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venerdì 25 luglio 2014

MARIA EBE ARGENTI SU "L'ANELLO MANCANTE"

"L'anello che non tiene"

In riferimento a Pasquale Balestriere: "Di giurie e di premi letterari", su Lèucade luglio



Carissimo Pasquale,


sono grata alla vita che mi ha fatto incontrare te sul mio cammino, anzi, in un Ateneo dove entrambi eravamo vincitori di un premio letterario. Ed ora ci ritroviamo ospiti in un bellissimo blog, a cercare di capire chi giudica le nostre poesie.
"E' qui che reinventiamo ad occhi aperti,
sul mondo che non vede, quelle fiabe
che alla luce del sole si sfocarono
come le foglie logore a settembre" (Nazario Pardini).
Per fortuna, di versi fantastici come questi se ne scrivono ancora e di bravi poeti ce ne sono in ogni paese, in ogni città.
"La mia città respira oltre le stelle,
ha un fremito leggero se accarezzi
una selce anche solo con lo sguardo" (Umberto Vicaretti). 
Ma certe giurie non li riconoscerebbero, li confonderebbero con quei pensieri poetici che, pur belli e suadenti, non potrebbero mai entrare nell'Olimpo della Divina Poesia. Perciò io mi domando: se un musicista mediocre è definito "strimpellatore", un pessimo pittore "imbrattatele", un atleta di scarso rendimento è un "bidone", cantanti ed attori poco dotati sono dei "cani", se perfino uno scrittore scadente è considerato uno "scribacchino", perché allora gli autori di brutte poesie, talvolta prive delle più elementari regole di grammatica, vengono premiati? Essi non rispettano neppure la giusta posizione degli accenti, per ottenere una corretta musicalità ed il verso finisce andando a capo. Quel modo di scrivere vuole apparire "moderno"? Ma la poesia è moderna soltanto quando è scritta usando un linguaggio attuale, affinché tutti la possano comprendere. Inoltre, come fanno a distinguerla dalla prosa se è priva della metrica che caratterizza i versi ed è alla base del ritmo?
Svegliatevi, giudici! Ed anche voi, critici che siete i primi a non capire nulla di sillabe e di accenti. Salvo lodevolissime eccezioni con capacità di giudizio, sono proprio le giurie dei premi letterari a reggere certi ignobili giochini ed farli stare in piedi. In qualsiasi tipo di competizione, un simile comportamento verrebbe colpito con ammende, squalifiche, perfino con il carcere. Solo nei premi letterari il tutto si svolge senza problemi, si cita nel curriculum e trova perfino i suoi estimatori. 
"Eppure non svelata sei, mia vita,
in ombra quasi, pallida lucerna
che sa il dolore e il sale del rimpianto
come un fanciullo senza più aquiloni. (Giovanni Caso).
Chissà se siamo ancora in tempo a salvare quel soffio vitale e lieve chiamato "poesia" oppure continueremo a stupirci se nessuno più acquisterà un libro di versi. Questo, appunto, è

"l'anello che non tiene".

                                       Maria Ebe Argenti

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