Giacomo
Ribaudo – Giovanni Dino: Nuovi Salmi.
I
Quaderni di CNTN. Palermo. 2012. Pp. 376
Testo
importante quello che mi è giunto stamani, 21/03, inizio primavera, per bontà
di Giovanni Dino. Uomo semplice, come tutti gli uomini di Cultura, che ho avuto
occasione di conoscere per e-mail e di ospitare sul mio blog, con poesie, che
rivelano caparbietà innovativa e slanci metaforici non comuni. Ma anche, come
dimostra con questa opera, capace di convogliare tante voci poetiche su un
argomento che, pur vario, se si vuole, non certamente facile da rispettare. Nuovi Salmi, il libro, edito da I
Quaderni di CNTN, Palermo, 2012. Curatori Giacomo Ribaudo e, appunto, Giovanni
Dino. Tutti i miei complimenti per l’ottima riuscita dei loro intenti. Qui si tratta,
al di fuori di ogni retorica, di un lavoro degno di attenzione; ma, senz’altro,
impegnativo sia per i curatori che per i poeti scelti; selezionati, questi, con
scrupolo, considerando l’apparato di notizie
biografiche a seguire. Impegnativo, perché, adattare l’animo e la mente, la
parola e la creatività ad una tematica abbastanza circoscritta, non è
certamente cosa facile per uno scrittore. Dacché la libertà è l’anima della
poesia e non solo. Ma in questo caso – ad ogni scrittore è stato assegnato un
salmo da interpretare e su cui creare un canto - dobbiamo riconoscere che il
campo d’azione si poteva ampliare a larghe visioni (spirituale, culturale,
immaginifico-affettiva e umanistico-sociale), dato che, ognuno dei prescelti
poteva dare spazio alla propria inventiva: personalizzare il salmo, farlo proprio,
e ridarlo al foglio carico di messaggi rievocativi e non solo. Volume
sostanzioso, anche, i Nuovi Salmi, sia
per numero di pagine, ben 376, che di autori, circa 160; vi figurano voci
conosciute e fra le più rappresentative del diorama culturale odierno. Nomi
come quelle di Franco Loi, Domenico Cara, Antonio Spagnuolo, Lia Bronzi,
Santalucia Scibona, Maria Grazia Lenisa,
e addirittura Karol Wojtyla, anche se in spazio riservato. Ma veniamo alla
lettura. Molte le opere, quindi; ma anche diverse per stile e contenuto, diverse per cultura e per approccio con il
testo ispiratore. Tante, la gran parte, ben contestualizzate storicamente e
civilmente. Dettate da motivazioni spirituali, ma anche da stimoli di
affrancamento da una società tanto problematica e complessa quanto la nostra. Ed
altre che ci dicono di veri inni al Signore, alla sua grazia, alla sua bontà, e
alla sua giustezza. Giustezza e sacralità davanti a cui si china, davanti a cui
si inginocchia tutta la terra, o si dovrebbe, visto il mondo in cui viviamo, e la
necessità di tanta spiritualità. Sicuramente, appaiono più interessanti quei
canti che sono riusciti a trasmettere, oltre all’afflato divino, motivazioni
umane ed esistenziali, impatti di natura contingente, critica e riabilitativa e
a captare, dal confronto, input di natura civile e storico-sociale, visto il
periodo della collocazione dei testi e del loro spirito di libertà; capaci di trasmettere,
appunto, emozioni legate a vicissitudini terrene; scaturite da un confronto fra
lo spirito del salmo e l’attualità. Per fare un nome mi ha colpito, fra le
tante letture degne di nota, “LA MORTE ETERNA” di Sandro Angelucci. Opera che
ritengo, senza alcun dubbio, veramente interessante. Non solo per contenuto,
ricco di riflessioni e meditazioni strettamente legate alla vita e alla sua proiezione
in un futuro di catartica immanenza, ma anche per tutti quei risvolti che la
stessa comporta: il denaro; l’odio; il potere; milioni di dollari che tolgono
il pane; i mercanti; “e un rumore infernale/ che sovrasta i silenzi/ con cui
seminasti l’ala nei cieli”. “Ma c’è
anche un respiro: lungo, profondo/ una pace che sale / una morte che nasce e sconfigge la morte/ di chi
muore in eterno”. Tanti i motivi che l’autore ha saputo estrapolare, dal salmo
73, con una sua personalissima interpretazione. Motivi dettati, soprattutto,
da una spinta emotiva volta a fare del passato un futuro innovativo, e di
speranza. Un’attualizzazione vivace che non perde per niente quella fluidità lirico-armonica che
connota una buona poesia. Ma quello che più conta, è che c’è il verso. Verso
che va a capo, quando la poesia stessa lo
vuole. Quando lo pretende il salmo stesso. Il verso libero, sì!, ma verso;
verso che si distende e abbraccia con tutta la sua successione ritmica il
variare degli impulsi emotivi. Inno al divino, sì, ma cantato, musicato da
corde umane, che vivono ed hanno vissuto ingiustizie e peripezie. Che l’autore
conosce e che traduce in poesia. Un inno alla libertà, insomma, proiettato in
un futuro di giustizia umana e divina.
Comunque,
e va detto, non mancano testi poco convincenti e per interpretazione e per resa
poetica. Ci riserviamo, magari, in seguito, di porre l’attenzione sugli
elaborati in maniera più dettagliata, anche, per soddisfare la curiosità dei
nostri lettori e per la voglia di gustare poesia. Non certo con l’intenzione di
atteggiarsi a giudici supremi. Non rientra nel nostro carattere, pur se, in
quanto toscani, siamo portati a dire il vero. Di certo, e non toccherebbe a me dirlo,
né a me valutare tanto talento, il canto IL
SIGNORE REGNA! ESULTI LA TERRA, pregno di vita e vitalità, impreziosisce il tutto. Nobilita il libro. E
fa dimenticare quello che non c’è. E’ il Maestro che canta. E’ Antonio
Spagnuolo:
Forse
il mio sogno riparte dagli inganni,
per
arcuarsi nel bagliore,
e
ripercorrere parvenze di irreali contorni.
Fuoco
per rallegrarsi, giustizia e pace!
Nell’ascolto
sembra il ritmo
che comprende
e sconvolge la fuga,
nel
vorticoso frastuono del prodigio,
nella
speranza coltivata alle penombre,
tremano
le nostre incertezze
per la
gloria dei cieli e nel fulgore del Signore.
Anche
i nemici tremano innanzi al fuoco
delle
sue pupille…
Chi
adesso inizia a credere
nell’essenza
stessa dell’amore?
Altri
silenzi ammaliano perplessi,
ed
intagliano lacrime al perdono,
proteso
al segno della Tua scintilla,
alle
parole sussurrate in frammenti,
nella
solitudine,
per
riscoprire il dono fuor della nebbia,
che
vuota il tempo e della stanza è spazio.
Gioia
nel cielo!
Per
questa eternità di luci e di parole.
Ancora
il giusto saprà sciogliere i nodi
della
memoria e della Tua Santità,
liberi
dalle insidie.
Tutta
la terra annunzi la Tua giustizia!
Una
vera cascata di metafore che racchiude infiniti di spiritualità.
Nazario
Pardini 22/03/2013
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