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giovedì 8 novembre 2012

Carmelo Consoli: nota critica a "Chiamale... se vuoi emozioni" di Fascino Panussis



                                                 Nota critica
                               al libro di Pina Frascino Panussis
                                 “Chiamale se vuoi...emozioni
                                     ( edizione Del leone 2012)




Con la naturalezza, il tono colloquiale di chi volutamente e incondizionatamente si approccia al prossimo nella routine quotidiana, aderendovi nel bene e nel male, Pina Frascino innesta, attraverso una narrazione essenziale, di forte resa  descrittiva, ma al tempo stesso misurata ed elegante, tutta una gamma di racconti nei quali i protagonisti sono personaggi colti nella semplicità delle azioni del ciclo vitale, con il carico dei loro sogni, delle ambizioni, nella dipanatura delle illusioni, delle amarezze, nella capacità di stupirsi per il mistero della vita.
E' una scrittura la sua alla quale si aderisce immediatamente, che suscita empatia proprio per quella capacità di essere specchio nel quale il lettore possa riflettersi e riconoscersi per quello che è o che vorrebbe essere o non essere nella propria macchinosa quotidiana realtà.
Non mancano  in questo ampio scenario di azioni e ritualità di tutti i giorni gli spazi per tessere situazioni oniriche e surreali, che comunque non allontanano mai la realtà oggettiva del narrato, capacità che le viene congeniale dall'arte poetica di cui è una significativa interprete del nostro tempo.
Racconti che sono anche  frutto delle proprie esperienze di vita in cui l'autrice lascia traccia di sé, strada facendo, con celati innesti autobiografici, che talora sono il motore trascinante delle storie.
La scrittura della Frascino è ben sorretta da ottime cadenze narrative; in essa  troviamo inoltre la più ampia gamma di qualità caratteriali e sentimenti che si possano  mettere in scena per raccontare la commedia umana.
Guida e sorregge questi racconti, che sono un autentico spaccato di reale partecipazione  alla vita e al suo mistero esistenziale, un velato taglio poetico
Ecco allora venti storie che si leggono e volentieri si rileggono, tutte d'un fiato, grazie anche alla indovinata struttura del racconto breve che sempre più trova diffusione tra i lettori.
Ben evidenzia e chiarisce la copertina del libro, con il suo ispirato moto, il tragitto che l'autrice intraprende, la strada che percorre inseguendo i suoi personaggi, dall'illustre matematico Attilio Landucci, emblema di una equazione di vita irrisolta e forse in fuga dalle sue responsabilità,  all'ultimo personaggio del libro la sognatrice Catia con la sua musica precocemente svanita.
E nel mezzo Rosy e Giovanni con le loro storie d'amore di obesi, Luigina con i propri problemi di incompatibilità con la moderna tecnologia, Tigino e la sua galoppante fantasia in contrasto con la realtà che lo circonda.
E ancora la commovente storia delle foche e dei crudeli protagonisti Ruffo e Sbavo e tanti altri spaccati della condizione umana, dove trovano una particolare e piacevole insistenza realtà di carattere coniugale, situazioni   di unioni-separazioni, vedovanze ed educazioni di figli e nipoti.
Pina Frascino ben radicata nella realtà e nella urbanità quotidiana, a cui attinge a piene mani, ci presenta come attori i nostri vicini, quelli della porta accanto, della convulsa routine di tutti i giorni, umanità che ruota  nei supermercati, in autobus o alla posta.
Ed è in questi luoghi che ella fa uso della sua acutissima vista, del                                        sensibile udito per disegnare finissimi quadretti narrativi pregni di vita vissuta e dove non mancano certo le sorprese ad effetto che stupiscono il lettore.
Narrazioni che hanno una loro morale finale da impartire non scritta, ma chiaramente avvertita, alla quale il lettore non può che aderire.
Storie trascinanti, commoventi, divertenti, di sogni o  ribellioni, adesioni o rifiuti ad una costrizione di convivenza, talora di stampo kafkiano quando è una sedia a farsi protagonista, altre fortemente poetiche come inTigino e gli oggetti della realtà”.
Traspaiono, a ben vedere,  persino i contorni di una sua mai esaurita discussione filosofica ed esistenziale sulla vita per ciò che attiene la religiosità e il dibattito politico che da sempre l'ha accompagnata.

Si avverte in questa avvincente narrazione tutta la sensibilità creativa di un donna che  unisce alle sue grande doti di ascolto, di curiosità, di partecipazione al dialogo, una esperienza significativa nel vissuto, anche attraverso la didattica.

Qualità ed esperienze che assieme alle sue innate e pregevoli capacità di narrare e fare poesia fanno di questo libro l'ennesima riuscita prova di una ormai lunga vicenda letteraria di successo.



Carmelo Consoli  







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