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venerdì 3 ottobre 2014

ROBERTO MESTRONE: "LEGGENDO LA CENERE CALDA..." DI N. PARDINI

Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade
  



POST  FATA  RESURGO

leggendo

La cenere calda dei falò” e “La trebbia

di
Nazario Pardini

LA CENERE CALDA DEI FALO'

Le faville volarono nel cielo
di una notte d'estate.
Si spensero i falò col primo giorno.
Ceneri calde sulla fredda rena,
incise di romanze e di sorrisi,
furono sparse dalla tramontana.

LA TREBBIA


E l'arsura trapassa la pezzuola
che difende la gola dalla pula.

Odori agri,
compagni di calure,
ritorni violenti di campagna
diffusi dalle manne trangugiate
alimentano immagini procaci
sopra le braci
di fuochi di fascine.


Limpide suggestioni mi trasmettono queste brevi liriche dall'elegante cornice agreste!
Oggi che trebbie e falò sembrano relegati in un mondo che più non ci appartiene, braci e ceneri  ancora calde restano nel cuore a temperare il freddo delle nostre giornate: i fuochi giovanili, scintillanti di “immagini procaci... di romanze e di sorrisi” sono ormai spenti, ma il dolce vento dei ricordi è capace di ridestare l'araba fenice assopita dentro il petto ma pronta a spiccare il volo - come “le faville... nel cielo di una notte d'estate” - nella fantasia di chi coltiva con cura il giardino della memoria.
A nulla serve “la pezzuola che difende la gola dalla pula”: i “ritorni violenti di campagna” hanno il sopravvento sui sorsi amari di veleni sintetici e diossine, riuscendo a farci trangugiare boccate di “odori agri, compagni di calure”, complici  della giovinezza sempre presente nei nostri sogni.
Nazario Pardini, ripercorrendo i sentieri di un idilliaco Passato per alleviare le angosce dell'insensato Presente, ci aiuta a riappropriarci di quelle Meraviglie della Terra e dei nostri Padri che “furono sparse dalla tramontana” del superbo Progresso: “i vinelli freschi del novembre”, “la luce dei camini”, il seme che germoglia sotto la zolla, l'orgoglioso ramo in fiore.

Roberto Mestrone




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