Ninnj
Di Stefano Busà: La fragilità delle cose grandi
Studio per un romanzo
NARRATRICE DI UNA COMPLESSA
SEMPLICITA’ CHE, CON AUTOREVOLEZZA,
STRINGE LA QUOTIDIANITA’ IN UNA PERSONALISSIMA FILOSOFIA
Ho voluto riportare, di seguito, quelli che
sono i momenti focali di una vicenda che racconta la vita in maniera mai evanescente,
ma sempre aderente ad una realtà vicina ad ognuno di noi. Qui l’autrice rivela
tutto il suo essere, il suo pensiero, l’idea sua dell’esistere, della morte, e
dell’inquietudine della storia umana. La profondità è il suo talento. Andare al
cuore delle situazioni con garbo e gentilezza, ma anche con affondi che
strappano l’anima. E tutto si distende su descrizioni ora murmuri di tempeste e
bufere per anticipare la drammaticità dell’evento: <<… C’è una leggera
nebbiolina solo a tratti, comincia a metà strada un acquazzone, con raffiche di
vento, ma superato il tratto interessato al maltempo, la viabilità si
ripresenta normale: vi è un cielo plumbeo che promette altra pioggia e qualche
piovasco nella zona, le previsioni meteorologiche lo danno per certo,
soprattutto, al Passo del Turchino le condizioni appaiono pessime, previsti
forti scrosci sul fronte orientale e presso la Cisa…>>; ora su tappeti di una natura suadente per
accompagnare la semplicità complessa del gioco dell’amore: <<… Enrico e
Teresa sono esausti ma soddisfatti del loro operato. L’insegna luminosa fa gran
bella figura sulla vetrina principale della Farmacia. La cassa è luccicante e i
locali pulitissimi e igienizzati. Tutto lascia trasparire ordine e pulizia; vi
sono fiori ovunque…>>.
E quello che tiene avvinti è la
scorrevolezza del dettato verbale. Un dettato che è maturato in un’anima ora addolcita
dagli abbrivi dell’amore, ora violentata da quelli del dolore.
C’è la passione, c’è l’apologia del bene e del bello, c’è lo
slancio emotivo verso l’azzardo del mistero, c’è il tatto di una scrittrice che
vuole raccontare vicissitudini emotivamente complesse e non semplici, come non
semplice è il nostro essere ed esistere, ma lo vuole fare in maniera pulita e
positiva: <<… Jessica Martinelli e Marco Vallardi, in un completamento di
forme e sentimenti che si possono definire “aurei”:...>>.
Ed anche dai fatti più tristi, dagli interrogativi
più problematici (“perché proprio a me:
Che cosa ho fatto di male?...”, <<… “La morte del mio ragazzo, continua
la donna, “è stata una tragedia anche per
me, si trattava dell’unico figlio, ed era la luce dei miei occhi>>) esce
un impulso a credere, una spinta a non mollare, un input ad affidarci a quel mistero con la speranza che prima o poi
sciolga la matassa dei suoi intrecci. E l’avvia, questo mistero, a conclusioni
di affetti e vicinanze, di sintonie e affinità, di memorie scottanti e
rigeneranti, anche se trapela dal tutto la coscienza della fragilità di questa
nostra storia, di questi nostri esigui spazi: <<… Così come le cose
grandi hanno la loro fragilità, il loro pudore, la loro profonda ragion d’essere…>>;
anche se trapela, alla fine, che il dolore e la gioia si diluiscono su una
strada a cul de sac affacciata su
orizzonti indecifrabili. Ma orizzonti sui quali sventola, pur sempre, a tinte
forti la parola amore: <<… L’amore è la poesia dell’anima e dei sensi, il
trasalimento più commovente di una ricerca incessante dell’altro da sé...>>.
Nazario
Pardini
01/02/2014
In attesa di leggere l'interessante libro, cordialmente un augurio di buona continuita' letteraria & buona poesia a tutti!
RispondiEliminaMiriam Binda