Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
RIFERIMENTO A "LUCA GIORDANO
SU "IL PRIMO LIBRO DEI RE"
Luca, con la tua straordinaria sensibilità hai dato connotati di
'preghiera', nell'accezione più pura, alla lirica di Claudio. E sei ricorso al
passo biblico più idoneo. Il silenzio è custode dell'interiorità.
Certo, si tratta di un silenzio definito sì negativamente come
sobrietà e disciplina nel parlare e perfino come astensione da parole,ma che da
questo primo momento passa ad una dimensione interiore: cioè al far tacere i
pensieri, le immagini, le ribellioni, i giudizi, le mormorazioni che nascono
nel cuore.
Infatti è “...dal di dentro, cioè dal cuore umano, che escono i pensieri malvagi..” (Marco 7,21).
Infatti è “...dal di dentro, cioè dal cuore umano, che escono i pensieri malvagi..” (Marco 7,21).
E' il difficile silenzio interiore quello che si gioca nel cuore,
luogo della lotta spirituale, ma proprio questo silenzio profondo genera la
carità, l'attenzione all'altro, l'accoglienza dell'altro.
Sì, il silenzio scava nel nostro profondo uno spazio per farvi
abitare l'Altro, per farvi rimanere la Sua Parola, per radicare in noi l'amore
per il Signore; al tempo stesso, e in connessione con ciò, esso ci dispone
all'ascolto intelligente, alla parola misurata, E così, il doppio comando
dell'amore di Dio e del prossimo, è ottemperato da chi sa custodire il silenzio.
A quel punto si può ripetere, senza timore di cadere nella
retorica, l'affermazione di E. Rostand: “Il silenzio è il canto più perfetto,
la preghiera più alta”.
In quanto conduce all'ascolto di Dio e all'amore del fratello,
alla carità autentica, cioè alla vita in Cristo, allora il silenzio è preghiera
autenticamente cristiana e gradita a Dio. Vi sono grata per la profondità delle
vostre riflessioni, che inducono a scavare nei meandri dell'anima....
Maria Rizzi
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