Maria Ebe Argenti: Non tramontate stelle. Genesi Editrice. Torino. 2013. Pp. 80
"... Tante sono le occasioni poetiche dell’Argenti:
la coscienza eraclitea dell’esistere, l’accostamento delle grandi o piccole
fasi della vita alle configurazioni paniche simbolicamente esistenziali,
all’amore per il mondo, per l’esistenza, per la creazione anche se una certa
melanconia pervade la pièce per lo scorrere implacabile del tempo: ogni giorno
è una piccola morte, come direbbe il poeta; ma è il memoriale uno dei motivi
poetici di maggiore impatto emotivo. Questo sentimento si fa ora nirvana edenico, amore oblativo, dove
rifugiarsi per ritrovare riposo e sprazzi di pace soffusa, momenti di ritorno
che staccano da una vita spesso troppo umana, nelle sue successioni. Ora si fa
motivo di melanconia nella coscienza dell’essere e dell’esistere tanto
magistralmente raffigurato in quella piccola foglia che s’abbandona alla
corrente del lungo fiume in corsa verso il mare: coscienza della precarietà
degli spazi ristretti di un soggiorno: “Dum loquimur fugerit invida aetas” (Q.
Orazio Flacco). Ed è allora che
l’autrice riporta a vita i grandi amori, le grandi passioni, gli scintillanti
episodi ricchi di pathos, che costituiscono l’essenza del vivere. Sì, è capace
l’autrice, in questa sua operazione di scavo, di ridare forma, colore,
animosità a quelle immagini covate in seno. Ed è tanto forte il suo sentire,
tanto vero il suo ritorno che mai scade in un sentimentalismo eccessivo, mai in
un dire ovvio o scontato, perché il tutto è sempre sorretto da una robusta
cifra lessico-metrica, e da un calore emotivo talmente vissuto, che il canto da
soggettivo si fa universale e oggettivamente donato..." (dalla Prefazione di N. Pardini a "C'era una volta il bozzolo, Edizioni ETS, Pisa, 2012"
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