Per il Blog. ALLA VOLTA DI LÈUCADE
Egregio Prof. N. Pardini, ieri ho
ricevuto, come ogni anno nello stesso periodo, l’invito a partecipare ad un
premio letterario nazionale di poesia, sito in quel di Firenze, che,
puntualmente, ho sempre disatteso per l’alta tassa di partecipazione (non
inferiore a Euro 20 per sezione). Non è il solo, ma sono tanti i premi che mi
pervengono quotidianamente per via epistolare o per e-mail, ai quali non
partecipo per lo stesso motivo.
L’invito
pervenutomi per l’edizione 2014 mi ha letteralmente sconcertato e, a pari
tempo, pensando ai più che encomiabili e meritevoli intenti che si prefigge il
BANDOLO di e con F. Campegiani in testa,
mi sono sentito (anche se non è il termine più appropriato ) umiliato: in primis come
potenziale partecipante; poi come autore di poesie (più o meno apprezzabili)
quale sono da 45 anni e più; ma, soprattutto, perché quella tassa, più che
essere esosa, vanifica completamente, come principio, il sacrificio non
indifferente a cui un (seppure modesto) autore si sottopone per dare alla luce
la propria creatura: una mera
mercificazione. Credo non sia giusto, anzi, lo ritengo poco etico,
chiedere una tassa di lettura per la partecipazione ad un premio letterario -
pur dando per scontato la notorietà nazionale, la serietà, la obbiettività e la
validità dovuta - di Euro 40,00 a una sezione o di 60,00 a due sezioni; fermo
restando la consistenza in oro e/o argento dei premi in palio. L’amara
costatazione deriva dal fatto che tali somme sono dovute come contributo e non come tassa. Anche la poesia allora sta
subendo l’uragano della mercificazione globale ?; anche la poesia allora, più di ieri, è
divenuta, per certi operatori culturali, non solo una fonte di guadagno o di
reddito, ma soprattutto di reperimento, pur legale, di denaro in barba alla
validità culturale-letteraria delle opere inviate? Nell’ipotesi che un autore
vincesse, il premio che gli spetterebbe non l’avrebbe certamente conquistato ma
letteralmente comprato. Le case editrici, allora, essendo attività commerciali,
sono da giustificare in pieno nella richiesta di contributo di stampa o di acquisto di un determinato numero di
copie, in quanto, ovviamente, debbono guadagnarci. Qualcuno potrebbe obiettare
di disattendere tali concorsi, giusto e vero; ciò non toglie che il fatto in sé
non sia una macchia indelebile che mortifica l’arte tutta, trascinandola,
sempre più, in quel mare magnum di una società consumistica dove la concezione
di base resta quella che il denaro, anche nell’arte, detta i propri principi.
Sono scandalizzato, eccome !, per quanto sopra e non posso che non condividere
il profondo pensiero della Prof. Busà: “ …la poesia (ma tutta l’arte in genere)
è veramente bistrattata.
Pasqualino
Cinnirella
Come capisco il lamento di P. Cinnirella! Un po' per consolarlo, un po' per sorridere, mi permetto di segnalare un passo del grande Delio Tessa. E notate la data!
RispondiEliminaM.G.Ferraris.
A proposito di concorsi letterari scriveva Delio Tessa nel 1938 :
Viareggio…Bagutta..Venezia…Lucca… e adesso non me ne vengono in mente altri; nomi di premi letterari che ce ne sono un’infinità…ah, sì..ho lasciato indietro S. Remo con le sue 50.000 lire il più appetibile se non il più importante di tutti.
"Che cosa veramente significhi questa abbondanza di riconoscimenti ufficiosi in sì gran magra produzione letteraria di pregio non lo si sa con esattezza. Sovvenzioni ? Attestati di merito? ….il pubblico smaliziato ed indifferente ragiona per conto suo e non crede né a medaglie né a pergamene..”
Delio Tessa( p.365 La Bella Milano, ed. Quodlibet)1938
Gent/ma Sig./ra Ferraris, La ringrazio per avermi riscontrato e Le dico subito che il mio non è un lamento e/o uno sfogo, ma una vibrata denuncia su tale argomento che ho voluto fare cogliendo l'occasione dell'invito pervenutomi, consapevole che tutti i mie amici poeti sparsi nel territorio nazionale e con i quali ho da tempo rapporto amichevole e di stima, la pensano come il sottoscritto. Pertanto non ho da essere consolato; semmai, in risposta a quanto ho voluto denunciare, di invitare questi miei amici poeti ( pur consapevoli) a non aderire a tali premi al fine di non subire (involontariamente) possibili speculazioni di natura economica. Il pensiero di Delio Tessa del 1938 è, ancora e più di ieri, attuale anche se si è un po più smaliziati ma la validità dei premi letterari non si può del tutto annullarla perchè, dopo tutto, la partecipazione a tali premi ha quel valore inalienabile del confronto tra poeti e poeti; un continuo mettersi in gioco e, se si vuole, un continuo aggiornarsi per restare al passo con l'evolversi degli stili e pertanto la vincita del premio diviene, conseguentemente, un'appendice. Nell'ancora ringraziarLa la saluto cordialmente. Pasqualino Cinnirella
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