Pagine

lunedì 15 settembre 2014

NINNJ DI STEFANO BUSA': "RIFLESSIONI SULLA POESIA"



Ninnj Di Stefano Busa' collaboratrice di Lèucade

RIFLESSIONE SULLA POESIA

di Ninnj Di Stefano Busà

Poesia non è mistificazione della realtà, o deformazione mentale, come qualcuno può supporre, è invece, una sorta di sinergia che avviene tra l’io e il senso del Bello (con la B maiuscola) che alberga in noi, ci sollecita a dare il meglio di noi stessi attraverso un linguaggio e un apparato “non transeunti” della forma: la parola viene pronunciata e fa da contraltare alla nostra più intima riserva spirituale e intellettuale.
È il linguaggio che si scioglie in mille rivoli e ci porta ad esprimere la vicenda idealizzata o almeno più aderente al ns. bisogno di Bellezza.
Sì, noi, intendo l’umanità tutta ha bisogno di questo nutrimento, come il cibo per il corpo, la poesia alimenta la spiritualità dell’individuo e ne forgia l’intelletto, che viene assorbito da una parentesi leggiadra, più lieve, meno greve che muove verso una (ir)realtà predisponente ad un linguismo meno consumato, più alto e gratificante.
Quando la poesia detta, il poeta rimane tra le sue brame, catturato dalle sue stupefacenti meraviglie, che eguagliano solo “la preghiera” .
Una volta qualcuno mi disse, rivolgendosi alla mia poesia: “tu scrivi versi come se pregassi, con la stessa fede, la stessa religiosità...” Lì per lì, mi apparve come una bestemmia, non osavo paragonare i miei versi ad una preghiera...mi apparve perciò come un complimento fuori luogo, qualcosa di forzoso, un paradosso. Negli anni pensandoci e riflettendo su quella frase infelice, capii che era ponderata e forse anche vera.
Sia vero o no, quanto l’amico esprimeva nei miei confronti, ritengo che davvero vi sia qualcosa di nobile, di elevazione spirituale, di superiore in questa umile arte.
Il poeta non parla mai a se stesso, (chi lo fa è un versaiolo della domenica) non un vero, grande poeta, perché quest’ultimo scrive per il mondo, e quasi certamente non avrà compensazioni in vita.
Salvo scoprire a distanza di cinquant’anni il suo talento e, non è il primo caso, dargli la fama che merita.

La poesia è preghiera nel senso della fede e dell’armonia che in essa vi si racchiudono. La poesia è mistero fondo, invalicabile...perché ad es. taluni individui vi sono trascinati fino allo spasimo e altri sono negati? Perché prende così tanto l’anima, da non poterne più fare a meno? Non è certo per utile, perché “carmina non dant panem” e nemmeno per convenienza, perché della poesia e dei poeti non si è mai avuto un grande giudizio: vox populi la dà come “aria fritta”, una perdita di tempo che sconfina nella nequizie e nel disincanto. Allora come si spiega questo suo andare controcorrente in un mondo che se non la respinge, quanto meno non ha riguardi e considerazioni eccelse per il poeta? Credo che a spiegare la sua origine e la sua validità sia il DNA, si nasce poeti, si può migliorare, potenziare il suo plusvalore, la sua autentica vena, ma alla base di tutto si deve essere appassionati di una lingua che nessuno insegna, la cui maestra è l’anima e da essa trae nutrimento e forma, sensibilità e ispirazione verso un sentire che ci qualifica e ci rende la facoltà di capire l’eccellenza dell’intelletto, traducendolo in parole che non sono state mai usate, e che ci rendono superiori ontologicamente. 

6 commenti:

  1. Ringrazio - e credo di poterlo fare a nome di ogni poeta - Ninnj Di Stefano Busà per aver proferito delle verità inconfutabili ed essenziali sulla poesia.
    In modo chiaro, facendo davvero ricorso al suo DNA di autentica poetessa,
    ha fatto intendere a chiunque abbia voglia di capire cos'è quest'arte misteriosa.
    Una riflessione che risulterebbe utilissima se letta a chi (penso ad un adolescente) debba formarsi un'idea pertinente in proposito.

    Sandro Angelucci

    RispondiElimina
    Risposte
    1. GRAZIE, gentile amico, spero di aver detto in modo davvero semplice e comprensibile cosa si debba intendere per poesia.
      Ovviamente è il mio giudizio del tutto personale, ma sono lieta che venga condiviso.
      Ninnj Di Stefano Busà

      Elimina
  2. I poeti sono i sacerdoti silenziosi della Cultura, ecco perché tu - Ninnj - " ... scrivi versi come se pregassi, con la stessa fede, la stessa religiosità...”.
    Io "coltivo" strofe nel giardino del mio intelletto quando mi trovo stretto nella morsa della malinconia; ma c'è pure chi semina sorrisi inneggiando alla vispa Teresa solo quando il cielo della mente è azzurro e terso. Ogni poeta sprigiona il riso o il pianto dell'anima facendo parlare il cuore. Non è facile aprire l'uscio del cuore agli altri: si ha paura di mettere in piazza qualche sentimento nascosto (che non produce alcun frutto d'Amore) o di lordare un'intimità egotista (che intralcia il cammino del genere umano). Ed è vero, Ninnj: noi siamo "appassionati di una lingua che nessuno insegna". Stiamo frequentando con profitto la Scuola della Vita dando un senso a gioie e dolori che il Destino ci procura: trasmettere al prossimo le proprie emozioni - sublimandole in versi - è un dono celeste che non tutti posseggono. E se molti non comprenderanno il nostro messaggio salvifico poco importa. Nessuno è mai riuscito a far luce sull'intero universo. Ci basterà aver fatto centro in un solo cuore: per noi sarà l'altra metà del Cielo.
    Ti abbraccio con affetto.

    Roberto Mestrone

    RispondiElimina
  3. Mi sento di condividere tutto di questo articolo così sincero che mostra in modo esemplificativo il magistero lirico e l'esperienza della prof. Ninnj Di Stefano Busà, uno dei capisaldi della poetica contemporanea vista senza la spocchia e la prosopopea di tanti soloni. Complimenti e auguri vivissimi.

    Lorena Gualdi

    RispondiElimina
  4. Non posso che associarmi alle parole di apprezzamento di chi mi ha preceduto. Una straordinaria riflessione che assume il connotato di preghiera nella preghiera, tanto è sublime la devozione - anche qui espressa - che la Prof.ssa Ninnj Di Stefano Busà ha per 'una lingua che nessuno insegna'. Questa lingua coinvolge l'intero essere proprio perchè evoca il mistero dell'essere, il dualismo tra il "sé" e l"altro da sé", tra finito e infinito.
    Carissimi saluti

    Sonia Giovannetti

    RispondiElimina
  5. La parola lirica della Di Stefano Busà è parola potente, che incide nella carne,
    si fa ricordare nel tempo, ritorna come un'eco lontana, anche a distanza di tempo. Desidero manifestarle tutto il mio apprezzamento e la mia devozione.
    Complimenti vivissimi e sinceri per quanto Ella fa per la cultura. Grazie
    Roberto Santelli

    RispondiElimina