POESIE DI GIUSY FRISINA SUL MESE DI MAGGIO DI LEUCADE
Giusy
Frisina, IL CANTO DEL DESIDERIO
SONG OF LONGING, Edarc 2013, pp. 112,
Euro 12,00
Una
stretta e feconda correlazione tra poesia e musica e una salda fiducia nel
«mistero» dell'ispirazione sono alla
base di questa raccolta di Giusy Frisina, dedicata al cantautore Leonard Cohen,
«older brother met on the way from the nook of longing».
Come
spiega l'autrice nella Prefazione - importante, anzi illuminante per poter
comprendere appieno i testi - l'evento scatenante per la nascita di quest'opera
è l'«incontro siprituale» con il musicista, avvenuto in occasione del concerto
da lui tenuto a Verona nel settembre 2012. Un incontro che è anche,
platonicamente, un'ispirazione e una reminiscenza, con la sensazione - che in
poesia equivale quasi a una certezza - di un riconoscimento, un qualche
misterioso nodo di coincidenze-non-coincidenze, di «sincronicità». Complice la
magica atmosfera del palco e della "città degli innamorati", per
Giusy Frisina avviene infatti uno scambio alchemico che è un riconoscere appunto Cohen come un compagno di
strada sulla via di una ricerca poetica comune, anche se a distanza, in forte
vicinanza filosofica e spirituale, quasi si trattasse di una stessa mente, di
un unico fulcro creativo.
Ne
scaturisce un interessante connubio tra poesie e testi di canzoni, con testo a
fronte, in italiano e in inglese, nel doppio lavoro svolto da Frisina di
traduzione, prima, dei propri testi poetici dall'italiano all'inglese, e poi di
traduzione in italiano di tre liriche di Leonard Cohen (Take this Waltz,
Love Itself, Amen) come omaggio personale al celebre cantautore canadese.
Ci sembra
che l'autrice, docente di filosofia, riesca a cogliere a fondo il non semplice
sostrato esistenziale e religioso dei testi di Cohen, ebreo e buddista,
sviluppandolo in senso filosofico e in particolare platonico (l'amore, la
memoria, la profezia, la nostalgia dell'altro...), rendendo attraverso la
poesia l'idea di una parola il cui significato resti inscindibile dal suo
suono, l'immagine dalla musicalità («la tua pura poesia / musica»). I testi di
Giusy Frisina mirano a cogliere la luce ontologica che sta dietro alle cose, al
di là della superficie visibile, il "desiderio" inguaribile che le
permea, sete appunto inestinguibile di verità, di luce e di bellezza, e che
conduce alla ricerca di Dio. Un Dio storico e insieme sincretistico, che può
assumere varie facce e manifestarsi in molti modi e momenti restando però
sempre uno e sostanzialmente indicibile, the Nameless.
Anche
l'evocativo titolo scelto, Canto del desiderio, è giocato
sull'ambivalenza del significato, come spiega l'autrice, intraducibile fino in
fondo: canto per il desiderio, o il desiderio stesso che canta? Canto come
canzone, ma anche come luogo, angolo in cui il desiderio si nasconde, rifugio e
consolazione?
Di
tutte queste sfumature, rimembranze e suggestioni si compone l'affresco di questo
libro, in cui si alternano visione e riflessione, intuizioni e fascinazioni,
mito e natura, ricordi autobiografici e geografici e l'osservazione quotidiana
della vita. Vi incontriamo un linguaggio liquido e sinuoso che si incarna in
immagini ora eteree, concettuali e metafisiche, - «occhio interiore», «pensiero
stupito di Sé», «eterno fluire», «veglia ecumenica» ecc. - ora più corpose,
concrete, sensuali - gli scenari d'acqua, la festa musicale della Gerusalemme
celeste, la bambina che saluta Leonard dalla finestra... solo per citarne
alcune. Le pagine più riuscite della raccolta appaiono quei felici momenti in
cui l'autrice oltre a seguire gli echi dei testi e del modello musicale tenta
strade autonome e originali, percorrendo le quali le due dimensioni si
incontrano, conservando però anche il loro drammatico contrasto (come in Canzone
dell'amore immaginario, Nata ieri, Come una coccinella o Partenza
notturna, ad esempio). Il possibile luogo d'incontro è a sua volta abisso,
terra bruciata e insieme alta vertigine vivificante: come nell'immagine biblica
del roveto ardente sul monte, dove il Dio innominabile si rivela a Mosè, il
quale pure umanamente non può vederlo senza bruciarsene gli occhi. Immagini che
generano di continuo nuova conoscenza.
Il
libro rivela così una doppia anima, filosofica e sapienziale ma anche intimista
e domestica. Sempre riuscendo a parlare d'amore e della forma più alta d'amore
possibile - elevata ad arte, a canzone, quell'amore in cui si fa esperienza
tragica della vicinanza e insieme della lontananza («così vicino / e
irraggiugibile / a due passi d'acrobata, quasi un volo interstellare»).
Caterina
Bigazzi
Viaggio in Grecia
di Giusy Frisina
Viaggio in Grecia
di Giusy Frisina
Atena Nike
Faro dell’intelligenza
E del coraggio guerriero
Regina di bronzo puro
Vegliami nella notte
Con la silenziosa civetta
Ed un ramo d’olivo
Occhio che guarda nel buio
E che non teme di accecarsi
Messaggera di pace
Tu che prepari la difesa
Di una città orgogliosa
Tu che non potrai mai vincere
Senza che Poseidone ti sconvolga
Con il tridente d’oro
Ed una scia di pesci
Di rame e d’alabastro
Da “Il canto del desiderio”(Edarc 2013)
Traduzione in inglese
Journey in Greece
Atena Nike
Lighthouse of intelligence
And fighting courage
Queen of pure bronze
Take care of me over the night
Whit the silent owl
And with an olive’s branch
Eye looking in the dark
And not fearing
To blind itself
Bringing of peace
You that prepare to defend
A proud city
You that cannot win
Without Poseidon’s
Shocking strike
By a gold trident
And a swarm of copper
and alabaster fish
Journey in Greece
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