E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
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martedì 3 luglio 2012
Inedito di Paolo Ruffilli
1 commento:
- Anonimo1 agosto 2012 alle ore 00:48
Caro Paolo,
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l'ho lasciata molti anni orsono e l'ho seguita nel tempo tramite molti amici e qualche concorso che ho proposto.
La ritrovo in una lirica che non si destreggia tra le metafore e le similitudini, non ricorre a linguaggi da interpretare, eppure narra la vita... le vite.
Esonda il suo fiume , oggi come ieri, e racconta le avventure di tempi senza riposo, senza calma piatta. L'infanzia, la gioventù, hanno sponde d'argilla e il fiume tende a confondersi con il mare, a non rispettare gli argini. Ma l'età matura, lungi dal rappresentare tempo di quiete, è un ritrovare il letto, un provare ad assecondarne il flusso, per poi scoprire che nulla è pace. L'uomo nasce per intraprendere esperienze, per andare oltre, perdendo l'orientamento. E il senso dell'esistenza credo sia proprio in quell'eterno 'strabordare'.
Bellissimo l'ultimo verso. Un ossimoro di rara purezza, disarmante e disarmato: il fiume 'affoga' in se stesso! Grazie e un carissimo saluto! Maria Rizzi
Di questo testo colpisce l'intensità e la sapidità segnica ed emozionale.
Complimenti a Paolo Ruffilli!
Pasquale Balestriere