Pseudo cronaca di un evento letterario
a cura di Eugenio Nastasi
La presentazione del volume Levoluzione delle forme poetiche La migliore produzione poetica dellultimo ventennio (1990-2012) Kairòs Edizioni, Napoli, 2013, a cura di Antonio Spagnuolo e Ninnj Di Stefano Busà, ha offerto, lunedì 13 maggio u.s. presso la Libreria Ready Cavour a Roma, davanti a un amalgamato pubblico di poeti e curiosi, loccasione di guardare alla poesia contemporanea in modo diretto, senza filtri critici interessati e/o comunque di parte. Nel compito portato a termine dai due curatori si scorgono i problemi concreti del fare poesia, si fa strada insomma la necessità di cogliere anche nei periodi bui di stagnazione e regressione come levoluzione delle forme poetiche ha mantenuto (per fortuna) alcune categorie universalizzanti che fanno della parola poetica una realtà necessaria (dallintroduzione della Di Stefano Busà). In soldoni spiccioli, come hanno argomentato Corrado Calabrò, Plinio Perilli e Franco Campegiani, moderati da Claudio Fiorentini, questa antologia possiede lo statuto di archivio storico inaugurando una stagione di accurato impegno di ricerca e disamina dellevoluzione delle forme poetiche italiane ad ampio spettro, ovvero sintonizzando lattenzione speculativa anche attorno alla produzione scritta della periferia. La presenza di ben 287 poeti, censiti e vagliati in anticipo, descrive esaustivamente il periodo poetico dellultimo ventennio, anche se le assenze non mancano ma non certo per miopia dei curatori se è vero, come scrive Spagnuolo nella postfazione, che diversi autori (bontà loro !) hanno declinato linvito, adducendo scuse a volte puerilmente banali, a volte prive di quella necessaria cultura umanistica che distingue lo scrittore autentico. La pluralità delle voci ha detto Franco Campegiani nella sua relazione, è testimone senzaltro di un desidero documentaristico, di oggettività storica pertanto, più che di tendenza artistico-culturale. Tuttavia un indicazione critica emerge per il fatto che i direttori dorchestra riescono a fare della pluralità polifonica, un coro a più voci intorno al leitmotiv della ricerca dellumano in un mondo vieppiù dominato dalle macchine e dalle tecniche, come quello attuale; in una situazione di crescente isolamento e depauperamento della poesia, quando invece più forte se ne avverte il bisogno, come è detto nella nota divulgata dalla Kairòs. In questa nota si specifica che scopo dellopera è affiancare e stimolare una più ampia conoscenza dei fenomeni linguistici sollecitando la voglia di aprirsi al sogno che, sempre, da unepoca allaltra, rimane immutato e risulta vincolato al desiderio di proporsi alla Poesia. Non meravigli lampio spazio dato ad alcuni passi dellintervento di Campegiani vista la sagacia con cui lautore coglie lanimus dellintera operazione editoriale, accentuando il peso della scelta della Kairòs che supporta la presente operazione antologica e sceglie di fare fino in fondo il proprio ruolo di editore, finalizzando laspetto commerciale a quello prettamente culturale e artistico. Occorre scardinare il pregiudizio che i cosiddetti bisogni dello spirito possano, o addirittura debbano, essere trascurati sul piano della vita pratica. Ponendosi in una condizione di avanscoperta rispetto ad altri tentativi pubblicati in questi anni, lantologia porta in superficie, nelle due parti che la compongono, quel carattere peculiare che è proprio del poeta in rapporto col suo tempo e col suo spazio socio-culturale. Si tratta dei decenni che immediatamente ci precedono 1990-2012, dentro ai quali si è manifestata la prosecuzione di una sopravvivenza della poesia pur negli sbandamenti dellomologazione e nellassalto dei media stigmatizzati nel flusso perenne tipico della rete, ovvero nelle varie fasi della stagione dei dissensi avanguardistici e, comunque, degli sperimentalismi spontaneistici, per lo più avviati a esaurirsi nel tempo. Anni certamente complessi, durante i quali poeti noti e comunque degni di collocazione storiografica e poeti meno noti ma di provata fisionomia, diversa rispetto al passato e dunque riconoscibili nel segno scritturale, mettono in cifra un profilo stilistico e versificatorio denso portando lespansione poetica oltre il mediocre confine del poetichese. Confine riconducibile a quel mondo esterno che non ha più il sapore, lodore, il colore, la stessa finitudine della realtà o del suo ricordo e sogno, ma limbalsamato perimetro della clausura minimalista, cioè dellovvio, dellartificiale, delloleografico. Si sviluppa, insomma, con questo impegnativo lavoro di ricerca, un progetto per la poesia, in grado di reggere quanto meno per lautenticità delle voci, la perdita di terreno se non proprio di pubblico della poesia in vetrina, scorgendo dentro lo steccato di una più vasta crisi esistenziale e morale, elementi di provata attitudine, convinti che ogni forma di arroccamento sulle proprie posizioni vada individuata e risolta, ma non occultata. E, per dirla con i termini correnti della più avvertita critica, la frequentazione dellinfinita riserva dei dialoghi attraverso cui è auspicabile la ripresa di contatto tra le sfere in qualche modo sublimi della produzione poetica e la popolazione dei lettori, in una dimensione di scambio capace di parlare al pubblico, offrendo in una sorta di osmosi intellettuale, un punto di riferimento e un luogo di discussione. Rilevando la pluralità di esperienze poetiche che partono da lontano e prendono forma nel recente periodo di particolare fermento, gli autori in definitiva intendono qualificare questi anni caratterizzati dallo slancio della ricerca e degli esiti come occasioni di coinvolgimento e di apertura, anche se, come riporta Spagnuolo, la fruizione del testo poetico non si esaurisce con la comprensione. Limportante, ed è bene sottolinearlo, che la poesia divenga luogo di immersione con caratteristiche di condivisione di una certa ritualità del qui, ma anche dell'oltre. Va da sé che il testo restituendo al panorama editoriale un tassello che mancava, è tutto da leggere e consultare per la sua riuscita consistenza di almanacco se non proprio di annuario. Mi piace, infine, segnalare altri nomi di amici, in qualche modo assimilabili a quelli proposti da Campegiani nel suo intervento, inseriti nel testo insieme allo scrivente: il compianto Mario Specchio, Franca Alaimo, Leopoldo Attolico, Nicola Romano, Luca Benassi, Roberto Maggiani, Antonio De Marchi-Gherini, Domenico Cipriano Franco Buffoni, Mariella Bettarini, Nadia Cavalera, Pietro Civitareale, Liliana Ugolini, Guglielmo Peralta, ed altri. Il più affettuoso saluto ad antologizzati eccellenti: ai due ottimi curatori Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo, al solerte Plinio Perilli, a Corrado Calabrò e a Franco Campegiani, che ha permesso col suo contributo scritto di rendere meno lacunosa questa pseudo-cronaca.
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