Nota biobibliografica
Ne allego tre di date diverse, in omaggio al trascorrere del tempo. Circa la bibliografia, in effetti dal piccolo inizio del passato mi è stata compagna dopo il pensionamento (anno 2000) .ECCOLA: Un romanzo per tre storie teogicamente comparabili : un amore strano, un Giuda Iscariota dottore del Sinedrio per investigare il Nazareno, una troupe cinematografica che sceneggia le due storie e sé stessa. 4 commedie, un romanzo giallo, una raccolta di racconti, un centinaio di poesie, qualche premio qua e là. Ho pubblicato anni fa il Giuda per includerlo negli inediti SIAE. Un libretto di poesie con un certo successo. Per il Giuda, ora revisionato e ridotto nelle pagine sto sperando in una pubblicazione. Purtroppo gli editori della categoria religiosa penso non osino trattare un testo dove affiora l'idea di una Ragione senza Fede che leggendo il versetto evangelico," se conosceste me, conoscerete il Padre" sia obbligata a scoprire il Dio del sotterfugio (Gesù, crocifisso) proprio perché si trova logicamente nell'impossibilità di conoscere il Creatore.
Busto Arsizio Arnaldo Baroffio viale Venezia 3/2
IN MEMORIA DI
UNA BIMBA MORTA (26 APRILE
1963, revisione 20 03 2009)
Che può fare a me il tuo ricordo
Bimba ch’eri esile e smunta?
Passavi
un minuto breve di mattina
udii
il tuo nome… per sorte ignara
sfuggiva
il tempo tuo e s’affrettava
il
giorno che non passasti più.
Che
può far ora a te il mio ricordo
di
soler lo stupor di tristezza
degli
occhi tuoi vagar quasi sorridente
nel
tuo rallegrarsi col niente.
Come
tua madre quando nel camminar
teneva
la tua manina…
Non
sentii la tua voce o forse un poco
Nuccia!
Bastò a te per chieder tutto?
Ora
da me, anche da me solo qualcosa.
Forse
il pensier che la nuda ombra
d’una
morte piccolina,
china
al tuo perdono,
ultima
bambola del tuo breve giorno,
per
non dar gelo al cuor e all’amor dei vivi
ti
fai sollecita a coprir nell’infantil tuo gioco
di
mammina.
Se
d’ogni ricordo s’asciuga il tempo,
se
il nero scorrer rimane nelle vene,
se
affonda ogni vela di speranza
nel
nulla d’un oceano in tempesta.
Il
vero incrudelir del cuor non deve
dar
eterna morte in ignoto cielo
senza
stelle al tuo riviver illuso.
Pensiero
sciocco di una poesia
che
non asciuga il pianto,
eppure
rivive nella rima l’arpeggio
delle scarpine del tuo passo
sulla pietra della tua lapide tombale.
.
Quando vaghi da me
senza far ombra
nelle notti con la luna.
POESIA, RIFLESSIONE e…(1992)
(ovvero la
Trinità che l’uomo ebbe e ha dopo la cacciata dall’Eden)
Se
fra l’uovo e la gallina
il
nato prima non fa tormento
di
sapienza alla Ragione…
Il
Dio creator dove e quando
l’orma
sua nella mente impronta?
Il
pensier suo si sotterfugia
concedendo
poesia e riflessione
e
nel celeste…l’immaginazione.
Una
Trinità battente l’incanto e l’ora
avanti
fosse corporale il dove suo.
Così…
Adamo vive nella macchina del
tempo,
la poesia è fuori…nel Genesi
dell’Eden
moscerina nell’aria colorata
da Dio.
Deposta sulla Terra, portata
in braccio
a possedere albe sui mari e
in cielo…
tramonti di fuoco a ritornar
aurore.
Messaggeri diversi per
incontrarsi insieme
all’unico portale sul nastro
nero d’asfalto
fra i chiaroscuri di luce del
sole nel bosco
a ricercar nel nulla
l’astrazione vera.
La poesia non
vede il diaframma
che separa,
non vede il parabrezza
trasparente
dell’inganno,
spiaccica il suo volo
invisibile
sulla morente sorte di Adamo.
C’è ora sul vetro una piccola
anzi piccolissima
macchietta gialla ov’era
prima
una creatura alata.
Le sua ali nel volo formavano
una croce.
L’uomo lo sa e ha una
compagna.
La riflessione!
Come Eva nuda dai capelli
lunghi
nella macchina gli si siede
accanto
a cedere affetti e discendenze
sorti dal cuore di quella
prima
orma gialla in cui vive il
dove
e il quando del misterioso
amore
senza tempo.
Immaginando…per
rimanere eterni.
ARIA SULLA QUINTA CORDA(ricordo del passato ascoltando la musica sulla quarta corda di Bach) ( 2007)
Volevo in ogni sorte tanto
amarti
così palesemente negli occhi
del mio guardarti
nei gesti, nella voce, nei
secchi
di parole d’acqua viva
sollevati
dal pozzo di Giacobbe nel
deserto,
tanto da spaventarti
nel trasparire e nel tuo
sentire
femminile
d’essere il mio sentimento
inverosimile
l’esistere invisibile del
Divino
o la certezza dettata dal
destino
di tenero, passional, verbo
d’amor,
i tre minuti di musica
sognante
della danza araba di Chaikosky,
il tuo timore di vivere una
favola
di Regina sul trono
dell’Olimpo
o l’incubo oscuro del
risveglio
di sguattera sdentata in
cantina,
o meglio madre adorata alle
mammelle
dal cuore di un bimbo senza
male,
e percepire quel tutto dalla
prima rosa
colta e ricevuta di sorpresa
la mattina
odorando profumate gocce di
rugiada
sui petali tremanti di
piacere
pensando che siano le gelose
lacrime
di Venere
vedendo gioiose le nostre
carni ignude
nella stanza notturna d’un
agosto afoso,
illuminato da fulmini
tuonanti
nell’eco dei nostri nomi
lussuriosi
gridati da anime immortali
nello stridor al vento di
Tempesta.
Invece io non ci sono e tu
non sei,
il telefono non squilla né
oggi
né domani,
è musica vibrata sulla quinta
corda
d’una viola immaginaria solitaria
accordata su scala di note
inesistenti
un crescendo con un punto di
chiusura
fissato all’ultima vocale di
Tristezza
la prima A dell’Amore che
pareva.
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