ESTER CECERE: PRESENTAZIONE
Ester Cecere: COME FOGLIE IN AUTUNNO. EDIZIONI TRACCE. Pescara. Pp. 88
Ultimo Premio conseguito:
XV Edizione del Premio Letterario OSSERVATORIO, sezione Poesia Edita: 2°
posto alla silloge "Come foglie in autunno"
Il 22 marzo p.v. la silloge "Come foglie in autunno" verrà presentata a Lecce, presso il Palazzo dei Teatini. La presentazione è organizzata dal Lions Club di Copertino Salento.
"... Quanto gonfia di sentimento questa trina prosodica! Si serve della natura, affidandole il compito di confessare un vissuto che, rimasto a decantare in animo, ne esce zuppato, e saporoso di vita. Si serve dei suoi stratagemmi, dei suoi impatti visivi, dei suoi profumi, delle sue furie, delle sue bonacce o delle sue brezze tenere e accattivanti: messaggi altamente metaforici di tracciati ora reali, ora onirici, ora memoriali. Il linguaggio allegorico, allusivo diviene gioco di metafore da cui esonda la visione di una vita tanto precaria ed esile, quanto “Le foglie in autunno”. Una vita che si consuma fra burrasche, brezze, solitudini, interrogativi, illusioni, delusioni, speranze: cose umane che, alfine, restano aggrappate a stecchi crudi di un’ultima stagione, o a venti di mare tanto instabili quanto il volere volubile del destino. Ed è un sentimento di melanconia sottile a intrecciare queste liriche, dando loro una compattezza dal sapore del male di esistere. Mai pessimismo, comunque, ma solo amore per l’amore, amore per il “grande pensiero, per il mare, per il sogno, per il tutto: terriccio fertile per un lirismo tanto effusivo da tramandare, con efficacia quasi foscoliana, quale patrimonio umano, che parli d’eterno, con una coscienza di forte connotazione umana. L’autrice affida al foglio quella parte di sé che grida esistenza, un’esistenza che cerca di sopperire alla caducità: speranza che il verso prolunghi il suo potere fino a raggiungere le soglie dell’impossibile..." (Dalla recensione di N. Pardini).
I N V I T O
"... Quanto gonfia di sentimento questa trina prosodica! Si serve della natura, affidandole il compito di confessare un vissuto che, rimasto a decantare in animo, ne esce zuppato, e saporoso di vita. Si serve dei suoi stratagemmi, dei suoi impatti visivi, dei suoi profumi, delle sue furie, delle sue bonacce o delle sue brezze tenere e accattivanti: messaggi altamente metaforici di tracciati ora reali, ora onirici, ora memoriali. Il linguaggio allegorico, allusivo diviene gioco di metafore da cui esonda la visione di una vita tanto precaria ed esile, quanto “Le foglie in autunno”. Una vita che si consuma fra burrasche, brezze, solitudini, interrogativi, illusioni, delusioni, speranze: cose umane che, alfine, restano aggrappate a stecchi crudi di un’ultima stagione, o a venti di mare tanto instabili quanto il volere volubile del destino. Ed è un sentimento di melanconia sottile a intrecciare queste liriche, dando loro una compattezza dal sapore del male di esistere. Mai pessimismo, comunque, ma solo amore per l’amore, amore per il “grande pensiero, per il mare, per il sogno, per il tutto: terriccio fertile per un lirismo tanto effusivo da tramandare, con efficacia quasi foscoliana, quale patrimonio umano, che parli d’eterno, con una coscienza di forte connotazione umana. L’autrice affida al foglio quella parte di sé che grida esistenza, un’esistenza che cerca di sopperire alla caducità: speranza che il verso prolunghi il suo potere fino a raggiungere le soglie dell’impossibile..." (Dalla recensione di N. Pardini).
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