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lunedì 14 gennaio 2013

N. Pardini: Nota recensiva a "Rose di luce", di C. Baroni.


Seconda classificata al "Premio Portone/Letteria", Pisa, 2012,
sez. libro edito:
Carla Baroni per il libro Rose di luce.
Bastogi. 2011. Pp. 64. Euro 10,00
 

Ho già avuto occasione di recensire questo libro di Carla Baroni. Un poemetto, direi, che si sviluppa su una tematica forte e pregna di significati umani, ed oltre: la vita e la morte. Un confronto serrato, ora forte, ora tenue, ora conflittuale, ora arrendevole: “Teme ogni uomo, fragile creatura, / molto di più le cose che non vede: / il buio, il buio, ancestrale paura / assorbita nell’utero materno / segreto anfratto che gli diede vita”. Ma anche di una semplicità sconcertante che si converte agilmente in endecasillabi vari e articolati a denotare la maestria della poetessa nelle conoscenze metriche, e nelle loro significazioni contestuali. Non solo. E, soprattutto, nel riuscire a tradurre sentimenti tanto forti in armonie di grande impatto lirico, senza cadere mai nel superfluo o nel sentimentalismo eccessivo. E la natura, con il suo apporto visivo, contribuisce, non poco, ad assegnare al suo linguaggio quella valenza metaforica-allusiva di grande nervatura creativa. L’autrice ha questa grande virtù: saper convertire un grande dolore, l’ineguagliabile, quello di una persona cara, in una prova universalmente valida, in una prova che nella sua drammaticità, chiede a tutti, al suo epilogo, che cosa sia poi questa nostra esistenza. “E la Baroni” concludeva la mia recensione “ha covato la sua  tragedia in un’anima disposta a raffinarne e a smussarne le sporgenze graffianti,  tanto che il suo dolore si è tradotto in  monito per tutti noi: vivere la vita come il bene più grande che ci è dato. Un bene grande, forse, proprio perché contiene la morte.”   


Nazario Pardini

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