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domenica 29 aprile 2012

Tre poesie edite di Daniela Raimondi, tratte da "La Regina di Ica", Edizioni Il Ponte del Sale", autunno 2012.


L’operazione





i.          Odissea Notturna



Un corpo un numero un nome.
Qui non ci sono fiori.
Non ci sono ombrelli, cappotti rossi, bambini.
È un mondo muto, puro come il sale.

Spengono le luci. 
I malati scendono nel ventre delle sotterranee.
Hanno mani bianche, orecchie di carta velina.
Trascinano lentamente i corpi ricuciti.
Sono fantasmi sotto le luci candide dei corridoi.
Osservano muti le file di cuori sotto spirito,
la solitudine dei feti nei vasi di cristallo.


Questa è una prigione di donne, 
un gineceo di lamenti e corpi sterili.
Le vecchie rantolano nei loro astucci bianchi,
si agitano come bambine nei vicoli dei sogni.


Qualcuno russa.  Muove nel buio la lingua di cenere.
Sento l’aprirsi e il chiudersi,
l’aprirsi
e il chiudersi                
faticoso          
dei polmoni.

Una donna grida.   
Gli angeli della morfina hanno calze nere,
mani preziose. 
Le portano in dono poche gocce d’amore.
L’ago entra nel braccio come una fiaba
e la donna si scioglie, è di zucchero.
La testa ricade soffice come una pesca.

Dormono le donne magre, gli anemici,
gli esseri soli della terra. 
Dormono i senza figli, i senza corpo,
i corpi di cera infilati nei pigiami.
Giù nel cortile i topi divorano foglie di cavolo,
garze, croste di pane. 
Le loro code guizzano dentro ai cassonetti.


Vegliano i portieri di notte,
gli occhi di scimmia dietro le tende a fiori.
E vegliano le bocche sigillate degli insonni,
i cuori inamidati delle infermiere.





ii.         Il taglio



I chirurghi si infilano i guanti con gesti sacerdotali.
Sul tavolo splendono bulloni, spade di samurai,
femori di ferro, le protesi dei seni.
Lasciamo nei loro catini organi vivi,
gerani di sangue,
piccoli pezzi della nostra mortalità.

Il mio corpo attende sull’altare di pietra.
Ora lo spirito uscirà dalla bocca,
aspetterà per cinque ore al mio fianco.
Questi uomini scenderanno come minatori
nelle caverne del mio ventre:
una luce sulla fronte, le mani insanguinate.


L’orologio segna le nove e quaranta.
La cannula allarga le vene dei polsi.
Mi doneranno un sonno che è un’ala di ape,
qualcosa di silenzioso e morbido come la morte.
Cinque ore di viaggio di là dal fiume.
Cinque ore di sonno con un cuore di sasso.

Così, dunque, è morire:
l’ossigeno rarefatto nel cervello,
una seta che si allarga nei polmoni.
Senza pupille
il sangue immobile.

La lunga antenna si avvicina,
vibra nell’aria come un pistillo.
Il suo occhio entrerà la mia carne,
illuminerà il rossovivo dell’aorta.

Il lungo dito d’acciaio penetra la foresta di muscoli,
brilla fra il luccichio delle arterie.
È una lingua che scava nell’archeologia della carne,
una lingua che lecca, che mi taglia e mi ricuce. 
Ricama punti perfetti nel buio.





iii.        La riva dei sopravvissuti



Hanno richiuso i petali di carne,
fermato la fontana del mio sangue.
Hanno nascosto sotto un tappeto pezzi d’osso,
nervi, le mie radici contorte.

Stesa nel bianco.
Bambina senza memoria.
Occhi aperti
vuota come un cielo d’inverno.
Accesa sul letto:
un fuoco di ginestre,
una luce senza interruttore,
sempre accesa.

Il corpo ha la rigidità di un soldato.
Mi guardo da quest’angolo in penombra,
da sopra il soffitto, da molto, molto lontano.
Sospesa nell’aria, al limite. 
Fine del mondo.
Un astronauta, un embrione senza polmoni,
il palombaro che avanza sul fondo del mare.
Cammino nell’acqua. 
Respiro la luce,
la splendida leggerezza di un filo di ossigeno. 

Dalla ferita trasuda una palude di acqua, linfa, plasma.
Il gocciolio esce dal tubo conficcato nel mio fianco.
Sono un cristo-femmina. 
Sono Lazzaro disteso nel sudario immacolato.

Fuori dalla finestra è mattino,
il primo sole avanza nel suo singhiozzo bianco.
La neve copre i tetti delle fabbriche,
soffia sui rami spogli di una betulla.

Il giorno si apre nel cielo
come un frutto invernale.



(Homerton Hospital, Londra, febbraio 2007)



Poesie tratta da: “La Regina di Ica”, Edizioni Il Ponte del Sale, in uscita autunno 2012




Daniela Raimondi vive in Inghilterra dove si è laureata in Lingue e Letterarature Moderne e ha conseguito un Master in letteratura ispano-americana presso l’Università di Londra. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti a concorsi letterari nazionali sia per la poesia che per la narrativa. Suoi testi sono stati tradotti e pubblicati in ungherese e sono usciti in versione inglese nelle riviste Gradiva (New York) e Fire (Inghilterra). Sono in programmazione il volume antologico di poesie in edizione bilingue presso le Edizioni Gradiva di New York, e il libro di poesie: La Regina di Ica, Edizioni Ponte del Sale con prefazione di Annamaria Farabbi. Fa parte di varie giurie di premi letterari e suoi testi sono presenti in vari blog letterari. E' redattrice di Clepsydra Edizioni: http://www.clepsydraedizioni.com/Pubblicazioni in volume: Ellissi (Ed. Raffaelli, Rimini); Mitolologie Private (Edizioni Clandestine) e, presso l’editore Mobydick: Inanna, Entierro e il libro/CD: Diario Della Luce.

Per un curriculum più dettagliato: http://raimondidaniela.blogspot.it/




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