RICORDO DI ADRIANA REVERE
Note di Paolo Bassani
Il Comune di Vezzano Ligure il 18 dicembre 2012 ricorderà la nascita di
Adriana Revere (18
dicembre 19 34) e collocherà una targa sulla facciata della casa in
cui si rifugiò la famiglia Revere.
Adriana Revere, bambina di dieci
anni, il 3 febbraio
19 44 fu arrestata e deportata con i suoi genitori, perché ebrei, al
campo di sterminio di Auschwitz ove fu uccisa con la madre nella camera a gas.
Il padre fu ucciso nel campo di Flossenburg il 28 ottobre 19 44.
Ad Adriana Revere ed alla sua
famiglia voglio dedicare la mia poesia “Olocausto”, una composizione che mi è
particolarmente cara, anche perché ha una sua storia che si lega ad una
cartolina che qui voglio mostrare.
Storica fotografia del bambino
ebreo arrestato durante i
rastrellamenti nel ghetto di Varsavia
Questa
cartolina mi giunse, inattesa, nel mese di maggio 2002 da Auschwitz. Cercando
di sapere qualcosa di più, appresi ciò che era accaduto: una delegazione
dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei campi nazisti),
durante il suo pellegrinaggio della memoria ai luoghi dell’Olocausto, aveva
lasciato la poesia, con le firme dei presenti, al Museo dell’Olocausto di
Auschwitz che l’avrebbe stampata e divulgata. (L’ANED aveva tratto la poesia da
un volume edito dal Comune di Santo Stefano di Magra. La composizione era stata
pubblicata perché vincitrice del Premio Nazionale della Resistenza 1995).
Sapere che “Olocausto” è stata donata ed accolta, come testimonianza,
nel più grande tempio della memoria, è per me motivo di profonda emozione. Ora
sento che questa poesia ormai più non mi appartiene. Non ha più importanza chi
l’ha scritta e da quale terra viene. E’ diventata come un fiore della pietà,
deposto da una mano ignota sulla lastra di pietra d’un sacrario innalzato a
ricordare una delle pagine più orrende nella storia del genere umano e,
nondimeno, come grido e monito perenne per le generazioni venture, affinché
mai, mai più in eterno, l’uomo possa macchiarsi di una tale infamia.
OLOCAUSTO
Stenda la
pietà il suo velo
sui morti di
tutte le nazioni,
sparga
l'indulgenza del perdono,
annulli ogni
eco d'odio e di rancore.
Nessuno però
osi strappare
una sola
pagina di storia.
Nessuno
offenda la verità.
La luce è
luce
le tenebre
sono tenebre:
chi mai potrà
affermare che la notte
è chiara come
il giorno;
che tutti
ebbero -allo stesso tempo ragione e torto,
accomunando
diritto e sopruso
libertà ed
oppressione
vittima e
carnefice;
che tutto fu
colpa del destino!
Non si
possono negare le stagioni
il corso del
sole e della storia.
Eppure, ora
qualcuno vorrebbe
falsare anche
l'Olocausto!
Potessero la
terra e il cielo
smentire la
follia dei lager,
l'infamia, la
negazione dell'uomo.
Ma come può
il carnefice negare
l'insulto che
uscì dalla sua bocca,
le percosse e
il martirio che inflisse.
Come può
l'uomo che trafisse
le mani con i
chiodi
e il costato
con la lancia,
come può
negare adesso
la Passione e
la Morte del Cristo
ancora
immolato su una croce uncinata.
Stenda la
pietà il suo velo
su tutti i
morti, su tutte le miserie.
Ma la pietà
non può,
non deve
annullare la memoria.
Paolo Bassani
Questa poesia, con la sua forte carica emozionale, dice a lettere di fuoco una profonda verità: pietà per tutti i morti, certo, anche perdono, ma mai livellamento memoriale, mai rinnegamento della verità storica. I morti non sono tutti uguali, così come non furono uguali da vivi. Per la storia i lupi rimangono lupi, gli agnelli, agnelli.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaHo dovuto togliere il commento del sig. Antonio Mocavero, perché non sono consentiti sul mio blog interventi prettamente politici. Il blog è solamente letterario.
Eliminanazario pardini