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mercoledì 12 dicembre 2012

P. Bassani: Ricordo di Adriana Revere


RICORDO DI ADRIANA REVERE

Note di Paolo Bassani







Il Comune di Vezzano Ligure il 18 dicembre  2012 ricorderà la nascita di Adriana Revere (18 dicembre 1934) e collocherà una targa sulla facciata della casa in cui si rifugiò la famiglia Revere.
            Adriana Revere, bambina di dieci anni, il 3 febbraio 1944 fu arrestata e deportata con i suoi genitori, perché ebrei, al campo di sterminio di Auschwitz ove fu uccisa con la madre nella camera a gas. Il padre fu ucciso nel campo di Flossenburg il 28 ottobre 1944.
            Ad Adriana Revere ed alla sua famiglia voglio dedicare la mia poesia “Olocausto”, una composizione che mi è particolarmente cara, anche perché ha una sua storia che si lega ad una cartolina che qui voglio mostrare.




Storica fotografia del bambino
ebreo arrestato durante i
rastrellamenti nel ghetto di Varsavia


Questa cartolina mi giunse, inattesa, nel mese di maggio 2002 da Auschwitz. Cercando di sapere qualcosa di più, appresi ciò che era accaduto: una delegazione dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei campi nazisti), durante il suo pellegrinaggio della memoria ai luoghi dell’Olocausto, aveva lasciato la poesia, con le firme dei presenti, al Museo dell’Olocausto di Auschwitz che l’avrebbe stampata e divulgata. (L’ANED aveva tratto la poesia da un volume edito dal Comune di Santo Stefano di Magra. La composizione era stata pubblicata perché vincitrice del Premio Nazionale della Resistenza 1995). Sapere che “Olocausto” è stata donata ed accolta, come testimonianza, nel più grande tempio della memoria, è per me motivo di profonda emozione. Ora sento che questa poesia ormai più non mi appartiene. Non ha più importanza chi l’ha scritta e da quale terra viene. E’ diventata come un fiore della pietà, deposto da una mano ignota sulla lastra di pietra d’un sacrario innalzato a ricordare una delle pagine più orrende nella storia del genere umano e, nondimeno, come grido e monito perenne per le generazioni venture, affinché mai, mai più in eterno, l’uomo possa macchiarsi di una tale infamia.


      OLOCAUSTO

Stenda la pietà il suo velo
sui morti di tutte le nazioni,
sparga l'indulgenza del perdono,
annulli ogni eco d'odio e di rancore.
Nessuno però osi strappare
una sola pagina di storia.
Nessuno offenda la verità.
La luce è luce
le tenebre sono tenebre:
chi mai potrà affermare che la notte
è chiara come il giorno;
che tutti ebbero -allo stesso tempo ragione e torto,
accomunando diritto e sopruso
libertà ed oppressione
vittima e carnefice;
che tutto fu colpa del destino!
Non si possono negare le stagioni
il corso del sole e della storia.
Eppure, ora qualcuno vorrebbe
falsare anche l'Olocausto!
Potessero la terra e il cielo
smentire la follia dei lager,
l'infamia, la negazione dell'uomo.
Ma come può il carnefice negare
l'insulto che uscì dalla sua bocca,
le percosse e il martirio che inflisse.
Come può l'uomo che trafisse
le mani con i chiodi
e il costato con la lancia,
come può negare adesso
la Passione e la Morte del Cristo
ancora immolato su una croce uncinata.
Stenda la pietà il suo velo
su tutti i morti, su tutte le miserie.
Ma la pietà non può,
non deve annullare la memoria.
                                                                            Paolo Bassani





3 commenti:

  1. Questa poesia, con la sua forte carica emozionale, dice a lettere di fuoco una profonda verità: pietà per tutti i morti, certo, anche perdono, ma mai livellamento memoriale, mai rinnegamento della verità storica. I morti non sono tutti uguali, così come non furono uguali da vivi. Per la storia i lupi rimangono lupi, gli agnelli, agnelli.
    Pasquale Balestriere

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Ho dovuto togliere il commento del sig. Antonio Mocavero, perché non sono consentiti sul mio blog interventi prettamente politici. Il blog è solamente letterario.

      nazario pardini

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