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venerdì 29 giugno 2012

Intervista a Sandra Evangelisti, di Nazario Pardini


Intervista
A
SANDRA EVANGELISTI
A CURA DI
 NAZARIO PARDINI

                                                        
N. P.: Quali sono le occasioni della vita che più hanno inciso sulla sua produzione letteraria? quanto di autobiografico c’è nelle sue opere? lei pensa che ci sia differenza fra poesia lirica e poesia di impegno; o pensa che la poesia, essendo un’espressione diretta dell’anima, sia sempre lirica qualsiasi argomento tratti?



S. E.: Non ci sono state occasioni particolari. Mi è sempre piaciuto esprimermi attraverso la scirittura, fin da bambina. Ho iniziato a scrivere versi ai tempi del liceo in corrispondenza con l’inizio dello studio della lirica greca e latina del periodo classico. Sicuramente nelle mie poesie c’è una componente autobiografica, soprattutto nelle prime che ho scritto,  come credo sia naturale per tutti gli autori. La scrittura nasce come espressione della realtà della vita e del sentimento degli eventi vissuti, poi crescendo diventa sempre meno legata all’autobiografia per ricomprendere ed esprimere una realtà più universale, nella quale si possano riconoscere anche gli altri. Non credo, personalmente, nella classificazione in generi letterari della scrittura in generale, e non solo della poesia. Penso che quando ci troviamo in presenza di una scrittura creativa, anche il confine fra narrativa e poesia possa venire meno. Si tratta comunque di un’ espressione di creatività nell’uso della parola che richiede un’ armonia di espressione e una musicalità intrinseca, naturale.


  
N. P.: Essendo uno degli interpreti della poesia e della cultura contemporanea, la sua poetica è in gran parte nota attraverso le recensioni, le prefazioni, o le note critiche che la riguardano. Ce la vuole illustrare lei direttamente?



S. E. : Credo che non sia facile definire le caratteristiche del proprio modo di scrivere. La scrittura per me è un  modo di vivere, un’ esigenza naturale. Nasce mossa da un impulso improvviso, un suono, un’idea, un’immagine e poi trova corpo nelle parole. Che a volte stanno a riposare per anni, e poi vengono riviste,rilette,rivissute e modificate fino a quando non trovano la giusta armonia espressiva. Quello che gli altri scrivono delle mie poesie, o che dicono, è sempre importante ed utile. Aiuta a crescere, a scoprire meglio se stessi, spesso rivela ciò che da soli non si riuscirebbe mai a vedere.

   
  
N. P.: Quali sono le letture a cui di solito si dedica e quale il libro che più le ha suscitato interesse? e quindi predilige? perché?



S. E. : Mi dedico a letture varie. Poesia classica e contemporanea, ma anche racconti, romanzi e saggi. Sono sempre stata molto curiosa, e quindi spesso inizio a leggere più libri contemporaneamente. Non c’è un libro in particolare, ma ce ne sono alcuni che tengo in evidenza e che mi piace riprendere in mano spesso per rileggerli più volte. Fra questi “Autoritratto”di Mario Luzi, e i racconti dei “Preparativi per la partenza” di Paolo Ruffilli. Sono per me testi assolutamente nuovi, stimolanti ed incisivi. Sto anche scoprendo e gustando meglio in questo momento la poesia di Giorgio Caproni. Attraverso letture e riletture del volume che ricomprende la sua opera in versi.



N. P.: Fino a che punto le letture di altri autori possono contaminare uno stile di uno scrittore? e se sì, in che modo?



S. E. : Non credo che ci possa essere una contaminazione. Ogni autore ha un proprio particolare stile che non viene contaminato, ma invece arricchito dalla lettura di altri scrittori. Penso che la lettura sia importante e fondamentale per chi vuole scrivere. Non è possibile creare qualcosa di nuovo se non partendo dalla conoscenza di quello che c’è stato prima di noi e di ciò che ci sta attorno. E quindi la conoscenza di altri autori è una base ed uno stimolo fondamentale per tutte le arti, e in modo particolare nella scrittura.



N. P.: Che cosa pensa della poesia innovatrice, quella che tenta sperimentalismi linguistici? quella che si contrappone e rifiuta  ogni ritorno al passato? o, per meglio intenderci, quella che si contrappone ad un uso costante dell’endecasillabo, o a misure dettate da una rigida metrica?



S. E. : Penso che sperimentare sia importante, anzi indispensabile per progredire e andare avanti in tutti i campi. Trovo particolarmente interessante l’opera di Edoardo Sanguineti e la sua ricerca, perché spiazza  da ogni tipo di approccio razionale ai suoi versi. Cerco di spiegarmi meglio. Leggendo “Laborintus” sono riuscita anche solo in parte ad immedesimarmi seguendo il suono della lingua e delle parole, lasciando da parte il tentativo di un ragionamento sul significato letterale e sulla logica. Ho ascolato una musica, un’armonia che evocava contenuti nascosti dietro la parola. Credo che la parola poetica, in fondo sia questo: un’armonia che evoca significati fondanti e intrinseci alla realtà.



N. P.: Cosa pensa dell’editoria italiana? di questa tendenza a partorire antologie frutto di selezioni di Case Editrici? di questi innumerevoli Premi Letterari disseminati per tutto il territorio nazionale?



S. E.: Penso che spesso la qualità delle opere si possa trovare nelle Case Editrici più piccole che scelgono i manoscritti in base ad una selezione fondata sul contenuto più che su criteri ed esigenze di mercato. Non si può collegare immediatamente il valore di un autore alla notorietà e alle dimensioni economiche della Casa Editrice che lo pubblica. Spesso non c’è questa corrispondenza. Trovo che i Premi Letterari siano un po’ troppi, e anche qui non sono sicura che il numero corrisponda ad una reale esigenza di scoperta e di scelta di qualità degli autori. Mi viene il dubbio che qualche volta i Premi Letterari siano dettati da un’esigenza di interesse e di pubblicità degli organizzatori più che dei partecipanti. Questo, naturalmente, riferendomi alla nostra nazione e a questo particolare momento storico, che ho la possibilità di osservare anche da un punto di vista più attento e partecipe come operatrice nell’ambito dell’Amministrazione Giudiziaria.



N. P.: Certamente sarà legata ad una sua opera in particolare. Ne parli, riferendosi più ai momenti d’ispirazione, ai tempi di scrittura, alla scelta lessicale, alla revisione, più che ai contenuti. Che pensa della funzione del memoriale in un’opera di un poeta? e alla funzione della realtà nei confronti di un’analisi interiore?



S. E.:  Non sono legata ad un’opera in particolare, ma istintivamente le direi che in questo momento ho a cuore la mia prima raccolta di poesie, Lascio al mio uomo, e l’ultima appena uscita Cuore contrappunto. Questo perché entrambe sono nate da una pressante esigenza di espressione interiore e perché le trovo molto semplici nei temi e nella scrittura. E la semplicità nello scrivere è un risultato, secondo me, difficile da raggiungere. E’ frutto di un cammino e di una ricerca, che a volte sembrano quasi circolari. Come se si ritornasse da un punto primitivo allo stesso punto, ma con un’espressione più completa e matura. I tempi di scrittura sono naturali, legati ad un’ispirazione che però ha necessità di maturare nel tempo, con riletture e riscritture continue e successive. Nella scelta delle parole seguo un’armonia e una musica istintive non dettate da regole e metrica, tendo a dimunire, a togliere parole nella revisione. Quasi per dare una capacità di incidere maggiore a quelle che restano. L’autobiografismo, come ho detto anche prima, secondo me è naturale nello scrivere almeno all’inizio. Si parte sempre dalla propria esperienza per arrivare ad un risultato più generale ed universale. La realtà, anche, è uno spunto necessario e un punto di partenza per l’analisi.



N. P.: Cosa pensa della nostra Letteratura Contemporanea? raffrontata magari con quelle straniere? e dei grandi Premi Letterari tipo il Campiello, il Rèpaci…?
e del rapporto fra poesia e società? fino a che punto l’interesse per la poesia può incidere su questo disorientamento morale (ammesso che lei veda questo disorientamento)? o pensa che ci voglia ben altro di fronte ad una carente cultura politica per questi problemi?



S. E.: Penso che la letteratura contemporanea sia comunque ricca di spunti creativi senza distinzione fra nazionalità. La letteratura come l’arte in generale è in continuo divenire ed evoluzione, e richiede un’osservazione sempre molto attenta per poterne cogliere tutti gli stimoli e le potenzialità,e non  è sempre facile potere seguire e raccogliere tutte le espressioni. Non ho esperienza né conoscenza diretta della realtà dei grandi Premi Letterari e quindi mi riesce difficile esprimere impressioni su di essi. Sicuramente, come dicevo prima, credo che, purtroppo, il potere economico che troppo spesso è congiunto e si identifica nella nostra nazione con quello politico, abbia un ruolo importante anche nelle manifestazioni e negli eventi culturali a scapito della qualità e dei meriti effettivi. Penso che la poesia e l’arte in genere siano l’anima della cultura di una popolazione ed abbiano sempre la capacità di farci riscoprire i valori fondanti della vita e del nostro essere uomini. Se penso a questo mi viene in mente la figura di mio padre che quando ero piccola recitava a memoria la sera, tornato dal lavoro, versi di Dante, o di Leopardi o di Manzoni che gli erano rimasti impressi in modo particolare. Ripetere e riascoltare quelle poche armoniose parole era un modo per trasmettersi a vicenda affetto e valori fondamentali. Così ci si sentiva più uomini e più veri. Ricordo sempre quella voce paterna la sera, e mi fa ancora compagnia. Era bella. Vorrei che in tanti la potessero ascoltare, in modo particolare i più giovani, attraverso altre persone e altre voci, e si sentissero più uomini e più vivi.



N. P.: Se potesse cambiare qualcosa nel mondo della poesia o dell’arte in generale, che cosa farebbe? se avesse questi poteri che cosa lascerebbe invariato e che, invece, muterebbe sostanzialmente?



S. E.: Non cambierei niente perché l’arte è un’ espressione naturale e innata nell’uomo, e tale rimane. Non può essere cambiata. E’ in continuo e naturale divenire come il vivere e come tutte le espressioni della natura. Bisogna essere attenti e ascoltare quel canto, quel dono e quella voce. Grazie.


  
La sua intervista verrà pubblicata sul mio blog Alla volta di Leucade blog.

La ringrazio per la sua disponibilità.


Nazario Pardini                                                                                                        278/06/2012

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