Marco Cinque è stato selezionato per l'importante Antologia "100 THOUSAND..."
Sono
prigionieri coloro che vengono rinchiusi
o
lo sono quelli che sentono il bisogno
di
costruire muri?
Ti
chiamo per nome, prigione!
Sei
il mio più grande fallimento
e
non posso nemmeno odiarti
perché
nellʼodio ti darei
ragione
Questo
mio infinito non-essere
si
consuma dentro un non-tempo
scandito
dai nomi di mille ombre
tra
muri di eterna prostrazione
Ostinato
a cercarvi nella cecità
a
chiamarvi con parole mute
tra
guardiani di porte chiuse
e
chiavi madri dellʼespiazione
Serrature
di colpe mai sopite
che
aprono ad ennesimo dolore
rinchiuso
nel cinico martirio
procurato
oppure ricevuto
Qui
i sogni si fanno precipizio
le
speranze sprofondi di bestemmia
gli
occhi non trovano più sguardi
la
paura è il mio unico vestito
Qui
scrivo di destini falliti
su
fogli che bruciano di rabbia
e cresco
lʼalbero del
domani
mangiando
i suoi frutti marciti
Un
vento di purissima innocenza
sibila
fra crepe soltanto immaginate
avvolgendo
di buio questo corpo
appeso
al soffitto dellʼabisso
Ascoltatemi!
Sono totalmente disperato
e
questa disperazione non finirà
con
le mie storie rinunciate
non
sʼestinguerà
nella cenere della condanna
non
sparirà nelle tombe della giustizia
non
si perderà negli imperi della negazione
e
non sazierà nessuna vendetta, se non
quella
della nostra umanità smarrita
Ascoltatemi!
Sono il figlio delle prigioni
che
avete eretto fin dentro i vostri cuori
e
non ci sarà mai liberazione
se
non coltiveremo le radici antiche
di
una terra che non ci cresca
così
divisi
così
persi
così
soli.
Marco
Cinque
Marco
Cinque scrive, fotografa, suona, recita, pubblica
saggi, raccolte poetiche, articoli. Attraverso
i linguaggi dellʼarte veicola tematiche sociali
e ambientali, entrando nel vivo del tessuto sociale
(carceri, periferie, strade, piazze, etc.) e privilegiando
nei suoi progetti multimediali le scuole
di ogni ordine e grado. Ha pubblicato più di
20 libri ed è stato tradotto in inglese, spagnolo e
tedesco.
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