Sonia Giovannetti collaboratrice di Lèucade |
Vi abbraccio con semplici versi pensati anche per quel bambino che
vive dentro di noi
Sonia
Un Natale per te
Io ti darò un Natale di lumi,
Bimbo, col gesto che mia madre aveva
nel porre segreti regali chiusi
in pacchettini d’oro.
Io ti darò un Natale
che ti farà scordare
le faticose strade
dove nessuno ha nome.
Io ti darò un caldo Natale
con l’alto abete acceso
vicino al focolare
e ti darò la mano per condurti
lungo le tue giornate,
a che tu possa almeno divenire
ciò ch’io non sono stato.
Sonia Giovannetti
Il Regalo di Natale
Nel
cenone della vigilia di Natale, ogni volta che mio figlio mi fa trovare la
“letterina” sotto il piatto, mi rivedo bambino e rivivo tutte le emozioni di
allora. A scuola, nei giorni precedenti la festa santa, preparavamo con gran
fervore i lavoretti da portare a casa; poi, nella lettera ai nostri genitori,
descrivevamo i regali che ci sarebbe piaciuto ricevere e imparavamo a memoria
la poesia da leggere durante il pranzo del 25.
Ritrovare
negli occhi di mio figlio lo stesso frenetico lampo di quando, con imbarazzo,
mi alzavo in piedi per decantare la poesia, mi fa percepire, ogni volta, i
palpiti frettolosi del suo cuore nel sentirsi al centro dell’attenzione di
tutti i parenti.
Trattengo,
ancor oggi, la felicità di avere goduto intensamente, in quei momenti, della compagnia delle persone care, dei miei
cugini che non vedevo spesso, per non dire dell’emozione, mista allo stupore,
che accompagnava i racconti dei nonni, rievocativi di storie familiari, del
paese dove vivevamo e della sua gente. Ogni Natale, nel preciso momento in cui
mio figlio si alza in piedi, mi guardo intorno e nostalgicamente cerco gli
occhi di chi non siede più a quella tavola.
Quest’anno,
tuttavia, devo confessare che mio figlio Claudio mi ha molto sconcertato, a
causa di una lettera che non avrei mai pensato di ricevere. Non esito ad
ammettere che il contenuto di quella lettera, e in particolare il regalo da lui
richiesto, per la prima volta nella mia vita mi ha impedito di rivedermi bambino alle prese col medesimo evento.
Tra le
“cornicette” colorate sul foglio, insieme alle sue solenni promesse di essere
più buono per il futuro e ad una bellissima poesia dedicata a noi genitori,
spiccava infatti a caratteri maiuscoli questa insolita, sorprendente richiesta: «..come dono di Natale vorrei
ricevere con tutto il cuore, cari genitori, 100 euro».
Confesso
di esserci rimasto male, e con me anche mia moglie. Mi aspettavo di leggere,
come al solito, del desiderio di un gioco qualsiasi (anche dei tanti giochi
tecnologici che vanno per la maggiore tra i bambini), ma una richiesta di
denaro da parte di un bambino di 10 anni cui non è mai mancato nulla, è stato
per me – vi prego di credermi – come ricevere un pugno nello stomaco.
In un
solo attimo, gravato anche dalla tristezza che si faceva strada negli occhi di
mia moglie mentre leggevo ad alta voce la lettera, mi sono sentito privato
della magica atmosfera natalizia e della sobrietà che aveva sempre accompagnato
le festività della mia infanzia. Constatai con amarezza che oggi, anche per un
bambino, l’avere era più importante dell’essere. Ero stato espropriato,
improvvisamente, del conforto degli antichi valori, per me ancora attuali.
Mi
sono sentito perso, non più capace di riconoscermi in un figlio che, fino ad
allora, non aveva mai prestato particolare interesse al denaro e che invece, in
quel momento, mi si rivelò inusitatamente avido.
Insieme
a questa sensazione di tristezza, tuttavia, avvertivo anche qualcosa di
inesplicabile nell’atteggiamento di mio figlio e, non volendo arrendermi del tutto
all’evidenza, mi aggrappavo alla speranza che si trattasse di un malinteso, che
egli non fosse in realtà, nonostante tutto, diverso da come lo avevo sempre
giudicato. «Claudio
è un bambino assennato, non è mai stato venale», mi ripetevo.
Ero
davvero sconcertato; dovevo capire meglio, dovevo saperne di più!
Finito
il pranzo e nell’attesa, secondo tradizione, della tombola, cercai di attirare
la sua attenzione e, con una scusa, lo portai nel giardino che costeggia la
nostra casa.
«Cosa ci devi fare con
quei soldi, Claudio? Perché non hai chiesto un oggetto, qualsiasi oggetto? Lo
sai che ti avremmo regalato qualsiasi cosa. Dimmi il perché! Quei soldi, devi
forse portarli a scuola? Li devi dare a qualcuno?» domandai con preoccupazione.
Rispose
immediatamente, calmo e sicuro di sé: «Sì, papà, devo consegnare questi soldi ad una
persona, non so neanche se siano sufficienti per pagare quello che voglio
ottenere, per il mio regalo che tanto desidero». Fece una pausa, quasi per prendere
coraggio e continuò: «Non
devo portarli a scuola, devo portarli al tuo lavoro».
«Come al mio lavoro? di
cosa parli? Claudio, spiegami tutto! Perché mi chiedi questi soldi? a chi
intendi darli?» chiedo
ancora, sempre più stupito e allarmato.
«Devo pagare il tuo
lavoro, papà, e chiedere se possono mandarti a casa prima dell’ora di cena. Non
ti vedo mai durante la giornata e quando torni sto per andare a letto. Non ho
tempo per stare con te, per raccontarti della scuola e dei miei amici … un’ora
prima, chiedo solo di vederti un’ora prima! Credo che si possa fare, se pago il
tuo tempo per me con i soldi che ti ho chiesto come regalo di Natale».
Impietrito
da quella rivelazione, e mentre avvertivo in me spezzarsi qualcosa aprendo le
porte ad un’improvvisa e violenta commozione, non ho potuto far altro che
abbracciarlo e chiedergli perdono per il tempo che non gli ho dato. Che non gli
ho saputo concedere, preso com’ero dalla carriera, dall’ambizione di diventare
un uomo sempre più importante e benestante. Mi resi conto, allora, che tutto
quel tempo prestato al lavoro non era dovuto tanto allo scopo di sostenere
adeguatamente la mia famiglia, quanto soprattutto ad un mio egoistico bisogno
di sempre maggiori successi. Io, soltanto io, avevo anteposto l’avere all’essere,
non concedendomi quasi mai al calore degli affetti, non donando a mio figlio e
forse neanche a mia moglie, l’alimento per loro più importante: la mia
presenza, il mio ascolto. Il mio tempo.
In un
solo attimo, mi resi conto della distanza incommensurabile che avevo messo tra me
e il bambino che ero allora: la stessa che mi separava ora da mio figlio.
Realizzai,
in un provvidenziale lampo di consapevolezza, che tornavo finalmente a rivivere
il Natale in tutta la sua essenza, come non accadeva da troppo tempo. Grazie ad
un bambino, mio figlio, ho sentito dentro di me l’anima profonda della
natività.
“I
bambini salveranno il mondo” ha detto acutamente qualcuno, considerando le
macerie e le infelicità che gli uomini riescono ad infliggersi con le proprie
mani.
“I
bambini salveranno il mondo”… ma non è forse vero, a pensarci bene, da oltre
duemila anni, a partire da quel fausto evento generativo (e rigeneratore) nella
grotta di Betlemme?
Presi
la mano di mio figlio nella mia e, con orgoglio, lo feci rientrare in casa. Era
il mio trofeo, la mia pallina sull’albero, il muschio del mio presepe, la mia
letterina, la mia poesia, il racconto di mio nonno, il mio Natale, la punta del
mio abete.
La mia
stella cometa.
Sonia Giovannetti
Cara Sonia, è tanta l'emozione che hai fatto nascere nel mio cuore, e vorrei porgerla con semplicità emotiva in questo mio commento. E' vero che il futuro è nel cuore dei bambini e nella forza che permette di mantenere la loro purezza d'animo durante la crescita. Il tempo di vivere insieme, per condividere le fasi diverse della vita quotidiana con le persone che amiamo è il bene più prezioso. Teniamo sempre la mano protesa verso i nostri cari e i nostri fratelli, affinché il cammino sia condiviso e più lieve. Grazie Sonia per avercelo ricordato nei versi e nel racconto, e tanti auguri di Buone Feste
RispondiEliminaUn caro saluto
Francesco
Grazie a te, caro Francesco. La tua attenzione, le tue generose parole sono un bellissimo dono che accolgo con gioia. La stessa gioia che mi fa ringraziare Nazario Pardini che ci mostra, ogni volta, quel cammino di condivisione, di affetto e di vicinanza di cui parli.
EliminaSonia Giovannetti
Con semplicità disarmante, Sonia ci dice che "i bambini salveranno il mondo", quel mondo che noi stiamo crocifiggendo, dediti con maniacale zelo a sempre più temibili stragi degli innocenti. Sonia ci fa toccare con mano che i maestri sono loro, e loro i cultori, i custodi più puri dell'essere. Frequentiamo con umiltà quella scuola, finché siamo in tempo. I fanciulli sanno come risvegliare il bambino che è in noi, il sapiente che è in noi, depositario dei più alti valori spirituali ed etici. Grazie. E' il più bel regalo di Natale che si possa trovare sotto l'albero.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie, carissimo, Franco. E' vero "I fanciulli sanno come risvegliare il bambino che è in noi.." Un caro saluto.
EliminaI versi di Sonia sono riusciti a farmi rivivere antichi ricordi “chiusi in pacchettini d'oro” e ad accendere un'altra luce (quella dei sogni fanciulli) sul mio albero di Natale.
RispondiEliminaMa il successivo, stupendo racconto ha suscitato in me sentimenti di accesa commozione e di amaro rimpianto, mettendo a nudo “ciò ch'io non sono stato”.
Ho trascorso i migliori anni della vita immolando buona parte degli affetti familiari sul podio (ricco di allori ma povero di amore) della professionalità acquisita ed ora mi ritrovo, settantenne privo degli entusiasmi giovanili, a rintracciare nello sguardo degli amatissimi nipotini il sorriso (scarsamente goduto) dei miei figli durante la loro infanzia.
Nel racconto di Sonia quel padre che aveva “anteposto l'avere all'essere” è riuscito ad evitare di rincorrere il fantasma di una seconda occasione da cogliere per riafferrare gli affetti accantonati.
Il miracolo della “letterina sotto il piatto”, il giorno di Natale, lo ha redento convincendolo a non abbandonare neppure per un attimo, bensì a rafforzarli e a renderli vivi, i valori inestimabili suscitati dalle emozioni dell'età dei giochi.
Io non ho avuto modo di annullare “la distanza incommensurabile“ tra il mio egotismo da carriera e “il bambino che ero allora”; è stato un errore commesso tanti anni fa cui non potrò mai più porre rimedio.
Ho ottenuto stimolanti gratificazioni applicandomi con zelo sul lavoro, ma ho meritato poche medaglie nel mestiere di genitore accorto nel commentare amorevolmente "cornicette colorate" su un foglio.
Grazie Sonia per la lezione di vita che hai voluto impartirmi.
E' il più gradito augurio di “Buon Natale” che un padre distratto dall'amor proprio possa ricevere.
Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano. (Antoine De-Exupery)
Roberto Mestrone
Il tuo commento, caro Roberto, è una "lezione di vita".Il timore di non aver dato abbastanza agli affetti, alle persone care, è la forma d'amore più consapevole. E' l'impegno quotidiano a fare, dare, mostrare sempre di più. Dobbiamo sempre dubitare di chi pensa di aver ottemperato a tutto.
EliminaGrazie a te per averci mostrato questa volontà di amare che, sono certa, i tuoi familiari apprezzano da sempre.
Sonia mia, ti leggo commossa, nella pura volontà della condivisione. E leggo gli amici, che hanno commentato senza filtri i tuoi Doni natalizi, lasciando che l'emotività e il sentimento prendessero il sopravvento sulla tecnica. Grazie a te, Roberto, il 'nostro' Roberto, si é raccontato... Nel leggerti ho rivisto gli anni, in fila come le aste dei bimbi sui quaderni di scuola, in cui il Natale era di "segreti regali/ chiusi in pacchettini d’oro. Un Natale di misticismo, di 'lumi', che non abbiamo saputo emulare, arrendendoci a questa realtà di 'forzati dei regali e dei pranzi', quasi fossimo privi di tutto e digiuni da sempre. Il racconto é un richiamo d'amore fortissimo ai genitori di questa società 'liquida', che dimenticano il sapore delle ore trascorse con i figli a parlare, ad ascoltarli, a comprenderli. Capita troppo spesso che siano gli altri a rivelarci delle verità sui nostri figli. Io so di non essere stata sempre presente, non perché impegnata sul lavoro, e mi manca da morire il sapore di quel tempo passato... perduto. Gioco disperatamente al recupero, mentre loro mi accarezzano con gli occhi, e penso alle tue 100 euro: forse uno dei miei figli ha sognato di regalarli a qualcuno per recuperare quei lunghi periodi. Forse... Sei stata molto più della Poetessa, della Narratrice e dell'Amica che stimo infinitamente, ci hai indotto a profondi spunti di riflessione. "I bimbi sono la forza del domani": condivido, mia cara. Sono certa che il tempo non continuerà a riservarci sorprese negative, che i cicli storici, nel loro eterno alternarsi, faranno sì che al male subentri ancora il Bene. Voglio esserne certa, mentre ti abbraccio grata!
RispondiEliminaMaria Rizzi
Maria cara, le tue parole sono davvero un dono prezioso per me. Così come ogni tuo atto, pensiero e manifestazione d'affetto che costantemente mi rivolgi. Con te, con tutti voi che mi avete regalato attenzione e parole mi vedo seduta a quella tavola natalizia con il senso vero dello stare insieme a racchiudere ed aprire "pacchettini d'oro". Grazie per il tuo racconto personale e grazie delle riflessioni che il tuo bellissimo commento mi spinge a fare. Ti abbraccio gioiosa e con il bene che sai.
EliminaSonia Giovannetti