DUE PAROLE OLTRE L’INVITO
Note di Paolo Bassani
Non è la prima volta che la mia poesia è presentata nella Sala del Consiglio Comunale di Vezzano Ligure. Con particolare piacere ricordo l’incontro del 1989 che ebbe come critico Ferruccio Battolini, di venerata memoria. La presentazione del prossimo 20 ottobre avrà come critico Valerio P. Cremolini che ben conosce la mia poesia dall’inizio: numerose sono le prefazioni e gli articoli apparsi sulla stampa da lui dedicati alla mia attività letteraria.
La presentazione di quest’anno si differenzia da quelle passate anche perché avrà come “protagonisti” gli studenti della Scuola Media di Vezzano Capoluogo: saranno loro a leggere le poesie. Penso che la loro partecipazione assuma anche un particolare significato: anche nel nostro tempo, caratterizzato dall’attività informatica, la poesia rimane elemento importante della nostra cultura e, quindi, della vita. Per questo ho scritto una lettera che consegnerò come ricordo agli studenti. Desidero farla conoscere anche a voi.
Cari ragazzi,
ho accolto molto volentieri l’idea del Comune di Vezzano Ligure di dedicare un incontro alla mia poesia. Sono molto lieto che anche voi partecipiate a questa manifestazione. Invero, ogni autore, soprattutto chi scrive poesie, ha il segreto desiderio che qualche suo verso esca dal libro e resti nella memoria come ricordo di un momento vissuto o, ancor più, sia sparso come un seme in un terreno fertile perché possa germogliare, crescere e dare nuovi frutti. Sì, la poesia può mettere radici in ogni essere umano e accompagnarlo nel percorso della vita, qualunque sia la strada professionale scelta. La poesia non ha controindicazioni, effetti collaterali indesiderati: anche un ingegnere elettronico può mantenere la sua passione per la poesia. La mia passione è sempre stata letteraria, anche se le circostanze della vita mi hanno portato a servire i numeri. La mia attività professionale non mi ha però impedito di continuare ad alimentare questa mia passione. Alle 17, chiudevo saldamente in cassaforte soldi e numeri e nei momenti liberi mi dedicavo alla letteratura. Confesso che più d’una volta la stanchezza ebbe il sopravvento e mi addormentai su un libro. Detto tra noi, è meglio addormentarsi su un libro che davanti alla televisione.
Ma che cosa è la poesia? Mi piace riportare alcune note del prof. Giuseppe Sciarrone da Messina che considero il mio maestro:
"Nell'etimologia greca della parola, "poeta" significa "creatore". Per creare ha un unico strumento a sua disposizione: la parola. Può salvarla o ucciderla, torturarla o redimerla, ricrearla o soffocarla, illimpidirla oppure oscurarla. Purtroppo la parola non ha vita propria per ribellarsi contro chi la deturpa. Occorre che il poeta abbia una sua deontologia, una sua educazione letteraria. Occorrono studio, osservazione, intuito, immaginazione, affetto, meditazione su quanto hanno saputo dire i sommi poeti e, soprattutto,
UMILTA'.
La magia della parola poetica è sintesi di genialità e di studio, di luce interiore e di slancio comunicativo, di logos e di canto: perché la musica è stata sempre compagna della poesia dalle sue origini. Il magico della poesia sta nell'umanità del poeta potenziata e ringiovanita dalla meditazione: non scende dall'alto, non deriva da una mistica ebbrezza, ma da un'ardua conquista. La magica bellezza della corolla d'un fiore non ci sarebbe se le radici non affondassero nella terra.
Un caro saluto e tanti auguri per il vostro impegno scolastico.
Paolo Bassani
Non si può non condividere quanto ha scritto Giuseppe Sciarrone -del quale sono stato amico, conservando di lui un bellissimo ricordo di grande poeta, profondamente umano e colto.
RispondiEliminaE tuttavia la nota di Sciarrone, così come è stata riportata, non può fare a meno di un'integrazione. E' vero, la poesia "non scende dall'alto", magari "non deriva da mistica ebbrezza":l'impulso, però,viene quasi sempre da fuori, dall'esterno e deve trovare, nell'animo del poeta, terreno fertile, inteso come disponibilità ad emozionarsi, sensibilità, vibratilità. Solo allora entra in gioco la parola, il lògos talvolta rivelatore del mistero della vita.
Come ho già sostenuto nell'intervista resa all'amico Nazario Pardini, "ho maturato la convinzione che la poesia esista di per sé, indipendentemente dai singoli (ma non dall’uomo in generale, senza il quale si estinguerebbe); essendo una delle potenzialità umane, essa vive di vita non visibile e si manifesta nell’atto interpretativo di uno spirito - faber o poietès - capace di percepirla e di darle vita reale e più o meno piena. Il poeta, però, oltre a possedere sensibilità acutissima e capacità di emozionarsi, deve essere padrone degli strumenti espressivi, veri e propri ferri del mestiere, senza i quali la poesia continuerebbe a vivere di vita virtuale."
Un caro saluto a Bassani e a Pardini
Pasquale Balestriere