Seconda classificata al "Premio Portone/Letteria", Pisa, 2012,
sez. libro edito:
Carla Baroni per il libro Rose di luce.
Bastogi. 2011. Pp. 64. Euro 10,00
Ho già avuto
occasione di recensire questo libro di Carla Baroni. Un poemetto, direi, che si
sviluppa su una tematica forte e pregna di significati umani, ed oltre:
la vita e la morte. Un confronto serrato, ora forte, ora tenue, ora
conflittuale, ora arrendevole: “Teme ogni uomo, fragile creatura, / molto di
più le cose che non vede: / il buio, il buio, ancestrale paura / assorbita
nell’utero materno / segreto anfratto che gli diede vita”. Ma anche di una
semplicità sconcertante che si converte agilmente in endecasillabi vari e
articolati a denotare la maestria della poetessa nelle conoscenze metriche, e
nelle loro significazioni contestuali. Non solo. E, soprattutto, nel riuscire a
tradurre sentimenti tanto forti in armonie di grande impatto lirico, senza
cadere mai nel superfluo o nel sentimentalismo eccessivo. E la natura, con il
suo apporto visivo, contribuisce, non poco, ad assegnare al suo linguaggio
quella valenza metaforica-allusiva di grande nervatura creativa. L’autrice ha
questa grande virtù: saper convertire un grande dolore, l’ineguagliabile,
quello di una persona cara, in una prova universalmente valida, in una
prova che nella sua drammaticità, chiede a tutti, al suo epilogo, che cosa sia
poi questa nostra esistenza. “E la Baroni”
concludeva la mia recensione “ha covato la sua
tragedia in un’anima disposta a raffinarne e a smussarne le sporgenze
graffianti, tanto che il suo dolore si è
tradotto in monito per tutti noi: vivere
la vita come il bene più grande che ci è dato. Un bene grande, forse, proprio
perché contiene la morte.”
Nazario Pardini
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