La collana
(quando
la Runa cadde dalla Luna)
Selene
si trastullava spesso con la sua bellissima collana.
Si
sedeva sopra un vecchio, polverosissimo cratere e guardava affascinata la falce
di Terra nel cielo, roteando
il suo gioiello.
Nelle
notti di Terra Nuova il firmamento era di un’oscurità totale, interrotta solo
da mille sfavillanti puntini. Selene era la principessa della Luna e
la collana, composta da 28 piccoli dischetti di legno,
le era stata regalata dal padre, il Re Lunatico, in uno dei suoi altalenanti
momenti di ottimismo. La sua esistenza, sul satellite,
trascorreva noiosissima.
Non
c’erano mari né laghi, dunque nessun bagno estivo.
La
tintarella andava presa con la dovuta cautela e con strati e strati ( anche di
un certo spessore ) di crema
spalmati uno sull’altro e sulla pelle, mancando l’atmosfera e di conseguenza lo
strato di ozono. Le settimane bianche, poi, semplicemente
non esistevano: non c’era traccia di bianco ( cioè
di neve ) sulla sommità dei crateri.
Si
potevano sì prendere le ferie, ma per fare cosa?
Il
panorama era sempre lo stesso, pianure e buchi su cui si era depositata la
polvere dei millenni.
Non
avendo svaghi con cui distrarsi, Selene si gingillava con la sua collana,
bellissima in verità, come
già detto. Ognuno dei 28 dischetti di
legno recava inciso un segno, una lettera dell’alfabeto.
La
giovane principessa si domandava spesso se la Terra, che le appariva così bella
ed invitante, ospitasse
qualche forma di vita, microbi o principi azzurri che fossero.
Frattanto
sulla Terra, nelle foreste del Nord-Europa, ignare di tale domanda trascinavano
la loro esistenza
genti barbare ed incivili, digiune delle più comuni regole di buona creanza.
Non
sapevano scrivere ed articolavano suoni a malapena comprensibili del tipo:
Uhm.., Aahmm, Ehhm.., Iiiihhh,
insomma un vocabolario un po’ carente.
Se due
persone ( si fa per dire ) s’incontravano in un crocevia nella foresta, non si
rivolgevano di certo
l’un l’altro con un gentile “ Prego, passi pure prima lei! ” ma incominciavano
a schiaffeggiarsi con
foga senza tanti preamboli né complimenti per stabilire a chi toccasse la
precedenza.
La
sera, vicino agli alti fuochi, si abbuffavano senza alcun ritegno mangiando con
gusto ( senza lavarsi
le mani! ) la selvaggina catturata durante il dì.
Quando
nasceva una discussione ( ad esempio: “ Uhmm.. ahha..ee…ummmm” ) il dibattito
finiva invariabilmente
con lanci di ossa di animali all’indirizzo di chi non condivideva le proprie
idee ( si fa sempre per dire ).
Insomma,
questi popoli della nera selva erano rozzi, sguaiati, triviali, arroganti e
sudici ( e si potrebbe continuare l’elenco ).
Mille
chilometri più a Sud, invece, gli abitanti di Roma e dintorni avevano già
sviluppato una civiltà più ambiziosa ed articolata, costruendo acquedotti ed
anfiteatri, avvalendosi di eserciti organizzati, partecipando ad un’ intensa
vita politica ed elaborando aggiornati codici giuridici.
Selene,
ignara di tutta questa molteplicità di eventi che stavano accadendo sotto di
lei, roteava felice la sua collana seduta sul fondo di un piccolo cratere,
contemplando con occhi sognanti il brillio delle stelle, riunendole in gruppi
per disegnare in cielo, con la sua fantasia, nuove costellazioni da lei
battezzate: borsetta di pelle di
coccodrillo, bouquet da sposa , bel
principe.
La
collana, ruotando ruotando, urtò con violenza una roccia appuntita che faceva
capolino dal fondo del cratere, la sua anima di filo si ruppe provocando la
fuoriuscita di 12 rune, che, sfuggendo alla presa di una disperata Selene,
cominciarono la lunga, spiraleggiante caduta verso il nostro pianeta.
Le
ritroviamo quattro giorni dopo nei pressi di una grande betulla della selva
nera.
E le
ritrovò anche un guerriero delle genti del Nord, che rimase sorpreso a rimirare
quegli strani ghirigori così ben incisi nel legno. Erano le lettere N H
I M E G C
U R O
D ed il punto esclamativo.
Egli
le raccolse con attenzione ed inusitata garbatezza e le portò al suo villaggio.
Parenti
ed amici suoi cominciarono a giocherellare con i segni ed a passar parola della
scoperta ad altri parenti ed amici loro.
L’inaspettato ritrovamento provocò molta curiosità tra le genti
nordiche.
Un
alone di mistero circondava questa scoperta: cosa significavano quegli strani
segni impressi nei dischetti di legno?
I rozzi abitanti delle scure foreste del Nord-Europa presero l’abitudine
di trastullarsi, fra una battuta di caccia e l’altra, con i simboli caduti dal
cielo, disponendoli in varie forme e combinazioni, provando e riprovando.
Qualcuno,
più portato al pensiero astratto, scoprì con stupore che era possibile formare
delle parole quando i segni venivano ordinati con accortezza e logica.
Questi
primi, timidi pionieri del dizionario trovarono vocaboli quali: NEIN! ( cioè
NO! ), DUMM ( STUPIDO ), GEHORCHEN (
UBBIDIRE ) e NIMM! ( PRENDI! ).
Abbozzarono
persino qualche improvvisato e parziale cruciverba ( con scarso successo, a
dire il vero ) nel tentativo di ammazzare ( sempre gentili, vedete? ) il tempo.
Un
risultato rimarchevole però le rune discese dalla Luna lo avevano prodotto:
finalmente la lingua di questi barbari popoli si arricchì.
Da
suoni disarticolati,ambigui e quasi insignificanti si passò a qualche dozzina
di sostantivi, verbi, aggettivi e persino avverbi o modi di dire, anche se l’evoluzione
linguistica non si spinse così tanto in profondità da permettere
l’acquisizione, da parte loro, di un sia pur minimo galateo.
Non
conoscendo la S, la D, la B, la T o la doppia V, non potevano certo chiedere “
Wie heien Sie?” (Come si chiama? ) oppure ringraziare con un “ Danke!” (Grazie!
) od ancora invitare con “ Bitte” ( Prego ). Probabilmente non era neppure
molto chiaro, nella loro mente, quali fossero i loro posti nel creato e le
proprie aspirazioni, non riuscendo infatti a pensare “ Ich bin” ( Io sono ) e neanche “ Wollen” (Volere).
Più
che altro erano usi a dirsi brevi comandi (
Fai, Devi...) e la loro condotta
lasciava ancora a desiderare ma, perlomeno, certe controversie che in tempi
precedenti si sarebbero tramutate in zuffe paurose condite di botte da orbi
potevano ora essere risolte con brevi dialoghi ( “ Dico bene io!” “No,io!” e poi giù un piccolo schiaffo ).
Il
progresso, dunque, risultava evidente.
Anche
se rimanevano zoticoni, sgraziati e per giunta un po’ tonti.
Sul
nostro neanche tanto piccolo satellite, frattanto, la principessa derubata dal
destino del suo bell’ornamento piangeva, disperata, la sua triste sorte.
Aveva
sempre gelosamente conservato la collana come ricordo prezioso del padre ed era
rimasta con un pugno (piccolo ) di rune in mano ed un lungo filo spezzato,
ormai inutile.
Fu
consolata solo dalla cugina, Falce Dorata, che le comunicò di essere a
conoscenza di un falegname disposto a rifarle il gioiello tale e quale, pur di
poter disporre di un disegno del prezioso ornamento andato distrutto.
Selene,
rinfrancata, impugnò una penna d’oca che intinse d’inchiostro per dipingere i
suoi desideri e, nel far ciò, aprì la mano destra e le 16 residue rune si
dispersero nella tenuissima atmosfera, attirate poi dalla Terra e dal richiamo
delle sorelle, seguendo la sorte delle quali finirono anch’esse col precipitare
nelle oscure selve germaniche.
L’arrivo
di questi ulteriori rinforzi determinò, nelle pignole e squadrate teste che
abitavano quei freschi luoghi, un addolcimento ( era giunta anche l’UMLAUT ,
cioè la dieresi ) dei suoni e dei modi di esprimersi.
Il
dizionario a disposizione divenne di colpo infinitamente più ricco e vario,
vennero acquisite maniere educate di rapportarsi col prossimo e finalmente
finirono i modi rudi e crudi di condurre dispute ( schiaffi, pugni e calci )
per lasciar posto ad una lodevole dolcezza.
Aguzzando
le orecchie tra i tronchi delle selve nerissime, tra un ramo di abete ed un
cespuglio di more, non era difficile imbattersi in amene conversazioni quali “
Ich habe oft Halsschmerzen, und dann bekomme ich immer Penizillin” ( Ho spesso mal di gola, e allora mi
prescrivono sempre la penicillina ) “ Vielleicht kaufen Sie ein Medikament aus
Pflanzen, zum Beispiel Echinacea-Tropfen” ( Magari compri un
medicinale a base di erbe, per esempio Echinacea in gocce” “ Na gut, also dann danke “ ( Va be’, allora grazie ) “Also
gute Besserung!” (Allora pronta guarigione! ).
Un
giorno poi qualcuno osò addirittura
pronunciare “ENTSCHULDIGUNG ” ( Scusi ).
E non
solo le nordiche genti acquisirono le forme di cortesia, accadde molto di più!
I
nuovi modi di esprimere le idee
favorirono l’improvvisa esplosione di parole composte con ricadute
imprevedibili per le nuove tecnologie con la vettura del popolo (VOLKSWAGEN),
la scienza con la radiazione da frenamento (BREMSSTRAHLUNG), l’arte con lo
scultore (BILDHAUER) e gli studi filosofici con
l’antitesi (GEGENSATZ ).
Una
civiltà evoluta ed al passo con i tempi fiorì tra le stupende abetaie e le
lastricate strade romantiche, tra i laghi lisci come specchi ed i fiumi
impetuosi.
Una
civiltà piombata dal cielo, caduta dalla Luna.
Come
era potuto succedere? Così! Era caduta ( la runa ). Era accaduto.
Questa
neonata civiltà donò alle arti, alle discipline scientifiche ed all’astrazione
filosofica splendide menti e, del periodo intermedio in cui solo 12 rune si
erano depositate sulle nere foreste, non restò che una diffusa tendenza ad
obbedire acriticamente alle direttive impartite, quasi mancasse il senso di
responsabilità e tutti si sentissero un po’ fanciulli, bisognosi della guida di
altri più maturi, più adulti.
Qualche
decina d’anni dopo, un gentile principe tedesco, colto, raffinato e con una predilezione,
nel vestire, per i toni blu sfumati od azzurri, si sorprese a pensare, lo
sguardo sognante fisso al disco lunare specchiantisi in un laghetto : “Chissà
se lassù, su quella sfera tanto lucente e bella, esistono forme
di vita a noi similari, siano esse piccoli vermi o affascinanti
principesse”.
Pietro Rainero
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