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domenica 24 gennaio 2021

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE: "INCHIOSTRI DIGITALI", BLU DI PRUSSIA EDITORE

 

Loredana D’Alfonso su “Inchiostri digitali” – Editore Blu di Prussia

 

Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade

Inchiostri digitali” delle Edizioni Blu di Prussia è una pregevole raccolta di liriche che vede la partecipazione di alcuni dei migliori Poeti italiani contemporanei.

Lo stesso titolo dell’Opera riassume il significato della poesia, che è nata con l’uomo ed è senza tempo, sia vergata con pennino intinto nell’inchiostro del calamaio, sia composta con il più moderno dei computer.

L’Antologia è stata presentata qualche tempo fa a Roma “in presenza”, espressione che ormai è entrata - tristemente -  nel nostro vocabolario e che ci ricorda - anche se allora non lo sentivamo appieno perché era qualcosa di scontato, a portata di mano -  quanto la presentazione di un libro ben riuscito possa attirare calore, empatia, emozione, sguardi, condivisione.

L’Opera è come un “immaginario palcoscenico” - si legge nell’accurata prefazione di Eugenio Rebecchi -  dove si “avvicendano l’introspezione analitica di Angelo Andreotti; la passione civile di Sandro Angelucci; la solarità colorata di Sheiba Cantarano, l’eleganza classica di Umberto Vicaretti e la raffinatezza descrittiva di Anna Vincitorio”.

Ci sono versi essenziali e scarni, come quelli del noto Poeta ferrarese Angelo Andreotti: “la pioggia è una foresta di aste oblique e lucenti contro i gialli sgargianti che l’autunno tiene accesi graffiando quest’aria inzuppata come di nebbia”.

Il cielo è una lavagna di ardesia, la pioggia tratti di gesso.

Tra le righe non si sentono suoni, ma solo la pace di grandi spazi di silenzio dove il lettore è libero di riflettere e di ascoltarsi.

Ed ancora assenza di movimento, per dare libero spazio all’introspezione personale: “In esilio, nascostamente il sole scartavetra il vero della realtà e una brezza sottile espira nebbie diacce e sciolte in quest’aria immobile”.

Sandro Angelucci, Poeta reatino, esonda con la lirica “Ha odore di fieno” (Da “Verticalità” Book Ed. 2009), che è quasi il manifesto del suo poetare. “La mia ribellione ha odore di fieno. Non mi prende alla gola non mi spinge a tossire, a sputare veleni……la mia ribellione non urla si chiama poesia”.

I suoi versi profumano di natura, di terra, hanno l’odore della legna che brucia nel camino, dei funghi coperti di rugiada nel sottobosco. E parlano d’Amore, quello che non ha prezzo e che quindi non si compra, ma si conquista.

E’ il messaggio che ritroviamo ne “Il consiglio” (Da “Si aggiungono voci” Lieto Colle Ed. 2014) dove il Nostro spinge ad uscire dai nostri soliti panni, chiama all’azione, scuote dal torpore: “Esci di casa, sfonda le finestre e dalla notte non aspettarti altro che il silenzio. Sei tu che devi innamorarti, essere l’ape che impollina le stelle”.

E’ una chiamata ad una precisa responsabilità dell’essere umano: quella di cambiare la sua esistenza, lasciarsi andare al bene, diventare “l’ape che impollina le stelle”, perché solo così potrà contribuire a cambiare il mondo.

La carnalità della Poetessa Sheiba Cantarano ci affascina in “Amaranto”.

I monti Lepini (la Poetessa vive a Latina) fanno da sfondo a “Circe” che  “dorme sfumato di rosso il sorriso di pietra”.  

Torna il colore vermiglio nella lirica ispirata al Vangelo secondo Giovanni (2 -1,3) in particolare allo Sposalizio di Cana: “il vino finì, mancò l’ora del bene, non ci unse la luce: non avemmo più vino”.

L’umanità, dolente, percorre l’altra via, quella indicata dall’acqua stagnante, gli uomini sono così “esclusi dal miracolo” dell’acqua trasformata in vino a distribuita agli invitati alle nozze.

L’uomo è messo alla porta, non è chiamato a condividere alla gioia degli sposi.

Sono versi che inevitabilmente ci appaiono come specchio dei nostri tempi così difficili, pervasi, appunto da un malinconico sentimento di “esclusione”.

Ho avuto l’onore di leggere le liriche di Umberto Vicaretti  in diverse circostanze. Il Nostro è nato in Abruzzo, a Luco dei Marsi.

In  questa antologia ho ritrovato “Dorme la mia città” una bellissima lirica dedicata a L’Aquila, dopo il rovinoso terremoto del 2009.

“Dorme la mia città, dorme la mia città profondamente. Larga come la notte ha una ferita che artiglia ancora e ancora ancora brucia”.

Vicaretti dedica i suoi versi con amore infinito a questa stupenda città ridotta in macerie e scommette nel miracolo: “Lentamente riannoda le sue fibre, promessa, come l’Araba Fenice, al volo che riaccenda un tempo nuovo. Allora poserò, come Tommaso, sopra le antiche mura la mia mano”.

Ecco la speranza di una Resurrezione, (la poesia, non a caso è datata Pasqua 2010), sia pure imbrigliata dal dubbio umano.

In “Scrivimi che stai bene” il Poeta invia una lettera immaginaria alla Madre che non è più in questo mondo, con note struggenti in cui si interroga sul mistero dell’”altrove”. “Scrivi, scrivimi presto; ti te, di pà, di voi non so più nulla. Non so se in quell’altrove, che invera un altro tempo, gentile c’è chi forte vi sostiene e lieve vi dà il braccio ed apre porte a mitigare i transiti segreti”.

Vicaretti rincorre i suoi ricordi di bambino “perso ai giochi, superbo re dei vicoli e del vento”, ma il suo pensiero torna alla Madre che ha lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore e nella “vecchia casa” che “sanguina di assenze, arresa e muta grida il suo silenzio”.

Il Poeta immagina una risposta alla sua lettera, due righe piene d’amore che lo possano raggiungere e consolare : ”ma intanto che io scrosto palmo a palmo rubini e stelle ai cieli dell’infanzia, dal tempo chiaro e indenne in cui tu vivi prendi una rosa e scrivi, scrivimi che stai bene”.

La Poetessa Anna Vincitorio chiude l’antologia. Nata a Napoli, fiorentina di adozione, ci cattura con il “Silenzio della figlia n.6” (Da “I girasoli, Funghi Ed. 1992), un  delicato dialogo tra madre e figlia, con poche parole, spazi di silenzi e di attese: “Aspetto e tu mi parli come una nespola che si stacca dall’osso. Ti avvicini al mio grembo ed io ti ascolto. Devo, perché sei lì seduta accanto a me, che raccolgo il fiume lento delle tue labbra”.

Voci sussurrate, che tornano dal passato ne “La notte del pane” (Genesi Editrice, 2004): “Voci che parlano, il pane era lievito acre ancora, profumo nella memoria di quelle mani stanche senza il riposo della notte”. In “Ulivi” (Da “Il richiamo dell’acqua”, Genesi Editrice, 2009) la Vincitorio dipinge l’ora che precede la sera con grande abilità descrittiva “…Timida si leva una falce di luna nel cielo dai cirri incendiati. Calma, la distesa argentea degli ulivi illumina l’ampia valle. Volano in coppia gli uccelli della sera”.  

A conclusione della lettura di questa preziosa antologia, vorrei rubare ancora, perché pienamente condivisibili,  le parole ad Eugenio Rebecchi che “non ha perso il vizio di pubblicare antologie” in quanto “la poesia resta un’arte di cui non poter fare a meno se si considera la vita come elevazione dello spirito, necessario approdo verso l’infinito”.

Loredana D’Alfonso

 

 

 

 

5 commenti:

  1. Hai svolto un immenso lavoro, Lory, su quest'Opera che mi ricorda una serata incredibile e ricca di un calore che si toccava... Tu riscatti, reinventi, tributi nuovi omaggi agli Autori e li affreschi di tonalità degne della Poetessa che ci hai insegnato a conoscere. Le ali le stai spiegando in tutti i cieli, amica d'anima, e sei vento di novità e di armonia. Grazie. Stringo forte forte te e il nostro Condottiero che ci permette questa fuga nel sogno.

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  2. Ringrazio Loredana per questa sua attenta e convincente lettura di "Inchiostri digitali": un'antologia nella quale mi onoro di essere stato inserito da parte dell'Editore Eugenio Rebecchi. Credo di parlare anche a suo nome nel dire che la D'Alfonso ha saputo cogliere aspetti determinanti di ciascuno dei 5 poeti che sono stati chiamati a comporre il florilegio.
    Ovviamente non posso dire di me (peccherei di autoreferenzialità) ma posso affermarlo con sicurezza conoscendo le scritture dei miei 4 compagni di viaggio. Tuttavia, per quanto mi riguarda - questo ritengo di poterlo asserire poiché mi ci ritrovo totalmente - le considerazioni dell'amica, che riporto: "I suoi versi profumano di natura, di terra, hanno l’odore della legna che brucia nel camino, dei funghi coperti di rugiada nel sottobosco. E parlano d’Amore, quello che non ha prezzo e che quindi non si compra, ma si conquista.", dipingono lucidamente il messaggio che, con i versi, intendo far passare.
    Grazie Loredana e grazie Eugenio,

    Sandro Angelucci

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  3. Non so come ringraziarti, Loredana, per la preziosa recensione all'antologia da me pubblicata. L'attento sguardo ai versi degli autori e la capacità d'analisi che ne consegue, sono elementi certi di un lavoro ben fatto. E' passato un po' di tempo da quando, a Roma, presentammo il volume. Ma il ricordo è vivo perché, in quell'occasione, si lessero poesie, si parlò, ci si conobbe e, tutti assieme, cenammo in allegria consapevoli di una convivialità a tutto tondo. Capimmo, in fondo, che quello poteva essere il giusto approccio per tentare di goderci la vita, almeno in quelle ore!
    Grazie ancora, con stima e simpatia

    Eugenio Rebecchi

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  4. Grazie dal cuore a Maria e a Sandro per i loro commenti.

    Non sono un critico, ma, soprattutto per quanto riguarda le poesie, scrivo quello che mi detta l' emozione.

    Vi abbraccio forte insieme al nostro Nume tutelare che permette questi scambi vitali e fecondi.

    Loredana D'Alfonso

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  5. Grazie a te, Eugenio,

    sono onorata dalle tue bellissime parole.
    Questa antologia mi ha rapito sia nel giorno della presentazione sia nella lettura più attenta di questi giorni.

    Spero vivamente che possano tornare quelle serate culturali che ci davano tanto, in termini di scambio e di crescita personale.

    Con profonda stima e amicizia

    Loredana D'Alfonso

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