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martedì 15 aprile 2014

F. CAMPEGIANI SU: "MUSICO CON ARPA", DI ROBERTO GIANSANTI

MUSICO CON ARPA
Collocato a Greve in Chianti, nel parco privato di Gianni Bandinelli,
il monumento di Roberto Giansanti


Domenica 13 aprile, alla presenza delle autorità comunali di Greve in Chianti, è stato collocato un monumento di Roberto Giansanti nel parco privato di Gianni Bandinelli. Il giovane artista di origini romane trapiantato in Versilia insegna Discipline Plastiche nei Licei Artistici, dopo aver conseguito la laurea con il massimo dei voti presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara e frequentato l’Istituto Statale d’Arte “Paolo Mercuri” di Marino (Roma). Gli squisiti elaborati pittorici e scultorei che egli produce – vantando anche, tra l’altro, una pregiata produzione di gioielli – si pongono sulla scia della Nuova Figurazione, proponendone uno sviluppo interessante in senso, direi, mitico-sacrale e cosmico. Una poetica nuova, pertanto, che in pieno clima postmoderno, giunge ad una sensibilità neoarcaica, dove affiorano memorie epiche


 dimenticate e si srotolano immagini di eroi umili, silenziosi, sospesi sull’abisso, dediti all’ascolto di remote musiche interiori.


Ed è certamente una fabula nova, un nuovo mito quello che l'artista racconta con questo Musico, con questo eroe solitario, con questo viaggiatore giunto nel bosco di Gianni da chissà dove, da chissà quale naufragio esistenziale. E' capitato qui, viaggiando, in questa fitta vegetazione, e da dove venga nessuno lo sa. Forse da una diaspora susseguita ad un’esplosione nucleare, o da chissà quale altro epocale crollo di civiltà. 


Un moderno Ulisse, se vogliamo, un umile e grandioso Nessuno dei nostri giorni, un eroe/antieroe, un esule che porta con sé i segni di un’umanità sopravvissuta a qualche immane sciagura, ma anche di un'umanità che cerca di ricostruirsi ascoltando la propria interna armonia, la propria incorruttibile essenza, la propria musica arcana.
C’è un che di tragico, in questo Musico, ma di aurorale e verginale nello stesso tempo. Così, dopo aver metabolizzato il dolore, ecco accendersi le fiamme di una speranza nuova, di un nuovo percorso di civiltà. Apocalisse e palingenesi. Ordine e Caos. 


C'è l'ebbrezza dell'alba nuova, del primo giorno che fu la terra, unita alla vertigine di tramontate e carbonizzate stagioni. Una fiaba struggente, ricca di disperazione e al tempo stesso di fede. Questa forma scultorea è sostenuta da una tensione straordinaria. Colta in un equilibrio instabile, è tuttavia salda ed incrollabile, come rapita dall'alto in un mistero di cosmiche armonie. Questa figura di Musico (grande, ma tutto sommato piccola nel macroscopico contesto da cui è circondata) è posta su un trespolo altissimo, di maestose dimensioni.
Roberto ha detto: “La mia ricerca si basa sul movimento-equilibrio di angeli, guerrieri e personaggi mitologici spesso al centro di un ciclone, dove l’istante si blocca in una tensione irreale. E sono scolpiti in forme impossibili, capaci di suscitare curiosità ed emozione”. Così egli si esprimeva qualche anno fa, quando, giovanissimo, mostrava di voler tornare alla mai sopita vitalità del mito, narrando storie paradigmatiche, fortemente e nuovamente significative. Questo Musico con arpa è un mito a tutti gli effetti, ma un mito che non esiste nella mitologia classica e inutilmente lo cercheremmo tra i racconti già noti, un poco sfibrati e ripetitivi. Non è un ritorno al passato, pertanto, un recupero mnemonico di storie logore e trite, bensì una novella fabula che dà notizie di prima mano sui sensi segreti e universali della vita.


E' il racconto di una palingenesi, di una rinascita segreta che avviene nei nascondigli del bosco e nei recessi dell'anima. Chi segue Roberto è abituato a queste visioni abissali, che alle spalle hanno un tormentoso ricordo di distruzioni epocali, e di fronte il tenero ed umanissimo annuncio di nuove primavere. E' il mito arcaico della morte/rinascita che torna dalla notte dei tempi e che in modalità differenti troviamo alle origini di qualsiasi avventura culturale. La fine è avvenuta, occorre tornare all'inizio. E l'uomo nuovamente s'immerge nei misteri del  bosco sacro. L'eroe solitario e girovago entra nella boscaglia e ne rimane invischiato. S'impiglia alle fitte ramaglie e quasi inizia a mettere radici. All'improvviso qualcuno lo issa su una piattaforma di tronchi instabili, quasi un'ara rudimentale. Ed eccolo - sacerdote del bosco e dell'anima - pronto per  celebrare un rito.
Un'iniziazione musicale. Il suono, dapprima flebile, sale dalle radici, dai germogli, dai rami, dalle sue stesse arterie, per amplificarsi fino a creare un'onda gioiosa di cieli. Sarà lui l'artefice del suono? o lui si trova nel cuore di un'orchestra invisibile, suonata e diretta da chissà chi? Realizzata in raku e legno, l'opera rappresenta un'osmosi tra uomo, musica e natura, ed è un innesto di materie povere, ecologiche, affidato all'azione metamorfica della natura. Questa lo ricoprirà di muschi, di muffe, di funghi, assimilandolo a sé, in progress, come una delle tante creature del bosco. Una precarietà che è anche forza rinascente ed esplosiva. Una deperibilità che la dice lunga sugli intenti vitalistici di una poetica che preferisce il tempio vivo e cangiante del creato alla schematicità mummificante del collezionismo museale. In questo lavoro tornano suggestioni ancestrali legate al sacro primordiale, alle culture universali e prelogiche - se vogliamo sciamaniche - comuni ai popoli nativi di ogni luogo della terra (Indiani d'America in prima fila).


E davvero non c'è altro modo per potersi rinnovare. Tornare indietro per andare avanti. E' successo tante volte nella storia. Pensiamo all’influsso del Primitivismo sull’Avanguardismo artistico. Quanti spunti fertilissimi ha fornito all’innovazione artistica quella spinta alla deculturazione dei linguaggi, al regresso verso le strutture primarie ed arcaiche? Questo significa tornare alle radici. Significa trovare la spinta, oggi, per un nuovo albeggiamento. Ed è ciò che Roberto fa, si può dire da sempre. Nella sua ricerca confluiscono i richiami della Land Art, dell'Arte Povera, del Ready-made, del Riciclaggio, del Bricolage e dell'Assemblage, fino alle moderne Installazioni: il tutto teso verso la riscoperta di archetipi elementari, di mitologemi originari e soprattutto originanti, ricchi di confidenze misteriche e di nuove alleanze, di nuovi saperi e scenari universali.

                               Franco Campegiani
                                                                            



 

  


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