Da: Manto di Vita. LietoColle. 2005
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Origine dell’ispirazione poetica
Da dove ha origine l’ispirazione
poetica? “L’ispirazione” avanza una risposta: il poeta è maestro di danza dei
propri pensieri e proclama la sua “bravura artificiale” (non è forse la poesia
artificio?) mentre si annuncia il temporale, atteso come portatore di ispirazione.
L’accenno alla fiaba di Cappuccetto Rosso (“per rimpiangerti meglio”) propone
un rapporto di odio/amore col temporale. Il poeta afferma comunque la solitudine
nel momento dell’ispirazione.
La poesia di Pancamo esibisce varietà di
registri linguistici e codici. In “Io adesso festeggio” intrigante è il
linguaggio della fisica tra vettori, indicatori di forze e un fenomeno
naturale, il vento, che gli permette di segnare la sua distanza interiore da un
orizzonte esterno (forse di salvezza). Il ricordo di vecchie allegrie
cameratesche conserva i sentimenti contro le tarme che corrodono. Gli ultimi
versi sembrano riverberare il nunc est bibendum oraziano, con lo sfondo
dell’immagine di quattro amici d’avventura, di cappa e spada.
“Sui vetri appannati”, invece, è poesia
leggera, orientale: dentro, sotto le lenzuola; fuori, l’inverno è rappresentato
metonimicamente da quei misteriosi “ideogrammi/ di cuoio” che mi affascinano.
Eppure la vita continua: “Scia” segna una ripresa, in solitudine: si ricomincia
a camminare senza velleità, inermi, senza parole, con la sola eco dei passi (quasi
tangibile scia di lumaca).
In “A mezzanotte” riappaiono i fantasmi
come “doppio” di un’umanità che continua a camminare nel vuoto.
La personificazione dei ricordi che
suscitano lo spazio e rompono l’oppressione di qualsiasi muro, in “Racconto”,
sottolinea la ferocia della calura di una notte d’estate impietosa. Dopo un
susseguirsi di metafore che ci trasportano in deserti interiori e antichi, uno
spiraglio appare all’alba (per altri suonano le campane) nella consapevolezza
di un destino “semplice”: “Ma è un coriandolo/ questa città/ in mano al
vento!”. È questo “frammento” che mi dà la chiave di lettura del titolo della
raccolta: il cosmo ammanta la vita del mondo e dell’uomo, che in balia del
vento, rivela l’estrema e carnascialesca leggerezza dell’essere.
Marisa Napoli
saggista più volte edita da
Rizzoli, Laterza, Zanichelli e La Nuova Italia
Somiglianze
A
quest’ora
ogni
paese
è
un fagotto
di
stelle e di buio.
Ma
lo è pure
questo
cielo vagabondo
(guscio
d’aria e di respiri)
che
stringe in un solo mondo
città,
mari e tempeste.
Ma
lo è pure
questa
via
(intirizzita
di pioggia)
col
suo buio
incatenato
ai lampioni
e
un po’ di stelle
che
sussurrano al mio palazzo
la
ninna nanna:
vedo
tante finestre
chiuse
fra perimetri di sonno.
A
quest’ora
ogni
uomo
è
un fagotto
di
buio e di stelle.
Confronto
S’alza
al mattino
un
fumo di tigri
dalle
iridi aperte,
in
campagna;
un’espressione
grinzosa
rimbocca
la faccia
dei
contadini.
E
mentre il fiume
s’accalca
ai loro piedi,
si
spulciano gli occhi
scrupolosamente
trovandovi
affogate
zampette
di ragno.
Io
invece,
montanaro
del cuore che batte,
m’inerpico
per un letto castano
di
mie pietruzze in salita.
Poi,
di sera,
–
tornando a zonzo verso casa –
sembro
un fantasma nero che,
appuntito
come un ago,
viaggi
sui trampoli del buio.
Vecchiaia:
canto di un barbone errante della discarica
I
Quanta
spazzatura
che
mi ritrovo addosso
nelle
dolci siepi di bosso.
Qui
tra le foglie verdi
han
fatto una discarica.
L’oblò
di lavatrici scoperchiate
è
un belvedere
per
le formiche nere.
(Provviste
nel secchio:
alimenti
scompagni
come
le scarpe vecchie,
bucate
dalla noia dell’usura).
“Alla
discaricaaaa!!”,
gridano
torme di rifiuti.
II
Caldo
e fetore
nei
venti acuti
si
mescolano a formare
uno
smog estivo.
(Infatti
se gli uomini
dàn
di matto,
la
sporcizia dà di puzzo).
Così
il rosso del mio sangue,
che
ogni mattina si sveglia,
non
vuol dire più
rigenerazione
ma
soltanto
riciclaggio.
Frammenti
Il
buio sorge presto dalle mie parti
e
il giorno scompare come nebbia della notte.
Le
stelle digrignano in cielo.
Vento
che straripa dal buio:
quel
gorgo è una solitudine
che
si tuffa nel mio corpo.
Il
vento si accartoccia nel respiro,
sommerge
la notte
in
un intrico di notti.
Ma
è un coriandolo
questa
città
in
mano al vento!
Un
sorriso affacciato alle labbra
e
il cuore trema
come
una foglia
appassita,
caduta
timidamente
da
quel sorriso.
L’ispirazione
I
E
di sera
io
danzo l’habanera.
Ricordi
silenziosi
aprono
gli occhi permalosi
e
battono i piedi qui con me.
Io
sono il maestro.
Io
li dirigo.
Io
sono il maestro di bravura artificiale.
Io
dirigo la musica
nell’aria
che sa di temporale.
II
Il
temporale è già tornato a casa
fra
le nubi,
mentre
io lo saluto
da
quaggiù:
“Vieni
presto, eh? Domani sera!”.
Ma
se non vieni
festeggio
ugualmente.
No,
non per dimenticarti:
per
rimpiangerti meglio
(come
direbbe il lupo
a
Cappuccetto Rosso)…
e
più gioisco
più
sono solo.
Racconto
I:
in casa, di sera.
Dalla
finestra aperta
mi
prende ancora
a
ditate nel cervello
questo
calore in maniche di luna,
che
mi costringe sempre
a
sentirmi male.
Tanto
male:
un
concerto di cicale
il
silenzio
che
si sgretola nel muro.
II:
fuori, di notte.
Ma
penso ai ricordi:
lo
so che migrano
suscitando
lo spazio.
Anche
esterno.
Così
almeno posso uscire.
Infatti
eccomi:
vado
a camminare.
E
passeggiando zoppo
fra
lune di tempo,
trovo
un angolo d’ombra
come
uno spiraglio di stanchezza.
Se
guardo attraverso
davvero
a lungo
riconoscerò,
poi,
nell’aria
del mattino
(le
campane – non per me –
sono
l’alba
popolata
di prime ore)
i
detriti del mio semplice destino.
Mentre
allaccio il destino
Ho
fatto la mia vita con i piedi
senza
nemmeno darle
una
forma di sandalo
o
di mocassino.
Che
scemo.
Che
cretino!
Dio
come piango,
mentre
allaccio il destino
qua
in
mezzo alle narici,
proprio
come un anello al naso.
DA GLI INTERCALARI DEL SILENZIO
(SILLOGE INEDITA IN CINQUE PARTI)
QUALCHE INDIZIO DI MATERIA
Filosofia
Parole e frasi sono gli intercalari
del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.
Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)
Passi
Gesti sinuosi
a intrecciare
il corpo di un uomo
mentre
danze attutite
risalgono il tempo
sfiorando i minuti
con un frullo di passi.
VERANDE D'AZZURRO
Verande d’azzurro
I
Un laghetto di fumo nel cuore…
Processioni di frasi lasciano calzature d’intelligenza
prima di entrare nella moschea delle
bocche.
II
I profumi sorridono tra le maschere
di foglie. E lettere serpentine
indossano pastrani di luce.
III
Un gregge di bagliori
alle pendici dei versi
nasconde l’Ulisse della mia
ispirazione…
Canicola di gioia, tanfo d’allegria
negli sguardi ciclopici del solo
occhio giornaliero. Spranghe di felicità
negli acuti del sole
e, fra verande d’azzurro,
spaventapasseri di poesia…
IV
Tachicardia di vento nei vestiti: il
vento, cuore del cielo…
Le nuvole sembrano covoni di luce,
capanne di fieno
intorno al pagliaio del sole. Nel
raspo degli alberi
festoni d’aria, e gli occhi sono
brandelli di nostalgia tra festuche di tempo allegro.
Stelle filanti d’erba, pendii agitati
fra la bonaccia della pianura…
V
Terra diroccata e baracche di
collina. Villaggi di sole.
Dal lievito nullo di rocce azzime,
paesini salgono
pioli di luce.
DELUSIONE
Delusione
La bravura simbiotica delle rime a
incastro.
Il sogno è un conservante,
l’additivo artistico
per rimodernare
ambizioni letterarie,
o speranze, sopite ad honorem.
Comunque il sole
non è bello come prima.
Adesso mi pare una vecchia
fotografia.
Il particolare, anzi,
di una vecchia fotografia
... ritagliato via
dall’alone di un sorriso.
MORTE ANTOLOGICA PERMANENTE
Trattatello
PREFAZIONE:
le parole seguenti
sono un fango di cellule nervose,
tenute insieme dal silenzio.
Il silenzio è un’isteria di
solitudine
che genera e accumula:
prodotti temporali,
energie cinetiche,
reazioni di gesti a catena.
I sogni, inseriti nella rassegnazione
come in un programma di noia
pianificata,
sono gli arti di questo silenzio;
o, se preferiamo,
gli organuli ciechi del silenzio
che lavorano a tastoni
dentro il suo liquido citoplasmico.
Il silenzio può anche essere
la cellula monocorde
di un sentimento spaventato,
di un amore rappreso,
di un guanto scucito:
in tal caso
trasforma la solitudine
nella raggiera cerimoniosa
d’una nausea che procede,
maestosa,
con moto uniformemente accelerato.
(Si registra un’accelerazione a
sbalzi
solo quando
un’effervescente disperazione
s’intromette con scatti sismici
a deviare il corso
dell’accelerazione stessa).
Per concludere,
l’evoluzione della nausea
può secernere un vuoto,
avente più o meno
le caratteristiche della morte;
o germogliare per gemmazione
quella strana forma di vita
identificata col nome di
indifferenza,
la quale risulta essere (da
approfondite supposizioni)
il chiasmo di paura e odio.
POSTFAZIONE:
le parole precedenti
sono un fango di cellule nervose,
tenute insieme dal silenzio.
Ogni allusione
a sentimenti e/o fatti reali
è voluta
silenziosamente.
Morte antologica permanente
Siccome la vita
ci rovina la vita
(sempre!),
a giugno ho visitato
(un po’ turista, un po’ becchino
e un po’ parente sconsolato)
l’interessante morte
antologica permanente
delle mie speranze
migliori:
quanti sogni falliti
imbalsamati in bella mostra!
Li guardavo e piangevo
desolato nero,
dannandomi frenetico
la salute.
E adesso è soltanto
stanchezza rabbiosa
resistere ogni giorno
al ripetersi ingombrante del respiro
e della luce.
DECOMPOSIZIONE PSICHICA
Decomposizione psichica
Musica come bava alla bocca:
e il cielo si gonfia tra le urla dei
pazzi,
il loro sguardo è vento
che si perde nel labirinto di stelle.
Ogni parola è una stella
che splende di saliva: e cieli
agitati
innevati di stupore
tramontano lontani,
evocati dalla morte.
Il mio cielo
è questo mio cervello
pieno di tralicci spezzati
e di barriere sventrate
e d’acque ferite
e di binari sradicati
che si mordono col ferro.
Dentro le vene,
aggrovigliate come un gomitolo
di dolore,
il sangue è un fiume abbandonato
terso di rumori prosciugati.
La morte è silenzio
stonato.
Pietro Pancamo (1972) coordina il portale «L()abile traccia» (citato in un volume della Zanichelli). Oltre che redattore del blog letterario «Viadellebelledonne», fra i più seguiti in Italia, è direttore editoriale nonché conduttore di «Poesia, l()abile traccia delluniverso», podcast culturale dellemittente milanese Pulsante Radio Web. È autore di «Manto di vita» (LietoColle, Faloppio, 2005), una silloge di versi che ha suscitato linteresse di Giancarlo Pontiggia. Compare nelle antologie «Poetando. Luomo della notte» (Aliberti editore, Roma-Reggio Emilia, 2009) e «Mentre unaltra pagina si volta» (Giulio Perrone Editore, Roma, 2010) curate rispettivamente da Maurizio Costanzo e Walter Mauro.
Nel 2012, la Rete Uno della radio nazionale della Svizzera italiana gli ha dedicato una puntata del programma «Poemondo». È disponibile on-line il suo primo e-book di racconti: «Sia fatta la tua comicità. Paradise strips» (Cletus Production, Roma, 2012). Fra le riviste da cui è stato recensito o su cui ha pubblicato (talora in inglese) poesie, articoli o racconti figurano «La poesia e lo spirito», «Tuttolibri» (inserto de «La Stampa»), «Poesia» (Crocetti Editore), «Poesia» (blog del canale televisivo Rai News), «Scriptamanent» (Rubbettino Editore), «Poeti e poetastri» (portale gestito dallAgenzia letteraria Perroni & Morli Studio), «Gradiva», «Atelier», «La Mosca di Milano», «Il Cofanetto Magico», «Stilos», «El Ghibli», «Corpo12», «Lettera.com», «Subway Letteratura», «Sagarana», «IF. Insolito & Fantastico», «Il Paradiso degli Orchi», «BooksBrothers», «TerraNullius», «Oubliette Magazine», «Progetto Babele», «Tangram», «InFonòpoli», «Books and other sorrows», «Filling Station» (quadrimestrale canadese) e «Snow Monkey» (periodico statunitense). Recensioni a sua firma sono uscite sia nel sito della rivista «LIndice dei libri del mese», che in quello delledizione fiorentina del «Corriere della Sera».
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