UN SOLO GIRO DI GIOSTRA
[alla memoria di mio
padre Attilio]
Era come in un sogno mattutino,
limpido, attonito e precoce,
come nel ricordo di una giornata autunnale,
le foglie gialle ancora a vorticare
in un’aria tiepida di sole
già presaga dell’avvento
invernale, del freddo,
del tempo grigio e ansioso
che non riesce a durare,
ancora torpido e incapace
di riscaldare il vento e i corpi
attratti irresistibilmente
dal calore comune
che li congiunge e separa,
sdipanando la storia di ognuno
e congiungendola nell’amore
e nell’odio, nell’affetto e nell’orrore
che produce il contagio…
“Non è ancora venuto il tempo di chiudere
la partita per emettere
la fattura finale“ – mi disse l’uomo
che mi sedeva davanti, vecchio e bianco
ma orgoglioso nella sua saggezza…
Avrei voluto capire allora come si potesse
riuscire a morire senza soffrire e senza inorgoglirsi,
trasformando tutto in tenera dolcezza
e in rimpianto assoluto,
rendendolo un atto che sembrasse
soltanto naturale, intatto,
un gesto che non bruciasse come
quello – di solito fatale – che rende gli uomini
tutti simili al destino che congiunge
ognuno al rimorso del genere animale…
Volevo capire come si potesse morire
senza piangere, senza dolersi
di aver terminato il solo giro di giostra
che ci tocca in sorte amministrare…
Quel giro unico e (spesso) felice
di cui ognuno recepisce il velato riscontro
ma non dice…
TRA TUTTI I MIEI POSSIBILI PASSATI.
L’amore è la sola sentinella
che ti protegge assorta per le strade;
l’amore è la realtà fatidica
di chi rimane ad aspettarti
quando ti risvegli impavido
dal sonno forte in cui
il tuo corpo è sprofondato invano
per paura di amare e di non essere amato;
l’amore è il nemico di sempre
che scaglia la sua lancia consacrata
nel tuo cuore indifeso
e uccide la volontà impudica
di rimanere da soli a confidare
ciò che non si può dichiarare
senza pericolo e senza piacere
di offrirsi e di scoprirsi;
l’amore è il sorriso in una lunga notte
di disperata allegria e di mistero;
l’amore è il sogno di dare a qualcuno
tutto quello che si può ancora concedere
per il gusto intenso e puro
di ricevere ciò che non si può restituire
se non a costo di distruggerlo;
l’amore è l’insieme di tutti i possibili passati
che si sono vissuti senza dimenticarne alcuno…
“…e Morte non avrà più dominio”
(Dylan Thomas)
1.
… il ricordo dell’amore trascorso è comunque struggente
come lo è sempre il racconto di ciò che siamo stati una
volta,
il sentimento vibrante e sicuro di non volere rinnegare più
niente
(quello che ci ha a volte traditi travolti stregati
e non ci ha concesso il diritto di replica o di
insegnamento)
è nella gioia e nel dolore di questo svolgimento…
qui si annida il rimpianto e il fervente
segreto del tempo ci nega ciò che si voleva
conoscere dal proprio corpo di amante…
tutti abbiamo avuto una maestra d’amore,
il sogno sepolto sotto la coltre di lana e il cuscino,
qualcosa che ci ha insegnato il sopito dolore
che sapeva di morte di gloria e di destino…
… ma chi ci ha raccontato cosa volevamo dal mondo
e ha scandito il tempo e le storie con insondato sorriso,
ci ha rimandato agli avvolgenti scenari di sfondo
(cogliendo l’oscurità del futuro, cancellandoci il pianto dal
viso)
è viva ormai in ciò che non dimenticammo,
in ciò che ci ritorna in mente quando rivediamo
con gli occhi della mente, il rimpianto del cuore
tutto quello che fummo e vogliamo essere ancora…
… a vincere non è lo strazio e il dispetto di aver
abbandonato
ciò che dopo tanto tempo ancora ricordiamo
ma è ciò che rimane in noi,
ancora vivi, ancora disperati,
degli attimi che ci hanno una volta conquistati…
… è stata la nostra maestra d’amore, la vita,
ora e sempre, e per
tutto il tempo sempre inseguita
perché continuasse a insegnarci il diletto
e il gusto e il concetto
di poter
essere amati…
2.
Love is the more majestic teaching
We receive from the life
And in its tremendous awakening
We connect the mind
To others true desire
Life is the most pathetic teacher
Of love’s restrained pain
And souls and bodies suffer
(Except in our brain)
For the denial to obtain
The well desired object
When the other reject us
And our heart results neglected
By the mean and unfair refusal’s strength…
All we want a love teacher’s nest
In which we can have the rest
We desire and sigh and want
In the moment in which we have to affront
The question of all questions
That we escape don’t
I can’t go on without rememberin’
The lost time of my youth
In which always love stayin’
On the lips of my mouth
I had a teacher then
And I didn’t have her in vain
The love isn’t only an affair
You can get anywhere…
3.
… ho conosciuto
quindi
l’affanno del vivere da solo
nel momento in cui volevo
cercare l’aiuto del mondo
e ho trovato quello
- solo ma sufficiente –
di lei che mi insegnò
e mi fu maestra d’amore
(ma non soltanto nel cuore)
e mi rese edotto e lusinghiero
del gesto che libera
e trasforma i desideri
in piaceri e i piaceri
in sofferenze non risparmiate
a chi capisce che in quell’istante
misterioso e colpevole
il dolore e il piacere
non possono che essere usati
se vogliono essere durevoli…
… ho imparato a mie spese
quello che l’amore concede
a chi si offre al suo potere
e lo sostiene piegandosi
a sua volta al suo magistero
infinito e profondo,
senza pace ed eterno,
irraggiungibile e pronto…
a mia volta fui io un maestro d’amore
per chi già tutto sapeva
e illustrava il piacere a venire,
cercando di saldare la mente al corpo
e il corpo al desiderio
senza ritenere sprecato il tempo
impiegato e goduto
di quell’apprendistato infinito…
4.
Time has gone
And it shall be mine
Again and again
If I’ll be able to remain
The same kind of then…
Time has gone
And it’ll be the same day
In which I taught
The good taste of love…
Time has gone
But I cannot lose it
If I’ll be the same man
Who would teach
The nice strength
To come to Heaven and Hell
And also beyond
As they could be
in the sweetest flow…
5.
… ma il tempo prende la strada più diritta
e restituisce soltanto gli andirivieni,
gli insegnamenti giusti e quelli sbagliati,
le donne amate e quelle solo sfiorate
(anche se nel profondo),
i sogni riparatori, le conchiglie forate,
i gesti inutili e i rituali dimenticati.
i sospiri perduti, i santi invocati,
le azioni ignorate e perfette…
vorrei insegnare a tutti
il modo di vivere e di morire
così come l’amore vissuto lo ha insegnato
a me…
e congiungermi al passato vuol dire
ancora, oggi, per me, sano di mente
se non di corpo o in attesa di liquidazione,
ritornare all’insegnamento ricevuto
e farne un regalo a chi non è ancora venuto
a riceverlo in dote o in donazione…
6.
Voglio insegnare ancora a me stesso
e non smetterò mai d’imparare
il disegno perfetto
che mi porta ad ammirare
il momento insensato
che dà ragione lo stesso
al mio desiderio di voler continuare,
a comprendere e a non dimenticare…
perché così ancora
una volta
Death Shall Have No
Dominion…
GIUSEPPE PANELLA
Giuseppe Panella è nato a
Benevento l’8/3/1955. Si è laureato in Storia della Filosofia presso la Scuola
Normale Superiore di Pisa dove attualmente insegna ed è stato ospite nel 2008
della New York University di Stony Brook per una serie di lezioni sulla poesia
contemporanea e sulla letteratura italiana del Novecemto.
Si è occupato di filosofia
politica e storia del pensiero politico (su questi temi ha pubblicato
un’edizione degli scritti di Robert Michels, Socialismo e fascismo (1925-1934), Milano, Giuffré, 1991), di
teoria e storia dell’estetica (ha curato la Lettera
sugli spettacoli di Jean Jacques Rousseau per Aesthetica Edizioni di
Palermo e Il paradosso sull’attore di
Denis Diderot per La Vita Felice di Milano). Di particolare importanza il suo
“Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Paul Valéry”, in aa.vv. Paul Valéry e l’estetica della poiesis, a cura di M. T. Giaveri, Aesthetica
Preprints 23, Palermo, 1989.
I suoi interessi teorici si sono
successivamente spostati sullo studio della nozione di Sublime dal legato
longiniano classico ai suoi sviluppi otto-novecenteschi (su cui ha scritto, in
collaborazione con F.-Walter Lupi, un libro dal titolo Del Sublime, Frosinone, DismisuraTesti, 1992 e Il Sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria,
Firenze, Clinamen, 2005). Più recentemente è passato ad occuparsi di teoria della letteratura (tre saggi su
letteratura e psicanalisi sulla rivista “Il Notes Magico” negli ultimi tre
anni) e di filosofia del romanzo moderno (è sua l’edizione del romanzo Jcosameron di Giacomo Casanova, scelta e
introduzione a cura di Giuseppe Panella, Milano, La Vita Felice, 2002) e i
volumi monografici: Alberto Arbasino, Firenze, Cadmo, 2004, Lo scrittore nel tempo. Friedrich Dürrenmatt e la poetica della responsabilità
umana, Chieti, Solfanelli, 2005,
e Il lascito
Foucault (in collaborazione con Giovanni Spena), Firenze, Clinamen, 2006.
Più recentemente ha pubblicato Émile Zola, scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica
della modernità, Chieti, Solfanelli, 2008; Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma
della letteratura, Firenze, Clinamen, 2009; Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e
analisi critica di una figura letteraria, Bologna, Elara Edizioni, 2009;
la traduzione di Jules Verne, Un dramma
in Livonia, Matera, AltriMedia, 2008
con una postfazione di Giuseppe Panella; l’edizione di Joseph Addison, I piaceri dell’immaginazione, Firenze,
Clinamen, 2009 e la traduzione di Oscar Wilde, La ballata del carcere di
Reading, con un saggio introduttivo di Giuseppe Panella, Verona, Bonaccorso
Editore, 2009; Jean
Jacques Rousseau e la società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, 2010 e
Il mantello dell’eretico. La pratica
dell’eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni
(Quaderno 1), 2011.
Come poeta, ha pubblicato otto
volumi di poesia, tra i quali Il terzo
amante di Lucrezia Buti (Firenze, Polistampa, 2000) ha vinto il Fiorino
d’oro del Premio Firenze dell’anno successivo.
Ha inoltre realizzato in
collaborazione con David Ballerini due documentari d’arte, La leggenda di Filippo Lippi,
pittore a Prato (2000) (trasmesso su Rai2 l’anno dopo) e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi
in provincia di Prato (2002).
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