MUSICO CON ARPA
Collocato a Greve in Chianti, nel parco privato di
Gianni Bandinelli,
il monumento di Roberto Giansanti
Domenica 13 aprile, alla presenza delle autorità
comunali di Greve in Chianti, è stato collocato un monumento di Roberto
Giansanti nel parco privato di Gianni Bandinelli. Il giovane artista di origini
romane trapiantato in Versilia insegna Discipline Plastiche nei Licei Artistici,
dopo aver conseguito la laurea con il massimo dei voti presso l’Accademia di
Belle Arti di Carrara e frequentato l’Istituto Statale d’Arte “Paolo Mercuri”
di Marino (Roma). Gli squisiti elaborati pittorici e scultorei che egli produce
– vantando anche, tra l’altro, una pregiata produzione di gioielli – si pongono
sulla scia della Nuova Figurazione, proponendone uno sviluppo interessante in
senso, direi, mitico-sacrale e cosmico. Una poetica nuova, pertanto, che in
pieno clima postmoderno, giunge ad una sensibilità neoarcaica, dove affiorano
memorie epiche
dimenticate e si srotolano immagini di eroi umili, silenziosi,
sospesi sull’abisso, dediti all’ascolto di remote musiche interiori.
Ed è certamente una fabula nova, un nuovo mito quello che l'artista racconta con questo
Musico, con questo eroe solitario, con
questo viaggiatore giunto nel bosco di Gianni da chissà dove, da chissà quale naufragio
esistenziale. E' capitato qui, viaggiando, in questa fitta vegetazione, e da
dove venga nessuno lo sa. Forse da una diaspora susseguita ad un’esplosione
nucleare, o da chissà quale altro epocale crollo di civiltà.
Un moderno Ulisse,
se vogliamo, un umile e grandioso Nessuno
dei nostri giorni, un eroe/antieroe, un esule che porta con sé i segni di
un’umanità sopravvissuta a qualche immane sciagura, ma anche di un'umanità che
cerca di ricostruirsi ascoltando la propria interna armonia, la propria
incorruttibile essenza, la propria musica arcana.
C’è un
che di tragico, in questo Musico, ma
di aurorale e verginale nello stesso tempo. Così, dopo aver metabolizzato il
dolore, ecco accendersi le fiamme di una speranza nuova, di un nuovo percorso
di civiltà. Apocalisse e palingenesi. Ordine e Caos.
C'è l'ebbrezza dell'alba
nuova, del primo giorno che fu la terra, unita alla vertigine di tramontate e
carbonizzate stagioni. Una fiaba struggente, ricca di disperazione e al tempo
stesso di fede. Questa forma scultorea è sostenuta da una tensione
straordinaria. Colta in un equilibrio instabile, è tuttavia salda ed incrollabile,
come rapita dall'alto in un mistero di cosmiche armonie. Questa figura di Musico (grande, ma tutto sommato piccola
nel macroscopico contesto da cui è circondata) è posta su un trespolo altissimo,
di maestose dimensioni.
Roberto ha detto: “La mia ricerca si basa sul movimento-equilibrio di angeli, guerrieri
e personaggi mitologici spesso al centro di un ciclone, dove l’istante si
blocca in una tensione irreale. E sono scolpiti in forme impossibili, capaci di
suscitare curiosità ed emozione”. Così egli si esprimeva qualche anno fa, quando,
giovanissimo, mostrava di voler tornare alla mai sopita vitalità del mito,
narrando storie paradigmatiche, fortemente e nuovamente significative. Questo Musico con arpa è un mito a tutti gli effetti, ma un mito che non esiste
nella mitologia classica e inutilmente lo cercheremmo tra i racconti già noti,
un poco sfibrati e ripetitivi. Non è un ritorno al
passato, pertanto, un recupero mnemonico di storie logore e trite, bensì una
novella fabula che dà notizie di
prima mano sui sensi segreti e universali della vita.
E' il racconto di una palingenesi, di
una rinascita segreta che avviene nei nascondigli del bosco e nei recessi
dell'anima. Chi segue Roberto è abituato a queste visioni abissali, che alle
spalle hanno un tormentoso ricordo di distruzioni epocali, e di fronte il
tenero ed umanissimo annuncio di nuove primavere. E' il mito arcaico della
morte/rinascita che torna dalla notte dei tempi e che in modalità differenti
troviamo alle origini di qualsiasi avventura culturale. La fine è avvenuta,
occorre tornare all'inizio. E l'uomo nuovamente s'immerge nei misteri del bosco
sacro. L'eroe solitario e girovago entra nella boscaglia e ne rimane
invischiato. S'impiglia alle fitte ramaglie e quasi inizia a mettere radici.
All'improvviso qualcuno lo issa su una piattaforma di tronchi instabili, quasi
un'ara rudimentale. Ed eccolo - sacerdote del bosco e dell'anima - pronto
per celebrare un rito.
Un'iniziazione musicale. Il suono,
dapprima flebile, sale dalle radici, dai germogli, dai rami, dalle sue stesse
arterie, per amplificarsi fino a creare un'onda gioiosa di cieli. Sarà lui
l'artefice del suono? o lui si trova nel cuore di un'orchestra invisibile,
suonata e diretta da chissà chi? Realizzata in raku e legno, l'opera rappresenta un'osmosi tra uomo, musica e
natura, ed è un innesto di materie povere, ecologiche, affidato all'azione
metamorfica della natura. Questa lo ricoprirà di muschi, di muffe, di funghi,
assimilandolo a sé, in progress, come
una delle tante creature del bosco. Una precarietà che è anche forza rinascente
ed esplosiva. Una deperibilità che la dice lunga sugli intenti vitalistici di
una poetica che preferisce il tempio vivo e cangiante del creato alla
schematicità mummificante del collezionismo museale. In questo lavoro tornano
suggestioni ancestrali legate al sacro
primordiale, alle culture universali e prelogiche - se vogliamo sciamaniche
- comuni ai popoli nativi di ogni luogo della terra (Indiani d'America in prima
fila).
E davvero non c'è altro modo per
potersi rinnovare. Tornare indietro per andare avanti. E' successo tante volte
nella storia. Pensiamo all’influsso del Primitivismo
sull’Avanguardismo artistico. Quanti
spunti fertilissimi ha fornito all’innovazione artistica quella spinta alla
deculturazione dei linguaggi, al regresso verso le strutture primarie ed
arcaiche? Questo significa tornare alle radici. Significa trovare la spinta,
oggi, per un nuovo albeggiamento. Ed è ciò che Roberto fa, si può dire da
sempre. Nella sua ricerca confluiscono i richiami della Land Art, dell'Arte Povera, del Ready-made,
del Riciclaggio, del Bricolage e
dell'Assemblage, fino alle moderne
Installazioni: il tutto teso verso la riscoperta di archetipi elementari, di
mitologemi originari e soprattutto originanti, ricchi di confidenze misteriche e
di nuove alleanze, di nuovi saperi e scenari universali.
Franco Campegiani
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