Con grande piacere trovo pubblicati questi testi del caro amico Franco Campegiani. Li conosco tutti (ci vediamo di frequente e conservo larga parte della sua produzione, non solo poetica). Per queste poesie, mi piace evidenziare i passaggi che ritengo fondamentali e, attraverso i quali, per me, farò parlare la poesia. Da "Duende": praticamente l'intera terza strofa e, in particolare, la chiusa, il suo svanire con il "fascio di nervi e di sangue" di una vita, di cui nessuno sospetta né il come né il luogo della resurrezione; da "Nessuno": il volo del pensiero, un pensiero, però, non passivo ma che pensa, al punto tale che - intuizione geniale -, sia il poeta in posizione di felice passività ("perché io possa... / lasciarmi pensare dal pensiero"); da "Il male d'oggi": apice, al momento, per me, della sua poesia, invece, metto in rilievo l'aspetto fonetico e stilistico (tanto intimamente legato ai contenuti) della ripresa: "Quanti gridi di dolore nelle notti / si schiudevano all'alba in battiti d'ali", poi, distico di chiusura della composizione; tacendo, per non dilungarmi, sulla totale validità e pregnanza della stessa. Tutto ciò per dimostrare quanto profonda sia la stima che nutro per questa scrittura.... Il resto: la fratellanza di pensiero, Franco la conosce perfettamente.
Sandro Angelucci
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