Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade |
POST FATA
RESURGO
leggendo
“La cenere calda dei
falò”
e “La trebbia”
di
Nazario
Pardini
LA CENERE CALDA
DEI FALO'
Le faville volarono nel cielo
di una notte d'estate.
Si spensero i falò col primo giorno.
Ceneri calde sulla fredda rena,
incise di romanze e di sorrisi,
furono sparse dalla tramontana.
LA TREBBIA
E l'arsura trapassa la pezzuola
che difende la gola dalla pula.
Odori agri,
compagni di calure,
ritorni violenti di campagna
diffusi dalle manne trangugiate
alimentano immagini procaci
sopra le braci
di fuochi di fascine.
Le faville volarono nel cielo
di una notte d'estate.
Si spensero i falò col primo giorno.
Ceneri calde sulla fredda rena,
incise di romanze e di sorrisi,
furono sparse dalla tramontana.
LA TREBBIA
E l'arsura trapassa la pezzuola
che difende la gola dalla pula.
Odori agri,
compagni di calure,
ritorni violenti di campagna
diffusi dalle manne trangugiate
alimentano immagini procaci
sopra le braci
di fuochi di fascine.
Limpide suggestioni mi
trasmettono queste brevi liriche dall'elegante cornice agreste!
Oggi
che trebbie e falò sembrano relegati in un mondo che più non ci appartiene,
braci e ceneri ancora calde restano nel
cuore a temperare il freddo delle nostre giornate: i fuochi giovanili,
scintillanti di “immagini procaci... di romanze e di sorrisi” sono ormai
spenti, ma il dolce vento dei ricordi è capace di ridestare l'araba fenice
assopita dentro il petto ma pronta a spiccare il volo - come “le faville... nel
cielo di una notte d'estate” - nella fantasia di chi coltiva con cura il
giardino della memoria.
A nulla
serve “la pezzuola che difende la gola dalla pula”: i “ritorni violenti di
campagna” hanno il sopravvento sui sorsi amari di veleni sintetici e diossine,
riuscendo a farci trangugiare boccate di “odori agri, compagni di calure”,
complici della giovinezza sempre
presente nei nostri sogni.
Nazario
Pardini, ripercorrendo i sentieri di un idilliaco Passato per alleviare le angosce
dell'insensato Presente, ci aiuta a riappropriarci di quelle Meraviglie della
Terra e dei nostri Padri che “furono sparse dalla tramontana” del superbo
Progresso: “i vinelli freschi del novembre”, “la luce dei camini”, il seme che
germoglia sotto la zolla, l'orgoglioso ramo in fiore.
Roberto
Mestrone
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