ESTATE
Batte l'estate, districa nel vento
gli umori ardenti del suo cielo.
Di questa sosta dolente assapora
la complicità degli occhi. Dove s'attarda
l'ombra alle pozze, lì è mia sete e quieta
vi traluce una chiarìa che dilava e graffia.
Un'anima indifesa lastrica il tempo
e lo frantuma in mille rivoli di sale.
IL FIORE
Il soffio dell'estate oggi rasenta i casolari,
rivela la pietà dei vivi e rasserena i morti.
Rappreso tra la luce e il pianto dirama la fumida
inquietudine alle balze d'altura, risuona di armenti
la vallata, scioglie la strozza in gola,
lascia stupori ai conciliabili, brani di pelle
sopra i poggi il rigoglioso fiore.
DELLE SUE FORME MORTALI
Quando ebbra di brume calerà la sera,
uno stuolo di convolvoli vagabondi
spanderà la pienezza della sua germinazione.
Dalle sue forme mortali rifiorirà la primavera.
Salperanno le vele dai salmastri porti.
Spersa nella città dei mori si leverà la voce,
all'ombra che la sfuma volgerà la fatua bellezza.
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