Claudio
Fiorentini e la sua triade artistica
a cura di Ninnj Di Stefano
Busà
Personalità poliedrica. Assomma in sè tre
manifestazioni artistiche: pittura, narrativa, poesia. Si potrebbe sospettare
che non eccelle in nessuna, ma invece Claudio Fiorentini ha le capacità di
esprimersi con ottimi risultati nelle tre espressioni suddette. In pittura
mostra un tratto sicuro, una marcata bilanciatura cromatica, una preparazione
pittorica che gli ha dato molto successo, partecipando a mostre e vernissage
non solo in Italia, ma anche all’estero, dove è apprezzato per la sua abilità
pittorica. Il suo stile è moderno senza eccessi di esaltazione del modernismo,
perché sa dosare sapientemente colori e forme. La sua mano felice lo porta a
creare un’arte che potremmo definire surrealista
simbolica o simbolista surreale, (che dir si voglia). Risente della pittura
impressionista del Novecento, col tratto molto calcato e vigoroso, un “nuance”
che vi si avviluppa in modo avvolgente ed elegante trasferendo l’immagine in un
paesaggio onirico di grande impatto. L’autore ha una visione tutta sua della
vita e dell’arte, che lo porta ad individuare linee morbide, nelle quali scorre
una passione per tutto l’apparato sentimentale del vissuto. Mette a frutto le esperienze di vita acquisite in
tanti anni di residenza all’estero, nei quali si è impadronito correttamente di
varie lingue e si è adeguato ai tratti essenziali di un vivere cosmopolita,
attraverso il quale ora esprime le caratteristiche principali dei luoghi
visitati. Possiede anche un grande patrimonio linguistico che
mette a disposizione della narrativa e della poesia: entrambe molto frequentate
dall’autore. In narrativa è spigliato, divertente, ironico, si
esprime a tratti alla maniera gaddiana. La sua scrittura molto stringata e
parsimoniosa di aggettivazioni, di orpelli, mira al discorso concreto, senza
arrangiamenti o infingimenti. Il realismo convive nelle sue opere e vi trasferisce
le linee essenziali di una verità dolorosa, ma sorretta da una saggia visuale
dell’esistente che si manifesta in ogni circostanza. Lo attraggono le grandi tematiche: l’amore, la
morte, la religione, la filosofia affiancate da una visionarietà che scheggia
talvolta il vissuto, fomentandolo e di riflesso cercandolo e tentandolo
metaforicamente. L’allegoria è anche una delle sue attitudini. La sua
pagina narrativa sembra ambientata in un tempo dialogico ma anche diacronico, e
si snoda lungo il corso di una ambientazione che riecheggia di molti temi. Non mi aspettavo che anche la poesia di Claudio
Fiorentini fosse di un certo livello, non avevo mai letto nulla dell’autore e
sono rimasta sorpresa per la grande capacità di darsi al verso come una componente
non fittizia di scrittura. Nelle sue opere non mette in circolazione solo la
fantasia, ma la muove a suo piacimento, calcola le parole, i riflessi fonici.
La sua ispirazione è armonica risente di un’orchestazione memoriale di buon
livello, che sa gestire l’immagine in una ragnatela di riflessi addensandovi le
emozioni, le suggestioni che sembrano provenire da lontananze, a determinare il
coacervo delle sue immagini variegate, sobrie, intense: “oltre il confine dei venti/ Dove la pietra intagliata dagli antichi/
Ora contempla la pochezza umana.”(pag.21) e ancora: “in ore di marciume riscopri/ Che la notte non lascia segno/ Fuorché
rughe di destini incompiuti.” (pag. 20). Bellissimi infine questi versi: “Lasciarsi andare/ in mari di dolcezze/ Dove
il volo d’argento e nubi/ dissuadendo l’essenze e le magìe/ delle stagioni/ E
ridendo al crepuscolo rincorrendo l’amore/ Per poi/ Lasciarsi andare..." (pag.14). Sta per uscire alle stampe il secondo romanzo di Claudio Fiorentini, al quale vogliamo augurare il migliore successo e il
più sincero apprezzamento per la completezza della sua triade artistica, che ben
si addice alla sua personalità di pittore prestato al romanzo e alla poesia. Una globalizzazione di identità, la sua, che in una
geografia spirituale ricca di stimoli, non si presenta come transitoria, ma,
attraverso uno scandaglio incisivo del mondo, assurge ad una cosmicità che
muove scenari, paesaggi e luoghi ispirandosi al ns. tempo con tempra
lirico-narrativa, che mostra la scenografia delle immagini la tensione e il
pathos che tutto l’attraversano.
Sono perfettamente d'accordo con la Professoressa Busa' circa la poliedricità dell'arte di claudio Fiorentini, anche se non ho mai avuto modo di ammirare le sue opere pittoriche.
RispondiEliminaLe poesie hanno stile essenziale, eppur caratterizzato da potere immaginifico e da metafore ardite che destabilizzano e intrigano.
Lo stile narrativo è disteso, nord - americano all'apparenza, eppure capace di divenire all'improvviso veloce come battito d'ali. Il romanzo rappresenta per l'Autore un piano d'azione che aderisce perfettamente alla sua personalità, anche se non disdegna alte prove da critico d'arti visive e letterario.
Un artista a trecentosessanta gradi che non finisce di sorprendere e di incatenare!
Maria Rizzi
Questa lusinghiera ed esaustiva recensione di Ninnj Di Stefano Busà in merito al polivalente lavoro artistico di Claudio Fiorentini, rende giustamente merito a un "viaggiatore" curioso e aperto, d'umanità ricco.
RispondiEliminaAndrea Mariotti
Artista vero, senza mezze misure e falsi colori grigi insignificanti. Un poco come la vita, quello che colpisce dello straordinario stile di Claudio Fiorentini è la rappresentazione della realtà. Che, ti piaccia o no, è quella e non la puoi cambiare.
RispondiEliminaCosimo Pastorelli
L’illuminato ingegno critico di Ninnj Di Stefano Busà ha messo a fuoco, in questa attenta disamina, alcuni elementi chiave che ritengo insostituibili per avvicinare la brillante e stimolante vis creativa di Claudio Fiorentini. La mia lentezza proverbiale non mi ha ancora consentito di prendere contatto con la produzione narrativa e con quella artistica dell’emergente autore, e spero di poter colmare queste lacune quanto prima. Ho letto, comunque, e approfondito, la sua poesia, restando affascinato da un eloquio stringato, concreto, realistico, che non disdegna il timbro comico-ironico (soprattutto nel versante vernacolare) e che in ogni caso si concede al pathos, al dramma esistenziale con una forte tensione allegorico-surreale. Mi ha fatto molto riflettere la sottolineatura della Busà di questo doppio registro, di questa dicotomica struttura realistico-onirica che ha del paradossale.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Per me, miei cari amici, è un grande onore
RispondiEliminatrovarmi recensito in questo sito
E vi ringrazio tutti con tre versi
che diverranno quattro col saluto!
Grazie a tutti per questi lusinghieri commenti, e grazie a Nazario per ospitare questa recensione.
Per chi volesse sapere qualcosa di più sul mio lavoro: www.claudiofiorentini.it
Ciao
Claudio Fiorentini