Aurora De Luca: SOTTO OGNI CIELO. Genesi Editrice. Torino, 2012. Pp. 136. € 14,50
Aurora De Luca: Sotto
ogni cielo
Genesi Editrice. Torino, 2012. Pp. 136. € 14,50
Involucri
interiori che pretendono di vedersi realizzati in petali di fiori, in orme
“della tua mano sulla sabbia”, in salsedine di mare…
Poesia
giovane, vivace, armoniosa, generosa in cui il verso riesce con tutte le sue
varianti a farsi tatuaggio di dolci e gioiosi impulsi emotivi. Gioiosi, sì!,
perché in questo canzoniere – qui è l’amore che domina con tutto il suo potere
trascinante verso l’irrazionale, verso l’onirico, anche – l’anima della scrittrice è tutta volta alla
ricerca della luce e di un azzurro sotto cui si dipanano le vicende poetiche e
verso cui si proiettano pensieri vitali e positivi. Quelli di una poetessa che si
abbandona a un’oasi dove:
… l’anima sobbalza,
là dove si è posta
a guardare soave
da una qualche loggia del
cuore
quel brivido di vita,
proprio quello che smuove
il granello di sabbia,
scoprendo poi che era puro oro
perduto dal sole
(Amore e oro puro),
e
dove splendono anche i momenti ombrosi dell’esistere, perché lei crede
fermamente:
… che tu sia
quel luminio fugace
che fa splendere la goccia…
un passo nella sabbia ombrosa,
un bacio soffiato nel vento,
la tempesta di neve,
magia e scaglie di stelle (Quel
luminio fugace).
Una vicenda, quindi, pregna di armonia di
sensi e di meditazioni, di slanci emotivi la cui storia si dipana nel cuore
delle quattro stagioni che determinano, col diacronico fluire, la compattezza e
l’originalità dell’opera, perché tutto è demandato al loro concorso; e la vis creativa stessa si affida a
cromatiche performaces acquisendo,
così, robustezza e concretezza; acquisendo toni ammiccanti con l’apporto
dell’ardore allusivo delle metafore. Ma è in autunno che nasce quel sentimento qui vitae ardorem movet, che fa della
vita, appunto, la gioia di esserci. E l’autunno non simboleggia la stagione dei
giochi terminali, il senso di fine coi suoi decadenti viali di foglie morte.
Sta anche qui l’originalità del testo. Nel dare luminosità e motivazioni ardite
a una stagione che di solito, in poesia, segna lo spegnersi, la sottrazione
ultima dell’esistere. Tutto deve essere chiarore, tutto deve essere inizio,
perché lo vuole l’amore che in inverno si radica, in primavera sboccia, e che
in estate esplode ravvivato da un significante metrico di una spartitura
sbrigliata e libera, non soggetta a schemi prefissati o convenzionali, ma
obbediente solo ad una spontaneità di rara fattura; ad un procedere di
polisemica significanza, di perspicacie sapidità disvelatrice, dove gli
enjambements, le sinestesie, le varie figure stilistiche, ben inserite ed
armonizzate in un tessuto poetico nuovo e generoso, offrono una resa lirica di
effetto suggestivo ottenuto, soprattutto, col ricorso a una natura che si traduce
in concreto supporto alla configurazione degli stati d’animo. Un panismo
vissuto con grande partecipazione sentimentale. Sembra proprio che il dio Pan prenda per mano l’autrice e
l’accompagni nei suoi meandri ora
brillanti, ora selvosi, ora brumosi, ora lunari per dare vita a vertigini
semantiche. E i tanti azzardi naturistici non assumono mai carattere
descrittivo, ma si fanno sempre tasselli di giochi analitico-psicologici;
concretizzazioni, patologiche figure di involucri interiori che pretendono di
vedersi realizzati in petali di fiori, in orme “della tua mano sulla sabbia”,
in salsedine di mare, in Terra di casa,
in azzurro di cielo, in passi di vento, in aura di primavera, in terra odorosa e in magie di occhi:
Lontano da qui ci sono i tuoi
occhi,
lontano da me, che li bramo e
li cerco.
Lontano da qui, ti porti
dietro il tuo profumo,
appresso ai tuoi passi di
vento… (Lontano da qui)
Non mi importa che tu
capisca le mie parole.
Mi serve che tu capisca i miei
occhi.
E che tu senta,
nel vento,
nel mattino,
nella sera,
il mio sguardo appoggiato
in quello che provi,
in quello che fai,
in quello che è nuovo…
(Sentori).
Ed
è lo stile anaforico, l’insistere sui luoghi e i termini a giocare un grande
ruolo nella voce della Nostra; a dare una evidente rilevanza al suo poièin. Sono proprio gli occhi, quelli
della persona amata, quelli reali, sognati, immaginati, traslati a rendere
visivo il messaggio creativo. A rendere oggettivo e universale un sentimento
strettamente personale. L’amore si fa nei versi della De Luca messaggio
plurale, totale, di una plurivocità tale che fa parte di tutti noi, o meglio
ancora di ognuno di noi. Tanto che il suo sentire va oltre l’Eros per abbracciare con un subbuglio ultra/umano
tutto il mondo che la circonda. La poetessa ha questo impellente bisogno di
rendere palpabili, visibili le sue invenzioni erotico-emozionali scatenate da
ogni parte di un corpo che sente suo; è da lì che parte per proiettarsi oltre:
… Lontano da me, che sento il
tuo odore
appresso ai tuoi passi.
Lontano di tempo, di spazio,
di corpo,
e di mani, di sguardi, di petto.
Lontano da qui…
(Lontano da qui).
Parte
proprio dai minimi particolari per traslare il tutto verso una spiritualità di
stampo sabiano: “O mio cuore dal nascere in due scisso,/quante pene durai per
uno farne!/Quante rose a nascondere un abisso” (da Il Canzoniere di U. Saba).
Il motivo della lontananza è ricorrente
nella poesia contemporanea e non solo: lontananza cercata o immaginata, perché
adatta a sollecitare l’inventiva e a rendere più ispirato il tema dell’amore.
Ma qui, in questi versi, l’originalità della ricerca verbale e l’apporto delle
suggestioni figurative rendono unico lo stile di questo poema.
Ed in questo gioco amoroso, in questo
afflato di figurazioni e cromie mai oziose, ma funzionali a una trama che
assume configurazione poematica di coinvolgente intensità, a volte non sembra
sufficiente neppure il dato reale. Sì, c’è questo bisogno di volare, di
elevarsi da terra, di infrangere il limen
che ci tiene vincolati in uno spazio troppo ristretto; c’è questa necessità di
oltrepassare la siepe per azzardare sguardi oltre, per scalare le vette
dell’onirico spazio, abbandonati ad aliti di vento:
Mi sono cresciute ali di vento
e plano nell’aria
leggera
e fluttuo con i capelli
sciolti.
Non posso più tornare a terra,
ora che so volare,
ora che posso toccare
il fondo dell’oceano senza
soffocare,
adesso che la notte è divenuta
barlume di stelle e fuochi
d’artificio.
Il tuono è il mio cuore che
sconquassa il etto,
la pioggia è il più bel tempo
di tutti i tempi.
Ora che il mio respiro
è la vita infinita
che quando socchiudo gli occhi
i sogni sono caleidoscopi
di attimi di eternità.
Se un vulcano esplode è ora la
mia anima
E tu sei la fiamma
(Ora).
Sì,
proprio così! Non c’è posto per la notte per Aurora. Non ce n’è per il buio.
Tutto deve essere luce. La tenebra non può avere alcun potere, perché vinta da
gocciole di stelle, da esplosioni di vulcani, da anima di primavera, da profumi
silvestri. Lo vuole l’amore. E fiat lux.
C’è un’anima di primavera
quando penso a te.
Un profumo silvestre,
di sottobosco, di vie di terra,
di muschio.
Penso a te ed è spuma di mare,
e anche spiaggia, la mia
mente.
Nascono qui nel mio palmo
sentori di te,
non appena ti penso…
(Quotidianamente).
Una
vera metamorfosi quasi dannunziana fra i palpiti e i sospiri della terra e le
parti fisiche e spirituali della Nostra. Una simbiotica fusione di organi, di
elementi corporei e mentali che si compenetrano in un’anima ormai rapita da un
volo immaginifico dove ogni passo, ogni gesto porta all’amato :
…
Così che in qualsiasi mio soffio
o passo o gesto,
finisco per avere te,
quotidianamente (ibidem).
Ma
può l’amore, può un sentimento così potente da impadronirsi anima e corpo di un
essere, può un tale sentimento essere soggetto alle sottrazioni terminali che Kronos ci impone? può essere annullato
come ogni cosa materiale dalle fagocitazioni insaziabili dell’ordine terrestre?
In effetti, dobbiamo dirlo, trapela un forte credo da queste pagine; un credo
di tale spiritualità che fa dell’amore un altare a cui la Nostra sacrifica tutta
se stessa. Un sacrificio che è vita; un sacrificio che è vigore, positività,
coraggio, abbandono all’essere e all’esistere. C’è nell’animo della Nostra
questo richiamo al superlativo. Questo tentativo di elevare all’Eterno il suo pathos, affidandolo alla Poesia. Ed è in
lei che crede. E con spirito foscoliano le affida il sacrosanto compito di
vincerlo questo breve segmento a cui siamo destinati:
A forma di ali
le tue mani hanno piume
spaziose,
che alzano venti
d’amore sulla mia terra.
Soffiano granelli di sabbia,
lacrime di mare,
scie di sguardi eterni (Ali).
Nazario
Pardini
13/01/2014
Caro Nazario, ho letto e commentato a mia volta il libro di Aurora, per cui mi sento di avallare il tuo superbo discorso critico, teso a mostrare le valenze universali di un eloquio poetico che, partendo da vibrazioni sensibili, si proietta molto oltre le colonne d'Ercole della carnalità. E’ una poesia limpida e sognante, quella di Aurora De Luca, non fondata sulla scansione metrica convenzionale, bensì sul verso libero, in una musicalità che vibra di sensi e di anima. Un canto dove il primo incontro d’amore è proprio quello che avviene tra materia e spirito, tra assoluto e relativo, tra contingenza ed eternità. Non a caso, in un verso lapidario e felice, la poetessa parla de “l’amore che il finito prova per il tempo infinito”. Questa poesia è come un volo leggero capace di raccogliere le melodie del cielo e della terra. Poesia dell’incontro duale, poesia dello yin e dello yang, potremmo anche dire, usando i termini di una vetusta filosofia orientale. Poesia fondata sulla legge elementare e misteriosa dell’attrazione dei contrari. Non poesia di sospiri amorosi, sdolcinati, melensi. Qui non c’è l’atteggiamento feticistico di chi fa dell’amato, o dell’amata, un idolo da adorare, bensì una concezione dell’amore come trascendimento, come superamento dei propri confini, come viaggio di comprensione e conoscenza, come proiezione della propria anima verso l’altro, verso ciò che è diverso e non si conosce, ma di cui si ha bisogno per un ampliamento della propria vita coscienziale. Molte delle poesie di Aurora sono scritte in riva al mare, simbolo di separazione, ma anche di congiunzione tra due mondi, tra due universi divergenti, desiderosi di incontrarsi tra di loro. Amore, dunque, come equilibrio, come capacità di tenere uniti i contrari. Amore universale. Amore come “battito del cuore, / tamburo nel petto che / smuove l’immortalità”.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Busso per entrare in questa terra "Alla volta di Leucade" e, togliendomi le scarpe prima di oltrepassare la porta, ringrazio Nazario Pardini, ancora una volta, per le sue parole e per lo spazio che mi ha dedicato. Ringrazio sentitamente sempre anche te, Franco, per questi pensieri e per queste righe.
RispondiElimina"Sotto ogni cielo" è un frutto spontaneo e poi è diventato seme. Da lui si crescerà per divenire albero, se Dio vorrà.
Grazie ancora!
Aurora De Luca
Con la consueta perspicacia, Nazario Pardini mette in risalto le doti di una poetessa dalle grandi prospettive. Non lo dico soltanto basandomi sull'esegesi del caro amico ma perché anch'io ho avuto il piacere di riflettere e scrivere su questi versi. Versi di una freschezza, di una pulizia disarmanti (nel senso della pace interiore, dell'assoluta levità con cui si posano nell'animo).
RispondiEliminaMa mi piace evidenziare due aspetti che destarono la mia curiosità e che, ora, ritrovo in questa acuta disamina. Il primo: l'opera è scandita sul ritmo delle stagioni, e l'amore non nasce in primavera ma in autunno, dando luogo ad un nuovo senso di preludio, di fermento sotto il fogliame. "Sta anche qui l'originalità del testo (dirà Nazario)...nel dare luminosità e motivazioni ardite a una stagione che di solito, in poesia, segna lo spegnersi, la sottrazione ultima dell'esistere...".
Invece, qui, "tutto deve essere inizio, perché lo vuole l'amore". Ed eccoci al secondo - a mio avviso ancora più sorprendente - elemento: l'universalità di tale sentimento, non semplice da cogliere per una giovane poco più che ventenne, per chi, dall'amore stesso, potrebbe essere 'sopraffatta'. Aurora sa già coniugare il verbo in tutte le sue declinazioni; lo sa perché - tirando in ballo Saba, come fa Pardini - "parte dai minimi particolari per traslare il tutto verso (la) spiritualità". E questo - mi si lasci dire - non è davvero poco.
Sandro Angelucci
Grazie Sandro!
RispondiEliminaLeggo con piacere queste parole, per tenerne memoria. Ho visto L'Amore non come un sentimento, o meglio non solo come un sentimento, ma piuttosto come un percorso, come la vita. L'autunno è per me l'inizio, come fosse una stanza in cui c'è una mente che idealizza qualcosa e la fa già germogliare, un qualcosa che ha poi la forza di superare l'inverno e divenire frutto tangibile e vero in primavera, per poi soffrire sotto il torrido caldo estivo. Ma non c'è un limite che separa queste stagioni, ognuna contamina l'altra, proprio come nella vita, che si comporta come il mare, di stagione in stagione.
Voglio rendere pubblica la mia stima verso il direttore di Pomezia-Notizie Domenico Defelice, il quale non è stato mai avaro di consigli ( non contaminanti, come era sua premura) e verso tutti voi, perché scambiate opinioni sincere, per amore della poesia.
Aurora De Luca
Aurora aveva appena pubblicato il suo volume Sotto Ogni Cielo ,che me ne fece subito omaggio .Lessi e scrissi subito su Pomezia Notizie tutte le cose che quella lettura mi avevano suscitato.Quelle stesse cose che ancora oggi e con tanti riconoscimenti ricevuti,mi danno ancora gioia ogni volta che rileggo quelle poesie.Devo confessare che il volumetto di Aurora lo tengo sempre sul comodino e non vi è sera che non rilegga lentamente e con piacere qualche sua poesia scelta a caso, semplicemente aprendo il libro.E sistematicamente ogni volta una ventata di freschezza ,di allegria,di umori ed odori mi assalgono dandomi lo spunto per qualche verso da annotare nei miei diari.Centrata la relazione del Pardini che nei suoi richiami ci fa ulteriormente capire il giusto aire con cui Aurora è entrata nel mondo della poesia.
RispondiEliminaSalvatore D'Ambrosio
E a questa 'bimba' sana, brillante, capace di tenere il palco con semplice autorevolezza, di varcare l'Oceano per arrivare a Melbourne con i suoi versi e che 'bussa' per entrare in questo blog che è teatro di grandissime penne e, che, a mio umile avviso, merita a trecentosessantagradi, voglio dedicare due parole d'amore.
RispondiEliminaL'ho presentata a Roma e seguo le sue liriche in molte circostanze. Riscuote consensi e con la sua vibrante armonia, condita di animismo, di verismo e di musicalità innata, mostra quanto essere Poeti non debba necessariamente identificarsi con 'il mal di vivere'. L'argomento fu fonte di dibattito, ma mi ostino a ribadire in una sede così importante che Aurora, istruttrice di nuoto, studentessa attiva, ragazza serena, portatrice di sorrisi... versifica giocando su tutti i registri e libera la Poesia dal 'ghetto' del dramma. Si può essere giovani e felici e librarsi in voli così alti.
Sono fiera della nostra piccola Immensa incantevole creatura e la ammiro infinitamente.
Con affetto materno. Maria Rizzi
Da molto tempo non entro nel salotto di Nazario, amico prezioso.
RispondiEliminaOggi torno volentieri in questo luminoso angolo di Cultura per rendere omaggio ad una giovanissima poetessa che con “SOTTO OGNI CIELO” riesce a librarsi, con matura disinvoltura, sull'Eden variopinto della Poesia.
I commenti lusinghieri – ma meritatissimi – espressi da Nazario, Franco, Sandro, Maria e Salvatore, sono stati formulati in maniera esaustiva e circostanziata, lasciando pochissimo spazio a mie ulteriori riflessioni sulla poetica dell'autrice.
Aurora è fornita di penna ben forgiata, si destreggia con liberi versi eleganti, suadenti, ricchi di sfumature intimistiche e dai contenuti accattivanti: il suo giovane estro riesce a plasmare autentici cammei cesellati dai battiti del cuore e levigati dalle meraviglie del Creato.
Come in un giardino fiorito ci si sofferma a sorprendere il profumo di una rosa, io in questo florilegio poetico mi limiterò a riflettere sulla lirica “Ci Sei”, poiché ho colto in quei versi la capacità espressiva e la profondità d'animo di Aurora, tesa a celebrare Amore e Natura intrecciando elegantemente alcuni elementi indissolubili dell'Umano e del Cosmico: “voci” e “suoni”, “fiato” e “scintille”, “sapori” e “umori”, “briciole di sole” e “folate di vento”.
Non disdegna, l'autrice, di ricorrere all'artifizio dell'arduo ossimoro mettendo a confronto “ragione” e “follia”, esaltandole come fossero creature gemelle del più puro e coinvolgente moto dell'animo. E viene umiliato, con serena meditazione, l'assioma di fine settecento “Il sogno (o sogno) della ragione genera mostri”: il senno – accompagnato da Cupido – assurge qui a dispensatore di beni! Con la “follia più pura e serena” Aurora riempie i propri “echi” e si adagia sul “mare che c'è nel cuore”: sull' “orma” del suo Lui percorre un sentiero di certezze sfiorando le emozioni del Tutto e abbandonando il deserto del Nulla.
Val la pena intrattenersi a sognare tra le pagine di “SOTTO OGNI CIELO”!
Scoprirete il fascino di cento altre emozioni genuine, dipinte con maestria dalla fantasia di una poetessa dall'animo nobile e armonioso.
La Cultura ha bisogno di giovani ali per spiccare il volo!
Roberto Mestrone
Cari amici,
RispondiEliminaringraziarvi inizia ad essere non cosa da poco!
Caro Salvatore, mi fa piacere leggerti anche qui, in questo salotto virtuale, ancora una volta parlando di poesia. Essere d'ispirazione, come tu dici, è per me un grande onore e un grande onere, che spero le mie spalle possano sostenere e meritare. Forse il merito va al tuo comodino, vicino a quali altri libri hai messo il mio? Forse un pò della loro aura è arrivata fino alle sue pagine. Sul mio ci sono i vostri libri, e quelli di amici di "altri tempi", tutti mi date qualcosa.
Maria, ti abbraccio, sempre con il tuo slancio affettuoso e materno e ti ringrazio per la tua generosità e coinvolgente positività. Mi serve molto!
Grazie Roberto, le tue osservazioni mi descrivono, o meglio descrivono la Aurora di "Sotto ogni cielo". Tutto è il rovescio di tutto, il limite non è mai definito, ogni cosa ha in sé il suo contrario, la Vita non ha in sé la Morte? Ma ogni cosa è nella Natura, secondo equilibri sottili e stupefacenti.
Aurora De Luca