Centro di Orientamento di Abano
Terme
Newsletter n.4 | ottobre 2012
Lo scorso sabato 6 ottobre si è svolto presso l'Abbazia di Praglia
il convegno "Il sacro e
altro nella poesia di Andrea Zanzotto". A
seguire l'articolo apparso sul Gazzettino il 7 ottobre, scritto da
Giovanni Lugaresi.
“Bisbigli di
campane”, rinvii alla sfera liturgica, richiami a “Ordet” di Dreyer,
riferimenti evangelici e biblici, umori “del sacro pagano e cristiano”,
da un lato. Echi di un che di evangelico e un’onestà intellettuale che
gli faceva dire: Dio non è mai raggiungibile, in una ricerca non forzata
ma naturale, per cui Dio non lo si può ridurre alle nostre esigenze, a
nostro “uso e consumo”.
In questi due
aspetti principalmente, per così dire, sottolineati da Silvio Ramat e
da Mario Richter, dell’Università di Padova, si possono sintetizzare la
figura e (in parte) l’opera di Andrea Zanzotto, emerse nel convegno
organizzato nell’abbazia benedettina di Praglia da Maria Luisa Daniele
Toffanin per l’Associazione Levi Montalcini, la cui attività ha
illustrato lei stessa.
“Il sacro e
altro nella poesia di Andrea Zanzotto” era il tema dell’incontro, il
primo di una serie in programma, soprattutto nella Marca Trevigiana,
per onorare il poeta di Pieve di Soligo a un anno dalla scomparsa. Tema
originale, che ha mostrato in sintesi un aspetto per la verità non
molto considerato di Zanzotto: la presenza del sacro, appunto, nella
sua ricchissima produzione letteraria.
A riprova di
ciò, si sono dimostrati non soltanto gli interventi dei relatori (fra i
quali, anche Francesco Carbognin dell’Università di Bologna e padre
Espedito D’Agostini dei Servi di Maria), ma pure la lettura
(ineccepibilmente espressiva e misurata) di liriche di Zanzotto da
parte di Federico Pinaffo.
In quell’altro,
previsto dal titolo del convegno, poi, si è inserito a pieno titolo,
per così dire, Antonio Daniele dell’Università di Udine (“Aneddoti
zanzottiani”), che si è soffermato in particolare sul rapporto fra il
poeta di Pieve di Soligo e il paesaggio euganeo (con accenti anche
leopardiani), lui che era profondamente deluso per la cementificazione
della sua terra, mentre proprio nei Colli del Padovano aveva trovato un
emblematico richiamo, sulla scia, del resto, di Petrarca, Foscolo,
Byron, Shelley.
In apertura di
convegno, l’abate Norberto Villa aveva sottolineato la straordinarietà
dell’evento in un ambiente dove il Cenacolo della poesia è di casa, e
come la poesia stessa (è il caso di Zanzotto) possa introdurre una nota
metafisica nella fisicità.
Giovanni
Lugaresi
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