da
“INEDITI”
di
Ninnj Di Stefano Busà
Nel gesto di un'alba
(per dirla col cuore)
labbra
di fragola
declina il canto, mentre le ortiche insanguinano i papaveri, lasciando incandescenze nelle vene,
pulsioni di silenzi,
tra il nascere e il morire, qualche grano d’innocenza. Tremo quando un'alba mi accarezza a pelle, o un nuovo fuoco arde silenzioso. Aspetto che tenace un bagno d’erba irrori le radici, che l’aspro vento sorprenda le attese all'infinito. Oltre le strade bianche riodo il grido delle semine, dove i tratturi aprono varchi a lune nuove.
Ha fremiti stasera la parola,
questo andare per terre bruciate, quest’acqua che non scioglie l'arsura, spalanca solo minime passioni: trascina ai frangiflutti, lo scafo in cerca dell’approdo.
La verità del segno
Non
ho che qualche strazio,
un grido che consuma l’immenso e lo sbianca come l’inverno il cielo che lo sfionda. La vita sta nell’istante imperfetto, nei germogli di carne o in un sangue rappresi nei cerchi inossidabili dei tralci, nelle campanule bianche tra i maggesi e la zolla. Arranca una passione che colora i melograni e scalpita nell’ombra di un altro scandaglio d'arsure. Non ho che sillabe piegate, nodi di fonemi e sintagmi a tessere tele rosseggianti o attese d’alabastro, il volo di un pensiero che accende spighe di prodigi e suoni dimenticati. |
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Mi sorprende, mi abbaglia
e mi incita a scendere dalla barca della solitudine il canto di Ninny.
“...
Un grido che consuma l'immenso...” della nostra immaginazione oscurata dalla
nube tossica dell'indifferenza. È “un nuovo fuoco... arde silenzioso” e ci fa
riflettere sul ruolo salvifico del Poeta: la spiritualità dell'uomo, quando
rischia di essere sconfitta dal morbo dell'alienazione, può essere riscattata
anche dalle invisibili armi di chi armeggia coi versi: “sillabe piegate, nodi di fonemi e
sintagmi” riescono a districare i nodi
amari della quotidianità aprendoci l'uscio incontaminato della Natura.
Il
cuore, steso sul prato in attesa “che tenace un bagno d'erba irrori le radici”,
sa cogliere bellezze e dolcezze anche dalle ortiche, portatrici incaute di
“incandescenze nelle vene”.
“Tra
il nascere e il morire”, abbrivio e traguardo della nostra esistenza, dobbiamo
saper cogliere i frutti di ogni modesto stupore adagiandoci sugli sbadigli
dell'alba o specchiandoci nei chiarori del tramonto.
Il
nostro “andare per terre bruciate” sarà un cammino disseminato di impronte
divine se riusciremo ad impossessarci – senza clamore – delle umili meraviglie del Creato.
“La
vita sta nell'istante imperfetto”, ed anche ciò che ai nostri occhi appare come
un groviglio di “minime passioni”, indossa la veste del “pensiero che accende spighe di prodigi e suoni
dimenticati”.
Vivide
di agresti immagini le metafore, caldi e genuini i sentimenti dell'autrice, sì
che al lettore giungono chiari i preziosi messaggi della natura.
Brava Ninny!
Roberto Mestrone
Mi rende particolarmente lieto questa lettura di Roberto degli inediti di Ninnj, che anch'io ho avuto modo di commentare all'inizio del mese, non appena pubblicati. La ritengo un'ottima interpretazione: effettivamente queste liriche "abbagliano" perché brillano di luce propria, una luce che rischiara il buio della vita "aprendoci l'uscio incontaminato della Natura".
RispondiEliminaComplimenti, dunque, a Roberto Mestrone che, sottolineandolo, dà dimostrazione di autentica sensibilità poetica.
Sandro Angelucci
Qual buon giorno mi porterà questo mattino? Se aprendo gli occhi, a sorpresa del tutto inaspettata, mi giunge il testo prodigioso di Roberto Mestrone?Persona onesta e sincera, che dice sempre come la pensa, e non avrebbe motivo di piaggerie e al quale va tutto il mio ringraziamento per aver tanto bene interpretato i miei modesti versi.
RispondiEliminaIn pari misura rivolgo un grazie di cuore anche al critico Sandro Angelucci che ha saputo in molte altre occasioni dare il segno della sua approvazione piena e completa alla mia poesia. Che dirvi? Se non un caloroso, vivo e cordiale: " a presto conoscerci?" Sì, perché noi tre non ci conosciamo neppure...comunichiamo attraverso l'anima e la parola poetica
le quali non sanno mentire...
Ninnj Di Stefano Busà
sono poesie molto toccanti, fanno sobbalzare le corde del cuore e inducono alla speranza questi versi di Ninnj Di Stefano Busà. Oggi ve n'è un grande bisogno, l'umanità non ode più il canto dell'anima e i versi paiono essere stati scritti in un'altra dimensione, in altre realtà più commoventi e abbaglianti. Complimenti sinceri a questa poetessa che non conosco ma di cui apprezzo il segno dell'anima e dell'intelletto.
RispondiEliminaChiara Niccoli
hanno suoni quasi onomatopeici questi versi di Ninnj, ha ragione Roberto Mestrone, nel definirli "abbaglianti" risuonano come preghiere dimenticate, hanno riferimenti alla natura che si mostra dintorno in semplicità e gioia, molto commoventi: "nodi di fonemi e sintagmi""campanule bianche tra i maggesi e la zolla" che stupende immagini!! vivificate e rese fruibili da un'armonia che si caratterizza sintomatica in questa autrice. Che sete abbiamo di cose buone! Di verità! Di dolcezze. Vivi complimenti.
RispondiEliminaLuciana De Simone
Niente possiede il poeta, se non "qualche strazio", " un grido". E "arranca e scalpita, il poeta con solo le sue "sillabe piegate nodi di fonemi e sintagmi", ma fa volare il pensiero "che accende spighe di prodigi e suoni dimenticati". Che dire? Trema, "quando un'alba l'accarezza", ma con "labbra di fragola, declina il canto"! E' il canto della Natura, "incontaminato" come ci spiega Roberto Mestrone.
RispondiEliminaQuanto vorrei anch'io quelle labbra di fragola!
M'inchino all'autrice!
Lorena Turri
La poetica di questa autrice passerà, passerà alla Storia come quella di Alda Merini. Personalmente ne sono convinta: non si può scrivere con tanta bellezza, senza appartenere ai grandi. Sincerissimi auguri.
RispondiEliminaMilena Riccobono
Bene ha fatto Roberto Mestrone a commentare con tanta delicata maestria la poesia di Ninnj Di Stefano Busà. I suoi versi sono intensi, quasi preghiere sussurrate. Se non è poesia quella! Grazie Profosseressa - io la ricordo sempre, sono la sua allieva dell'ultimo anno e, restavo (come resto ancora incantata) da quello che Lei scrive. Auguroni vivissimi.
RispondiEliminaMaria Giulia Seregni
Sono approdata "Alla volta di Leucade" solo da alcuni giorni e ne resto ammirata: è un blog che sprizza Cultura da tutti i pori, e a quali livelli!
RispondiEliminaAutori ed esegeti di questo calibro riscattano i valori di un Umanesimo che è andato a dissolversi a beneficio del materialismo dozzinale imperante nella società dei consumi. Prego il professor Pardini di reggere con tenacia i pilastri di questo tempio che ha eretto con maestria e spirito illuminato.
Marta Alberighi Della Torre
Arrivo con ...qualche giorno di ritardo, ma meglio che mai! ma la sensibilità dell'autrice e la levità e la leggiadria della nota di Roberto Mestrone non possono passare sotto silenzio. Sempre lucido e sapido il dire di Roberto quando la sua prosa poetica legge le poesie che lascano tracce nell'anima e quando i poeti svolgono ruoli salvifici. E' ciò che questa volta gli suggeriscono i versi coinvolgenti di Ninnj Di Stefano Busà, con i suoi due inediti. Sinceri complimenti all'autrice a Roberto Mestrone.
RispondiEliminaUmberto Cerio
Si ringrazia vivamente Marta Alberighi Della Torre per aver espresso tanto entusiasmo e apprezzamento per i collaboratori e gli autori di "Leucade" davvero una palestra di cultura e di ammirevole esempio da seguire.
RispondiEliminaSacerdote del tempio il Prof. Pardini al quale deve andare l'ammirazione di tutti per cotanta attività culturale.
Luisa Remondino
Evviva l'operosità e la preparazione culturale di questo grande staff, che sa unire i lettori in un solidale afflato con la letteratura di cui si fa interprete.
RispondiEliminaGrazie di esserci e di vigilare la cultura "iniziatica" anche dei meno conosciuti.
E' questo il punto d'incontro ideale! Saper consolidare rapporti di condivisioni tra i molteplici aspetti e portare avanti i valori che contano.
Nicola Corsalini