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domenica 3 luglio 2011

Nota al libro "A più dimensioni" di Vladimiro Zucchi

Nota
al libro
A più dimensioni
di 
Vladimiro Zucchi

L’Opera di Vladimiro Zucchi, incentrata su una diacronica ricerca di linguaggi, si innesta su quel tragitto che da sempre ha caratterizzato l’attività poetica dell’autore: scavo di etimi-fonici come involucri di un groviglio esistenziale oggetto-soggetto di ogni ricerca artistica. Allora la parola è tutto? Lo è nell’estetica di Zucchi perché risultato finale di un vissuto, di un pensiero, di un sentire, di una speranza, di un’inquietudine imprigionata in quella circolarità che la parola stessa determina per la sua incompletezza umana a definire il senso. “Oralità sommerse / le viscere i vivi / fremiti del silenzio. Parla / un moto un gesto un battere di ciglia. / Festa di Pentecoste a Babilonia. / Se parla ancora / Oracolo di suoni.” (La non parola)

         Ma Zucchi sa che è proprio della poesia ricercare attraverso l’accostamento misterioso di parole nel loro corpo sintagmatico un varco-speranza verso quell’anello mancante che ci tormenta col suo dilemma. E non manca certamente nel Nostro, sia per la sua consuetudine al verso, sia per la sua pluralità interiore, sia per questa energia misteriosa che lo stesso tende ad assegnare alla parola, quell’equilibrio tra sentire e dire che i momenti più validi dei circuiti letterari hanno decantato e confermato come elemento insostituibile dell’arte. 

 Nazario Pardini

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