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sabato 25 gennaio 2014

N. DI STEFANO BUSA' SU: "SAGGIO SUL POETA RESCIGNO" DI S. ANGELUCCI


Ninnj Di Stefano Busà RECENSIONE Al Saggio Critico Di Sandro Angelucci Sul Poeta Rescigno



Intervenire criticamente su un saggio, a sua volta,  -critico- è quel che si può dire il clou in letteratura.
Ma quando questo disquisire giunge da un esegeta accreditato come Sandro Angelucci, il fatto incuriosisce e si va a leggere con più pertinente attenzione l’autore segnalato.  Non fosse altro che perché conosco da molti anni Rescigno, sarei stata per prima curiosa di apprendere una più profonda esegesi su questo autore: schivo, coerente al suo episodio letterario fin dall’esordio, interessato alle varie tappe della vita, profondamente naturale e fruibile in ogni suo testo poetico, che va a toccare avvenimenti, esperienze plurime dell’uomo, soprattutto, il suo dolore e il suo distacco dalla realtà, con la morte. Gli ultimi due libri si fermano su quella tematica o almeno la sfiorano con quell’ineluttabilità che è propria delle persone autentiche, nel voler valutare il passaggio nell’al di là con somma chiarezza e senza dileggio. Vi è da sempre nel poeta Rescigno il sacro fuoco della poesia.
La parola del poeta è fede e religio di una verità ultima che pone in rilievo la vita con i suoi molteplici aspetti peculiari, con la sua meditazione e speranza, con il suo pianto e le sue gioie.
Sempre, l’autore ha trattato il tema lirico con grande rispetto per i valori dell’uomo, e vista dal lato del sublime, la sua ispirazione rigorosamente attinge alla visione cosmica, ad un più dettagliato e lucido panorama del mondo, che è mistero e religioso stupore, amore e morte, amalgama potente e lungimirante di una contemplazione che si fa viaggio e passaggio dall’uno all’altro, da un aspetto all’altro, diventando memoria e ricordo come categorie ultime di un umanesimo che si ricompatta col mondo, con le sue varianti prodromiche e le sue esperienze temporali.
Una ricerca lunga quanto la vita, quella di Gianni Rescigno, che da grande affabulatore è riuscito a dare l’interpretazione del suo lirismo in maniera esaustiva, sia idealmente che concretamente: i suoi superbi paesaggi terragni, le sue vigne, i suoi ulivi, la natura selvaggia e imponderabile di un Sud fatto a immagine di poesia, tra luci e ombra, tra passaggi interiori e suggestioni, tra emozioni e scoperte, tra lusinghe e dolore; si snoda la vita, e il poeta Rescigno la percorre in un fremito che tutta la raccoglie.
Il suo impianto linguistico è moderno, contemporaneo, mai sperimentale, perché sa cogliere un panismo, un misticismo lirico che non sono di tutti. L’ermeneutica su cui si colloca l’esegesi di Sandro Angelucci è ricchissima di spunti che serviranno a incorniciare la figura di questo poeta entro l’ambito di una scrittura poliedrica e versatile, senza nulla togliere al viaggio reale della sua esistenza, al quale giustamente il Critico riserva tutta l’attenzione.
É scevro da funambolismi ariosi e descrittivi questo saggio, va dritto al punto cruciale che è la personalità del poeta Rescigno: le sue carrellate di versi, tutti potenti, tutti immersi in un’atmosfera lirica da lunga e pesante permanenza in poesia.
Il Critico ne ha saputo individuare linee e forme, categorie e passaggi cruciali, i flussi e i riflussi che ne hanno regolato le stagioni, i gusti, le sollecitazioni amorose, i dubbi, le speranze.
A indicarne la camaleontica tranche de vie non potrebbero essere che le stesse parole del poeta: “forse è l’anima nostra in continua prova/ per raggiungere l’infinito (da: Nessuno può restare) Genesi, 2013. Quest’ultima è una raccolta lucida e ben delineata, una sintesi oserei definirla di quel percorso che Rescigno compie au rebours, per abbracciare l’intero percorso e donarsi infine nelle braccia dell’Ultimo Morfeo, come un guerriero stanco.
L’esegesi di Angelucci è di quelle che non si fanno attendere, ne delimita gli assunti, ne ricrea le atmosfere, ne illumina i contorni con un’aderenza alla realtà tra le più straordinarie. E’ lì, infatti che si sentono l’abilità e la preparazione di un critico, quando questi ne avverte i segni, le interferenze, le angolazioni, i traguardi, le impalpabili sottigliezze, gl’indicibili rifrangenti dell’umano percorso che si fa carne e sangue della vita, ne assume i contorni, ne evidenzia i dati più eclatanti, per giungere all’ultimo stadio che è il più verosimile – come la nascita, infatti, anche la morte è un barlume di vita, anche se l’una dà, l’altra toglie, ma è l’inafferrabile, il mistero di ogni umanità ad attaccarsi al sogno, alla rappresentazione scrittoria di un progetto che si trasforma in poesia, come in arte. Un processo salvifico, un procedimento di gran lunga più misterioso e potente della stessa nascita. Angelucci sembra dire nel suo saggio: se un poeta dopo aver percorso il suo cammino, aver ostinatamente scavato per trovare la peculiarità del linguaggio, la chiave più opportuna offertagli dalla vita, ha saputo parlare con le sembianze di un uomo qualunque, “umile” eppure elevato, dal perentorio bisogno del –dire- allora gli si può riconoscere l’immortalità dello spirito, la sua lunga permanenza nei territori dell’anima, che ne testimoni il grande privilegio della Poesia. Mi pare che un critico non potesse dare miglior giudizio di questo. Spero di averlo interpretato bene!


                                                   
                                               Ninnj Di Stefano Busà               
 Milano, 24 Gennaio 2014 

7 commenti:

  1. Biancamaria Lazzarini

    Seguo da un po' di tempo questo blog, che davvero sa dare tanto in fatto di Lettere, di critica, di poesia; di ciò desidero ringraziare il blogger Nazario Pardini. Riguardo poi questo intervento critico, desidero esprimere i miei migliori complimenti a tutte e tre le figure, che risultano ottime: l'autore, il critico della sua opera e il supervisore di entrambi...che potenza,la loro, essi sanno davvero dare una scrittura encomiabile. di cui andarne fieri. Bravi e auguri

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  2. Andrea Liotta

    è una panoramica vasta quella che fa il critico Angelucci alla scrittura di Gianni Rescigno. Chiunque vorrebbe essere sotto la lente d'ingrandimento di un critico di tale livello. Rescigno lo merita e la Di stefano Busà non può non verificarne e analizzarne con autorevolezza tutta la validità. Sono lieto di essere un lettore ed estimatore del Vs. sito. Grazie per quanto trattate e ...come lo trattate...ad alti livelli.

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  3. Quale piacere, quale goduria emotivo-intellettiva poter leggere una recensione di tale portata. Ringraziare la Busà è poco. E' veramente poca cosa. Qui si rasenta la perfezione dell'esegesi, critica su critica, poesia su poesia, trasparenza di un prosodico dire su contenuti di altrettanta valenza euritmica che non disdegna sonorità e abbracci a una storia che appartiene a noi tutti. Ed è proprio lì il nocciolo della questione: saper penetrare negli animi con una vicissitudine personale zeppa di dolore e di amore. Ed è anche da lì che nasce quella trama verbale indispensabile al sentire. Bravo Angelucci e veramente unica la nostra Busà.

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  4. Non credo, caro Pardini, di fare cosa tanto eccezionale, il saggio di Angelucci si merita pienamente un mio intervento, perché eviscera una situazione di profonda penetrazione letteraria sul poeta Rescigno. Di entrambi ho molta stima e considerazione: mi è sembrato giusto un mio modesto giudizio. Grata a tutti per la considerazione, ricambio con viva e grata stima.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  5. Luisa Scognamiglio

    Ha ragione, Pardini, non è tanto lo scritto critico in sé, quanto l'esegesi dettagliata e puntuale che la Di Stefano mostra nello specifico, ad essere apprezzabile e autorevole. Rescigno ne potrà andare fiero di avere critici così importanti che disquisiscono sulla sua attività. Io ne sarei onorata.

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  6. Quale incantevole sorpresa questo acutissimo e vibrante commento di Ninnj Di Stefano Busà, che accomuna l'arte poetica di un grande protagonista del nostro tempo, come Gianni Rescigno, all'acume critico di Sandro Angelucci, spirito particolarmente sensibile ai voli della poesia, che nel tempo darà sicuramente prove sempre più convincenti e sorprendenti delle sue qualità ermeneutiche! Siamo in presenza di un connubio unico, storicamente importante e felice. Ai due si aggiunge ora la Busà, con la sua penna che tocca le corde più vive della mente e del cuore. Grazie a tutti per il prezioso dono.
    Franco Campegiani

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  7. Siete troppo buoni! Grazie a voi tutti.
    Ninnj Di Stefano Busà

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