LETTURA DI FRANCO CAMPEGIANI COLLABORATORE DI LEUCADE
Franco Campegiani, collaboratore di Lèucade
Poesia di Pasqualino Cinnirella
In questi versi fortemente musicali, Pasqualino
Cinnirella racconta, come un antico aedo, una leggenda arcaica e nuova nello
stesso tempo, che si ripete puntualmente, ogni giorno, dalla notte dei tempi: la
fine, per l'uomo, della comunione e dell'alleanza cosmica. Uscito dall'Eden, egli
viene a trovarsi nella "pena di esistere", in una "terra di
subbugli", "esule" e "straniero alla sua casa". Né
riesce a sentire rimorso per il "grido del Golgota", annebbiato com'è
tuttora dal primordiale misfatto che "sulla zolla attonita stillò / il
primo sangue del giusto". E' una descrizione impietosa di quanto accade, e
continuerà ad accadere ad un'umanità che smarrisce il senso della fratellanza e
che sembra non riuscire a scrollarsi "dal dorso doloroso / quel fardello
che ha tarpato da sempre / l'anelito del volo, le ali della speranza".
Franco Campegiani
Credo che questo componimento (che già conoscevo) sia una delle più belle prove della poesia di Pasqualino Cinnirella e concordo con Campegiani quando afferma che Cinnirella " racconta, come un antico aedo, una leggenda arcaica e nuova nello stesso tempo... : la fine, per l'uomo, della comunione e dell'alleanza cosmica". E Pasqualino, che è persona semplice e schietta, trae proprio da questa condizione l'intensa narratività aedica e quasi profetica della sua poesia.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Volutamente non sono intervenuto prima per saggiare un tantino il pubblico di Leucade; ma l'intervento dell'amico Pasquale Balestrieri mi ha indotto a non indugiare oltre. Il Prof. F. Campegiani ha il dono invidiabile di compendiare al massimo uno scritto ( in questo caso poetico ) del quale in poche righe lo ha sviscerato quasi tutto, cogliendone in pieno il messaggio che ho sentito di scrivere. Più che messaggio direi una denuncia ai miei simili dell'attuale realtà nella quale l'uomo, nel 3° millennio, ancora, ma forse più di prima, è costretto a vivere anche se tutto ciò è colpa di se stesso. Questi, ha solo una speranza perchè quella -fine impietosa- non avvenga: -se quel cuore dell'uomo saprà e vorrà darsi IMPERITURA PACE -. Caro Pasquale avevo bisogno di sentire quello che amichevolmente mi hai scritto: -una delle più belle prove della mia poesia- e hai fatto centro. Anch'io, da autore, la ritengo tale ma mi è costato molto ma molto sacrificio in termini di tempo, sonno perduto, elaborazione mentale (senza far venir meno quella musicalità personale) per giungere a tale risultato. Se sono riuscito a strapparti quella dizione quel sacrificio è già caduto nell'oblio. Un grazie di cuore e profondo al Prof. Campegiani che mi ha onorato e lusingato alquanto per la sua autorevole attenzione. Pasqualino Cinnirella.
RispondiEliminaconoscevo questa "sofferta"lirica di Pasqualino e l'ho riletta ancora con piacere.
RispondiEliminaIn essa ritrovo tutta la sua pessimistica visione della realtà,la denuncia della società attuale,pervasa da ogni forma di male,ma intravedo nelle ultime righe un messaggio di speranza e so che Pasqualino è uomo capace di trovare la pace e l'armonia con il cosmo.
Graziella Carletti