Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade |
Tra
fughe e derive
Siamo fatti così,
resta l'impronta o appena un ombra,
un brulicare di vento
tra le chiglie, forse appena
un nascere dal sogno,
perché vi custodisca una fuga
che sia grido dentro la sua carne.
Siamo la vita che urla, il caos
Siamo fatti così,
resta l'impronta o appena un ombra,
un brulicare di vento
tra le chiglie, forse appena
un nascere dal sogno,
perché vi custodisca una fuga
che sia grido dentro la sua carne.
Siamo la vita che urla, il caos
dentro le mani nude d'amore,
groviglio di assenze e speranze.
Conosciamo i deliri,
l'età dolce dei germogli, qualche volta
la gioia che nasce da un chiaro mattino
di luce, già a fior di pelle disciolto.
groviglio di assenze e speranze.
Conosciamo i deliri,
l'età dolce dei germogli, qualche volta
la gioia che nasce da un chiaro mattino
di luce, già a fior di pelle disciolto.
Dammi
ancora il sogno
Mia vita, dammi un segno
che resti a tremare nell'erba
alta, tra i rovi e le sponde del fiume
già in secca.
Dammi il respiro delle nuvole liete
che fanno capolino
tra azzurri riflessi di cielo.
E dammi la terra gloriosa dei padri,
le foreste e i ruscelli d'acqua.
La luna ritorna sopra cattedrali
di ebano e arenaria, nell'infinita voglia
di darsi già trascina il sogno.
Essere anima tintinnante e pura
che solo l'immenso può accogliere
nei suoi forzieri.
Ninnj Di Stefano Busà
Un altalenarsi di stupende immagini metaforiche che ci aiuta a varcare la linea sottile che con-divide la vita e la morte. Nel sogno - autentico tramite celeste del ri-nascere - "il caos dentro le mani nude d'Amore" e "la gioia che nasce da un chiaro mattino di luce" trovano il loro punto d'incontro: l'uno, l' "impronta o appena un'ombra", si accosta all'altra, "una fuga che sia grido dentro la sua carne". Ma l'autrice va oltre: ci insegna a non relegare il "pensiero scomodo" della morte in una stanza buia della coscienza! Ci esorta a riconoscere e cogliere - nel momento del trapasso - la nostra "anima tintinnante e pura che solo l'immenso può accogliere nei suoi forzieri".
RispondiEliminaNec morti esse locum, sed viva volare sideris in numerum atque alto succedere caelo ( Per la morte non c'è spazio, ma le vite volano e si aggiungono alle stelle nell'alto cielo - Virgilio, Georgiche , IV, 226-7).
Bravissima Njnni!
Roberto Mestrone