Emilio
Coco: Il dono della notte, Ed.
Passigli, 2009
Un
sentimento che abbraccia la vasta gamma delle sensazioni, delle suggestioni,
delle emozioni a livello conscio e inconscio dell’autore.
Un
vero diario in cui il poeta Coco trascrive attraverso la scrittura poetica il
suo limpido e chiaro canto d’amore fraterno alla figura adorata e adorante di
un finissimo e lucido intelletto, il cui passaggio dalla vita alla morte è
stato fulminante e repentino: descrive il calvario degli ultimi giorni, l’assistenza
continua al suo capezzale, quasi a scacciare la morte che lo ghermiva tra le
sue spire, l’agonia e infine la resa definitiva, irrevocabile.
Si
evince una sorta di itinerario -in mortis - barriera che apre e conclude l’inattesa
drammaticità dell’evento che si compie, e ne stravolge i sentimenti, lascia
attoniti e perplessi.
Un
carico d’amore e di adorazione legava l’autore a quest’uomo (suo fratello), un
misto di venerazione e timore, un’effusione ora placata solo dalla fragilità con
cui si è vicini alla morte: Emilio che lo assiste, lo copre, allevia la
sofferenza come farebbe una mano materna...
L’autore è schiantato da questa esperienza
fatale, che vede l’adorato fratello concludere la sua vita terrena a causa di
una banalissima caduta accidentale che lo porta, da subito, ad avere le
conseguenze tragiche di una agonia pre-morte. Lo assiste nella degenza di una
stanza che è l’inespugnabile barriera tra lui e la morte. Michele attraverserà
lo Stige con le attenzioni, le cure amorevoli del suo amato fratello, che per scongiurare
il suo trapasso, prega tutti i Santi che incontra in quel luogo di tristezza.
Quando sente affievolirsi la capacità di recuperare alla vita il fratello,
smette di pregare, gli fa scudo col suo corpo nel tentativo di esorcizzare la
Dama Bianca che sfronda i suoi prediletti.
Una grande descrizione che annota i punti salienti della storia: una storia che
commuove; una scrittura intensa, in cui vengono affrontate le emozioni di un’immersione
nelle tenebre, compromessa dal destino
che ha voluto separare anzitempo un legame sì forte, come quello di sangue: “Lasciatemi con loro, coi miei morti...”quasi
urla, attraverso il pudore che lo attanaglia. Coco avverte la sofferenza della
resa, la proiezione del rimpianto che si fa ostile e accompagna la poesia nei
punti-chiave di una interlocuzione tenace, fatta di potenti, eppure teneri
ricordi.
La forza emotivo-sentimentale è palpabile, si
avverte la trasparenza straordinaria di un verso che tutto reclama e
accompagna: il dono della notte è un
epicedio di note alte, che sanno accompagnare il prodigioso amarcord della
vita, malgrado tutto, e nonostante gli affondi temibili della memoria che fa
dire all’autore: “Torneremo a incontraci
in quel paese/ dove il sole risplende tutto il giorno/.../ lì resteremo
eternamente giovani.” Libro straordinario, endecasillabi perfetti che
registrano e respirano l’amarezza della sconfitta, ma evocano un’ascesi lirica
che resta quasi a immortalare il respiro, la gioia di esser(si) appartenuti in
un legame di sangue e d’intenti che li ha accomunati, in un sigillo d’albe e
notturne foschie. Come da ragazzi hanno retto alle lusinghe e alle astuzie
della vita, opponendovi i loro adolescenziali sogni... Cosicché, ora in accenti
di rara preziosità lirica e di perfezione linguistica, il poeta ne riscatti
l’assenza: “so che più non sarà com’era
prima”, e senza neppure un filo di retorica, il canto ne esce trasognato e
struggente. Trattasi di una poesia alta, che sublima il dono e il valore umano
dello scomparso.
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