la vita".
Nazario Pardini ha scitto: " E la Baroni ha covato la sua  tragedia in un’anima disposta a raffinare  e a smussare le sporgenze graffianti,  tanto che il suo dolore si è tradotto in  monito per tutti noi: vivere la vita come il bene più grande che ci è dato. Un bene grande, forse, proprio perché contiene la morte." 


Pasquale Balestriere, Il sogno della luce, Edizioni del Calatino, Castel di Iudica 2011, pp. 62

Paolo Ruffilli in una nota al testo ha scritto: "...La poesia di Balestriere, scegliendo nel folto dei discorsi quotidiani, dà rilievo di immagini e irripetibilità alla presa di posizione dell'uomo nei confronti di se stesso e del mondo. Per cui la disposizione etica del poeta ha spazio lirico e il suo atteggiamento morale ha misura di canto, in queste pagine rastremate e tanto più intense nella loro fulminante concentrazione."
Nazario Pardini ha scritto: <<...E' una presenza-assenza ad alimentare la poesia di Balestriere, e la sua poesia è tanto liricamente vitale da sconfiggere l'assenza. "Parlare con le ombre che vivono per azzerare il tempo" direbbe il poeta. E Balestriere, in questa plaquette, in questa splendida e magica trasfusione di vita in versi, ha la grande carica, umanamente fragile, di tradurre i malanni del vivere e le voci delle ombre ne "Il sogno della luce">>.

 
Antonio Coppola: La poesia di Ninny Di Stefano Busà, Lineacultura Milano 2001, pp. 222 

Antonio Coppola è nato a Reggio Calabria. Si è laureato a Roma in lettere moderne. Vive e lavora a Roma dove ha svolto attività di recensore su diversi quotidiani e periodici. Ha pubblicato innumerevoli testi di poesia e si sono occupati della sua attività letteraria i critici più qualificati.

Domenico Defelice, Poeti e Scrittori d'oltre frontiera, Edizioni Eva, Venafro 2005, pp. 95

Domenico Defelice è nato ad Anoia (RC) nel 1936, ma risiede a Pomezia. Collaboratore di numerose testate e per 15 anni del quotidiano Avvenire, attualmente dirige il mensile Pomezia-Notizie. Ha pubblicato innumerevoli opere e in questa, di cui ci ha fatto dono gradito, ricorda 45 autori, stranieri o italiani residenti all'estero. 

Sandro Angelucci, IL cerchio che circonda l'infinito, Book Editore, Castel Maggiore 2005, pp. 75

Sandro Angelucci è poeta, critico letterario, e saggista. Vive a Rieti dove è nato nel 1957. Insegnante, sue poesie sono state selezionate e incluse in diverse pubblicazioni antologiche ed è stato premiato in concorsi a livello internazionale. Nel 2010 ha pubblicato, per i caratteri della Book, Verticalità: libro di poesie che ha ottenuto ampi consensi. A proposito di questo testo Nazario Pardini ha scritto: <<Poesia dell’ascesa, della totalità, dell’aspirazione a un volo alto, illuminato, anche se indefinito. Il volo che il poeta cerca di intraprendere per liberarsi della materia e del vuoto e per librarsi in cerca del tutto che è negato all’uomo in quanto fragile e umanamente terreno. Il poeta vede nella poesia l’arte sublime, la possibilità di un cammino che più si avvicini all’inarrivabile. La plaquette si suddivide in due sottotitoli: Dell’anima e della ferita, Del cielo e della parola. E già nei versi della prima poesia che dà il titolo all’opera, si avverte il desiderio di Assoluto, che in Angelucci si fa spleen, inquietudine esistenziale, se riferito alla caducità dell’essere e dell’esistere: “Sogno di cielo / che vince la gravità dei corpi / che a volte s’inabissa e poi risorge. / Fiamma che sale. / Brace che si accende”[...]>>. 

Emilio Diedo, Stelle di terra, Este Editori, Ferrara 2009, pp.235

Emilio Diedo, nato e cresciuto nell'entroterra veronese, vive ormai da anni a Ferrara. Laureato in legge, è poeta ed autore di racconti, romanzi, fiabe e testi teatrali, saggista e critico letterario, collabora con giornali e riviste culturali. E' segreatario e ideatore del concorso letterario internazionale "San Maurelio", Ferrara.

Elio Andriuoli, Il caos e le forme, Genesi Editrice, Torino 2004, pp. 181

Elio Andriuoli è nato a Genova nel 1932 dove vive e lavora. Condirige Nuovo Contrappunto e collabora a diverse riviste letterarie. Ha pubblicato numerosi libri di poesia e di saggistica. Tra le pubblicazioni più recenti si ricordano Itinerari, con traduzione in lingua rumena, e Per virtù di voce, con traduzione in lingua francese. 

Domenico Defelice, Ressurrectio, Genesi Editrice, Torino 2004, pp. 61

Qui la forza dell’autore è tutta nel saper tradurre una tematica estremamente soggettiva in uno sfogo lirico e universale, nutrito di una concreta e al contempo robusta comunicazione. E qui la resurrezione, direi quasi dantesca, on la gagne, intonando un canto a Dio dopo una ascesi di grande respiro: “Che non sia buio pesto. / Altro non chiedo.” (Dalla recensione di Nazario Pardini su Pomezia-Notizie) 


Brunello Gentile, Sulle rotte dell'incanto, Vol. 1, Porto Turistico di Jesolo Edizioni 2010, pp. 159 

Brunello Gentile è nato ad Alghero nel 1942. Si è laureato a Padova dove vive e lavora. Appassionato diportista, naviga con proprie imbarcazioni, sia a vela che a motore. Questa sua passione la riversa nei suoi molteplici scritti, che trascinano per le scene di cieli e di orizzonti, di isole e di terre, di profumi e colori di ambiti vicini e remoti.  

Maria Luisa Daniele Toffanin, E ci sono angeli, Editrice "La Garangola", Padova 2011, pp. 87

Maria Luisa Daniele Toffanin, poeta padovana, promuove iniziative culturali e di orientamento scolastico nell'ambito dell'Associazione Levi-Montalcini. Collabora a diverse riviste letterarie. E' affermata poetessa e lo confermano i molteplici premi conseguiti. Numerose le sue pubblicazioni. <<A concludere, l’illuminazione umano-divina di mamma-nonna che va al di là dell’esistere per toccare le vette dell’inarrivabile ne “la grandeur de la vie”.  Ma è soprattutto qui che la Toffanin si riappropria del suo canto, contaminando con una simbiosi di sensibilità e cifra estetica,  la voce schietta della poesia.>> (Dalla recensione di Nazario Pardini)
Può fiorire la rosa del deserto
se l’accende la Tua pioggia di Luce.

Giannicola Ceccarossi, Aspetterò l'arrivo delle rondini, Ibiskos Editore, Empoli 2011, pp.76
Giannicola Ceccarossi è nato a Torino nel 1937 e vive a Roma. Il padre era un grande musicista solista e con lui realizza nel 1970 il poemetto Per i semi non macinati per corno (Domenico Ceccarossi), voce recitante (Arnoldo Foà), coro e orchestra d'archi, musica di Gerardo Rusconi. Ha conseguito numerosi premi letterari, tra cui il San Domenichino, nella silloge inedita: Aspetterò l'arrivo delle rondini, pubblicata, come premio, dalla Casa Editrice Ibiskos Ulivieri di Empoli. Poesia di grande intensità umana e riflessiva la sua, sorretta da una impalcatura versificatoria  moderna, in cui si alternano misure più ampie a più brevi ad accompagnare la varietà degli impulsi dell'anima. (In Aspetterò l’arrivo delle rondini  tutto sembra risolversi in ombra e luce, in buio e foschia. Ma anche se un tramonto segna una fine, come gioia di pochi istanti, in Ceccarossi sembra dominare la speranza di un ricordo infinito.) Dalla recensione di Nazario pardini  

Armando Giorgi, Killer, I 2 Colli, Roma 2010, pp. 40

Armando Giorgi è nato a Genova nel 1928. Ha pubblicato libri di narrativa e di poesia. Ha vinto innumerevoli premi letterari per la sua poesia moderna e innervata di un vissuto incalzante e inquietante nella sua inclinazione a convertire i dati in avvisi e segnali. La sua longeva esperienza di scrittore l'ha portato a maturare un dire sicuro ed arrivante di messaggi umani vissuti e crogiolati in un animo fecondo di rinnovamenti.


Luana Innocenti Lami, Mitologie di metamorfosi, Edizioni ETS, Pisa 2006, pp. 32

Luana Innocenti Lami è nata nel 1944 a Montopoli di Val d'Arno, Pisa. Ha insegnato lingua e letteratura inglese. Partecipa a premi letterari, dove consegue prestigiose affermazioni. Nazario Pardini ha detto della sua poesia: <<Il registro lessicale dell’opera è prezioso e a volte aulico (ettici, feminino, serotino, notturnità, refola, cornucopie, citaredo ...) a denotare, con l’uso anche di unità sintagmatiche e fonico-verbali, la perizia tecnica nel sapere accostare contenuto e parola, dimostrando che il denominatore comune della poesia è questa simbiosi fra dire e sentire, da cui non si può prescindere. Il linguaggio è coinvolgente per la grande spontaneità da cui è dettato, e il suo ricorso a figure quali sinestesie, anastrofi, geminatio, enjambements, assonanze, costrutti per diminuzione, e inversione fa della sua arte la musicalità come arma vincente. E se per J. Borges: “Vivere è un sentiero futuro già trascorso. Niente ci dice addio, niente, niente ci lascia” lo è anche per Luana Innocenti Lami che fa della memoria una rappresentazione scenica di grande intensità plastica ed umana.>>


Carla Baroni, Variate iterazioni, Bastogi, Foggia 2006, pp.64

Carla Baroni è nata a Cologna Veneta (Verona). Vive a Ferrara, dove si è laureata in Scienze matematiche ed in Giurisprudenza. Ha ottenuto molti riconoscimenti sia nell'edito che nell'inedito. Ha pubblicato quattro libri di poesia, e collabora a riviste letterarie nella veste di critico. La sua poesia è ricca di motivazioni umane ed agresti, di intense meditazioni esistenziali e culturali che la denotano come poesia di alto spessore emotivo. Fine cesellatrice di endecasillabi, li sa dipanare nelle loro molteplici misure ad accompagnare, sempre puntuali,  i diversi stati d'animo.

Lucia Montauro, L'ebbrezza transitoria, Laboratorio delle Arti, Milano 2011, pp. 75

Lucia Montauro ha compiuto studi classici a Messina. Da molti anni abita a Milano. Ha pubblicato otto sillogi di poesia e la sua opera, premiata in diverse competizioni letterarie, è presente in antologie e riviste letterarie.


Fulvia Marconi, Un'altra luna ancora, Edizioni Ripostes, Battipaglia 2010, pp. 77

Di lei ha scritto Nazario Pardini: <<La prima cosa che ci colpisce nella silloge di Fulvia Marconi è la grande esperienza metrica, la grande maestria nel trattare il verso, nel suo variegato mondo di suoni e colori, nella sua ampia ragnatela di intarsi e legami... Dalla serie di tripli trisillabi in novenari a ritmare la calda intensità memoriale dell’autrice, alla serie di tripli quaternari a sollecitare una cadenza/involucro di un’immagine...; dall’uso di versi ipermetrici a dare sfogo a un subbuglio interiore che, per delinearsi nella sua immediatezza, ha bisogno di spazi poetici maggiori e di tecniche verbali che vadano oltre l’umano intrecciarsi del verbo; all’impiego di un endecasillabo, frutto di una malizia tecnica, che lo sa adattare, nelle sue combinazioni, al variare dei giochi sentimentali. Endecasillabi che come vere cascate musicali, quasi attacchi di romanze pucciniane, ci coinvolgono con la loro fluidità, con il loro apporto lirico... E la parola fa parte di questi giochi espansivi: si articola, si adatta, si trasforma, si dilata per carpire il senso della vita; per andare dietro a un’emozione che, fra memoriale e assorbimento del reale, sembra pretendere sempre di più dalla parola stessa. D’altronde, come il poeta sa, non esiste verbo sufficiente a coprire le scansioni del sentire. Ed è proprio il memoriale a compattare la silloge, a creare quel leit motiv che ne garantisce l’organicità...>>


Carla Baroni, Spazi della memoria, Bastogi, Foggia 2009. pp. 84

Carla Baroni è nata a Cologna Veneta (Verona). Vive a Ferrara, dove si è laureata in Scienze matematiche ed in Giurisprudenza. Ha ottenuto molti riconoscimenti sia nell'edito che nell'inedito. Ha pubblicato quattro libri di poesia, e collabora a riviste letterarie nella veste di critico. La sua poesia è ricca di motivazioni umane ed agresti, di intense meditazioni esistenziali e culturali che la denotano come poesia di alto spessore emotivo. Fine cesellatrice di endecasillabi, li sa dipanare nelle loro molteplici misure ad accompagnare, sempre puntuali,  i diversi stati d'animo.


Luisa Puttini Hall, Isole e terre, MOBYDICK, Faenza 2011, pp. 67

Luisa Puttini Hall è nata nel 1950 a Milano dove si è laureata in Lingue e Letterature straniere. Dal 1972 vive a Firenze dove è stata traduttrice e insegnante di inglese. E' molto legata al mondo britannico per professione, matrimonio e numerose visite che hanno alimentato il suo amore per la natura e il paesaggio nordeuropeo. E' narratrice e poetessa che ha riscosso ampi riconoscimenti in premi letterari. Nazario Pardini ha scritto di lei: <<Il libro si suddivide in due sezioni: Isole e Terre. Il filo conduttore che unisce le pièces della prima sezione è l’ampia capacità di spaziare da parte della poetessa sulle estensioni dei mari. Sì!, perché proprio il mare nella sua dimensione che più si avvicina all’inarrivabile, rappresenta la voglia di fuga, onirica forse, ma fondamentalmente umana nella ricerca di andare oltre.  Ed essere baciati una sola volta dalla linea della battigia crea un’inquietudine che solo il mare può placare. La poetessa spazia: dalla Scozia, all’Irlanda, da Lesbo a Madeira, dalle Azzorre all’Arcipelago toscano, dall’Egitto al Galles … E di ogni località delinea con tratti e pennellate colorite, e polpose di acquerelli, oggetti, acque, coste, genti: la sabbia argento vivo di Andrews, il tramonto vetro di finestra dell’Irlanda, la foresta pietrificata di Lesbo, il transatlantico di luce della Ihla Do Corvo, le scale di lavagna di Tellaro, fino a Istanbul e oltre. Immagini rappresentate non solo con intento paesaggistico. Ma frammenti d’anima di una poetessa/pittrice concretizzati in affascinanti paesaggi. La Hall con il linguaggio della natura parla di se stessa; ricama il suo sentire: l’amore, la vita, la gioia, anche la malinconia in quei tramonti che staccano la luce dalle isole per creare lo stupore delle notti. O la sorpresa: “Non ti ho mai vista così / gelida sotto il sole / nudo d’inverno.” (Venezia di gelo). La seconda sezione, Terre, è più intimistica, più volta ad analizzare sentimenti e stati d’animo, meno bisognosa di sciali panoramici, ma più diretta a persone care all’autrice: Badante, Figli, A Giovanni, Mafalda, Eleonora o a Nicoletta nel giorno delle sue nozze. Ma è sempre la scoperta che anima, e irrobustisce la poesia come la vita stessa della poetessa: “Un bambino non sa / d’essere infelice / prende la vita / come la pioggia / non conosce altri cieli / Quando è grande abbastanza / riesce a vedere il sole / al di là del muro di casa / e si chiede / dove sia la porta”. (Un bambino non sa).
La struttura stlistico-metrica è articolata in diverse misure; ma sembra che l’autrice voglia far risaltare l’efficacia degli endecasillabi, facendoli precedere da versi di minore misura. E’ così che la musicalità del tessuto poetico rende, e al contempo accompagna con efficacia il dipanarsi delle sensazioni e dei sentimenti, rendendoli visivi:
“Il tramonto è un vetro di finestra / fra le case abbandonate / ai venti dell’oceano / e il papavero sfavilla senza posa / nelle crepe dei muri diroccati.”. (Irlanda).  


Isabella Horn, Foglie, GDS Edizioni, Vaprio d'Adda 2010, pp. 104

Isabella Horn è nata in Germania, ha viaggiato in Francia e in Inghilterra e ha soggiornato a lungo in Spagna. Si è laureata in Lingue Straniere Moderne nel 1974 a Firenze dove vive. Scrive poesie dagli anni Settanta. Ed ha ottenuto consensi dalla critica e nei premi letterari. Ha al suo attivo quattro raccolte poetiche.


Giulio Dario Ghezzo, I petali della notte, Filippi Editore Venezia, Venezia 2010, pp. 93

Nazario Pardini ha scritto sulla sua poesia: <<Per Giulio Dario Ghezzo I giorni e le notti / ci passano accanto / scivolando come onde e la sua canzone è corta, solitaria / .../ in un angolo remoto Poesia piacevole, che si snoda su un percorso compatto e musicalmente avvincente dove ogni configurazione naturale corrisponde a una storia maturata e resasi immagine; così Borgomaggiore, La piazzetta, La torre della ‘Ucca, Nonna Corinna, Il canto del mare sono tanti elementi che concretizzano in maniera visiva gli stati d’animo dell’autore. E questa fusione fra anima e realtà, fra sentimento e memoriale viene assecondata da una versificazione spontanea, ma anche esperta nell’impiego di rime e assonanze in varie misure metriche a rievocare un piccolo mondo di un tempo di Natale, o la triste sirena che chiama, o ancora una seconda rondine sul davanzale della Stanza Rosa, del mondo / dove anche il vento dimentica di andare. L’autore in questa coscienza di precarietà dell’essere e dell’esistere, in queste confessioni esistenziali che coinvolgono per l’oggettività della loro portata, si aggrappa a suoni, a ombre, a monti, a odori dolciastri, a nuvole bianche in celesti profondità per dare concretezza al suo sentire. Il linguaggio si fa così spesso allegorico ricorrendo a un paesaggio mai come semplice pretesto descrittivo. Il calore portava con sé / dai monti odori dolciastri, / le nuvole torreggiavano bianche / in celesti profondità vertiginose.>>


Emilia Fragomeni, Il respiro del tempo, Montedit, Fara Gera d'Adda 2010,pp. 134

Emilia Fragomeni è nata a Siderno Marina (R.C.); nel '66 si è trasferita a Genova, nella cui università si è laureata in Lettera Classiche; ha insegnato a Como e a Genova. Collabora con importanti riviste culturali ed è membro di importanti premi letterari. Ha vinto anche il 1° Premio assoluto nel "Certamen" di poesie in latino del 2005. Le sue poesie, le sue opere di narrativa e le sue critiche letterarie compaiono in numerose antologie, riviste e siti internet.  



Lida De Polzer, E SE, Edizioni ETS, Pisa 2009, pp. 46

Lida De Polzer, nata a Ferrara nel 1938, vive a Varese. Appassionata di sport, si occupa da molti anni di nuoto, pallanuoto e sincro; ama la natura e si cimenta a volte con fotografia e acquerello, oltre che con la poesia, linguaggio a lei più congeniale. Ha pubblicato diverse sillogi di poesia. Nazario Pardini ha scritto di lei: <<Poesia luminosa, aperta, profumata di cielo, di tramonto  e di sera quella della Polzer, che si apre al mondo e alla vita come un raggio di sole di luglio. E’ la natura nella sua poesia che si erge a interprete principale, la natura con le sue tonalità policrome, con i suoi accostamenti alle fasi dell’essere e dell’esistere. E la natura mai è vissuta come semplice elemento descrittivo o elegiaco, ma piuttosto come panismo esistenziale, come pentagramma di note a concretizzare allegoricamente i tanti frammenti dell’anima. Così il grano biondo, le ginestre, il vento, i salici, gli oleandri, gli eucalipti non sono solo configurazioni naturali, ma direi involucri di lampi interiori che si fissano in uno stile prevalentemente classicheggiante, metaforicamente e musicalmente piacevole per un endecasillabo vario e articolato; stile impreziosito da enjambements, quello della Polzer, come spinta  dell’anima all’azzardo di più ampi slarghi spirituali.>>



Dino Carlesi, Soggiorno obbligato, Mauro Baroni Editore, Viareggio 1997, pp. 199

Dino Carlesi è nato a Milano, ma ha abitato per molti anni, fino alla morte nel 2010, in Toscana. Si è sempre occupato di poesia e di critica d'arte. Nel 1947 Giuseppe Ungaretti lo incluse nell'antologia <<Poeti prigionieri>>. Ha pubblicato 16 raccolte di poesia, su cui hanno scritto Giorgio Caproni, Andrea Zanzotto, Fortunato Bellonzi, Mario Luzi e altri importanti critici. Ricercato conferenziere, ha illustrato artisti di ogni ambito culturale nelle città più disparate.  



Pasquale Balestriere, Prove di amore e di poesia, Gabrieli Editore, Roma 2007, pp.48

Pasquale Balestriere di Barano d'Ischia è uno dei poeti contemporanei fra i più affermati nel panorama letterario attuale. Vincitore di innumerevoli premi, si contraddistingue per la sua poesia robusta, meditata, e frutto di vive considerazioni di vita e di memoria. Ama la terra, il mare, la vigna, e dai suoi versi esondano profumi e figure di sapore ora classico ora moderno in una simbiosi di alto spessore culturale. Docente, critico letterario, ma soprattutto poeta di grande nervatura. Nazario Pardini ha detto della sua poesia:<<Le pergole di sole, i liuti di vento, il mirabile colono, i languori d’autunno, i sacerdoti incantati, le sudate zolle, i grappoli opulenti, i venti, i tramonti, le vigne dai pampini dimessi: tutti tocchi e ingredienti mai a se stanti, ma frammenti dell’essere  e dell’esistere,  corpi della gradualità del sentire, concretizzazioni di vita interiore. Il dire elegiaco di Balestriere equivale ad un racconto didascalico, dove sotto ogni colore, ogni forma, ogni sfavillio panico, è nascosto un brandello d’animo che ambisce a concretizzarsi in natura. In ciò il suo panismo esistenziale. E l’autore per dare più corpo al suo “poema” spesso chiama in aiuto i grandi della letteratura: da Omero ad Alceo, dal divo Anacreonte ad Ovidio, da  Orazio al Magnifico, ed al Chiabrera.
         La peculiarità di Balestriere non è solamente nei contenuti, nelle sue esplosioni sentimentali, nella sua vasta conoscenza letteraria e umanistica, nella simbiotica fusione tra vibrazioni interiori e fenomeniche apparenze, ma anche nel saper contenere il tutto nelle multiple tonalità di un pentagramma complesso e articolato: alla preminenza dell’endecasillabo, spezzato spesso a centro verso, si alternano il settenario, o il succedersi di tripli o quadrupli trisillabi a far risaltare la sincronia di azioni nei momenti di maggiore intensità emotiva, o, ancora, poesie composte di versi più brevi, quali quadrisillabi, quinari. E niente è casuale, perché il poeta riesce a fare uso di un importante significante metrico per irrobustire l’anima del canto, giocando ora con versi più scorrevoli, ora più rattenuti, ora musicalmente più effusivi come vere cascate di endecasillabi. 
Balestriere zuppa l’anima nel sangue della sua terra per poi tradurla in un canto che sublimi fino all’etereo delle stelle e si perpetui oltre l’effimera vita dei mortali.>>


Maria Angela Bedini, La lingua di Dio, Giulio Einaudi Editore, Torino 2003, pp. 137

Maria Angela Bedini è nata a Buenos Aires dove ha trascorso l'infanzia. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Trasgressioni (1987), Essenze assenze (1991), Ma il vuoto fu scarso a sparire (in Nuovi poeti italiani 4, Einaudi 1995). Già presentata nel quarto volume dei Nuovi poeti italiani da Einaudi, la Bedini ha qui realizzato un denso poemetto in cui la parola viene tesa, accelerata e stritolata in direzione di una spiritualità quasi fisica, alla maniera delle grandi mistiche. Il sentimento di questa tensione panica oscilla dall'estasi erotica a quella religiosa fino all'identificazione del verbo con l'"amato" e con il "cristo", emblema lancinante di totale annullamento ed  esaltazione nell'irreversibilità della scrittura e del nome.


Franco Daleffe (Disegni), Roberto Marchi (Poesie), L'Orrore di Hiròshima, Poiesis, Milano 1999

Franco Daleffe vive e lavora a Milano, Roberto Marchi è poeta, traduttore e saggista
Nazario Pardini ha scritto sull'opera: <<Una giusta simbiosi la plaquette dei due artisti tra quadri pittorici e immagini poetiche degna di rendere eterna nella memoria una sciagura che l’intera umanità vorrebbe cancellare. Errori, incidenti di percorso, momenti di alta drammaticità tra i tanti altri successi nella storia, ma mai, tanto crudeli come questo, causato da un’intelligenza così sofisticata nel dare la morte. L’analisi è scandita da particolari raccapriccianti e al contempo esaltanti per la realtà e la crudezza  poetica con cui sono delineati. Si scende a fondo. L’obiettivo circoscrive e delimita sempre più i quadri fino ad essere impietoso. Si morde il contenuto con uno sguardo spesso al di sopra del fatto, con una partecipazione verghiana, che rende ancora più obiettivo e crudele l’avvenimento. Il linguaggio endecasillabo nuovo, rivisitato nella sua modernità aritmica di enjambements, ci aiuta a vivere il dramma con un registro che si fa quasi prosa coerente e lineare. Le citazioni potrebbero essere prese a caso e tutte darebbero conferma dell’alto livello artistico e umano che l’autore riesce a trasmettere. “Si compie / il sacrificio alla follia dell’uomo.” (I). “Immane fiotto smosso dalla bomba.” (II). “Tutto è contorto, tutto è arso.” (IV) “Le gocce di morte. / Le ceneri si posano letali.” (V). “- Acqua, acqua, datemi acqua -, disperati / gridano i feriti (...)” (VII). “A vomito, urina e feci si mischia / pelle molle staccata dalle membra / martoriate, devastate dal fuoco.” (VIII). “Una donna cercava il suo bambino./(...) Accanto al suo bambino diventò folle.” (II). Chiudere con gli ultimi versi del libro di Roberto  Marchi è la migliore affermazione che possa scaturire dall’anima della lettura “Le anime e le menti / tremano ancora. / Il dolore del mondo / è conoscere che le loro lacrime / asciutte non servono ad evitare / l’orrore di nuovi folli olocausti.”.



Armando Alciato, Rumor della sabbia, Valsesia Editrice, Borgosesia 1989, pp. 201

Armando Alciato è nato a Strambino (TO). Risiede a Borgosesia. E' citato in molte antologie e raccolte di poeti e scrittori contemporanei. Ha pubblicato diversi volumi di prosa, saggistica e narrativa. Tra cui Fuga v'attimi e Dentro i libri con  prefazioni di Nazario Pardini.

Antologia poetica su invito: L'amore, la guerra, a cura di Aldo Forbice, Rai Eri, Roma 2004. (Con una poesia di Nazario Pardini: I bengala spengevano le stelle)

Adriano Bottarelli, Incontro a te, Edizioni ETS, Pisa 2004, pp.62

 E' nato a Bedizzole, in provincia di Brescia. Ha pubblicato quindici sillogi di poesia, alcune delle quali anche in edizione bilingue italo-spagnola e italo-francese. La prefazione di questa silloge, di cui riportiamo la parte finale, è di Nazario Pardini: << E la poesia di Bottarelli, distesa su un ordito che fa della musicalità la sua arma principale, denota malizia ed esperienza poetica, soprattutto nell’uso di importanti significanti metrici, che combinano anima e parola. La versificazione concisa, modernamente  orchestrata su misure in prevalenza  brevi di versi bisillabi, trisillabi, quaternari, quinari, senari e settenari, ricorrendo all’uso di assonanze, enjambements e particolari combinazioni foniche, incatena un lessico di per sé maturo e concreto, in moduli poetici visivi e efficacemente suasivi.>>

Dino Carlesi, IN FORMA DI 15, Jaca Book, Pontedera 1999, pp. 132

Luciana Cerne, Lunario, Edizioni ETS, Pisa 2001,pp. 32

E' nata a Pontedera dove risiede e lavora. Collabora con la rivista letteraria Ghibli ed ha visto i suoi lavori pubblicati in antologie, riviste, e periodici. Ha pubblicato sillogi di poesie. Questa silloge porta la prefazione di Nazario Pardini.

Antonio Crecchia, L'evoluzione poetica, spirituale, ed artistica di Pasquale Martiniello, Editrice Ferraro, Napoli 2007, pp. 272

Antonio Crecchia (Tavenna, CB), risiede a Termoli. Sue poesie sono inserite in numerose antologie. Molte le opere edite ed inedite e molto apprezzate le sue monografie. E' presente come traduttore di sei poeti francesi.

Una fra le tante dediche (questa di Pasquale Martiniello) a Nazario Pardini sui testi riportati.

Giorgina Busca Gernetti, La memoria e la parola, Edizioni ETS, Pisa2005, pp.32

Nata a Piacenza, laureata con lode in Lettere Classiche, ha insegnato a Gallarate, città dove vive. Ha pubblicato diverse sillogi di poesie, fra cui questa come vincitrice del Premio Letterario Il Portone. Dalla prefazione di Nazario Pardini riportiamo uno stralcio:<<   E proprio questa silloge si nutre di echi di memoria: l’eco è voce che ritorna filtrata dai monti, dai passi, dai colli, come lo è il risveglio di un accadimento sedimentato da tempo nell’anima. Si riveste di un sentire che lo rende immagine, e col reale ha poco a che vedere, si ingrossa, si trasfigura; quello che non è stato detto non è più silenzio, ma silenzio rumoroso, fatto di spine che graffiano dentro, e che spesso la stessa magia della poesia non è sufficiente a ridire: è eco, suono che torna, a volte acuto, a volte vago, indeterminato, appannato, chiuso da ambiti stretti e vorticosi. E sono proprio questi ambiti a vestire le memorie che trasferitesi nelle parvenze si fanno corpo: grigia selva, conchiglie, stelle marine, siepe, ruscello, lucciole, il grande fiume, gli aerei campanili; rumori, colori e profumi che richiamano stati d’animo, rosi dal tempo, a farsi nuova vita, ad animare ambienti, figure umane di sapori recuperati, riciclati, per tempo silenziati...>>

Luana Innocenti Lami, Così per illusione, Edizioni ETS, Pisa 2005, pp.70

E' nata nel 1944 a Montopoli, in provincia di Pisa, ma risiede a Pontedera. Ha già pubblicato nel 1999 Percorsi sentimentali come vincitrice del Premio Il Portone. La silloge Così per illusione è prefata da Nazario Pardini: <<Sotto molteplici aspetti l’opera è anche segno di inequivocabile continuità nella ricerca contenutistica e stilistico letteraria:  dal memoriale, a un desiderio panico d’immersione nella natura, all’aspirazione a un ideale che travalichi il tempo, al dubbio, ai quesiti dell’essere e dell’esistere, sino a un quieto addormentamento dell’anima, quasi una sorta di annullamento nei palpiti di una natura ancestrale: varie tensioni contenute in una forma che, rigorosa e intimamente sorvegliata, è impreziosita da malizie stilistico-lessicali di un’autrice da tempo impegnata in esperienze poetiche. La Lami ha pubblicato in questa stessa collana la sua prima opera dal titolo Percorsi sentimentali come vincitrice, sezione silloge, del Premio Letterario “Il Portone”; ed è proprio prendendo spunto da alcune riflessioni dell’esaustiva e preziosa presentazione di Pierangiolo Fabrini che si può confermare quella continuità che definirei anche timbro inconfondibile dello stile della poetessa...>>

Carlo Giuseppe Lapusata, L'uomo nuovo, Giardini Editori, Pisa 1972, pp. 78

E' nato a Erice (Trapani) nel 1921. Ci ha lasciato da alcuni anni. Ha compiuto gli studi presso la Scuola Normale di Pisa. Ha pubblicato diversi libri di saggistica e poesia conseguendo numerosi riconoscimenti fra cui finalista al Repaci di Viareggio.

Carlo Giuseppe Lapusata, I canti di Sabra, Giardini Editori, Pisa 1985, pp. 96

E' nato a Erice (Trapani) nel 1921. Ci ha lasciato da alcuni anni. Ha compiuto gli studi presso la Scuola Normale di Pisa. Ha pubblicato diversi libri di saggistica e poesia conseguendo numerosi riconoscimenti fra cui finalista al Repaci di Viareggio.

Giacomo Manzoni Di Chiosca, Credere e amare, Edizioni ETS, Pisa 2007, pp.64

E' nato a Milano nel 1940. Amante della vita semplice e della natura, nei momenti solitari compone poesie, racconti e favole. Ha conseguito numerose affermazioni nei premi letterari, anche per il suo stile inconfondibile di endecasillaba scioltezza. Ha pubblicato libri di narrativa e poesia, fra cui Credere e amare con prefazione di Nazario Pardini:<<... Finché l’autore arriva a perdersi, ad annullare se stesso nei tratti e nelle esplosioni naturali in una simbiotica fusione. E c’è anche l’aspirazione di un’anima a superare il contingente, a protrarsi oltre le misure di un circuito umano, troppo umano, oltre gli spazi ristretti di un soggiorno breve e caduco, anche se vissuto intensamente, verso l’azzardo di confini illimitati o nella recrudescenza di un cuore fanciullo. Fusione fra essere, sogno, e natura in una visione panica fortemente sentita che fa di questa silloge motivo di organicità e sottofondo al dilemma esistenziale coll’aldilà e al sentimento dell’amore. Ma questa opera è più tematica, come si evince dal titolo; il poeta si confronta con due sentimenti ben precisi: il mistero della fede il primo, quasi un canzoniere d’amore l’altro. Travaglio esistenziale e nirvana edenico, riposo-alcova di un amore totalizzante; vita, sogno, e realtà. Non è forse la poesia sogno, realtà, l’avvicinarsi il più possibile all’inarrivabile? Non è forse amore e memoria, aspirazione all’infinito e male di essere?...>>

Pasquale Martiniello, Le cavallette, Editrice Ferraro, Napoli 2009, pp. 167

E' nato a Mirabella Eclano (AV), ove ha vissuto come docente, preside ed uomo impegnato nella vita socio-culturale del suo paese. Nel 1983 organizza il Premio Letterario Aeclanum che ha visto come presidenti di giuria personalità del mondo letterario, fra cui G. Giacalone. Martiniello, grande amico per affinità elettive, ci ha lasciato da alcuni anni. E' inserito in numerose antologie, in dizionari e letterature nazionali e campane. Molti i critici che si sono occupati della sua attività, fra cui Nazario Pardini, presente nella biografia di Antonio Crecchia e nelle critiche prefative alla sue opere: <<Martiniello continua col suo stile tradizionale, col marchio della sua “fabbrica” poetica, della sua cascata verbale, della sua inondazione critica nei confronti di un mondo che non sente più suo. In contrapposizione, però, risalta dalla sua cifra dal significato aspro, un significante che sottintende un mondo di valori, di semplicità, di vicinanza umana, forse anche arcaico, e persino bucolico, cucito d’amore oblativo: nirvana edenico di pace e correttezza morale. Soprattutto se il pensiero cade sull’idea esistenziale della vita e della morte: pantarei, essere ed esistere per un frangente in cui “Sono un seme sgusciato / aperto al dolore e al rapace / … / Spiga inaridita dal sole in attesa / della falce”...>> (N. Pardini)


Pasquale Martiniello, le faine, Editrice Ferraro, Napoli 2007, pp. 158

<<... Altra perla “Le Faine” che s’incastona nel già variegato e composito mondo poetico di Martiniello. Continua la serie delle allusioni zoomorfe, la metafora allusiva sui comportamenti del genere umano. E anche in questo corposo volume, inconfondibile risulta lo stile dell’autore; Martiniello non si smentisce. Perché non è solo l’impegno civile a rendere affascinante il suo dire, ma è soprattutto la sua poesia in quanto tale, in quanto risultato di equilibrio classico e al contempo innovativo fra dire e sentire. Colpisce soprattutto la continuità ispirativa, la presenza costante di un grande cuore che ha maturato vena artistica, fonemi espressivi, accorgimenti stilistici attraverso la sua vicissitudine umana. Martiniello è ora maestro di un’orchestrazione che fa della sapienza metrica e stilistica un supporto significante all’armonia del suo canto. E non è che l’autore si esaurisca nelle sue invettive contro un mondo di “Maligne ... virtù dei politici”, dove “L’orto degli / olivi è pieno di porri e ortiche”, e dove persistono “Tempi / neri per la legalità quando un parlamento / è contro il vento della giustizia ideando / indulti e amnistie.” No di certo! Il poeta fa sua, “metabolizza” un’attualità di contraddizioni che diventa, in bene o in male, parte essenziale del suo animo... Nel noto passo dei Quattro Quartetti Eliot scrive: “Qui non c’è acqua ma solo roccia / Roccia e niente acqua e la strada sabbiosa / La strada che serpeggia in alto fra le montagne / che sono montagne di roccia senz’acqua / Se ci fosse acqua ci fermeremmo a bere”. Forse anche Martiniello, quasi viandante, aspira a dissetarsi ad una sorgente di acqua pura che scenda a lambire un mondo diverso.>>  

Pasquale Martiniello, La zanzara, Editrice Ferraro, Napoli 204, pp. 154

<<Quest'opera di Martiniello mi è parsa pungente come al solito, forse in maniera più specifica e dettagliata nel ricorso a nomi e ambienti ben delineati. Ma mi è parsa anche liricamente più saporosa. Ho notato che esonda dai suoi versi una cifra etico-stilistica sempre più ispirata da un desiderio di panica simbiosi col mondo che vorrebbe, con la natura che arcaicamente gli sorride, con un popolo agli antipodi di quello che quotidianamente viviamo. Il suo verso mordace e irritato dagli scempi naturali, politici e giudiziari presuppone una memoria di presenze tesa a nuova vita, ripulita dalle brutture della malapolitica e dalle storture dell’uomo moderno. E quella vita che implicitamente l’autore contrappone a tale marasma, è anche aspirazione a una nuova alba, ad una rinascita, a un nuovo mondo in cui “Una terra vorrei senza fiele / e polveri amata come l’alba / dai sofferenti / ... / Vedere frecce di rondini / in un cielo pulito”...  Dove le guerre erano lontane dai campi, e i raccolti vedevano a turno braccia unite senza invidia: la porta era aperta allo straniero, non si temeva il ladro.
“Non ego divitias patrum fructusque requiro / quos tulit antiquo condita messis avo: parva seges satis est, satis est requiescere lecto / si licet et solito membra levare toro. / ... / Hoc mihi contingat!”.  (A. Tibullo) “Avrei voluto solo suoni di campane / in questa notte dal fiato di bambino / Nasci ancora fra odori di polveri letali / e terra e erba bruciate da tuoni di granate” (P. Martiniello).>> (N- Pardini)


Pasquale Martiniello, Il picchio, Editrice Ferraro, Napoli 2003, pp. 142

Pasquale Martiniello, Occhio di civetta, Editrice Ferraro, Napoli 2006, pp.164

Pasquale Balestriere, No Munno Spierso, Editrice Ferraro, Napoli 2005, pp.288

Pasquale Martiniello, Axtìs, Editrice Ferraro, Napoli 2009, pp. 191

Quello che ho sempre colto nella poesia di Martiniello ora si fa più umano, più debordante, più intimo, più personale e soggettivo. Ed è l’aspetto lirico, è il soggettivismo panico, è quella umanità fatta di una giusta tristezza, ma che mai raggiunge nel Nostro momenti di abbandono melico e lamentevole. Un esistenzialismo immanente che ambisce a traslarsi in alto, a rivelare quella parte più vulnerabile dell’uomo che non si esaurisce con il terreno ma che più si avvicina all’inarrivabile. Questa vena sempre presente, anche se fra le righe, nelle altre opere, qui esplode come un torrente che si affaccia a un dirupo per mutarsi in getto roboante: “Nella piana e negli orti fiammeggiano / chiome di ciliegi dagli orecchini d’oro / e il fiore del tallo è un calice di nettare / per sogni gelosi e condivisi in un’unica / carezza del guanciale e del bacio ardente / del sublime”. Dopo il Martiniello che eravamo abituati a leggere guerriero, combattente con frecce di parole appuntite e laceranti, ci si presenta un Martiniello più intimo, più introspettivo di fronte ad eventi nuovi, a cui è soggetto ogni mortale, non escluso il poeta, anche se questo spesso col fisico distante dalla mente e dall’anima che vagano: “Meraviglie pigolano nell’ala / della rondine a carezze di lampi / a nuovi amori E’ l’ora feconda / scritta nei cicli della luna”. Ciò non vuol dire che il poeta non colga, isolandosi, i malanni della moderna società. E’ nel suo d.n.a. condannarli, additandoli, perché la poesia è e resterà sempre anche messaggio sociale: Lo stupro, L’odio, Le fogne… Ma qui è la natura, trattata con vicinanza, che si fa più amica, che sa capire; declina sentimenti in immagini ora forti, ora dolci, ora  intrise di cascate di sapori e braci di tramonti. C’è una vera fusione fra poeta e ambiente endemico e memoriale; e sono certi ambiti dell’esistenza dell’autore che lo accompagnarono, e lo accompagnano, a continuare ad assisterlo  e a narrarlo coi loro affettuosi e vissuti colori, coi loro giochi tanto simili alla vita di un uomo. “Ho visto una / rosa rossa nel portafiori Ti pensa / solo chi ha dolori”. “Ricordo fiocchi / di cenere che sfarfallavano nell’aria / cupa”.  “Se passi / avverti un’anima che ancora vita / trae dal cuore che ha l’ugola / d’un usignolo che accecato si strugge / di sospiri di sole”. “I giorni lenti / e noiosi se ne vanno e tu tieni / gli occhi fissi al telefono aspettando / il giorno e l’ora del segno della lotta /  da combattere nel Centro Aktis / di Marano”.  Aktis è un lampo, un raggio, perché anche nei momenti peggiori ci può essere un raggio di sole. Il poeta ha fatto anche questa esperienza, purtroppo, traumatica e difficile, della malattia. E il Centro che l’ha ospitato è ispiratore di uno dei pezzi più lirici e commoventi dell’opera: “Hai dolcezza di maniere / Il cuore del paziente riempi / di certezze Il tuo lieve sorriso / che sboccia come fiore roseo / di melo risana con sogni / scintillanti”. (Imma-Aktis). Forse la poesia stessa  ne ha risentito, e nell’ispirazione e nella cifra verbale. Ma soprattutto nell’evidenziare una grande forza d’animo, un grande spessore morale e spirituale che ancorano i versi di Martiniello a slanci che vanno oltre. E anche se nell’autore è presente un senso eracliteo della fragilità dell’esistere, per lui la vita è sacra come sacra la poesia che l’alimenta. 

Arena Metato 22/12/09                                                               Nazario Pardini


Pasquale Martiniello, I ragni, Editrice Ferraro, Napoli 2005, pp.160

Lida De Polzer, Il grido della luce, Edizioni ETS, Pisa 2008, pp.32
Con prefazione di Nazario Pardini

Luciana Tagle, Un polso ferito, Edizioni ETS, Pisa 1999, pp. 32
Con prefazione di Nazario Pardini

Giovanni Tavcar, Oltre le nebbie del quotidiano, Edizioni ETS, Pisa 2002, pp.84
Con prefazione di Nazario Pardini

Vladimiro Zucchi, A più dimensioni, Casa Editrice Il Gabbiano, Livorno 1999, pp.112

Pasquale Balestriere, Del padre, del vino, Edizioni ETS, Pisa 2009, pp.32
Con prefazione di Nazario Pardini

Tredici poeti per Dino Campana, Edizioni Puntostampa, Firenze 1999, pp. 47

(Alderighi, Bertolani, Carifi, Ceni, Chiamenti, Donati, Giovannoni, Iacuzzi, Lo Russo, Miniello, Sodi, Trinci, Vezzosi). "Carissimo Nazario, con leggero ritardo il volume uscito in occasione del Premio Dino Campana. Un abbraccio dalla compagnia"


Sirio Guerrieri, Calipso, Lineacultura Milano, Milano 2002, pp.108

E' nato a Vezzano Ligure (SP). Presidente di giuria in molti Premi Letterari, ha conseguito riconoscimenti prestigiosi in tutta Italia. Molte sono le sue opere edite sia di poesia che di narrativa e saggistica. Ci ha lasciato da qualche anno.


Lucia Bruno, Poesie, Geremia Editrice, Napoli 2010, pp. 103

Lucia Bruno è nata a Roma, vive a Napoli, dipinge e scrive; ha, al suo attivo: due sillogi di poesia; il saggio: "Io, di me"; racconti e soprattutto recensioni per collaborazione al periodico Hyria (Nola); nel 2001 ha pubblicato il romanzo "Mein Kind". E' conosciuta soprattutto per le sue notevoli qualità di critico letterario. Ha effettuato recensioni e presentazioni ai più noti autori contemporanei.
Su di lei Nazario Pardini ha scritto: 
<<Cara Lucia,

leggendo le tue cose ho ascoltato la tua voce allegra, pimpante, ironica, ma zeppa di passioni umane e inquietudini terrene: quelle inquietudini che in te si fanno viatico e valore aggiunto per un dire che tanto si avvicina al dolore universale. La tua voce è il frutto di un cuore in subbuglio che tanto ha da dire. Mi sono emozionato! Sì!, mi sono emozionato; e non ridere!!! Non lo dico per dire. Mi sono veramente emozionato nel ritrovarti nei tuoi brani, nelle tue effusioni ora tormentate, ora serene, umane insomma, nel ritrovarti per scritto, proprio come ti conosco. E poi così proficua, e produttiva. Mi hai fatto un bel dono, inaspettato e per questo ancora più saporito. E ti ringrazio per avermi citato ben due volte nelle Recensioni con due tue perle sulla mia attività letteraria. Nei racconti ho ritrovato la verve un po’ realista, un po’ melanconica, un po’ disincantata di Lucia. Ma è soprattutto la scioltezza del dire, l’affabulazione della parola, il fluire dello spessore interiore nel registro chiaro, avvincente, estremamente aderente al tuo sentire. Il memoriale in te non scade mai in languido sentimentalismo, ma si trasforma in forza evocativa di grande spessore oggettivo. La tua Tenerezza non è solo in questo racconto, ma pervade, come una sottile vena unificatrice, l’intera opera. Ma sono le Trasparenze la parte di te che mi è più vicina. Questi versi liberi e pieni di tormentate riflessioni in cerca di approdi, tanto sintetizzano quelle che sono le inquietudini umane. Le tue scintillanti invenzioni, i tocchi felicemente involucrati da un sapore liricamente asciutto, conciso, ma dilatato fino ad allungare lo sguardo all’inarrivabile, sono subbugli esistenziali che riguardano l’uomo in quanto tale:..  La tua ricerca non è mai del tutto piena dedizione a Dio, ma umana inquietudine, sofferta aspirazione al divino. Eppure questa coscienza della vicissitudine umana, questa coscienza della fugacità della vita sa trovare ancoraggio, in te, pur con tutti i sofferti interrogativi esistenziali, in Cieli lontani... E la parola nella sua avventura tanto travagliata per capire l’Universo, si espande e  nel verso si prolunga nei suoi infiniti enjambements, quasi a denotare un desiderio  irresistibile di andare oltre, di prolungare la vicenda oltre l’umano, ma: “La Parola / -abitata di dolore- / s’arresta ai bordi / della follia.>>.             

Ti saluto e ti abbraccio.
Il tuo
Nazario Pardini

Lucia Bruno, Recensioni,  Geremia Editrice, Napoli 2010, pp. 134

Riunisce le recensioni che Lucia Bruno ha effettuato ai molti autori contemporanei già pubblicate sulla rivista Hyria

 Lucia Bruno, Racconti, Geremia Edeitrice, Napoli 2010, pp. 106

Così conclude Aniello Montano nella sua bella presentazione: "Leggere tutto di un fiato il libro di Lucia Bruno è stato come praticare, nell'afa di piena estate, un tuffo in un piccolo stagno rassicurante e fresco, alimentato da una polla sorgiva sgorgante da solida roccia."

 Lucia Bruno, Mein Kind, Ler editore, Napoli 2001, pp. 125

Libro di memorie relativo al vissuto dell'autrice da sfollata/bambina a Mondavio, nelle Marche.
Nazario Pardini ha scritto su Mein Kind:
<<Cara Lucia  Bruno,
eccoti le mie impressioni più immediate sul tuo Bambina - mia
                  Ho terminato di leggere le tue pagine, le ho meditate giorno dopo giorno.
 Il tuo diario mi ha procurato forti emozioni, facendomi rivivere le tragedie del tempo, anche se ero un ragazzo di appena 6-7 anni. Ma subito si è imposta la tua magica possibilità di sfiorare gli eventi, di non appesantirli , di sfumare la cronaca, anche nei momenti più crudi, rimandando i particolari alle vibrazioni del lettore, affinché egli stesso reinventi e si faccia partecipe di una storia. Non di rado questi sapienti tocchi di chiaroscuro e sintesi si fanno simboli di un ben più ampio registro di lettura. Vista con occhi innocenti la tua “scala” salita con tanta premura tende a staccarsi dal fatto in sé per slargarsi a quella sensazione di ampiezza che alimenta l’anima umana. L’anima è senza età. “ E là li trovammo... a scavar fosse alle mine che avrebbero, poi, sventrato la terra innocente...ricordo lui, una piccola figura curva, a dare i primi tocchi di violenza....ricordo la mia corsa veloce...verso il paese. Dalle scale cominciai ad urlarglielo...Se ne convinse solo quando lo vide.” I colori, le luci, i movimenti delle cose e delle persone visibili sono colti nell’incanto del loro immediato e fugace apparire. Ma poi quei colori e quelle emozioni si caricano o meglio caricano il lettore del denso spessore del tempo vissuto, ricuperano tutto un mondo di memorie, quasi incontaminatoBelle pagine, pulite e forgiate con una sintassi che sa racchiudere tutti i momenti del diario in un’estrema compattezza. Una grande quercia che contiene in sé ogni anello della vita, li stringe e li protegge; possono tacere una stagione, possono essere tarpati dai freddi di un’altra, ma poi trova la forza, ognuno di quegli anelli, di rinnovare le fronde della primavera. E mi piace sottolineare la spontaneità e la freschezza del dire; rimarcare quanto nella tua pagina sia sottile la demarcazione tra poesia e narrativa...>>. 


Pierangelo Scatena, Nelle parole, edimond/poesia, Perugia 2011, pp. 71

Pierangelo Scatena è nato a Capannoli (Lucca). Laureato in Medicina e specializzato in Psichiatria e in Neuropsichiatria Infantile, ha lavorato come psichiatra nel servizio pubblico. Come medico ha pubblicato numerosi lavori su riviste e libri scientifici. Come poeta ha ricevuto significativi riconoscimenti. Ha pubblicato tre libri di poesia.

Natino Lucente, Dilazione, Genesi Editrice, Torino 2009, pp.78

Natino Lucente è nato ad Aprigliano e si è laureato in Ingegneria Industriale Elettrotecnica a Roma. E' autore sia di pubblicazioni tecniche attinenti gli impianti elettrici, sia di libri di letteratura. Ha pubblicato numerose sillogi di poesia, ottenendo significativi riconoscimenti in Premi Letterari.

Alfredo Lucifero, Il senso della vita, Albatros Editore, Roma 2011, pp. 71

Alfredo Lucifero, calabrese di origine, è nato a Pisa, di professione avvocato, magistrato onorario di Massa. Ha frequentato negli anni 50-60 artisti dell'importanza di Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti, e Leonida Repaci. Ha pubblicato numerosi libri di prosa e poesia ed ha ottenuto importanti riconoscimenti. E' presente come scultore nell'Enciclopedia dei Pittori e Scultori italiani per gli anni 2003-2006; nel 2003 un catalogo delle sue sculture ha avuto la prefazione di Vittorio Sgarbi.

Dedica di Benito Sablone

Benito Sablone, L'angelo di Redon, Editrice Tracce, Pescara 2000, pp. 133

Benito Sablone è nato a Pianella (Pescara) nel 1935. Ha pubblicato numerose sillogi di poesia, raccolte di racconti (Arcadia), e di saggi (Specchi ustori). Ha ottenuto importanti riconoscimenti, fra cui il Ceppo, Flaiano, Frascati, ... E' presente nell'antologia  Poesie di Dio, Einaudi, Torino 1999

Dedica di Benito Sablone

Benito Sablone, Uomini donne e santi di paese, Edizioni NOUBS, Chieti 2000, pp.102


Dedica di Giuseppe Giacalone

Giuseppe Giacalone, San Paolo Apostolo delle genti, Editrice Ferraro, Napooli 1999, pp. 43

Giuseppe Giacalone, La sconfitta di Alessandro Magno, Editrice Ferraro, Napoli 1999, pp. 53
Giuseppe Giacalone, Il sacrificio di Alcesti, Editrice Ferraro, Napoli 1999, pp. 36

Aristide La Rocca, Zenobia, Hyria, Napoli 2004, pp. 39


Nota 
a
 Teodora
di Aristide La Rocca

"Forse in Dio matura o se è fortuna
non l’ho dietro la porta mia di casa."

La lettura di Dante nel prologo è personale, polposa, irridente, ironica, sapiente e levata a tanta soglia quanta si può permettere una penna ricca, acuta e mordace.
      Il gioco aulico-arcaico della parola dà icastica al succo del tema trattato che soprattutto nella similitudine “Sì aduggia ‘tornar retro, onde trasale, / quello stanco viandante , cui la strada / cosa carpì ch’a lui più essenziale, / Or nell’incerto smemora, s’agghiada, / ... /Tal mi fec’io, quando, in onestade, / ridussi per Cleopatra e Teodora, ...” raggiunge il culmine della sonorità linguistica e della plasticità visiva (tanto care al Poeta).
Quanto a Teodora la complessità della vicissitudine esistenziale prevale, nell’opera, sul susseguirsi delle vicende storiche. Nella trama queste sono appena sfiorate per concentrare, potenziare e scandire ancora di più l’interiorità del personaggio. “Al Kynegion si corre e si gareggia / con carri forza d’uomini e animali / le fiere più feroci catturate / sfidate son da prodi e trucidate.” “Ora dispiace a voi ma afflitte noi / diamo un triste spettacolo. Non siamo / affamate se ci provvede Cristo / quando bussiamo o bussano alla nostra / porta.” “Siamo cristiani azzurri come il cielo loro / verdi terra colore da bandiere.” “Come bello e divino più d’Apollo / e più regale di mio padre Eete / o Giasone Giasone sei la luce / del mezzogiorno estivo quando i grilli / dormono si svegliano le cicale / e i chicchi pieni di farina incurvano / le spighe...”
      Dai fatti dell’ippodromo, alla fase che vede Teodora artista di teatro e cortigiana poi (ben illustrata questa in Procopio di Cesarea), alla scena della crisi mistica e della vita meditativa dove ancora di più esplodono colore e vivacità emotiva. “E’ la mano di Dio. I miei tesori / un po' d’acqua in quest’otre una collana / un pane qualche pesce affumicato / la mia arte e due ori a barattare / per arrivare a Costantinopoli. / Non basterebbero. La carità / l’aiuto è dono certo della fede. / Il riposo un sermone un po' di cibo / ristoreranno cuore mente e membra.” “Se in te la mente è vigile e la fede / l’opera umana reputa e sostanzia / frate la porta nostra è aperta a tutti. / Dio non ci ha creato per la carne / solo peso e sovente sofferenza. / Se in te v’ha credo e opere ben vieni.” E il passeggero: “Quel che non posso domandate. Io / non ho coscienza di cielo. La terra / ancora troppo mi trattiene. Addio.” contribuisce a mettere ancora più in risalto l’interiorità di Teodora.
      I dati storici si possono appena ricavare da qualche sequenza introspettiva; utili a ingigantire la forza della fede e della speranza. La rivolta di Nika suscitata dai partiti dei verdi e degli azzurri contro il potere e la dissuasione dalla fuga per salvare il trono di Giustiniano. Tutto lo spazio è lasciato alle emozioni, alla robustezza del pathos di un animo tanto complesso quale quello del personaggio principale. Risaltano così il monofisismo e gli intenti per la sua affermazione in Teodora, sebbene vani contro un Giustiniano sempre fedele all’ortodossia.
      Momento di alta liricità umana e di grande vena d’ispirazione la scena dell’interno ad Alessandria. “Come colui che disse non son degno / per mano tua accetterò l’ostello / del Signore porto che salva padre / dalla tempesta di questa mia vita / priva d’onde ma naufraga di sabbia / là in quel mare di terra sprofondata / da mano scellerata che mi attrasse / per sua lascivia. ... / Erano i sandali pressoché logori / le piante dei miei piedi esulcerate / le mani inefficaci a interdire / la sabbia nel respiro.”
      Credo che le vicende umane, ben analizzate con spiccata abilità d’introspezione da parte dell’autore, facciano di quest’opera uno spaccato che va oltre i tempi, facilmente riconducibile alle inquietudini del mondo contemporaneo.
       Ma il culmine dell’emotività si ottiene senz’altro quando Teodora si libera        bruscamente dei monili e di una collana e a forza li mette nelle mani della mendicante: “Tieni ma non è questa un’elemosina. / scarso compenso alle tue verità.” “Mia signora il vostro nome vorrei / solo per gratitudine esclamare.” “No levati.../ Tra te e me quale diversità. / Ero quasi ridotta come te. / Sperimentavo il peggio della vita. / Ma ebbi sangue ad inarcare il dorso. / La fortuna non sta dietro le porte / ... / Giunse anche per me. Giunsero tutti / i migliori momenti. Ne manca uno / ... / Hai figli maschi.” “Il primo sì e l’ultimo. La femmina / ora è molto malata smunta pallida.” “Curala. Non curare dei gioielli. / Ecco prendi la borsa mia coi soldi. / A tuo pari più povera. Mi manca / quel frutto che un grand’uomo mi comanda. / Forse in Dio matura o se è fortuna / non l’ho dietro la porta mia di casa.” Qui il senso della sacralità della vita si unisce alla passione e all’amore per un bene ancora più grande. l linguaggio si adatta in maniera magistrale alla varietà dei sentimenti e dei personaggi. Si impreziosisce ora, ora si fa più semplice, pur conservando sempre un’affascinante registro di musicalità offerto da un endecasillabo reso quasi prosastico dal perpetrarsi degli enjambements.  

22-04-003



Michele Battaglino, Radici e ali, Manni Editore, Lecce, 2006, pp. 93

Michele Battaglino è nato nel 1944 a Genzano di Lucania. Si è laureato in lettere classiche a Pisa, dove ha svolto la professione di dirigente scolastico. Ha pubblicato libri di poesia, racconti, saggi e critica letteraria
.
Giancarlo Piciarelli, Piccole creature ci osservano, Bastogi, Foggia 1994, pp. 105

E' nato a S. Michele in Teverina (VT), vive e lavora a Roma. Ha pubblicato sillogi di poesia e racconti.

Associazione Artepoesia a Montepulciano, Liriche e Prose, Editrice L'Etruria, Siena 1995, pp. 107



Giovanni Tavcar, Ed è subito sussulto, Editore Blu di Prussia, Piacenza 2010, pp.160

Dino Carlesi, Destinazione terra, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1992, pp.193

Dedica di Pasquale Martiniello

Rosanna Di Iorio, Con le nostre mani d'anime, Edizioni NOUBS, Chieti 2008, pp. 95

Rosanna Di Iorio è nata a Chieti, ma vive e opera a Cepagatti (PE). Scrive versi in lingua e in dialetto e sue liriche sono state pubblicate su Il pungolo verde di Campobasso negli anni sessanta. Ha pubblicato diverse sillogi di poesia ed è stata premiata in molti Premi Letterari.

Rosanna Di Iorio, Un groviglio di sentimenti, Circolo Letterario "Ponte San Nicolò", Padova 2010, pp. 24

Rosanna Di Iorio, Sono cicala mi consumo e canto, Edizioni ETS, Pisa 2011, pp. 36

<<... Il sentimento di caducità, il senso eracliteo della vita, la morte che incombe sulle persone care e non solo. Questa coscienza della fugacità del tempo danno un sapore universale a questi versi che da soggettivi si fanno liricamente oggettivi. Ed è forse proprio questo sentimento a generare il quesito più annoso dell’uomo: a chi i nostri affetti? A quale ancora affidare il patrimonio delle nostre memorie? Ed è il sogno a simboleggiare quel desiderio di libertà che ognuno di noi cova in seno, e che mai trova appagato. “E, mano nella mano, trepidanti / interpreti di un sogno senza fine, / sfioriamo con le nostre ali di sogno / alte, segrete pagine d’immenso”. (Una favola lunga cinquant’anni. Ai genitori) Il percorso di enjambements esteso quasi ossessivamente, delinea la necessità di ampliare il sintagma, la parola, il verso, di cercare un mezzo verbale sufficiente ad equilibrare un contenuto tanto prezioso quanto esplosivo.  E la cicala, le rondini, l’ultima estate, i balestrucci, il tiglio,  sono tanti momenti esistenziali, tanti ambiti sentimentali, sono tante configurazioni di uno spleen intento a dare corpo ai propri messaggi interiori. E la natura sembra avvolgere tutto, rappresentata, a pennellate, da una mano che fa del panismo, antropologicamente vissuto,  il fulcro del suo dire. Il sole impallidito, l’ombra pungente della sera, le sere al focolare, l’avido cielo, il cielo dal vento fatto chiaro, la luna che non dorme, l’odore di geranio, di lavanda, le rondini, il fresco verde di una vallata, rossi giacinti, primavera rimarcano il grande afflato che la poetessa prova per quelle configurazioni, che puntualmente la ripagano, diventando complici nel giuoco della sua poesia. E più ancora che di naturismo, si deve parlare, in questa silloge, di sprazzi naturali demandati ad una attenta e vissuta analisi psicologica, più che descrizione psicologica. E tutto contribuisce a rimarcare il dolore, le sensazioni, le commozioni, i rimpianti, le speranze, le delusioni nell’interazione tra l’autrice ed i personaggi... La punteggiatura stessa, con secche interruzioni, con segmentazioni ravvicinate, sta quasi a sottolineare un affannoso groviglio di sentimenti contrastanti che stentano ad uscire, tanta è la loro portata: una fiasca piena che rovesciata gorgoglia affannosamente. Ma tornano anche frangenti in cui un’anima delusa può ritrovare un’alcova, un amore oblativo in cui riposare lo spirito; anche il sogno lo può fare, perché no!, il sogno fa parte della vita, la vita è sogno, o può essere parte della vita...>> (Uno stralcio dalla Prefazione di Nazario Pardini)