DALL'ANTOLOGIA POETICA: 100 THOUSAND POETS FOR CHANGE
Non
avevi capito, Stefania, quanto ti amava,
davvero
non lʼavevi capito.
Tutto
il giorno al lavoro per te, per far bella
la
casa e i vestiti eleganti e quel diamante,
un
carato di purezza assoluta come i tuoi occhi.
Una
luce accesa per sempre.
Tornava
disfatto la sera, Matteo ti dava tutto
e
tu, tu le tue fughe improvvise, quella tua distrazione,
i
tuoi pensieri che migravano altrove, chissà dove,
lo
sentiva e non capiva perché.
Un
altro uomo, certo, unʼombra oscena e nascosta,
un
tormento, un ansimo, un chiodo piantato in testa.
Questo
tu, la sua Stefi, il suo grande amore.
E
poi il primo schiaffo, il secondo, quasi ogni giorno,
e
tu che piangevi e non ammettevi, tu lo deridevi,
ingrata
e puttana urlava sconvolto e bestiale.
Poi
si calmava.
Poi
furono i pugni, più volte, ogni volta più forti,
decisi,
da far sanguinare le labbra, le corse
allʼospedale di notte, qualche
lacerazione, roba
da
poco che va via in due settimane.
E
non hai voluto firmare il verbale della polizia.
Eʼ nervoso, è stanco, troppo lavoro,
Matteo è buono,
gli
serve riposo, tre giorni di ferie nella casa
in
collina, tu e lui nella pace del verde e smetterà,
capirà
lʼassurdità di
quel chiodo,
tornerà
a sorriderti dolce di nuovo.
Tu
e lui soli nella casa in collina, nel risvolto
del
barbour una Beretta, tu lʼavevi già vista,
è
naturale, per la sua sicurezza e poi non sapeva
nemmeno
sparare, ti aveva detto ridendo,
la
teneva così, non si può mai sapere.
E
quella sera, in cucina, è quasi pronta la cena,
la
Beretta in mano, stretta, diritta ai tuoi occhi,
un
fuoco improvviso, una volta, due volte,
un
terzo boato, i tuoi occhi sbarrati, il terrore,
un
grido, il tuo sangue dappertutto.
E
un sudario rosso gettato a terra.
Poi
sul giornale, a pagina piena, la meraviglia,
il
dolore di amici e parenti, le testimonianze,
le
dichiarazioni, il pianto unanime dopo il massacro
senza
alcuna ragione.
Senza
spiegazione.
Due
foto a colori, le foto del prima e del dopo e
un
poliziotto che stende il verbale, le stesse parole.
Non
lʼavevi davvero
capito, Stefania,
il
suo grande amore.
Francesco
Sassetto
Francesco
Sassetto (1961) risiede a Venezia. Si è
laureato con una tesi sul commento trecentesco di Francesco da Buti alla Commedia dantesca.
Eʼ dottore di
ricerca in Filologia e Tecniche dellʼInterpretazione e insegna a Preganziol (Treviso). I
suoi componimenti in lingua e in dialetto veneziano hanno ricevuto premi. Ha pubblicato
Da solo e in silenzio (Montedit, 2004), Ad un casello impreciso (Valentina
Editrice, 2010), Background (Dot.com Press-Le Voci della Luna, 2012).
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